04 Nov, 2024 | Comunicare il sociale
Anche quest’anno, quel sottile filo rosso che unisce l’Argentina a Napoli, ha stretto due popoli nel segno di Diego Armando Maradona.
Ha raggiunto la quarta edizione “Solidarietà Maradoniana”, l’evento solidale che, da ben quattro anni, nel giorno del compleanno del Pibe de Oro, si svolge in contemporanea nel capoluogo partenopeo, nel distretto de La Paternal e a Villa Fiorito.
Un’idea nata dalla volontà di tre persone, Mario Tirozzi, Andrea Colucci e Domenico Russo, ma che adesso gode del supporto di “Sii turista della tua città” e di tante altre associazioni di volontariato, che hanno deciso di abbracciare il progetto.
L’evento si è svolto in tre momenti prevedendo: una mostra fotografica, una parentesi dedicata ai più piccoli nel segno del divertimento e del gioco e poi, la cena presso la mensa sociale di San Vincenzo De Paoli con la successiva distribuzione di pasti alle persone senza fissa dimora tra i quartieri di Napoli.
Pizze, pasta, beni di prima necessità, acqua, caffè, sono solo alcune delle cose donate dalle attività commerciali che hanno partecipato a questa giornata, regalando un momento di serenità nel segno e nel ricordo di un mito che ancora oggi è in grado di unire le persone.
«Sono un fanatico tifoso di Maradona. Durante un viaggio in Argentina, ho conosciuto Rafa Herrera, che si occupa dei meno abbienti lì. Insieme abbiamo pensato di creare qualcosa che potesse, almeno una volta all’anno, nel nome di Diego, tutti i suoi “fratelli“», racconta Mario Tirozzi, uno degli ideatori di questa giornata e proprietario della pizzeria “Apprendista Pizzaiolo” di San Nicola La Strada in provincia di Caserta.
«Per impegni lavorativi, ho passato il testimone dell’organizzazione ai ragazzi dell’associazione “Sii turista della tua città”, ma ovviamente, non posso fare a meno di essere parte attiva di questo momento attiva», prosegue Mario.
Tutte le realtà coinvolte, nel condividere gli ideali di sostegno ed impegno a favore del prossimo, non stanno facendo altro che “tendere la mano”, così come ha fatto il campione argentino nel corso della sua vita.
di Annatina Franzese
L’articolo “Solidarietà Maradoniana”, l’evento benefico nel nome del Pibe de Oro. proviene da Comunicare il sociale.
04 Nov, 2024 | Comunicare il sociale
L’ Associazione di Promozione Sociale P.A.S.E. dà il via alla seconda edizione del progetto “Ricicli-amo l’arte”, indirizzato a giovani e giovanissimi della città di Napoli, sostenuto dall’OPM Tavola Valdese attraverso i fondi raccolti con l’8×1000. L’iniziativa propone due attività:
1) laboratorio manipolativo, con l’obiettivo di sperimentare nuove modalità creative per produrre opere d’arte, utilizzando materiali di riciclo a cui verrà data nuova vita
2) Sportello Ascolto Counseling e Orientamento Scolastico: per offrire uno spazio d’ascolto ai ragazzi di ogni grado per orientamento negli studi e ai genitori che necessitano di uno spazio di ascolto sulle difficoltà le gate alla dinamica genitori figli.
Il laboratorio si svolge nei seguenti giorni: lunedì mattina dalle 8.00 alle 13.00 presso l’Istituto Piccole Ancelle di Cristo Re in Via Ponti Rossi.
lunedì pomeriggio dalle 16.00 alle 19.00 presso la Cappella San Gennaro della Parrocchia Immacolata Concezione a Capodichino, Corso Secondigliano, 78, Napoli.
A partire da gennaio 2025 anche il mercoledì pomeriggio presso la cooperativa sociale Occhi Aperti in Via Ghisleri a Scampia.
Lo Sportello Ascolto si svolge nei seguenti giorni:
Martedì pomeriggio dalle 16 alle 18 presso la Cappella San Gennaro della Parrocchia Immacolata Concezione a Capodichino, Corso Secondigliano, 78, Napoli.
Giovedì pomeriggio dalle 16 alle 18 presso l’Istituto Piccole Ancelle di Cristo Re, Via Ponti Rossi, Napoli.
