21 Feb, 2025 | Comunicare il sociale
Ad oggi, tre anni dopo la guerra in Ucraina, oltre 12,7 milioni di persone (il 40% della popolazione) necessitano di aiuti umanitari. Il conflitto ha generato un massiccio esodo: 6,8 milioni di persone sono fuggite all’estero, mentre 3,6 milioni risultano sfollati interni. La precarietà è ormai cronica: più dell’80% di loro sopravvive solo grazie agli aiuti umanitari, mentre il drastico calo dei finanziamenti internazionali rende sempre più difficile garantire assistenza.
In questo contesto di estrema precarietà, la devastazione delle infrastrutture e un tasso di disoccupazione del 22% nelle regioni di confine, uniti all’aumento dei prezzi e alla perdita dei mezzi di sussistenza, stanno aggravando la povertà e mettendo in pericolo la sicurezza alimentare.
Per supportare le persone colpite dal conflitto, Azione Contro la Fame lavora su un doppio binario nelle regioni di Soumy, Kharkiv, Donetsk, Dnipro e Zaporijia.
- Gestione dell’emergenza: assistenza economica diretta, buoni spesa per l’acquisto di generi alimentari, kit igienici e assistenza sanitaria.
- Sviluppo dell’autonomia: formazione professionale e sostegno all’avvio di attività imprenditoriali.
“Dalla seconda metà del 2024, oltre 200.000 persone sono state evacuate. Oggi, molte di loro non possono rientrare nelle proprie case e, con la riduzione degli aiuti governativi a partire da marzo 2024, la situazione è drammatica“, spiega Ionut Raita, Direttore di Azione Contro la Fame Ucraina.
Il conflitto ha devastato il sistema sanitario ucraino: ospedali distrutti, carenza di farmaci e personale medico insufficiente. Per far fronte a questa emergenza, Azione Contro la Fame ha istituito unità sanitarie mobili per raggiungere le aree più difficili nelle regioni di Dnipro e Kharkiv, fornendo medicinali e assistenza sanitaria alle persone più vulnerabili.
Valeriy, medico di medicina generale del team mobile di Azione Contro la Fame, ha lavorato a lungo come medico di famiglia e come direttore di una clinica ambulatoriale generale. “Io stesso sono sfollato. Provengo dalla regione di Zaporijia e, a causa della guerra, ho dovuto lasciare la mia casa, il mio lavoro e i miei affetti. Penso che questa rappresenti una delle nostre principali missioni: aiutare le persone a sopravvivere a queste difficoltà e fornire assistenza“, spiega Valeriy.
“Le storie dei nostri pazienti sono toccanti“, afferma Anastasia, ginecologa nel team mobile di Azione Contro la Fame. “Una giovane donna, il cui marito è al fronte, aspetta il suo terzo bambino e ha già due figli piccoli. Si preoccupa per loro e affronta tutti i problemi da sola. Grazie al nostro impegno, ci assicuriamo che donne come lei ricevano supporto e che non siano sole“.
La minaccia degli attacchi aerei, gli sfollamenti, la perdita di persone care e la precarietà economica hanno gettato molti ucraini in una profonda sofferenza. Si stima che dieci milioni di persone sono destinate a soffrire di disturbi mentali nel breve e medio termine.
L’equilibrio psicologico dei bambini, alcuni dei quali sono stati privati dell’istruzione da quattro anni, a causa della combinazione tra pandemia e guerra, è particolarmente a rischio. “Ogni allarme di raid aereo non solo aumenta l’ansia dei bambini ucraini, ma anche la loro perdita di apprendimento. Per i bambini che non hanno più accesso alle scuole, l’apprendimento a distanza è reso difficile da connessioni internet instabili e interruzioni di corrente“, spiega Ionut Raita.
Le organizzazioni umanitarie si trovano ad affrontare un duplice ostacolo: difficoltà di accesso alle zone più colpite e tagli ai finanziamenti. La sospensione di alcuni aiuti statunitensi mette a rischio 20.000 persone nelle aree più vicine al fronte.
“A causa di questa sospensione, l’accesso alle cure sanitarie potrebbe diventare molto limitato per le persone che vivono in aree remote e in condizioni precarie. Abbiamo dovuto interrompere le sessioni di supporto psicologico per bambini e adolescenti sfollati e traumatizzati. Circa 1.800 persone, attualmente in una condizione di alta vulnerabilità, potrebbero non ricevere più supporto finanziario per coprire i loro bisogni di base“, spiega Ionut Raita.
