L’economia sociale in Italia, il primo rapporto nazionale Euricse-Istat

Domani, Martedì 11 maggio 2021 dalle 10.30 Euricse presenta il primo rapporto nazionale sull’economia sociale realizzato insieme ad Istat. Lo studio “L’economia sociale in Italia. Dimensioni, caratteristiche e settori chiave”, che sarà presentato durante un evento online trasmesso in streaming sul canale Youtube di Euricse, è il primo a fotografare nella sua interezza tutto il comparto formato da associazioni, cooperative, mutue, fondazioni e le altre istituzioni non profit come le imprese sociali.

Durante l’evento, moderato dal giornalista del Corriere della Sera Dario Di Vico, aperto dal segretario generale Euricse Gianluca Salvatori e da Caterina Viviano, responsabile Servizio registri statistici Istat, è prevista una tavola rotonda con il presidente di Euricse, Carlo Borzaga, la viceministra dell’Economia e Finanze, Laura Castelli, e il presidente del CNEL Tiziano Treu. La presentazione della ricerca è affidata al ricercatore Euricse Eddi Fontanari e a Massimo Lori di Istat.

Il rapporto sarà scaricabile dal sito di Euricse e Istat nel giorno dell’evento. Oltre ad un quadro generale sulla struttura e il peso dell’economia sociale, l’indagine si concentra sul profilo dei lavoratori e i dati dell’occupazione. L’ultima parte del rapporto è dedicata a focus settoriali su sanità e assistenza sociale, istruzione e formazione, cultura, sport e ricreazione.

La collaborazione tra Istat ed Euricse è nata per ricomporre la frammentazione statistica dei dati sulle organizzazioni dell’economia sociale. Nel 2019 è stato pubblicato un primo rapporto che ha riguardato la sola componente delle imprese cooperative. La rappresentazione di un quadro unitario è precondizione per cogliere con precisione il ruolo economico e sociale e, di conseguenza, le modalità di sostegno e di controllo dell’economia sociale.

Per partecipare al webinar è sufficiente collegarsi a questo link.

Spiagge e fondali puliti: torna l’iniziativa di Legambiente per difendere il nostro mare

Un inquinamento che distrugge gli ecosistemi, minaccia la fauna marina e rischia di soffocare per sempre uno dei più grandi patrimoni che abbiamo, il nostro Pianeta blu. Si calcola infatti che ogni anno finiscono nei mari e negli oceani del mondo dalle 8 alle 12 milioni di tonnellate di rifiuti, l’equivalente di 1 camion al minuto.

Anche il nostro mar Mediterraneo è in forte sofferenza. Costituisce meno dell’1% della superficie di mare e oceani, è uno dei 25 luoghi più ricchi di biodiversità e purtroppo è anche la sesta area di accumulo dei rifiuti al mondo. Anche l’Italia ha un grosso problema: i nostri volontari hanno censito 968 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia. L’81% di questi è plastica, il materiale più pericoloso se disperso nell’ambiente.

Dobbiamo fare ancora molto per evitare che tutti questi rifiuti arrivino in mare e sulle spiagge: bisogna lavorare sull’economia circolare, su nuove leggi che riducano a monte questo problema e anche modificare i nostri stili di vita.

E noi possiamo fare moltissimo anche dando il nostro contributo per la pulizia delle spiagge!

Il 14, 15 e 16 maggio fai un gesto per la natura: raccogli, divertiti e vinci! 

Partecipa al grande evento di mobilitazione “Spiagge e fondali puliti” per difendere il nostro mare.

Puoi partecipare da solo o unirti a una delle iniziative organizzate nel tuo territorio.

Scopri come…clicca qui

Volontariato Card, un circuito virtuoso per la responsabilità sociale condivisa. Diventa un nostro Fornitore accreditato

La Volontariato Card è un progetto del CSV Napoli che vuole valorizzare i volontari, i professionisti e le imprese che si impegnano in partnership a valore strategico per contribuire allo sviluppo di un modello di economia civile.

La Card ha infatti l’obiettivo di generare un circuito virtuoso basato su relazioni, fiducia e motivazioni e che vede protagonisti persone sensibili al tema della Responsabilità Sociale. Contemporaneamente vuole favorire il riconoscimento sociale delle attività di volontariato, facilitando i volontari nel loro agire quotidiano e gli utenti delle associazioni, attraverso la possibilità di ricevere agevolazioni e offerte dedicate da una vasta rete di esercizi commerciali, professionisti ed enti produttori di servizi assistenziali, ricreativi e culturali con i quali CSV Napoli stipula apposite convenzioni perché attenti all’impatto sociale del loro agire.

Le aziende orientate ad un modello di sviluppo inclusivo, partecipato e sostenibile, possono richiedere di essere inserite tra i fornitori della Volontariato Card ottenendo visibilità e risalto.