A partire da dicembre 2024 prende avvio l’attività di orientamento per gruppi di adolescenti afferenti alla cooperativa che si trovano in dispersione scolastica
L’articolo “Ricicli-amo l’arte”, al via la seconda edizione proviene da Comunicare il sociale.
04 Nov, 2024 | Comunicare il sociale
La Scuola di Fondazione Barilla riapre le porte, per la sua terza edizione di “Saranno Cuochi”, a 15 ragazzi e ragazze provenienti da contesti svantaggiati, con l’obiettivo di offrire strumenti concreti per riscattarsi e porre le basi della cucina del futuro.
La scuola prevede:
8 settimane di corso dal 31 Marzo al 23 Maggio 2025
lezioni della durata di 6,5 ore al giorno per 5 giorni a settimana
classi teoriche tenute dal tema di esperti di Fondazione Barilla
classi di pratica tenute chef qualificati provenienti da tutta Italia
vitto, alloggio, diaria compresi
educatori e tutor a supervisione per l’intera durata del corso
Stage/Collocamento – ameno 2 mesi – retribuito in strutture gastronomie, GDO, ristoranti su tutto il territorio nazionale
Parametri di selezione:
Età compresa tra 18 e 30 anni
Varietà geografica, di genere ed etnia
Motivazione personale e passione relativa al settore della gastronomia/ristorazione
Difficoltà economiche e sociali dimostrabili
Stabilità psico-emotiva (che assicuri l’impegno a portare a termine il progetto)
Disponibilità al trasferimento per tutta la durata del corso
Livello conoscenza della lingua italiana per partecipanti esteri: B2
Documenti e permesso di soggiorno in regola (per stranieri)
Dichiarazione sostitutiva del casellario giudiziale e dei carichi penali pendenti
Documenti:
Scheda Candidato:
scheda-candidato_nome-cognome
Dichiarazione Sostitutiva Casellario Giudiziale
Modello – Dichiarazione Sostitutiva Casellario Giudiziale – 30-08-2018 (002)
Presentazione progetto
Scuola Fondazione Barilla_Associazioni
Compilare scheda candidato e dichiarazione sostitutiva del casellario giudiziale e inviarle a rachele.benincasa@next14.com
L’articolo Terza edizione “Saranno Cuochi” : il progetto di Fondazione Barilla per ragazzi e ragazze provenienti da contesti svantaggiati proviene da Comunicare il sociale.
04 Nov, 2024 | Comunicare il sociale
L’altruismo come valore di vita, che impegna i giovani studenti del territorio avvicinandosi al mondo del volontariato. È questo il contenuto più importante del progetto “Scuola e Volontariato Dona-ti’’ declinato nel corso di un incontro al liceo Salvatore Di Giacomo di San Sebastiano al Vesuvio nel corso dell’evento “Ti ho chiamato per nome… il capolavoro sei tu’’, in occasione del Dono Day. Patrocinato dal Csv Napoli, l’iniziativa ha visto la partecipazione, tra gli altri, del presidente della Fondazione Polis don Tonino Palmese e dell’assessore regionale alla Scuola Lucia Fortini.
I ragazzi del Salvatore Di Giacomo hanno raccontato la loro esperienza nell’incontro con coetanei provenienti da altri contesti, i giovani con sindrome di down dell’associazione “Andare Oltre’’ di Portici ad esempio, su impulso dell’Istituto Italiano della Fondazione. A dare il suo contributo con un videomessaggio anche il cantante Sal Da Vinci. «Siamo entrati in contatto con persone che ci hanno trasmesso qualcosa, è stata una bella esperienza», hanno confermato i ragazzi partecipanti al progetto ribadendo l’importanza del donare. Parole di soddisfazione, quelle dell’assessore regionale Lucia Fortini. «Grazie al progetto “Scuola e Volontariato – DONA TI”, i nostri ragazzi e ragazze hanno avuto l’opportunità di avvicinarsi a un mondo che insegna la forza dell’altruismo, la disponibilità verso gli altri e il valore di fare la differenza».