L’obiettivo di Azione Contro la Fame, in collaborazione con sei partner locali e due internazionali, è quello di raggiungere 97.559 persone entro il 2025 in quattro aree di intervento:
- Salute, sicurezza alimentare e mezzi di sussistenza
- Supporto psicologico
- Acqua, igiene e servizi sanitari
- Rafforzamento delle capacità delle organizzazioni della società civile.
Il supporto internazionale per questa crisi rimane cruciale se non si vuole che la situazione umanitaria peggiori ulteriormente.
L’articolo UCRAINA: TRE ANNI DI GUERRA E VITE DISTRUTTE. LE INIZIATIVE DI “AZIONE CONTRO LA FAME” proviene da Comunicare il sociale.
21 Feb, 2025 | Comunicare il sociale
Da un lato uno strumento musicale unico al mondo, realizzato dall’azienda toscana Paoletti Guitars con legno di castagno recuperato da antiche botti di vino locale e impreziosito dagli autografi di due mostri sacri del cantautorato italiano come Roberto Vecchioni e Francesco De Gregori, e dall’altro una maglietta griffata ANT e ricoperta dalle firme degli artisti presenti all’edizione pratese dello Yoga Radio Bruno Estate 2024 (Aka Seven, Alex Wyse, Ermal Meta, Leo Gassmann, Piero Pelù, Shade, Il Tre, Sarah, Maninni, Darin, BNKR44, Benji&Fede).
Sono questi i due prestigiosi lotti che Fondazione ANT, ente di riferimento del Terzo Settore italiano nei campi dell’assistenza domiciliare ai malati di tumore e della prevenzione oncologica, metterà all’incanto sulla nota piattaforma digitale di aste benefiche Charity Stars, con l’obiettivo di raccogliere fondi a sostegno delle sue attività assistenziali nella Provincia di Prato e con una base d’asta, rispettivamente, di 2.500 e 200 euro.
I due lotti sono visibili al link https://www.charitystars.com/foundation/fondazione-ant-italia-onlus/.
Nel primo caso, si parla di una chitarra modello 500 Lounge HH Bianco, in legno scelto di castagno proveniente da botti per la vinificazione, come da marchio di fabbrica dell’azienda guidata da Fabrizio Paoletti. La quale, negli ultimi anni, ha avuto l’onore di vedere i suoi prodotti nelle mani di star della musica mondiale come Keith Richards, Roger Waters, Johnny Depp, Slash dei Guns’n’Roses e Joe Perry degli Aerosmith, oltre che in quelle, fra gli altri, dei nostrani Ligabue, Elisa e Pinguini Tattici Nucleari.
Il corpo della chitarra in questione ha lo stile caratteristico della serie Lounge, con due camere tonali all’interno, mentre la finitura bianca è impreziosita da un delicato relic. I pickup scelti, invece, sono due Paoletti Humbucker Rock II – 8.5K Alnico 5 e la tastiera è in ebano, con inserti in Pearloid bianco. Gli elementi di hadware, come appunto i pickup, sono anch’essi di produzione propria, realizzati in ottone, a creare una chitarra raffinata e perfetta per uno stile che spazia dal rock al jazz, il cui valore sul mercato italiano si aggira intorno ai 6.000 euro. Ma, chiaramente, le firme della coppia d’eccezione De Gregori/Vecchioni, per qualunque appassionato del genere, non hanno prezzo.
Nel secondo caso, parliamo invece di una t-shirt di cotone taglia M, di colore verde intenso, con logo bianco celebrativo del 45esimo anniversario di Fondazione ANT sul lato sinistro del petto e slogan emozionale ANT sulle spalle. Sparse sul lato posteriore della maglietta, stanno le firme di nomi vecchi e nuovi della musica italiana (da Piero Pelù a Ermal Meta), raccolte lo scorso agosto, grazie al supporto di Radio Bruno e Fonderia Cultart, fra gli ospiti della data pratese della kermesse Yoga Radio Bruno Estate 2024.
L’articolo All’asta chitarra autografata da Vecchioni e De Gregori e t-shirt firmata da 12 cantanti. Il ricavato sosterrà l’assistenza oncologica domiciliare gratuita di ANT a Prato proviene da Comunicare il sociale.
21 Feb, 2025 | Comunicare il sociale
Scade il 27 febbraio il primo termine per inviare la domanda di partecipazione al concorso collegato al Family Film Festival, la cui prima edizione si svolgerà a Napoli dal 22 al 25 ottobre 2025.
Possono presentare i propri lavori tutti i ragazzi di età compresa tra i 10 e i 25 anni: il limite di età riguarda solo il firmatario del modulo di presentazione della domanda di partecipazione, mentre nel cast del filmato potranno esserci persone di ogni età.