I vantaggi ambientali, sociali, economici e relazionali derivanti dal progetto Volontariato Card si riverberano sulla reputazione dell’azienda, sulla sua capacità di mobilitare abilità ed entusiasmi, sulla sua redditività e sulla sua solidità economica.

La Volontariato Card può essere considerata una vera e propria “vetrina” per promuovere la propria azienda, i propri prodotti, servizi e i propri valori e per farsi conoscere sul mercato da migliaia di utenti, associazioni e volontari.

Per aderire…clicca qui

Fondo per l’assistenza dei bambini affetti da malattia oncologica. C’è tempo fino al 7 giugno per presentare progetti

La Legge 27 dicembre 2017 n. 205 ha istituito un fondo a sostegno dei bambini affetti da malattia oncologica e delle loro famiglie e con Decreto del 9 ottobre 2019, n.175 è stato adottato il Regolamento che definisce le modalità di utilizzo del contributo a valere sul fondo.

Per l’anno 2021, con il Decreto direttoriale n. 159 del 19 aprile 2021 e l’allegato Avviso 1/2021 sono stati individuati i termini e le modalità di presentazione delle domande di finanziamento.

AZIONI AMMISSIBILI A FINANZIAMENTO

I progetti finanziabili con il fondo devono prevedere lo svolgimento di una o più delle seguenti azioni:

  • segretariato sociale in favore dei nuclei familiari;
  • attività strutturate di sostegno psicologico sia ai bambini che ai loro familiari;
  • accoglienza integrata temporanea per i periodi di cura;
  • accompagnamento verso e dai luoghi di cura;
  • attività di ludoterapia e clownterapia presso i reparti ospedalieri onco-ematologici pediatrici;
  • riabilitazione psicomotoria dei bambini;
  • attività ludiche e didattiche presso le strutture di accoglienza, compreso il sostegno scolastico;
  • sostegno al reinserimento sociale dei bambini e dei loro familiari.

I progetti finanziati non possono avere una durata inferiore a 12 mesi e superiore a 18 mesi.

SOGGETTI AMMISSIBILI

Al fondo possono accedere – singolarmente o in partenariato – le associazioni che svolgono, in conformità alle proprie finalità statutarie, attività di assistenza psicologica, psicosociologica e sanitaria in tutte le forme a favore dei bambini affetti da malattia oncologica e delle loro famiglie.

RISORSE DISPONIBILI ED AMMONTARE DEI CONTRIBUTI

Le risorse finanziarie complessivamente disponibili per il 2021 ammontano ad € 5.000.000,00.

Il finanziamento richiesto per ciascun progetto, a pena di esclusione, non potrà essere inferiore ad € 250.000,00 né superiore ad € 1.000.000,00. La quota di finanziamento statale non può eccedere l’80% del costo totale del progetto presentato.

Il costo totale del progetto presentato deve comunque essere inferiore al volume complessivo delle entrate iscritte nell’ultimo bilancio consuntivo approvato dagli organi statutari dell’associazione proponente (in caso di partenariato il calcolo viene effettuato sulla somma dei totali delle entrate di tutti i soggetti partecipanti al partenariato).

MODALITÀ DI PRESENTAZIONE DELLE RICHIESTE

La documentazione redatta secondo le indicazioni contenute nell’avviso utilizzando la modulistica dovrà pervenire, a pena di esclusione, all’indirizzo di posta elettronica certificata dgterzosettore.div3@pec.lavoro.gov.it entro le 13:00 di lunedì 7 giugno 2021.

Per ulteriori informazioni:

Attività commerciali del Terzo settore, Orlando firma il decreto

Riproponiamo l’articolo di Gabriele Sepio per Vita relativo al via libera da parte del ministro del Lavoro alla disciplina delle cosiddette attività “diverse” per la cui piena operatività si attende ora la firma del Ministro delle Finanze e la successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Arriva un altro tassello per il completamento della riforma del Terzo settore. Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando ha infatti annunciato, lo scorso 30 aprile, la firma del decreto che disciplina le c.d. attività “diverse” per la cui piena operatività si attende ora la firma del Ministro delle finanze e la successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Si tratta delle attività commerciali che gli enti del terzo settore potranno svolgere in via secondaria e strumentale accanto agli obiettivi principali di interesse generale. Rientrano in questa categoria, ad esempio, le entrate derivanti dalle sponsorizzazioni o dalla vendita di beni e prestazioni di servizi, attraverso le quali solitamente gli enti reperiscono risorse per finanziare gli scopi principali. Attività, queste, che finora venivano regolate con criteri e requisiti eterogenei a seconda della tipologia di enti. Verranno assorbite nelle attività diverse, ad esempio, quelle c.d. “connesse” previste per le ONLUS oppure “marginali” per le organizzazioni di volontariato.

