Giffoni sigla il protocollo d’intesa con il Gruppo Asperger Campania

È stato firmato un accordo importante tra Giffoni Experience e il Gruppo Asperger Campania, alla presenza di Claudio Gubitosi, patron di Giffoni, Angela Silletti, presidente del Gruppo Asperger Campania e Tiziana Valeriani, vice presidente e referente a Salerno.

L’obiettivo di questo protocollo è quello di promuovere l’inclusione, far conoscere meglio la Sindrome di Asperger e le neurodivergenze, coinvolgere giovani neurodivergenti e neurotipici in esperienze condivise e positive e sensibilizzare il pubblico del Giffoni Film Festival sui temi dell’autismo con attività dedicate.

Tra le iniziative in cantiere, ancora in fase di studio, c’è anche l’idea di creare un’Area Relax dedicata ai ragazzi neurodivergenti all’interno del festival.

Questa zona, pensata in collaborazione con il Gruppo Asperger Campania, sarà uno spazio accogliente, sicuro e sensorialmente regolato, studiato per rispondere alle esigenze di chi ha iper- o ipo-sensibilità agli stimoli esterni

Se questo progetto pilota si realizzasse, sarebbe un esempio unico nel suo genere tra i festival cinematografici internazionali, andando a rafforzare il ruolo di Giffoni come pioniere dell’inclusione e dell’ascolto delle nuove generazioni.

Questo accordo non è solo una collaborazione tra enti, ma un messaggio forte e concreto.

Due realtà si uniscono per condividere la stessa missione: promuovere il benessere, la crescita e l’integrazione dei giovani.

Una intesa che manda anche un messaggio chiaro a livello nazionale guardando all’inclusione non solo come ad un gesto simbolico, ma come una responsabilità culturale che si traduce in azioni concrete, partendo dai luoghi in cui si formano le coscienze e si costruisce il futuro.

di Annatina Franzese

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Il volontariato diventa competenza riconosciuta: ecco la certificazione

 Lo scorso 19 giugno la Conferenza Stato-Regioni ha approvato un’intesa fondamentale per chi si dedica all’impegno sociale: le competenze acquisite attraverso il volontariato negli Enti del Terzo Settore (ETS) potranno finalmente essere riconosciute ufficialmente, sia nel mondo della scuola che in quello del lavoro.

A proporre il provvedimento è stato il Ministero del Lavoro, in accordo con altri ministeri come quelli dell’Istruzione, dell’Università e della Pubblica Amministrazione. Dopo una fase di confronto tecnico durata mesi – con bozze condivise già a marzo e modifiche accolte fino a giugno – si è giunti a un testo condiviso da tutte le Regioni.

Dopo l’intesa in Conferenza, il decreto sta ora raccogliendo le firme dai vari dicasteri interessati, poi si procederà alla pubblicazione.

Ma che cosa significa, concretamente, «certificare le competenze del volontariato»? Significa riconoscere – con un atto formale e misurabile – le abilità che una persona sviluppa mettendosi a disposizione degli altri: capacità organizzative, relazionali, tecniche, che ora potranno diventare parte integrante del curriculum di una persona.

Chi presta servizio volontario all’interno di un ETS per almeno 60 ore nell’arco di un anno potrà entrare in un percorso di riconoscimento. Non basta però «aver fatto qualcosa»: l’attività dovrà essere inserita in un progetto strutturato, con obiettivi precisi, affiancamento da parte di un tutor, e una partecipazione attiva ad almeno il 75% delle ore previste. Se tutti i requisiti sono rispettati, l’ETS rilascerà un documento ufficiale che attesta le competenze maturate.

Il documento potrà essere usato in vari ambiti. Nelle scuole, ad esempio, potrà valere come credito formativo. Nelle università, potrebbe contribuire al riconoscimento di attività extracurriculari. E nei concorsi pubblici, o nel mercato del lavoro privato, diventa un modo concreto per mostrare competenze reali, fondate sull’esperienza.

