Trasparenza: come pubblicare i contributi pubblici ricevuti

Riproponiamo l’articolo di Daniele Erler per Cantiere Terzo settore relativo alla scadenza del prossimo 30 giugno per le organizzazioni che hanno ricevuto importi pari o superiori a 10.000 euro. 

Il 30 giugno prossimo scade un termine importante per quanto riguarda molti enti non profit, relativo all’obbligo di pubblicazione dei contributi pubblici ricevuti nell’anno precedente, qualora questi siano pari o superiori a 10.000 euro.

I soggetti interessati: associazioni, fondazioni e Onlus

La normativa di riferimento è rappresentata dalla legge 4 agosto 2017, n. 124, in particolare ai commi da 125 a 129, modificata nella formulazione attuale dal decreto legge 30 aprile 2019, n. 34 (“Decreto Crescita”), che ha disposto in modo permanente alcuni obblighi di trasparenza riguardanti i contributi pubblici ricevuti (anche) dagli enti non profit.

Importanti chiarimenti sul tema sono poi stati forniti dalla circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, n. 2 dell’11 gennaio 2019: nonostante tale documento si riferisca in particolare agli enti del Terzo settore (Ets), le indicazioni in esso contenute possono ragionevolmente estendersi anche agli altri soggetti tenuti al rispetto delle disposizioni menzionate.

L’obbligo in questione si applica alle associazioni, alle fondazioni e alle Onlus che hanno ricevuto sovvenzioni, sussidi, vantaggi, contributi o aiuti, in denaro o in natura, non aventi carattere generale e privi di natura corrispettiva, retributiva o risarcitoria, pari o superiori a 10.000 euro, da parte:

  • delle pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, c. 2 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;
  • dei soggetti di cui all’art. 2-bis del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33. Fra essi rientrano anche le società in controllo pubblico, così come le associazioni, le fondazioni ed in generale gli enti di diritto privato con bilancio superiore a 500.000 euro di entrate annuali, la cui attività sia stata finanziata in modo maggioritario per almeno due esercizi finanziari consecutivi nell’ultimo triennio da pubbliche amministrazioni e in cui la totalità dei componenti dell’organo d’amministrazione o di indirizzo sia designata da pubbliche amministrazioni.

Sono inoltre soggette all’obbligo di rendicontazione anche le associazioni di protezione ambientale e le associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello nazionale (che in realtà già vi rientravano in quanto appunto “associazioni”), e le cooperative sociali che svolgono attività a favore degli stranieri di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.

Pur non menzionandoli nello specifico, è evidente come la normativa richiamata si applichi anche agli enti del Terzo settore e quindi, ad oggi e in assenza del registro unico nazionale, alle organizzazioni di volontariato (Odv) e alle associazioni di promozione sociale (Aps): questo nonostante il codice del Terzo settore disponga già per essi alcuni importanti obblighi in tema di trasparenza.

L’obbligo in questione si applica come detto anche alle Onlus: è bene infatti ricordare che la normativa Onlus è stata sì soppressa dal codice del Terzo settore, ma tale abrogazione diventerà effettiva solo a partire dal periodo di imposta successivo all’autorizzazione europea sulla nuova parte fiscale per gli Ets.

I soggetti interessati: le società

La legge 124/2017 distingue i soggetti menzionati nel paragrafo precedente da quelli che esercitano attività d’impresa, ai sensi dell’art. 2195 del Codice civile, disponendo per essi modalità di pubblicazione parzialmente diverse rispetto a quelle previste per associazioni, fondazioni e Onlus, di cui si dirà a breve.

Fra tali soggetti rientrano sicuramente le società di cui al Libro V del Codice civile, oltre che le imprese sociali costituite in forma societaria.

Il discorso si fa più problematico per le cooperative sociali, che sono sia “società” che “onlus” (di diritto): la circolare ministeriale menzionata in precedenza afferma la prevalenza del profilo legato alla forma giuridica e quindi le cooperative sociali (tranne quelle che svolgono attività a favore degli stranieri) sono tenute ad adempiere all’obbligo di pubblicazione nelle stesse forme previste per le società. Applicando tale ragionamento alle imprese sociali, si ricava che quelle costituite in forma di associazione o fondazione sono chiamate a rispettare le regole di pubblicazione previste per tali forme giuridiche.

Il contenuto dell’obbligo e il termine per la pubblicazione

L’obbligo scatta solo nel momento in cui gli enti menzionati (associazioni, fondazioni e Onlus da un lato, società dall’altro) abbiano ricevuto contributi pubblici per una cifra pari o superiore a 10.000 euro: il riferimento è l’esercizio finanziario precedente cioè, per gli enti che hanno l’esercizio sociale coincidente con l’anno solare, il periodo che va dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020.

