Torna l’ “Aperimunnezza” a Licola Mare: giovani in azione per rigenerare le periferie

Si terrà domenica 15 giugno – dalle 16 al tramonto – l’Aperimunnezza sulla spiaggia di libera di Licola, nei pressi del Noah a Pozzuoli. Oltre all’immondizia da raccogliere ci saranno giochi, musica, premi e l’immancabile aperitivo finale. L’evento è organizzato da Rigenera. Hanno aderito all’iniziativa: La Bottega dei Semplici Pensieri, La Scheggia, Madre, Tuenda flegrea, Terra Libera, Pro Loco, Legambiente Giugliano Arianova, Legambiente flegrea, N’ Sea Yet, Sii turista della tua città, Wau Napoli ed il drum circle di Gianmarco Barretta.
“Leggendo il nome di questo evento – scrivono gli organizzatori – potrebbe sembrare lo scarto di un aperitivo. Invece è esattamente l’opposto. L’Aperimunnezza trasforma il rifiuto in un’occasione per fare un aperitivo, rigenerare un’area degradata, rafforzando così il legame tra le persone che vivono in quella zona”.
L’Aperimunnezza nasce circa due anni fa, grazie alla trovata di alcuni ragazzi che, stanchi di accettare passivamente la cattiva gestione di alcune aree della periferia di Napoli nord, decidono di agire. L’evento ha raggiunto risultati ragguardevoli. Cinque gli eventi a cui hanno partecipato oltre 250 volontari, di cui il 70% under 30. In totale sono stati raccolti 1781 kg di immondizia. L’idea è semplice: organizzare delle giornate dedicate alla raccolta di rifiuti in aree degradate e trascurate, per poi festeggiare insieme l’evento con un aperitivo. Grazie al supporto di alcune realtà locali l’iniziativa funziona da subito tanto che, evento dopo evento, i volontari aumentano e la comunità si allarga. Le prime giornate dedicate alla raccolta dei rifiuti si sono svolte sulle rive del Lago Patria.  Inoltre, proprio grazie alla partecipazione di alcune associazioni locali, l’Aperimunnezza diviene una realtà consolidata all’interno dell’associazionismo locale, allargando e rafforzando la rete di associazioni operanti nella periferia di Napoli nord.
Ad organizzare l’iniziativa è l’associazione Rigenera: un’idea di comunità, coesa, solidale e capace di curare il proprio territorio e le persone che ne fanno parte. Il progetto Rigenera si avvale della collaborazione di molteplici associazioni, che, insieme, si rendono protagoniste di differenti attività, con l’obiettivo di rendere migliore il territorio in cui vivono.

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Pollena Trocchia, cultura e miracoli: è Controra

A Pollena Trocchia, in una delle piazze più accoglienti della provincia di Napoli, è nato da pochi mesi CONTRORA, un piccolo bar con mini libreria e discoteca indipendenti.

Un’idea di Paolo Perrotta e di Lucrezia Miracolo, che in meno di trenta metri quadrati, concentra idee e vitalità, fungendo sia da palcoscenico per artisti (non solo affermati), ma anche da luogo di ritrovo per ogni età.

“In poco spazio, tentiamo di raccontare tante storie e di ascoltarne altrettante. Controra è uno spazio, la stanza che a casa tutti vorremmo, ma purtroppo non abbiamo. L’angolo in cui ascoltare un vinile, leggere un libro e perché no, bere un buon calice di vino. Grazie all’energia di Nino Ragosta, sin dall’apertura, abbiamo messo su un cartellone interessantissimo di presentazioni di libri con autori di rilievo”, precisa Lucrezia.

A Controra sarà possibile fare colazione, trattenersi per pranzo o ritrovarsi per aperitivo e cena, gustando un buon caffè della Coop Lazzarelle o spaziando tra i prodotti degli orti vesuviani e dei presidi slow food.