Le opere possono essere prodotte da singoli o da gruppi di persone: classi/scuole, università, oratori, associazioni, centri di aggregazione, privati, interi nuclei familiari; sono ammesse tutte le tecniche creative, compreso l’utilizzo di intelligenza artificiale; la durata massima del cortometraggio è di 15 minuti.
La richiesta di partecipazione (allegato A) dovrà essere inviata all’indirizzo familyfilmfestival@noidelforumaps.org entro il 27 febbraio 2025. L’elaborato filmico dovrà pervenire con We-Transfer all’indirizzo mail familyfilmfestival@noidelforumaps.org e potrà essere inviato sia contemporaneamente alla richiesta di partecipazione, ossia entro il 27 febbraio 2025, che successivamente, entro il 27 giugno 2025. È necessario allegare all’elaborato cinematografico la liberatoria (allegato B) compilata in ogni sua parte e corredata di copia di un valido documento di riconoscimento. Sono previsti premi in denaro per i primi 3 classificati e riconoscimenti.
Il “Family Film Festival” sarà strutturato in tre serate e in quattro giornate caratterizzate da una serie di eventi diurni durante i quali i concorrenti (tutti quelli che hanno inviato il proprio corto, anche i non finalisti) e la giuria junior avranno l’occasione di partecipare ad attività formative messe in campo dalle Associazioni del Forum Famiglie e da Accademia di Belle Arti di Napoli, Conservatorio San Pietro a Majella, Università degli Studi di Napoli Federico II – Master in drammaturgia e cinematografia, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli). Sono previsti incontri con importanti rappresentanti del mondo cinematografico, napoletano e non solo (autori, attori, produttori, registi) ed una serie di eventi culturali aventi ad oggetto la Famiglia in ogni suo aspetto.
A questo link info e documenti:
L’articolo Family Film Festival, c’è tempo fino al 27 per partecipare al concorso proviene da Comunicare il sociale.
21 Feb, 2025 | Comunicare il sociale
Fernanda aveva diciassette anni quando un’auto che non si era fermata al semaforo rosso la travolse. Era in scooter e stava andando a scuola. Il suo banco è rimasto vuoto per sempre, come il suo lettino, il suo posto a tavola, a casa. Una tragedia che sconvolse Napoli, ma non abbastanza; il pomeriggio dello stesso giorno in cui Fernanda aveva perso la vita, altre macchine continuarono a passare col rosso a quel semaforo. Come se niente fosse successo. La madre di Fernanda, Sonia Fusco, insieme ad altri genitori i cui figli hanno perso la vita a causa di incidenti stradali, hanno tratto forza dal dolore e con l’Associazione familiari e vittime della strada ogni giorno raggiungono scuole, istituti e piazze per trasmettere il loro messaggio che va oltre la semplice eppur mai scontata educazione stradale. «Utilizzando dei power point trasmettiamo le nozioni di base che mirano a educare alla percezione del rischio, all’importanza di prestare attenzione, alle conseguenze che un attimo di distrazione può avere sulla vita degli altri e sulla propria», spiega Sonia la cui storia è anche una storia di perdono.
«Domenico è la persona che ha investito mia figlia. Gli ho dato perdono perché solo così potevo liberare me stessa dal rancore e portare avanti il testamento di mia figlia Fernanda che mi ha lasciato una missione: dare amore. Domenico – continua Sonia – dice spesso che se potesse tornare indietro ci si costruirebbe una casa sotto quel semaforo perché per un perdere un secondo è passato col rosso e Fernanda ha perso la vita e lui non sarà mai più lo stesso. Ha ammesso le sue colpe, Domenico, non tutti lo fanno e anche la sua testimonianza è utile per far comprendere quanto l’illusione del controllo, la scelta avventata di un attimo possano distruggere vite e cambiare per sempre la propria».