Secondo l’assessore «obiettivi» come questi «ci riempiono di speranza: sensibilizzare i giovani al volontariato, incoraggiare la loro apertura verso associazioni che affrontano il disagio, e far capire che il volontariato può essere non solo un’azione, ma un modo di vivere». La Fortini conclude con un monito. «Ricordatevi sempre le mie parole: abbracciatevi e guardatevi negli occhi. Sono questi i gesti che ci uniscono».
di Antonio Sabbatino
L’articolo “Ti ho chiamato per nome… il capolavoro sei tu’’, giovani e Istituzioni a confronto per parlare di dono proviene da Comunicare il sociale.
31 Ott, 2024 | Comunicare il sociale
Ci sono storie che parlano di lieto fine, di accoglienza, integrazione e di famiglie che si ritrovano, si riscoprono, si ricostruiscono. Ci sono storie che parlano lingue diverse ma che trovano nel linguaggio dell’amore la possibilità di generare ponti e abbattere il pregiudizio. Ci sono storie che sono storie belle anche se dentro ci sono parole un po’ asettiche, strane, un po’ fredde, parole come “imprese”, “cooperazione” e “terzo settore”. Ci sono storie che dicono che accogliere è bello, ma è ancora più bello quando l’accoglienza non è assistenzialismo e l’immigrato che mette piede nel nostro Paese non è considerato un peso ma una risorsa. Di storie di integrazione ce ne sono, per fortuna, tante, ma poche sono destinate a creare un vero e proprio “ponte” tra l’Italia ed il paese d’origine di chi qui ha trovato la sua seconda casa. Una di queste storie inizia a Portici ed ha un sapore dolce anche per il luogo dove si svolge.
Giá, perché è nel laboratorio della storica gelateria Gallo di Portici che le vite di Ibrahim, di Lamine e dei membri della famiglia Gallo si sono intrecciate strette strette per quella che è diventata una bellissima realtà dove imprenditorialità + sociale hanno un valore più grande di una semplice addizione. Un valore che tocca un piano più profondo, che parla di riscatto e di salvezza, ma anche di radici.
Questa storia inizia più o meno cinque anni fa, quando la cooperativa sociale Shannara avvia la selezione dei beneficiari del progetto “Le rotte del gusto”. Shannara in particolare opera da circa 30 anni nell’area dell’accoglienza residenziale di minori, italiani e stranieri, di età compresa tra i 13 ed i 18 anni. Mission principale della cooperativa è la tutela dei diritti fondamentali dei minori, il contrasto all’esclusione sociale di soggetti in situazione di svantaggio socio-ambientale e la promozione del benessere attraverso l’attivazione di percorsi di sostegno finalizzati al raggiungimento dell’autonomia personale e sociale. Ebbene, in questo quadro, l’attenzione si posò appunto, cinque anni fa, proprio su Ibrahim e Lamine.
«Entrambi non parlavano molto bene l’italiano – spiegano dalla cooperativa sociale – ma volevano essere coinvolti nel progetto perché sapevano che poteva essere la loro occasione per cambiare la loro vita nel paese ospitante».
Da lì è partita questa avventura così particolare, e i ragazzi lasciandosi alle spalle famiglia, povertà, traversate sui barconi e un futuro già compromesso prima ancora di diventare tale, hanno iniziato a lavorare e al contempo a imparare la lingua, Edoardo Gallo, identificò sua moglie Diana come mentore per i due ragazzi, era la loro preferita e grazie al suo tutoraggio, Ibra e Lamine hanno potuto migliorare il loro italiano in pochissimi mesi, iniziando a lavorare e a lavorare sodo. A cinque anni da quel “via” il tirocinio in gelateria si è trasformato e si è trasformato in un contratto a tempo indeterminato. «Il mio desiderio – spiega Ibra – è quello di tornare indietro, alle mie origini, e di costruire lì il mio futuro insieme alla mia famiglia e alla mia fidanzata. Sto lavorando per questo, sto mettendo i soldi da parte, sono grato per tutto questo ma la mia vita è lì».
Lamine invece è già sposato, seppur giovanissimo, e anche lui ha intenzione di ritornare a casa, con il futuro in tasca.