Gli ambienti, oltre ad ospitare una libreria con testi nuovi e usati (viene usata la formula dell’adozione delle case editrici indipendenti, dello scambio e dei gruppi di lettura) è palcoscenico per le opere di Alessandro Flaminio e Roxy in the box, artisti pop tra i più conosciuti in tutta Italia e dei fratelli Gambardella di San Gregorio Armeno.

“Credo in questo progetto perché ha un’anima. Una sua linearità e spritz, calici di vino o panini buonissimi a parte, ha un compito fondamentale: esaltare la bellezza della terra vulcanica. Dentro abbiamo realizzato un totem dedicato a Santo Diego (ndr Diego Armando Maradona), un santo che i miracoli li fa abbastanza presto. I soldi che vanno nella cassettina per accendere la lampadina al santo, infatti finanzieranno l’acquisto di kit scuola per bambini meno fortunati”, conclude Paolo Perrotta.

di Annatina Franzese

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INCENDI BOSCHIVI, DAL 15 GIUGNO PERIODO GRAVE PERICOLOSITA’. IN CAMPANIA NO A FUOCHI ALL’APERTO, GIOCHI PIROTECNICI E BRACIATE NEI BOSCHI

Entra in vigore il 15 giugno prossimo il periodo di “grave pericolosità per gli incendi boschivi in Campania”: lo ha stabilito, con proprio decreto, il direttore generale della Protezione Civile regionale, Italo Giulivo, in virtù delle valutazioni del Centro Funzionale Multirischi sul quadro climatico e delle analisi meteorologiche effettuate in base ai modelli previsionali disponibili e sulle possibili evoluzioni.
Con l’avvio di tale “stato”, al fine di salvaguardare il patrimonio boschivo e di prevenire gli incendi, scattano anche 5 divieti:
  • Divieto di accendere fuochi all’aperto nei boschi e fino ad una distanza di 100 metri da essi, nonché nei pascoli;
  • Divieto di combustione di residui vegetali, agricoli e forestali;
  • Divieto di abbruciamento stoppe ed erbe infestanti, anche incolte;
  • Divieto di accendere fuochi d’artificio, lanciare razzi di qualsiasi tipo e/o mongolfiere di carta, meglio note come “lanterne volanti”, dotate di fiamme libere, nonché altri articoli pirotecnici ad una distanza non inferiore a 1 chilometro dalle superfici boscate e pascoli, salvo deroghe specifiche;
  • Divieto di compiere le seguenti attività nei boschi e nei pascoli:
    • usare motori o fornelli che producano brace o faville;
    • usare apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli;
    • far brillare mine;
    • fumare o compiere altra azione che possa creare comunque pericolo mediato o immediato di incendio come, ad esempio, gettare fiammiferi o sigarette accese; sostare con autoveicoli su viabilità non asfaltata all’interno di aree boscate
Numerose sono anche le prescrizioni, finalizzate sempre all’antincendio boschivo, sia per le Autorità competenti (precauzioni sono richieste, ad esempio, per le esercitazioni militari nonché per il transito dei treni in zone boscate), che per i gestori privati di particolari attività (come l’obbligo per i concessionari di impianti esterni di GPL e gasolio, in serbatoi fissi, per uso domestico o commerciale, di mantenere libera e priva di vegetazione l’area circostante al serbatoio per un raggio non inferiore a mt. 6,00) che per i proprietari o detentori delle aree boscate (sono tenuti a provvedere al decespugliamento laterale ai boschi con la creazione di una fascia di rispetto, cioè priva di vegetazione, tale da ritardare o impedire il propagarsi degli incendi).
La Protezione Civile della Regione Campania richiama l’attenzione dei Sindaci, sulla necessità di rafforzare le attività di ricognizione, sorveglianza, avvistamento e allarme per incendi boschivi sul proprio territorio, anche avvalendosi delle associazioni di volontariato di protezione civile, nonché di sensibilizzare i cittadini e le associazioni di categoria degli agricoltori e degli allevatori, promuovendo la cultura di protezione civile e le corrette norme di comportamento per la salvaguardia dell’ambiente.
Ai Comuni spetta anche l’obbligo di comunicare alla Protezione civile regionale le attività ad alto rischio esplosivo o infiammabilità ubicati nelle aree boscate e potenzialmente interessate da incendi (art. 2 L. 353/2000) e anche l’ubicazione delle prese idriche presenti sui rispettivi territori.
Si ricorda altresì alle amministrazioni comunali di provvedere ad apposite campagne di sensibilizzazione della popolazione sull’antincendio boschivo e di dare ampia visibilità alle norme e ai divieti che partono dal prossimo 15 giugno. Il periodo di “grave pericolosità incendi” in Campania resterà in vigore fino al 30 settembre prossimo, salvo proroghe.