Da anni l’Unione Europea promuove la validazione delle competenze acquisite fuori dai percorsi formali, e il volontariato è uno degli ambiti più rilevanti. Progetti come eQval – un’iniziativa Erasmus+ che ha prodotto strumenti concreti per la certificazione delle competenze nei diversi paesi – mostrano che l’idea non è nuova. Ma ora, finalmente, trova anche in Italia un’applicazione concreta e sistematica.

di Francesco Gravetti

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“Magia in Musica”: una serata di emozioni e riflessioni contro la violenza di genere

A Telese Terme, presso il Parco delle Antiche Terme Jacobelli, il 9 luglio alle 19:30 prenderà vita l’evento “Magia in Musica”, un incontro gratuito aperto a tutta la cittadinanza che unisce l’arte della musica al lume di candela con una riflessione collettiva su un tema quanto mai urgente e doloroso, quello della violenza di genere contro le donne.

L’iniziativa nasce dalla sinergia tra la Fondazione per i Diritti Fondamentali e il Comune di Telese Terme, con l’organizzazione curata dalla Dr.ssa Mariarosaria Focaccio e il sostegno di professionisti, istituzioni e sponsor sensibili al tema, come il Pastificio Massa, che offrirà un omaggio simbolico a tutti i presenti.

A rendere ancora più significativo l’inizio della serata sarà l’intervento del Dr. Antonio Gialanella, già Procuratore Generale della Repubblica, che introdurrà i temi dell’incontro con la sensibilità e l’esperienza maturate in anni di servizio. A seguire, saliranno sul palco figure istituzionali di primo piano: il Prefetto di Benevento Raffaela Moscarella, il Sindaco di Telese Terme Giovanni Caporaso, e il Vescovo Giuseppe Mazzafaro, voci autorevoli che porteranno il punto di vista delle istituzioni, delle comunità locali e della Chiesa.

Il momento centrale sarà affidato alla Dr.ssa Maria Rosaria Covelli, Presidente della Corte d’Appello di Napoli e punto di riferimento a livello nazionale per il suo impegno alla guida dell’Osservatorio sulla violenza di genere. Il suo intervento sarà il cuore della serata, un’analisi lucida e umana su un fenomeno che ogni giorno continua a mietere vittime e silenzi.

Accanto a lei, prenderanno la parola la Dr.ssa Antonella Sica e la Dr.ssa Fabiola Filippelli, che affronteranno il tema da prospettive professionali diverse ma complementari. Non mancheranno le testimonianze dirette. E poi ci sarà spazio anche per lo sguardo delle nuove generazioni, rappresentato dallo studente Alessandro D’Alessio, che porterà in scena il punto di vista di chi sta crescendo in un mondo in cambiamento.

A concludere la parte istituzionale, il Prefetto di Napoli Michele Di Bari, altra figura chiave nella lotta alla violenza e nella promozione della legalità.

Il Quintetto d’archi dell’Orchestra Internazionale della Campania regalerà un concerto suggestivo, impreziosito dalle atmosfere del tango, che aggiungerà emozione e intensità. A chiudere, un tocco di leggerezza intelligente: l’ironia graffiante e coinvolgente del comico Francesco Cicchella.

 

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Legambiente, a A Napoli Est nasce un patto per lo sviluppo dei green jobs