Con la riforma del Terzo settore tutte le tipiche attività commerciali diverse da quelle di interesse generale vengono, dunque, ricondotte all’interno di una unica categoria, con una disciplina finalmente uniforme per tutti gli enti. Questa regolamentazione permetterà di raggiungere due obiettivi importanti. Da un lato superare le incertezze legate alla possibilità per gli enti non profit di potersi finanziare svolgendo attività commerciale che non rientra tra gli scopi principali, purchè siano rispettati paletti ben precisi. Dall’altro stabilire regole valide per tutti al fine di evitare che si possano utilizzare gli enti non profit come scorciatoia per svolgere vere e proprie attività commerciali mascherate dietro lo schermo formale del terzo settore. Uno schema troppo spesso favorito dalla concessione di incentivi fiscali a pioggia non accompagnati da puntuali regole di trasparenza.

Ma quali sono, dunque, i criteri per lo svolgimento delle attività diverse e, in particolare, quali i limiti alle entrate derivanti da queste ultime?

Un primo aspetto da considerare riguarda la secondarietà. Gli enti del terzo settore dovranno, infatti, garantire lo svolgimento in via prevalente delle attività di interesse generale. Per questa ragione le attività diverse sono ammesse purchè rientranti in due parametri alternativi. Il primo prevede, come per le imprese sociali, che i ricavi derivanti da questo tipo di attività non siano superiori al 30% dei ricavi complessivi dell’ente. Il limite potrà essere “elastico”, ovvero laddove si dovesse superare la soglia per una annualità sarà possibile recuperare la differenza l’anno successivo. Ad esempio, in caso di entrate da attività diverse pari al 40% (quindi del 10% superiore alla soglia) sarà necessario rispettare il limite del 20% l’anno successivo. Il secondo parametro per rispettare la secondarietà prevede che i ricavi da attività diverse non possa superare il 66% delle spese complessive dell’ente. Sarà quest’ultimo, molto verosimilmente, il parametro più gettonato dai tantissimi enti che svolgono attività principale in forma gratuita o senza ricevere corrispettivi veri e propri. A favorire l’utilizzo di questo criterio concorrerà anche il fatto che tra i costi complessivi potranno essere considerati quelli figurativi riguardanti l’impiego dei volontari.

Il secondo parametro fondamentale per poter svolgere attività diverse sarà quello della strumentalità. Questo significa che tali attività dovranno essere esercitate per la diretta realizzazione di quelle principali, ovvero delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale perseguite dall’ente del Terzo settore. Viene meno, dunque, un criterio che finora aveva limitato il ricorso alle attività connesse da parte delle ONLUS. Per queste ultime l’Agenzia delle entrate ha da sempre richiesto la presenza di un vincolo funzionale con quelle di interesse generale. Il criterio richiesto dalle nuove regole del terzo settore richiede, dunque, che le risorse derivanti dalle attività diverse, qualunque esse siano, debbano essere reinvestite negli scopi principali dell’ente.

Laddove l’ente non dovesse rispettare tali parametri si potrà arrivare anche alla cancellazione dell’ente dal registro unico nazionale del terzo settore, con conseguente perdita della qualifica di ETS. Dal punto di vista fiscale tali attività potranno godere di alcuni regimi forfettari. Una volta ottenuta l’autorizzazione della UE sulle misure tributarie previste dal codice del terzo settore, gli enti del terzo settore non commerciali potranno beneficiare di un regime forfettario agevolato (art. 80 del codice del terzo settore). Mentre le associazioni di promozione sociale e le organizzazioni di volontariato potranno godere, entro il limite dei 130 mila euro di entrate commerciali, di un regime speciale che non prevede l’applicazione dell’IVA e che, sostanzialmente, azzera l’impatto legato all’imposizione diretta (si applicherebbe in questo caso un coefficiente di redditività dell’1% per ODV e del 3% per APS). Vale la pena notare il regime delle attività diverse semplifica anche il trattamento fiscale oggi riservato alle associazioni sportive dilettantistiche. Per quelle, tra queste ultime, che decidessero di restare fuori dal Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, le attività commerciali restano agevolate fiscalmente solamente se connesse allo svolgimento di una disciplina sportiva riconosciuta dal Coni. Fuori da questo parametro le entrate scontano una tassazione ordinaria con IVA al 22% e IRES al 24%. Il trattamento fiscale agevolato previsto dalla riforma del terzo settore, al contrario, assorbe qualsiasi entrata commerciale nei limiti quantitativi previsti. Vale la pena ricordare, restando nel confronto con il trattamento riservato alle associazioni sportive, che, a seguito dei decreti di riforma dello sport (in particolare D.lgs 36/2021), è prevista l’introduzione di puntuali limiti alle entrate commerciali degli enti sportivi che dovranno seguire, secondo il medesimo schema previsto dalla riforma del terzo settore, criteri di secondarietà e strumentalità.