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“Mai spegnere la luce”: Rita Terracciano trasforma il dolore in parole nel suo primo racconto autobiografico

“Mai spegnere la luce” è il primo racconto autobiografico di Rita Terracciano, insegnante e giornalista, che ha scelto di trasformare una perdita intima e profonda in un atto d’amore universale.
 Il libro è nato nei giorni in cui l’autrice ha vissuto il Natale accanto alla nonna Livia – per tutti Anna – tra ospedali, ricordi, silenzi e gesti che rimangono scolpiti nella memoria.

Un diario che diventa racconto, una voce che si fa luce anche nel buio più grande.
”Scrivere è stato come attraversare il dolore a piedi nudi, ma anche come accendere una candela in una stanza che non volevo lasciare”, racconta l’autrice.
Ma “Mai spegnere la luce” non è solo il racconto di un lutto. È soprattutto il racconto di un amore assoluto: quello tra una nipote e la nonna che l’ha cresciuta, amata, accompagnata in ogni passo. Rita era per lei “la quarta figlia”. Questo libro nasce da quel legame speciale, unico, che ha avuto la forza di tenere insieme due vite. E ora, con le parole, continua a farlo.
Attraverso pagine cariche di emozione, fotografie in bianco e nero, citazioni letterarie e pensieri mai detti, Rita Terracciano costruisce un ponte tra chi resta e chi se ne va, rendendo ogni lettore parte di un viaggio intimo ma condivisibile.
 Un libro che tocca chiunque abbia amato profondamente.
 Un omaggio a tutte le nonne che hanno lasciato luce, dolcezza e insegnamenti silenziosi.
Il libro è disponibile su Amazon al seguente link: https://amzn.eu/d/0l4zoA3
CHI È L’AUTRICE

Rita Terracciano è una giovane donna, insegnante di lettere e giornalista pubblicista. Vive a Sant’Anastasia, ai piedi del Vesuvio, dove coltiva la scrittura come forma di memoria e resistenza affettiva.
Collabora da anni con testate giornalistiche e progetti scolastici, unendo passione educativa e sensibilità narrativa. È cresciuta accanto alla nonna Livia – per tutti Anna – che l’ha amata come una figlia. Un legame unico, che oggi custodisce e restituisce con la scrittura, come forma di gratitudine e amore. “Mai spegnere la luce” è il suo primo racconto autobiografico, una storia vera, delicata e potente, che attraversa il lutto con grazia e luce.

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PNRR e Terzo Settore: riflessioni e criticità della rimodulazione 2024

Meno risorse finanziarie e scarsa trasparenza minano l’efficacia delle misure per il sociale.

Un’analisi attenta sull’attuale stato di attuazione del PNRR attraverso le “lenti” del Terzo settore –attuazione che risulta ormai in una fase di fatto avanzata dato che molti interventi sono completati o in via di completamento – consente di sviluppare alcune riflessioni generali e complessive in merito, soprattutto, agli effetti della più recente rimodulazione del Piano, alle conseguenze in merito ai temi cari al mondo del Terzo settore e alla mancanza di trasparenza a chiarezza sull’attuazione in concreto del Piano.

La più recente e importante revisione del Piano – definitivamente approvata dalle Istituzioni europee nel dicembre 2023 e successivamente formalizzata a livello nazionale con il d.l. n. 19/2024 – è intervenuta significativamente sul disegno originario.