Negli scorsi giorni è stato siglato un importante Protocollo d’Intesa tra Legambiente Campania, l’Istituto Tecnico e Tecnologico Marie Curie e un gruppo di imprese leader nel settore energetico: EdisonEDP Renewables ItaliaENGIE ItaliaLEITWIND ServicePLC System e Sinergia.
Secondo i dati della Fondazione Symbola, “Le Filiere del futuro”, la Campania si colloca al terzo posto con 3.490 imprese nel settore delle rinnovabili (9,3%), nell’ultimo anno è tra le regioni che hanno il maggior numero di nuove imprese nella filiera delle rinnovabili, 465 (dopo Lombardia 676 e Lazio 564). Inoltre, il rapporto Green Italy 2024, comunicato da Symbola, sostiene che sono in totale 152.390 i contratti green jobs in Campania (+8.600 rispetto all’anno precedente). Analizzando la serie storica del rapporto si evince che dal 2014 – primo anno di rilevazione dei dati – al 2024 si è passati da 3.100 assunzioni a 152.390 fotografando la reale l’espansione dei green jobs nell’ultimo decennio.
L’accordo nasce dalla consapevolezza che la transizione ecologica si trasforma in una vera e propria occasione lavorativa per le studentesse e gli studenti in formazione. Per questa ragione è necessario progettare iniziative formative per dare vita a percorsi professionali sostenibili e, al tempo stesso, rispondere al fabbisogno occupazionale del settore. Per questo, il protocollo punta a promuovere i green jobs, rafforzando il legame tra scuola, impresa, territorio e comunità, contribuendo così allo sviluppo di un’economia green, giusta e inclusiva.
Attraverso seminari, laboratori, workshop e tirocini formativi – anche nell’ambito dei PCTO– il patto offrirà a studentesse e studenti nuove opportunità per avvicinarsi al mondo del lavoro nel settore delle energie rinnovabili. Le attività prevedono, inoltre, percorsi di formazione continui per i docenti, iniziative culturali per superare gli stereotipi di genere nelle discipline STEM, visite didattiche presso impianti energetici e percorsi di educazione ambientale non formale.
Il protocollo si inserisce all’interno dei progetti P.E.C.S.S. – Patti Educativi di Comunità Sostenibili e Solidali, promosso da Legambiente Campania in collaborazione con IC V. Da Feltre-Sarria Monti, ITT Marie Curie e Fondazione Famiglia di Maria e Green Energy Revolution, e integra il Patto Educativo di Comunità di Napoli Est, con l’obiettivo di contribuire al rilancio ambientale, sociale e occupazionale del territorio. Progetti che generano valori condivisi attraverso il rafforzamento dei percorsi di consapevolezza ambientale, potenziando la comunità educante, attivando un vero e proprio processo che coinvolge le studentesse e gli studenti delle scuole secondarie attraverso l’orientamento verso i livelli di istruzione terziaria – in particolare verso le discipline STEM – e verso i green jobs.
L’obiettivo è quello di dare vita a un vero protagonismo della comunità nell’area est di Napoli nel processo di transizione ecologica che deve attraversare i nostri territori” dichiara Mariateresa Imparato, Presidente di Legambiente Campania, “volto a garantire opportunità, valorizzando le competenze sviluppate, potenziando le reti collaborative e le esperienze virtuose” prosegue. “L’intento è quello di accompagnare le studentesse e gli studenti in percorsi formativi e di orientamento professionale, rendendoli consapevoli che il proprio impiego lavorativo futuro può contribuire alla giusta transizione ecologica”, chiude.
Questa è una straordinaria opportunità per le studentesse e gli studenti della nostra scuola” dichiara la Prof.ssa Valeria Pirone, Dirigente scolastica dell’ITT Marie Curie, “abbiamo laboratori didattici all’avanguardia, percorsi formativi specialistici per minori e adulti dedicati all’energia. Considerata la complessità del contesto nel quale opera l’istituto scolastico, il protocollo e più in generale la collaborazione con Legambiente e le imprese, si inserisce in un processo di sviluppo delle competenze molto più ampio, capace di prevenire e superare la povertà educativa e l’evasione scolastica”, conclude.
Con durata iniziale di un anno, rinnovabile, questo protocollo rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra il mondo dell’istruzione imprese e il terzo settore, capace di generare impatto reale e duraturo

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Disabilità e accoglienza: «La prima cura è la famiglia»

Controlli annuali gratuiti per tutti coloro che, ogni giorno, assistono i propri familiari in cura. È, questo, l’appello che la Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia rivolge alle istituzioni in occasione della conferenza stampa «Disabilità e accoglienza: pazienti pediatrici e caregiver al centro della cura», che si è tenuta questa mattina a Roma.