Una fondamentale novità rispetto alla formulazione originaria della disposizione è che non tutte le risorse provenienti dalle pubbliche amministrazioni rientrano nel plafond dei 10.000 euro, ma solamente quelle relative a “sovvenzioni, sussidi, vantaggi, contributi o aiuti, in denaro o in natura, non aventi carattere generale e privi di natura corrispettiva, retributiva o risarcitoria”.

Ciò significa che eventuali apporti economici di natura corrispettiva (commerciale) con gli enti pubblici non rientrano nel computo dei 10.000 euro, così come quelli dovuti dalla pubblica amministrazione a titolo di risarcimento; vi rientrano invece i contributi concessi dall’ente pubblico a titolo di liberalità oppure dietro presentazione di uno specifico progetto da parte dell’associazione.

I contributi possono essere non solo in denaro ma anche “in natura”. La circolare del Ministero del Lavoro ha precisato che si intendono quindi ricomprese anche le risorse strumentali, quali ad esempio un bene mobile o immobile concesso in comodato dalla pubblica amministrazione: in tal caso si dovrà chiedere alla stessa di comunicare il valore del bene, il quale dovrà essere indicato nel rendiconto. Qualora non fosse possibile individuare una cifra precisa, è consigliabile fare riferimento a quello che è il valore di un bene simile o analogo sul mercato.

Alcune specifiche attribuzioni economiche: 5 per mille e contributi a fondo perduto

Per quanto riguarda il 5 per mille, la richiamata circolare ministeriale del 2019 aveva disposto che le somme derivanti da esso dovessero essere ricomprese nel plafond dei 10.000 euro. Tale circolare era stata però emanata prima della modifica apportata alla Legge 124 del 2017 dal “Decreto Crescita”: il fatto che nel nuovo testo si parli di contributi “non aventi carattere generale” porta a ritenere che le somme erogate a titolo di 5 per mille non vadano conteggiate nel computo, e ciò poiché tale strumento è stato negli ultimi anni definitivamente istituzionalizzato e quindi reso stabile. Mancando però ancora una conferma istituzionale di una simile interpretazione il consiglio, in via prudenziale, è quello di conteggiarle nel computo dei 10.000 euro.

Nel corso del 2020, per far fronte all’emergenza pandemica, sono stati erogati importanti contributi a fondo perduto anche ad associazioni e altri enti non profit: si fa riferimento nello specifico a quelli relativi ai Decreti “Rilancio” e “Ristori. Visto che tali contributi non sembrano avere carattere generale, il consiglio è quello di conteggiarli nel computo dei 10.000 euro.

Ulteriori precisazioni sul limite dei 10.000 euro

Ai fini della pubblicazione occorre tener conto dei contributi “effettivamente erogati”: ciò significa che vanno conteggiate solo le somme che l’ente ha effettivamente incassato nel corso dell’esercizio finanziario precedente e non quelle che sono state solamente stanziate dall’ente pubblico ma non ancora incassate dall’organizzazione.

La circolare ministeriale ha inoltre chiarito che il limite dei 10.000 deve essere inteso in senso cumulativo, riferendosi al totale degli apporti pubblici ricevuti e non alla singola erogazione: esemplificando, se l’ente ha ricevuto durante l’anno contributi su due distinte progettualità da 9.000 euro ciascuna (da due differenti enti pubblici), il limite dei 10.000 euro è superato e scatta quindi l’obbligo di pubblicazione di tali somme.

Le informazioni da pubblicare

La circolare ministeriale ha specificato che le informazioni devono essere pubblicate in modo schematico e comprensibile per il pubblico, individuando come necessarie le seguenti voci:

  1. denominazione e codice fiscale del soggetto ricevente (l’associazione);
  2. denominazione del soggetto erogante (la pubblica amministrazione);
  3. somma incassata (per ogni singolo rapporto giuridico);
  4. data di incasso;
  5. causale (cioè la descrizione relativa al motivo per cui tali somme sono state erogate: ad esempio, come “liberalità” oppure come “contributo in relazione ad un progetto specifico presentato dall’ente”).

Un fac-simile di rendiconto dei contributi pubblici può essere scaricato qui.

Le cooperative sociali che svolgono attività a favore degli stranieri di cui al Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 devono inoltre pubblicare trimestralmente nei propri siti internet o portali digitali l’elenco dei soggetti a cui sono versate somme per lo svolgimento di servizi finalizzati ad attività di integrazione, assistenza e protezione sociale: peraltro sulla ragionevolezza, e quindi sulla costituzionalità, di una simile previsione, si potrebbero avanzare diversi dubbi.

