NAPOLI. L’appartenenza alla mafia non è una questione di famiglia. Non è scritta nel dna. Non sempre almeno. Ci sono storie che insegnano che si può scegliere di cambiare strada. Storie che insegnano che si può decidere di stare dalla giusta parte. Storie come quelle di Alessandro Gallo e Antonio Prestieri, in arte Maldestro. Due giovani napoletani che hanno scelto la strada dell’arte e della cultura, non solo come professione, ma anche come contrasto alla mafia. Le storie di Alessandro Gallo e Maldestro saranno raccontate in un’intervista a cura di Ciro Oliviero nel corso di uno degli appuntamenti della rassegna “Giugno giovani”, promossa dall’assessorato ai Giovani del Comune di Napoli. Appuntamento venerdì 8 giugno alle 17.30 presso la biblioteca comunale “Guido Dorso” sita in piazza G. Zanardelli 20 nel quartiere napoletano di Secondigliano.
NAPOLI – #diventavolontario è l’hashtag che accompagna la nuova campagna di comunicazione del CSV Napoli. Da oggi, infatti, il Centro di Servizio per il Volontariato di Napoli e provincia lancerà una serie di iniziative con l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza all’attenzione verso l’altro, soprattutto verso chi vive in condizioni di marginalità, educare alla solidarietà e promuovere il volontariato come occasione per crescere, divertirsi e partecipare.
La campagna #diventavolontario prevede affissioni sui bus di Napoli e provincia, una serie di video virali da condividere sui social network e uno spot che racconta proprio l’agire volontario nei nostri territori.
Da maggio, i bus di Napoli e provincia accoglieranno illustrazioni, realizzate dalla disegnatrice Ilaria Grimaldi, che mostrano i gesti, semplici e autentici, di volontari impegnati nell’assistenza ad anziani, minori, migranti, disabili, in protezione civile, a tutela dell’ambiente ambiente, in clown terapia, negli ospedali, nelle carceri.
“Pregiudizi in-volontari” è, invece, il titolo di quattro video realizzati con lo youtuber Daniele Ciniglio, che saranno diffusi, con cadenza bisettimanale, attraverso i social network. Nelle quattro storie, Daniele è un ragazzo imbranato alle prese con delle persone considerate “diverse”: tra gaffe e battute inadeguate, si imbatterà nei più classici luoghi comuni e negli stereotipi che queste persone vivono, costrette a fronteggiare continuamente i pregiudizi della gente.
Infine è stato realizzato uno spot, che sarà lanciato nelle prossime settimane, col quale viene raccontata la grande gioia di essere volontari: due versioni, una breve di circa 1 minuto e una più lunga di 8 minuti, per mostrare le attività a sostegno dei più fragili messe in campo dalle associazioni e che rappresentano uno straordinario patrimonio sociale e culturale per il territorio napoletano e per il suo hinterland.
A Napoli e provincia sono quasi 1500 le associazioni di volontariato che operano silenziosamente, con un numero stimato di volontari non inferiore a 10 mila persone. Il CSV Napoli segue e accompagna il percorso di questo piccolo esercito, fornendo gratuitamente servizi di formazione, comunicazione e consulenza. Il Centro dei Servizi per il Volontariato, fin dal momento della sua costituzione, avvenuta nel 2004, ha determinato i propri orientamenti sulla base di alcuni obiettivi trasversali in particolare la promozione della strategia di rete e la promozione della partecipazione. Tutte le azioni si realizzano attraverso modalità che non sono improntate ad una logica sostitutiva del volontariato stesso, ma sono invece orientate a facilitare e supportare l’azione volontaria e la sua capacità di intervenire nelle situazioni di disagio e di tutela dei diritti negati.
ECCO IL LINK AL PRIMO VIDEO REALIZZATO DALLO YOUTUBER DANIELE CINIGLIO
NAPOLI- L’associazione “Sempre più in alto” onlus, che si dedica al sostegno dei genitori di bambini affetti da disturbi del neuro-sviluppo, ha ottenuto la certificazione di “Centro per la famiglia” dalla Direzione Centrale Welfare e Servizi Educativi del Comune di Napoli. In questo modo, viene riconosciuta l’utilità sociale della sua attività di aiuto, consulenza educativa e formazione. Il prossimo 26 maggio aprirà le porte della sua sede di Salita Mauro 21, nel Rione Sanità, per presentarsi e promuovere la propria missione e i propri valori.
Nata dall’iniziativa di Veronica Tuccillo, avvocato penalista che ha lasciato la sua professione da tempo, per dedicarsi al recupero del suo bambino affetto da autismo, l’associazione opera con un metodo sperimentale articolato intorno alla centralità dei genitori, che diventano protagonisti del percorso riabilitativo del proprio figlio e ne assumono la responsabilità quotidiana. Si avvale di una rete di sostegno, composta da specialisti medici e scientifici, educatori e insegnanti di musica e di sport, che lavorano insieme per consentire lo sviluppo simultaneo delle capacità cognitive, motorie, comunicative e comportamentali dei bambini e il supporto ai loro genitori. “Sempre più in alto onlus” risponde a un’emergenza sociale crescente: se si considera il solo autismo, le stime affermano che le persone affette dal tale disturbo sarebbero 500.000 in Italia e 24.000 in Campania. Proprio in ragione di questa urgenza, i frati francescani minori dell’Istituto Sant’Antonio La Palma hanno offerto ospitalità all’associazione e oggi al nuovo “Centro per la famiglia”, presso la propria sede. L’Istituto, che già accoglie la cooperativa “La Locomotiva” attiva nel sostegno a nuclei familiari in difficoltà, minori e persone senza dimora, realizza così pienamente il suo obiettivo, come definito dal fondatore Padre Ludovico da Casoria, ovvero: posizionarsi come luogo di riferimento per i più deboli. L’incontro del prossimo sabato 26 maggio illustrerà sia le finalità dell’Istituto Sant’Antonio La Palma sia il metodo di lavoro di “Sempre più in alto” onlus grazie agli interventi di neurologi, neuropsichiatri e psicologi che affiancano l’associazione nelle sue attività.