Un’iniziativa che interesserà molti familiari impegnati nel ruolo di caregiver. Donne e uomini che assistono un figlio con disabilità, malattia cronica o fragilità. Un esercito silenzioso tra i 45 e i 64 anni che è essenziale per la tenuta del nostro sistema sanitario e di welfare. Perché in Italia, da sempre, la prima cura è la famiglia.

La conferenza stampa, su iniziativa del Questore della Camera, On. Alessandro Manuel Benvenuto, è stata promossa dalla Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia insieme al Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli.

L’evento si inserisce nel percorso avviato dal Ministero per le Disabilità con l’istituzione di un tavolo tecnico dedicato al riconoscimento del caregiver familiare, volto a costruire un quadro normativo stabile e rispettoso del ruolo essenziale svolto da milioni di persone ogni giorno. Una riflessione non più rinviabile, tanto più quando si parla di minori con disabilità, dove la qualità della cura dipende in modo indissolubile dalla tenuta psicologica, emotiva ed economica della famiglia.

“Ringrazio la Fondazione Ronald McDonald per il prezioso lavoro di accoglienza e di cura che svolge quotidianamente al servizio dei bambini e soprattutto delle loro famiglie – spiega il Ministro Alessandra Locatelli –. Il tema della cura è oggi più che mai centrale ed è un aspetto che richiede la massima attenzione. Il disegno di legge a cui stiamo lavorando va esattamente nella direzione di riconoscere il ruolo fondamentale svolto dal caregiver familiare e individuare un sistema di servizi adeguati, di formazione e sostegni che evitino che il caregiver rimanga solo o senza punti di riferimento”.

In Italia, secondo gli ultimi rilievi Istat, sono circa 360.000 gli alunni con disabilità iscritti alle scuole di ogni ordine e grado, pari al 4,5% del totale. Un numero in crescita – circa 21.000 in più rispetto all’anno precedente – che offre una fotografia importante, seppur parziale, della presenza di minori con disabilità nel nostro Paese. La raccolta sistematica di dati aggiornati resta infatti legata principalmente all’ambito scolastico, rendendo più complesso restituire un quadro completo delle condizioni di salute e dei bisogni assistenziali dei bambini con disabilità, in particolare quelli affetti da patologie croniche e complesse.

Le condizioni di salute e psicologiche di chi convive con disabilità gravi sono spesso compromesse, con un’alta incidenza di cattiva salute e disturbi depressivi. Secondo l’OMS, le persone con disabilità hanno un rischio maggiore di sviluppare patologie croniche e una minore aspettativa di vita, aggravata dalle difficoltà di accesso alle cure, spesso per ragioni economiche. In questo contesto, i caregiver familiari rappresentano una risorsa fondamentale, ma troppo spesso invisibile: molti sono costretti a rinunciare al lavoro o a ridurre l’orario per garantire assistenza quotidiana, in assenza di un sistema coordinato di supporto. Circa un terzo delle famiglie si affida a reti informali, ma la maggior parte si trova sola nella gestione della cura e della pianificazione sanitaria. Una condizione che riguarda in modo particolare le famiglie con minori con disabilità, che si trovano a fronteggiare un sistema di welfare ancora frammentato e, talvolta, con costi difficili da sostenere.

Nel corso della conferenza, moderata da Maria Elena Viola (direttrice di Donna Moderna), insieme al Ministro Alessandra Locatelli e alla Direttrice Generale della Fondazione Ronald Maria Chiara Roti, esponenti del mondo sanitario, tra cui Laura Zoppini (Direttore Socio-Sanitario ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano), Marika Pane (Neuropsichiatra infantile e Direttrice del centro clinico Nemo Pediatrico presso Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma), Michele Salata (Direttore del Centro per le Cure palliative pediatriche di Passoscuro dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma), hanno ribadito la necessità di applicare il modello di assistenza Family Centered Care, che pone al centro non solo il paziente ma il suo intero nucleo affettivo, come parte attiva e irrinunciabile del percorso di cura. L’obiettivo? Costruire insieme un nuovo modello di welfare, fondato sulla mappatura dei bisogni e orientato all’evoluzione dell’assistenza centrata sulla famiglia: uno sguardo sul vissuto delle famiglie, dalla diagnosi alla cura, fino alla gestione della cronicità.