I ragazzi a cinque anni dall’inizio di questa avventura sono completamente indipendenti e quasi del tutto padroni della lingua. La lingua, appunto, «inizialmente era il più grosso ostacolo da superare – spiega Diana – ma loro sono stati bravissimi, pronti ad imparare, sempre rispettosi». E ancora oggi il rispetto reciproco è la base del rapporto lavorativo oltre che umano: «I ragazzi nel corso della giornata, durante il lavoro, si fermano a pregare. Per noi non è un problema, lo sappiamo e li rispettiamo, così come loro rispettano noi – dice Eduardo Gallo, il titolare dell’azienda di gelati che ha reso questa cooperazione possibile – quando capita di organizzare dei momenti conviviali, quando c’è la possibilità di mangiare assieme, sapendo cosa loro possono o non possono fare, ci comportiamo di conseguenza. La convivenza tra realtà così diverse è possibile quando alla base di tutto c’è il rispetto. Questi due ragazzi hanno fatto da noi un tirocinio, poi quando abbiamo avuto la possibilità di stabilizzarli è stato scontato assumere loro: erano formati, rispettosi, avevano imparato la lingua e il mestiere, e quindi eccoci qua».
In effetti tutto si può riassumere così: la cooperazione tra il terzo settore e le imprese private ha avuto successo perché entrambe le parti hanno avuto la volontà di riuscirci.
«L’esperienza di Ibrahim, Lamine e la famiglia Gallo è tra quelle che ancora oggi portiamo come esempio di lavoro di rete territoriale – continuano a spiegare dalla cooperativa Shannara – il terzo settore ed un ente privato hanno lavorato per l’integrazione sociolavorativa dei due ragazzi. Non è stato semplice perché la mancanza della conoscenza della lingua italiana complicava la relazione ma Diana, la moglie dell’imprenditore che ha aperto le porte della sua azienda e del suo cuore, ce l’ha messa tutta perché i ragazzi la imparassero. Questa storia – concludono – è una storia che ha avuto ed ancora ha un impatto sociale, economico e culturale sul territorio ed è portatrice sana di una bella storia di integrazione».
Ad oggi i due ragazzi sono impegnati prevalentemente nei laboratori di preparazione di gelato e torte, «ma quando impareranno meglio la lingua – sottolineano Edoardo e la moglie – non ci sará alcun problema a farli lavorare al banco a contatto con il pubblico».
di Nadia Labriola
L’articolo Impresa e sociale, quando la cooperazione rende il futuro possibile proviene da Comunicare il sociale.
31 Ott, 2024 | Comunicare il sociale
Crowdnet, piattaforma di raccolta fondi promossa da CSV Napoli, valorizza i contributi dei singoli donatori, degli enti e delle imprese, affinché si trasformino in supporto concreto per gli enti di Terzo settore impegnati nelle diverse comunità. Una semplice azione può apportare tanti benefici alle attività quotidiane di un’associazione e ricadute positive ai soggetti coinvolti in un progetto solidale.
Biondo l’Anarchico, ultimo cane libero di Pozzuoli – Il Movimento Etico Tutela Ambiente E Animali Liberi Odv lancia una raccolta fondi per la messa in posa di una una statua in marmo che raffiguri il cane Biondo l’anarchico nella sua posa abituale e lo ricordi a quanti l’hanno conosciuto e amato. Biondo l’Anarchico, è stato un simbolo di libertà per 22 anni circa, ha vissuto la sua vita come voleva , tra il porto di Pozzuoli ed il Tempio di Serapide. Sempre un po’ schivo, amava starsene sui giardini con aria sorniona. Dopo svariate catture da parte delle istituzioni, si è creato un cordone di protezione pronto a garantirgli la sua amata libertà. Biondo l’anarchico è stato amato da tutta la comunità di Pozzuoli, lo conoscevano tutti e la sua storia, grazie ad una pagina Facebook dedicatagli, ha raggiunto tutta Italia e non solo. Simbolo di libertà, Biondo ha suscitato tanta dolcezza nei suoi ultimi anni, proprio perché con forza e determinazione era attaccato alla vita. «Vogliamo posare- spiegano i promotori della raccolta- sui giardini del Tempio di Serapide, luogo dove Biondo era solito sostare, una statua in marmo di carrara che lo raffiguri nella sua posa abituale e lo ricordi a quanti l’hanno conosciuto e amato».
L’articolo Biondo l’Anarchico, al via la raccolta fondi per ricordare il “cane libero” di Pozzuoli proviene da Comunicare il sociale.