 

Il riferimento è anzitutto alle modifiche quantitative degli interventi programmati: 265 le misure tuttora previste (tra queste 199 investimenti e 66 riforme), oltre 100 in meno rispetto alle 361 del “vecchio” PNRR (tra i 292 investimenti e le 69 riforme originariamente fissati). Circa 22 miliardi di euro sono stati oggetto di rimodulazione, molti dei quali destinati a finanziare la nuova misura RepowerEU: peraltro circa 5 miliardi di euro provengono da riduzioni delle misure sociali. Molte scadenze sono poi state procrastinate, in molti casi sono state concentrate nell’ultimo anno del Piano. L’investimento più importante è oggi rappresentato dalle risorse stanziate (14 miliardi di euro) per il c.d. ecobonus, seguono il credito d’imposta per i beni strumentali 4.0 (con 8,9 miliardi di euro) e la transizione 5.0 (6,3 miliardi di euro).

Sebbene l’importo totale dell’attuale PNRR sia salito (da 191,5 miliardi di euro) a 194,4 miliardi di euro, sono davvero poche le misure di specifico interesse del Terzo settore per le quali si attesta un importante incremento di finanziamento (tra queste, gli investimenti in materia di politiche attive del lavoro e di assistenza domiciliare), mentre sono numerosi i settori definanziati dalla revisione del Piano e, di conseguenza, i progetti – soprattutto sociali – che si sono arrestati. 

 

Sono 18 le misure di interesse per il mondo del Terzo settore modificate proprio dal d.l. n. 19/2024.

Per alcune di esse è intervenuta una riduzione parziale della dotazione finanziaria: il riferimento è alla misura relativa ai Piani Urbani Integrati (PUI) (la cui riduzione è pari a 1,6 miliardi di euro), a quella concernente interventi di rigenerazione urbana (per circa 1,3 miliardi di euro) e all’investimento relativo alla costruzione o l’ammodernamento di asili nido e scuole dell’infanzia (riduzione di circa 1,4 miliardi di euro). Due misure sono state totalmente definanziate e, quindi, eliminate dal Piano (quella concernente la valorizzazione dei beni confiscati alla mafia e quella relativa alle infrastrutture sociali di comunità) e una misura risulta commissariata (il riferimento è all’investimento volto all’abbattimento degli insediamenti abusivi per contrastare il caporalato). 

Importanti investimenti cardine del Piano – per le quali il “vecchio” PNRR aveva evocato il coinvolgimento degli enti del Terzo settore, pur non garantendo allora un loro effettivo coinvolgimento nella fase attuativa – sono stati quindi oggetto di una revisione in pejus e di un’inopportuna riduzione dei relativi finanziamenti, pur interessando temi di estrema rilevanza per la vita quotidiana dei cittadini e per la cui attuazione il coinvolgimento diretto degli Ets, quali forze sociali radicate nella società italiana e rilevanti per la progettazione, la pianificazione e l’implementazione delle politiche pubbliche, avrebbe potuto essere decisivo. 

Ciò detto, se è indubbio che gli strumenti dell’amministrazione condivisa, ove effettivamente praticati, possono essere garanzia di maggior successo nell’attuazione del PNRR (sia “vecchio” che “nuovo”), essi lo sono ancor più adesso che il Piano risulta depauperato di risorse specificamente funzionali all’attuazione di misure di rilevanza sociale e le fragilità delle macchine amministrative locali risultano sempre più evidenti a fronte di un progressivo accentramento statale nella gestione delle misure, rendendo ancor più difficile e rallentata la loro attuazione. Soltanto un’azione congiunta, in termini di competenze, visione ed esperienza, può infatti offrire una risposta efficace e valida ai bisogni delle comunità e permettere al PNRR di centrare i suoi obiettivi di sviluppo sociale ed economico sui territori. 

 

Sinora le rendicontazioni trasmesse alle Istituzioni europee in merito alle attività nazionali poste in essere sono state approvate e hanno di fatto consentito le diverse erogazione semestrali di finanziamento da parte dell’UE

Ciò non toglie che ai cittadini non risulta costantemente fornita una chiara e dettagliata informazione sull’attuazione del Piano. 