«Spesso penso che avrei dovuto iniziare il mio percorso di volontariato prima di perdere mia figlia quando, tre anni prima, la stessa tragedia aveva colpito la famiglia della mia amica Erminia Capriglioni, mamma di Pietro Villani, ucciso dalla violenza stradale tre anni prima. Le nostre storie sono unite dallo stesso tragico destino e da partendo queste macerie abbiamo aderito a un progetto col quale mettersi a disposizione del prossimo». L’associazione di volontari ha attive collaborazioni con la Federazione motociclistica, con la Croce Rossa Italiana, organizza incontri dal vivo e da remoto nelle scuole di ogni ordine e grado, incontri pubblici e momenti di riflessione, seminari sul primo soccorso, confronti sulla giustizia riparativa. «Se nelle scuole, quando alla fine di ogni seminario dico che sono la mamma di una vittima della strada sono i ragazzi a immedesimarsi e a commuoversi, insieme ai loro insegnanti, quando incontriamo gli autori di reato, persone di tutte le età ed estrazione sociale, la loro reazione emotiva s’associa a quella di noi genitori e scatta in loro un processo di riflessione profonda». «I nostri sono percorsi concreti, proviamo a fare un po’ di rumore, a entrare nelle scuole ed estendere la nostra rete in modo fattivo; ci rimbocchiamo le maniche con tante mamme che hanno vissuto questa tragedia».











Non tutti, ovviamente, hanno la forza di Sonia. «È un dolore che annichilisce e non sempre si hanno volontà e strumenti per trarne un nuovo punto di partenza – spiega -. Come ho detto, personalmente avrei voluto muovermi prima, iniziare prima il mio percorso con Antonella Favero, con don Franco della pastorale col quale siamo entrati anche nelle carceri per il Progetto A scuola di libertà. In questi giorni ci siamo collegati con tante scuole d’Italia. Ho raccontato cosa è successo a Fernanda, il mio incontro con Domenico che non chiamo omicida, perché ha fatto grande errore». Accanto alle testimonianze, come detto, l’associazione porta nozioni tecniche che vedono i volontari aggiornarsi ciclicamente con corsi di educazione stradale e formazione motociclistica. «La preparazione ci consente di contribuire concretamente alla formazione delle coscienze, comprendere che un’auto, una moto, un veicolo può diventare un’arma ci consente di evitare comportamenti avventati molti dei quali alla base delle tragedie che avvengono sulle strade» dice Sonia. «Si parla spesso impropriamente di “incidente” come qualcosa di inevitabile, ma, analizzando i singoli casi, sappiamo che la maggior parte sono in realtà evitabili: moderando la velocità, fermandosi allo stop o al rosso, non distraendosi col telefonino, dando la precedenza, usando cautela negli incroci, rispettando le distanze di sicurezza: comportamenti basilari, in mancanza dei quali si attua quella violenza stradale che miete vittime a cadenza quotidiana», conclude Sonia Fusco.
di Mary Liguori
L’articolo <font color=”red”>SONIA E LE ALTRE</font> «Ho perdonato chi ha investito e ucciso mia figlia. Ora cerco di formare le coscienze» proviene da Comunicare il sociale.
21 Feb, 2025 | Comunicare il sociale
Fernanda aveva diciassette anni quando un’auto che non si era fermata al semaforo rosso la travolse. Era in scooter e stava andando a scuola. Il suo banco è rimasto vuoto per sempre, come il suo lettino, il suo posto a tavola, a casa. Una tragedia che sconvolse Napoli, ma non abbastanza; il pomeriggio dello stesso giorno in cui Fernanda aveva perso la vita, altre macchine continuarono a passare col rosso a quel semaforo. Come se niente fosse successo. La madre di Fernanda, Sonia Fusco, insieme ad altri genitori i cui figli hanno perso la vita a causa di incidenti stradali, hanno tratto forza dal dolore e con l’Associazione familiari e vittime della strada ogni giorno raggiungono scuole, istituti e piazze per trasmettere il loro messaggio che va oltre la semplice eppur mai scontata educazione stradale. «Utilizzando dei power point trasmettiamo le nozioni di base che mirano a educare alla percezione del rischio, all’importanza di prestare attenzione, alle conseguenze che un attimo di distrazione può avere sulla vita degli altri e sulla propria», spiega Sonia la cui storia è anche una storia di perdono.
«Domenico è la persona che ha investito mia figlia. Gli ho dato perdono perché solo così potevo liberare me stessa dal rancore e portare avanti il testamento di mia figlia Fernanda che mi ha lasciato una missione: dare amore. Domenico – continua Sonia – dice spesso che se potesse tornare indietro ci si costruirebbe una casa sotto quel semaforo perché per un perdere un secondo è passato col rosso e Fernanda ha perso la vita e lui non sarà mai più lo stesso. Ha ammesso le sue colpe, Domenico, non tutti lo fanno e anche la sua testimonianza è utile per far comprendere quanto l’illusione del controllo, la scelta avventata di un attimo possano distruggere vite e cambiare per sempre la propria».