Le modalità e i termini di pubblicazione

Le associazioni, le fondazioni e le Onlus (oltre alle cooperative sociali che svolgono attività a favore degli stranieridevono pubblicare entro il 30 giugno 2021 i contributi ricevuti sul proprio sito internet oppure su “analogo portale digitale”. La circolare ministeriale ha ammesso, per le organizzazioni che non hanno il sito internet, la possibilità di utilizzare la pagina Facebook dell’ente. Sempre secondo la circolare, qualora l’organizzazione non avesse nemmeno la pagina Facebook, l’obbligo può comunque essere adempiuto pubblicando i contributi sul sito internet della rete associativa alla quale l’ente aderisce.

Le società (comprese le cooperative sociali e le imprese sociali costituite in forma societaria) sono invece tenute a pubblicare le stesse informazioni nella nota integrativa del bilancio di esercizio e dell’eventuale bilancio consolidato. Il termine è quello ordinario previsto per l’approvazione del bilancio. I soggetti che redigono il bilancio in forma abbreviata e quelli comunque non tenuti alla redazione della nota integrativa assolvono all’obbligo pubblicando le informazioni, entro il 30 giugno 2021, sul proprio sito internet, secondo modalità liberamente accessibili al pubblico o, in mancanza, sui portali digitali delle associazioni di categoria di appartenenza.

Nonostante la normativa non stabilisca nulla riguardo a quanto debbano essere mantenuti sul sito i diversi rendiconti, si consiglia di lasciare pubblicati anche i rendiconti precedenti, posizionandoli all’interno di una sezione specifica ed in evidenza.

Le sanzioni previste

Il controllo sull’adempimento dell’obbligo di pubblicazione dei contributi pubblici è in capo ai soggetti erogatori oppure all’amministrazione vigilante o competente per materia.

Come conseguenza dell’inosservanza dell’obbligo di pubblicazione è prevista, sia per associazioni/fondazioni/Onlus che per le società, in prima battuta una sanzione economica pari all’1% degli importi ricevuti, con un importo minimo di 2.000 euro, oltre alla sanzione accessoria dell’obbligo di pubblicazione. Se da tale contestazione passano 90 giorni e l’organizzazione non provvede alla pubblicazione e al pagamento della sanzione, si avrà l’ulteriore sanzione della restituzione integrale delle somme ricevute.

 

 

 

 

Alla scoperta di Castellammare di Stabia con L’incrocio delle idee

“Visita guidata nella storia di Castellammare di Stabia”: è questo il titolo dell’iniziativa promossa dall’associazione L’Incrocio delle Idee che si terrà il prossimo sabato 29 maggio per stimolare i giovani ad apprezzare e avere cura delle bellezze del proprio territorio. Un tour all’interno del Centro antico di Castellammare per far conoscere il patrimonio culturale della città e sollecitare la curiosità e l’interesse dei ragazzi. Si partirà alle ore 9.30 dalla sede dell’associazione in via Gesù 29 per terminare la visita presso la Chiesa di Portosalvo.

La passeggiata sarà accompagnata dalla guida turistica Maria Cristina Napolitano e  dal cantastorie Aniello Lascialfari e prevede una sosta per degustare il tipico biscotto stabiese.

La partecipazione è gratuita per un massimo di 20 ragazzi. La prenotazione è obbligatoria entro il 27 maggio, telefonando ai seguenti contatti:

Mail. incrociodelleidee@libero.it

Cell: 3283537868//08119201541

 

Il podcast per il Terzo settore. La nuova pubblicazione del CSV Napoli

CSV Napoli lancia “Il podcast per il Terzo settore” la nuova pubblicazione della collana “nerosubianco”. Un testo agile e immediatamente spendibile, rivolto a organizzazioni di ogni dimensione, per scoprire e applicare le potenzialità tecniche ed espressive del podcast al servizio del Terzo settore.

Una piccola guida per aiutare le associazioni a fare propria la consapevolezza del cambiamento culturale che stiamo attraversando, sempre più orientato alla digitalizzazione, e supportarle nell’utilizzo di questo mezzo di comunicazione e strumento di storytelling dal potenziale incredibile, utile per veicolare storie di persone e di territori da un punto di vista sociale, ma anche per gli aggiornamenti e la formazione continua dei volontari degli ETS.

Scarica la pubblicazione.

Legami e radici, quando il volontariato diventa speranza

Il territorio della sesta Municipalità del Comune di Napoli, in particolare quello del quartiere Barra, è uno dei più difficili. Questo luogo, pur essendo integrato alla città, ne è separato in quanto le aree del centro storico che partono dalla stazione centrale si interpongono alla zona industriale: un susseguirsi senza soluzione di continuità di periferia urbana, stratificatasi per effetto di una crescita esponenziale di edilizia prevalentemente popolare ed in cui l’incuria, il degrado e soprattutto la criminalità giovanile ne fanno da padroni.

In questa situazione i “Beni comuni” sono spesso percepiti come oggetti da depredare anche con modalità perverse o semplicemente, nella migliore delle ipotesi, da ignorare. Tuttavia, girando in questa parte della città, emergono dal degrado, come isole, veri e propri gioielli nati in altre epoche, quando quest’area era parte importante del “Miglio d’Oro”.