ROMA- Aumentano gli investimenti delle banche sul territorio, specie regionale e locale. Lo registra una ricerca Abi che esamina l’insieme degli investimenti e delle donazioni delle banche operanti in Italia a favore di organizzazioni, individui e iniziative aventi utilità sociale e culturale. Nel biennio 2014-2015, le banche hanno erogato oltre 516 milioni di euro a fronte di almeno 50 mila interventi l’anno sul territorio; nel settore sociale gli interventi si sono concentrati soprattutto su attività e beni culturali, volontariato e beneficenza.In seconda battuta su istruzione, educazione e formazione e poi su sport e attività creative, sostegno ai giovani, sviluppo locale e politiche attive per il lavoro.
Altro aspetto significativo è l’evoluzione degli strumenti d’intervento. Le banche realizzano tali interventi attraverso: uffici preposti (nel 52,1% dei casi), dipartimenti o funzioni aziendali dedicate (28,1%) o per mezzo di fondazioni, associazioni o enti non commerciali ad hoc (16,7%), cresce la dimensione progettuale (quasi l’80% degli interventi è il frutto di strategie progettuali sempre più spesso monitorate e valutate). La ricerca evidenzia inoltre uno spostamento tendenziale dal tradizionale modello di concessione adottato in passato, in cui le banche erogavano risorse per la realizzazione di micro progetti concepiti da soggetti terzi, al modello di azione in cui esse sviluppano, in collaborazione con svariati partner, progetti che hanno una grandezza e un impatto più profondi e duraturi, con un approccio che sempre più spesso riecheggia le logiche e le filosofie sottostanti l’“impact investing” (modelli di investimento che operano con l’obiettivo di generare un impatto sociale misurabile e compatibile con un rendimento economico).
Le erogazioni a pioggia o le sponsorizzazioni paiono ormai leve deboli, poco incisive e controllabili: ne è conseguito un marcato indirizzo verso iniziative proprie o in collaborazione paritaria. Le banche, infatti, preferiscono concepire e gestire internamente molti progetti, con staff e risorse proprie, programmandoli su orizzonti pluriennali, al fine di individuare per tempo gli interlocutori ideali. Gli investimenti delle banche nel settore culturale superano i 250 milioni ogni biennio. Gli ambiti di intervento hanno interessato mostre temporanee, restauro di monumenti e opere d’arte, concorsi letterali, conferenze, seminari, festival locali, concerti di musica classica o pop, rassegne cinematografiche e spettacoli di danza.
BRUXELLES- E’ arrivata la notizia che tutti si aspettavano: la Commissione Ue ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea per aver violato le norme europee antismog. La Commissione sta adottando misure per affrontare i gravi e persistenti superamenti dei valori limite per le due principali sostanze inquinanti che incidono sulla salute: il biossido di azoto e il particolato. Francia, Germania e Regno Unito sono state deferite alla Corte di giustizia dell’UE per il mancato rispetto dei valori limite per il biossido di azoto (NO2), e per aver omesso di prendere le misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento. Ungheria, Italia e Romania sono state deferite alla Corte di giustizia per via dei livelli costantemente elevati di particolato (PM10). I limiti stabiliti dalla legislazione dell’UE sulla qualità dell’aria ambiente (direttiva 2008/50/CE) dovevano essere raggiunti rispettivamente nel 2010 e nel 2005.
Questa decisione fa seguito a un vertice ministeriale sulla qualità dell’aria, convocato dal Commissario Vella il 30 gennaio 2018, come ultimo sforzo per trovare soluzioni atte a contrastare il grave problema dell’inquinamento atmosferico in nove Stati membri. I 6 Stati membri in questione non hanno presentato misure credibili, efficaci e tempestive per ridurre l’inquinamento entro i limiti concordati e quanto prima possibile, come richiesto dalla normativa dell’UE. Nel caso specifico dell’Italia, a maggio 2017 la Commissione ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato adempimento degli obblighi derivanti dalla normativa dell’UE in materia di omologazione dei veicoli da parte di Fiat Chrysler Automobiles. Nel frattempo, l’Italia ha adottato misure correttive ordinando al gruppo Fiat Chrysler Automobiles di effettuare un richiamo obbligatorio nell’Unione europea. Oggi, nel quadro dell’attuale scambio, la Commissione richiede informazioni supplementari sulle concrete misure correttive adottate e le sanzioni applicate.
La legislazione dell’UE in materia di omologazione impone agli Stati membri di disporre di sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive per scoraggiare i fabbricanti di automobili dal violare la legge. Laddove si verifichi una tale violazione, ad esempio tramite il ricorso ad impianti di manipolazione per ridurre l’efficacia dei sistemi di controllo delle emissioni, occorre mettere in atto misure correttive, quali i richiami, e applicare sanzioni (articoli 30 e 46 della direttiva 2007/46 e l’articolo 13 del regolamento n. 715/2007). Un’ulteriore lettera di costituzione in mora costituisce una richiesta di informazioni ufficiale. Gli Stati membri, compresa l’Italia, dispongono ora di due mesi di tempo per replicare alle argomentazioni addotte dalla Commissione; in caso contrario, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.