Un modello che la Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia promuove da oltre venticinque anni, attraverso un’accoglienza concreta e quotidiana: 4 Case Ronald e 4 Family Room distribuite in 6 città italiane, a pochi passi dai principali ospedali pediatrici. Solo nel 2024, queste strutture hanno accolto oltre 2.500 famiglie, offrendo loro ospitalità gratuita che, altrimenti, avrebbero dovuto pagare oltre 100 euro a notte in strutture ricettive di grandi città (oramai sempre più inaccessibili).

“Il nostro lavoro nelle Case Ronald è l’accoglienza di tutto il nucleo familiare durante il percorso di cura. Lo facciamo da 25 anni in Italia e da 50 anni nel mondo – dichiara Maria Chiara Roti, Direttore Generale della Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald –. Ogni anno, nel nostro Paese, sono circa 90.000 i bambini e le famiglie interessati dal fenomeno della mobilità sanitaria: di questi, almeno uno su tre vive con una disabilità o malattia cronica. I nostri 8 programmi servono 7 ospedali pubblici in cinque regioni italiane, 4 sono invece i nuovi programmi in cantiere. Il nostro obiettivo strategico è quello di raddoppiare il numero di famiglie accolte entro il 2030. Stiamo inoltre sviluppando nuovi progetti locali di pre-care e post-care con l’obiettivo di accompagnare le famiglie prima e dopo la malattia. Queste innovative iniziative – come ad esempio “Fratelli d’a-mare” e “Sciroppo di teatro” – rientrano nel modello Family Centered Care che stiamo promuovendo e sviluppando. Grazie al lavoro con le istituzioni e in particolare con il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, vogliamo rendere organica all’interno del percorso di salute pubblica la presa in carico del bambino paziente e del suo adulto caregiver. La coprogrammazione e coprogettazione pubblico–privato sociale permettono a programmi con una storia straordinaria come la nostra di diventare sostenibili e parte del sistema integrato di cura. Proponiamo quindi di inserire nel percorso di legge sui caregiver la possibilità per il genitore accompagnatore del bambino disabile o malato cronico di effettuare un check up annuale gratuito presso la struttura stessa. Questo si traduce in prevenzione e protezione del caregiver che sappiamo essere un adulto sofferente e con alto rischio di malattie. In questo modo facciamo un passo in più diventando ‘sentinelle’ e intercettando nuovi bisogni, proteggendo di conseguenza il sistema da costi evitabili”.

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Il mare per tutti con Lorkinos, la nave dell’accessibilità, che solca le onde del golfo di Napoli