Proprio per sensibilizzare alla cura e alla valorizzazione dei Beni comuni, il Mo.V.I. Fedrazione Provinciale Napoli, in collaborazione con le istituzioni e con altre realtà di Terzo settore, ha attivato il progetto Legami e Radici, finanziato dalla Regione Campania con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. L’iniziativa punta a recuperare il ruolo del “Quartiere” come “bene comune” ricco di storia e di cultura e infondere, soprattutto nelle giovani generazioni, la speranza di un riscatto personale, della propria comunità e del luogo in cui vivono, stimolandoli ad una presa di coscienza dei propri diritti esercitando una cittadinanza attiva.

Lunedì 24 maggio alle ore 11.00 presso i giardini di Villa Salvetti (Villa vesuviana del ‘700) in via Sesto Fiorentino a Barra avrà inizio la seconda fase di questo progetto con la consegna del Green Kit ai giovani protagonisti della cura del territorio, il tutto alla presenza delle istituzioni, la sesta Municipalità e  l’Istituto comprensivo Madre Claudia Russo, delle associazioni partner del progetto Peter Pan Partenopeo e Nostra Signora di Fatima e delle altre realtà coinvolte: Ass. Centro della Gioventù, Ass. Nives, Ass. Centro Studi Quadrifoglio, Chiesa Maria Ss. del Caravaggio. Presente anche un testimonial d’eccezione, il comico Ciro Giustiniani nativo di Barra.

Per saperne di più movinapoli.it

 

Aderisci con la tua associazione alla sperimentazione del gestionale “VeryFico” per gli enti del Terzo settore

CSV Napoli, nell’ambito della proposta di CSVnet per la trasformazione digitale del Terzo Settore, ha aderito alla sperimentazione nazionale del gestionale “VeryFico”.

L’obiettivo della sperimentazione è lo sviluppo di un software multifunzione in cloud volto a sostenere gli enti del terzo settore negli adempimenti istituzionali, tra cui: gestione organi sociali (assemblee, riunioni organo di amministrazione, verbali, delibere, ecc.); gestione anagrafiche; gestione registro volontari, registro soci e quote associative; gestione contabilità di cassa ed elaborazione del rendiconto secondo i nuovi schemi, rendicontazione raccolta fondi e 5 per mille; invio e-mail e comunicazioni alle anagrafiche dell’ente; gestione documenti e modulistica dell’ente; gestione e rendicontazione per progetti.

Nella sperimentazione saranno coinvolte alcune organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale della città metropolitana di Napoli a cui sarà chiesta la disponibilità ad utilizzare nell’anno 2021 l’applicativo VeryFico, che per questa fase sperimentale sarà fornito gratuitamente.

La sperimentazione prevede una fattiva partecipazione degli ETS selezionati che dovranno collaborare con impegno costante insieme a CSV Napoli nell’analisi del software e dei suoi profili di miglioramento.

Il numero di licenze attivabili in fase di sperimentazione è limitato e per individuare il campione di associazioni da coinvolgere nell’utilizzo di Veryfico, CSV Napoli ha realizzato un breve questionario di raccolta dati, disponibile nell’area riservata del nostro sito, che vi chiediamo di compilare.

La compilazione del questionario non comporta automaticamente la partecipazione al programma di sperimentazione, ma solo l’accesso alla fase di selezione che sarà svolta successivamente da CSV Napoli.

Il termine ultimo per compilare il questionario e chiedere di essere ammessi alla sperimentazione è fissato al 15 maggio 2021.

Questo il link all’area riservata per procedere alla compilazione del questionario: http://gestionale.csvnapoli.it/Frontend/Servizio.aspx?IDServizio=98

Lezioni Campane. I fondamentali della comunicazione. La nuova pubblicazione del CSV Napoli

Gli atti del recente percorso formativo “La comunicazione per il Terzo settore: metodologie, strumenti e opportunità” promosso dal CSV Napoli diventano un pretesto per riflettere sui fondamentali della comunicazione, ancora più necessari in un contesto mutevole e in continuo divenire.

Da qui nasce “Lezioni Campane. I fondamentali della comunicazione”, una nuova pubblicazione della nostra collana nerosubianco, a cura di Stefano Martello e con i contributi di Emanuela Fregonese, Alessandra Veronese e Roberta Zarpellon.

Uno strumento pensato per i volontari, per aiutarli a far crescere la cultura della comunicazione e della relazione all’interno della propria organizzazione. Un processo necessario per far conoscere all’esterno la propria mission, i propri valori e le proprie attività e trasformare, così, l’obbligo della rendicontazione sociale in una opportunità di apertura e dialogo con i territori.

Scarica la pubblicazione.