«Spesso penso che avrei dovuto iniziare il mio percorso di volontariato prima di perdere mia figlia quando, tre anni prima, la stessa tragedia aveva colpito la famiglia della mia amica Erminia Capriglioni, mamma di Pietro Villani, ucciso dalla violenza stradale tre anni prima. Le nostre storie sono unite dallo stesso tragico destino e da partendo queste macerie abbiamo aderito a un progetto col quale mettersi a disposizione del prossimo». L’associazione di volontari ha attive collaborazioni con la Federazione motociclistica, con la Croce Rossa Italiana, organizza incontri dal vivo e da remoto nelle scuole di ogni ordine e grado, incontri pubblici e momenti di riflessione, seminari sul primo soccorso, confronti sulla giustizia riparativa. «Se nelle scuole, quando alla fine di ogni seminario dico che sono la mamma di una vittima della strada sono i ragazzi a immedesimarsi e a commuoversi, insieme ai loro insegnanti, quando incontriamo gli autori di reato, persone di tutte le età ed estrazione sociale, la loro reazione emotiva s’associa a quella di noi genitori e scatta in loro un processo di riflessione profonda». «I nostri sono percorsi concreti, proviamo a fare un po’ di rumore, a entrare nelle scuole ed estendere la nostra rete in modo fattivo; ci rimbocchiamo le maniche con tante mamme che hanno vissuto questa tragedia».











Non tutti, ovviamente, hanno la forza di Sonia. «È un dolore che annichilisce e non sempre si hanno volontà e strumenti per trarne un nuovo punto di partenza – spiega -. Come ho detto, personalmente avrei voluto muovermi prima, iniziare prima il mio percorso con Antonella Favero, con don Franco della pastorale col quale siamo entrati anche nelle carceri per il Progetto A scuola di libertà. In questi giorni ci siamo collegati con tante scuole d’Italia. Ho raccontato cosa è successo a Fernanda, il mio incontro con Domenico che non chiamo omicida, perché ha fatto grande errore». Accanto alle testimonianze, come detto, l’associazione porta nozioni tecniche che vedono i volontari aggiornarsi ciclicamente con corsi di educazione stradale e formazione motociclistica. «La preparazione ci consente di contribuire concretamente alla formazione delle coscienze, comprendere che un’auto, una moto, un veicolo può diventare un’arma ci consente di evitare comportamenti avventati molti dei quali alla base delle tragedie che avvengono sulle strade» dice Sonia. «Si parla spesso impropriamente di “incidente” come qualcosa di inevitabile, ma, analizzando i singoli casi, sappiamo che la maggior parte sono in realtà evitabili: moderando la velocità, fermandosi allo stop o al rosso, non distraendosi col telefonino, dando la precedenza, usando cautela negli incroci, rispettando le distanze di sicurezza: comportamenti basilari, in mancanza dei quali si attua quella violenza stradale che miete vittime a cadenza quotidiana», conclude Sonia Fusco.
di Mary Liguori
L’articolo <font color=”red”>SONIA E LE ALTRE</font> «Ho perdonato chi ha investito e ucciso mia figlia. Ora cerco di formare le coscienze» proviene da Comunicare il sociale.
21 Feb, 2025 | Comunicare il sociale
Il 26 febbraio 2025, presso la sala consiliare del Comune di Camposano, l’Organizzazione di Volontariato WE CAN, in collaborazione con l’associazione A2C, organizzerà un seminario dedicato ai campi elettromagnetici. L’evento mira a sensibilizzare e informare la comunità sugli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute e sull’ambiente.
I campi elettromagnetici sono presenti ovunque nella nostra quotidianità, generati da dispositivi elettronici, linee elettriche e infrastrutture di telecomunicazione. Sebbene abbiano rivoluzionato il nostro modo di vivere, esistono preoccupazioni riguardo ai potenziali effetti a lungo termine sulla salute umana e sull’ecosistema.
Il seminario offrirà un’opportunità per approfondire la comprensione di questi fenomeni, grazie all’intervento di esperti del settore che discuteranno delle ultime ricerche scientifiche, delle normative vigenti e delle misure preventive che possono essere adottate per minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici.
La partecipazione è aperta a tutti gli interessati, dai professionisti del settore ai cittadini desiderosi di informarsi su un tema di crescente rilevanza. Per ulteriori dettagli e per iscriversi all’evento, è possibile consultare il sito ufficiale di WE CAN.
Interverranno il presidente di WE CAN Daniele Siciliano, gli ingegneri Sabrina Gioviale e Angelo Rizzo e, per gli aspetti legali, l’avvocato Salvatore Nappi.
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