Stanno salpando, proprio in questi giorni. La prima volta, per molti di loro: la prima volta di tutto. La prima volta a bordo di una nave, vento e sole in faccia, oltre le barriere, la prima volta a relazionarsi con una normalità possibile, o almeno quasi.
Si chiama Lorkinos, un tempo era scenario di crimini e illegalità e invece oggi il suo scopo e il suo destino sono stati totalmente stravolti. È un ex peschereccio e sarà ormeggiata a Nisida la nave ammiraglia di una flotta che è divenuto un hub e un palcoscenico galleggiante destinato ad ospitare attività sportive, formative e culturali organizzate e pensate per coinvolgere attivamente persone diversamente abili. Un supporto alla disabilità e alla diversità, un modo per iniziare a pensare fuori dagli schemi e a mettere in atto nel concreto una serie di interventi a supporto delle persone che hanno difficoltà sia motorie che cognitive.
Il Lorkinos è stato varato qualche settimana fa nella darsena della Marina Militare a Napoli, contestualmente alla presentazione del progetto basato sull’utilizzo dell’imbarcazione ideato da Isolahabile, la prima realtà sportiva e turistica dedicata al mondo delle disabilità. Adesso stanno iniziando le prime uscite nel Golfo, tra navigazione e attività laboratoriali usufruendo del potenziale donato dal riadattamento degli spazi e della struttura dell’imbarcazione, trasformata in una enorme “culla” per ospitare persone con disabilità, anche in carrozzina, una cosa impensabile fino ad ora per ovvi limiti strutturali.
Ma perché accostare una simile realtà proprio alla disabilità? Lasciando a parte le attività e la parte strutturata dell’intero impianto progettuale, da cosa prende le mosse una tale idea? «Amo il mare e la nautica; anni fa mi chiesero se riuscivamo a far fare un giro pomeridiano ad una coppia che aveva un adolescente disabile. Ecco, quel pomeriggio mi colpì particolarmente». A rispondere è Marco Enrico Perillo, amministratore della società e ideatore del progetto, che incalza: «Abbiamo quasi concluso la fase di programmazione delle prime uscite con progetti già avviati e siamo pronti per salpare». Per Perillo, che sta portando avanti questo progetti anche insieme ad altri soci, tra questi Osvaldo Maniaci, Lorkinos «non è solo un’imbarcazione, ma un simbolo di trasformazione e di speranza, sia per l’impiego che ne viene fatto in favore delle persone con disabilità, sia perché la nave è un bene appartenuto a esponenti della criminalità organizzata e poi confiscata alla malavita. Quindi in qualche modo da simbolo del potere mafioso è stata trasformata in un laboratorio galleggiante di legalità, inclusione e di cittadinanza attiva».
Per molte delle famiglie di ragazzi e giovani adulti con disabilità, Lorkinos è anche una trampolino per pensare a una «normalità possibile».
A spiegare meglio questo concetto è Teresa Montella, uno dei referenti dell’associazione Autismo Sociale, mamma di un ragazzone di 25 anni autistico a basso funzionamento che racconta quanto sia importante questo tipo di attività nella vita di persone con disabilità e per le loro famiglie. «Al di là di quello che si riesce a fare nel concreto, che è ovviamente importantissimo, quello che è importante per noi è essere “visti”. I nostri ragazzi quando compiono 18 anni, quando la scuola finisce e le attività che anche se a fatica riusciamo a far fare loro vengono interrotte con la chiusura del ciclo di studi, viviamo una sorta di abbandono al quale è impossibile adeguarci. Avere qualcuno che vede la tua difficoltà e che si mette in moto per te, per dare un’opportunità alla vita di tuo figlio e che quindi in questo modo la dà anche a te genitore caregiver, cui spesso è delegato tutto il lavoro di ricerca di attività a sostegno per l’attuazione di una vita degna di esse vissuta, è veramente importante, perché non ci fa sentire soli».
«Non sono le caratteristiche individuali a limitare le capacità delle persone, ma le barriere poste dalla società» ribatte dal canto suo Perillo, che tra l’altro è anche fondatore di Isolahabile. E proprio per combattere le barriere, non solo quelle strutturali, si è pensato ad un luogo accessibile dove poter vivere esperienze educative, sportive e culturali senza riserva alcuna.
A monte del progetto ma anche in questi giorni, si è al lavoro per creare ponti e sinergie con associazioni e realtà del Terzo settore, con gli Enti, con i volontari. Il protocollo d’intesa sottoposto alle parti prevede anche laboratori formativi di 2 o addirittura 4 giornate che integrino didattica nautica, scambi culturali e inclusione territoriale.
Un’iniziativa meravigliosa che promuove l’inclusione, l’accessibilità e la valorizzazione delle risorse locali. Con un occhio di riguardo, sempre e come unico faro, al mondo della disabilità nella sua interezza.
Su quanto realizzato, si è espresso anche il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, che in un videomessaggio diffuso a margine del varo ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, definendo il Lorkinos come «una nave ammiraglia dell’accessibilità, un laboratorio sociale e umano dove il mare diventa spazio di diritti, di sogni e di partecipazione attiva».
A lungo termine saranno organizzate anche iniziative di promozione della terapia occupazionale attraverso il lavoro e l’arte.
di Nadia Labriola

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