Per lungo tempo i dati accessibili sono stati infatti pochi e non aggiornati sia sul portale governativo “Italia domani” che sui siti web dei Ministeri di riferimento e su altre fonti ufficiali: ad esempio, dalla data di approvazione europea delle modifiche sopracitate (dicembre 2023), si è atteso quattro mesi (aprile 2024) per la pubblicazione da parte del Governo della descrizione e degli importi delle misure del “nuovo” PNRR, oltre che dei dati sullo stato di avanzamento finanziario e dei lavori per i singoli progetti e opere finanziate. Solo da allora è stato possibile cominciare a conoscere e (iniziare a) monitorare concretamente il Piano revisionato. 

Oggi, pur constatata la positività di una (seppur tardiva) pubblicità dei dati relativi all’organizzazione delle misure e allo stato di avanzamento procedurale dei progetti in essere, persistono importanti criticità dato che un esatto e quotidiano monitoraggio sull’andamento dei progetti in essere (che consenta di seguire l’inizio, l’avanzamento e la conclusione dei lavori) è e sarà possibile soltanto se i dati in questione risulteranno aggiornati con regolarità, chiarezza e completezza contenutistica a beneficio dei cittadini, degli analisti e degli stessi decisori politici.

 

di Chiara Meoli (Forum Nazionale del Terzo Settore ETS)

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Quei dolci che sanno di rinascita. Nel carcere di Carinola la pasticceria diventa occasione di riscatto, formazione e speranza per i detenuti

Lavorano di dolcezza, sfornando ogni giorno le paste più buone della pasticceria tradizionale campana, da sua maestà il babà alla sfogliatella dal cuore tenero, passando per la classica zeppola di San Giuseppe. Pasticceria di alta qualità che assume un significato ancora più importante, se a realizzare ogni giorno queste delizie non sono pasticcieri qualunque, ma i detenuti del carcere di Carinola (CE), grazie al progetto “FaRinati”, messo in campo dall’associazione Generazione Libera, vincitrice di un bando della Casa di reclusione. Nel nome dell’iniziativa c’è tutto il senso di questo progetto pilota partito circa due anni fa nell’istituto penitenziario del comune casertano: «Come suggerisce la parola FaRinati, i nostri pasticcieri sono “rinati”, perché dopo aver percorso un pezzo di vita in cui sono caduti, e aver giustamente pagato, oggi si rialzano e vivono una rinascita», spiega Rosario Laudato, presidente dell’associazione Generazione Libera. C’è poi un altro significato che ha strettamente a che fare con il grano: «L’uomo si è sempre nutrito del grano, quindi di pane. Dalla semina alla mietitura trascorrono nove mesi, lo stesso tempo che serve a una donna per mettere al mondo un bambino». A Carinola, carcere che conta circa 500 detenuti, sono in 4 a lavorare, con regolare contratto part-time, nel laboratorio ospitato nella casa di sicurezza, che produce non solo dolci, ma anche rustici, nel rispetto della tradizione ma anche delle richieste, per fortuna numerose, che arrivano anche da fuori. Un elemento, quello della qualità e dell’apertura del mercato esterno, assolutamente importante in questa esperienza che combina rieducazione e inclusione sociale. «Non è facile vendere prodotti realizzati in carcere, se poi non si fa un buon prodotto, la partita è persa in partenza: noi proponiamo il nostro prodotto, deve piacere prima quello, poi dentro c’è tutto il significato che porta con sé. Nel primo anno abbiamo venduto circa duemila panettoni a Natale; anche le nostre colombe artigianali sono state molto richieste».

Chiunque può contattare FaRinati ai suoi contatti telefonici e Social per fare un ordine. Anche se l’orgoglio più grande è quello di aver portato un po’ di dolcezza all’interno di un luogo, per sua natura, triste, allietando anche eventi che coinvolgono la popolazione carceraria, come i matrimoni. «Non solo i detenuti fanno il loro ordine settimanale ma, in caso di matrimoni o compleanni, laddove prima era impossibile ordinare qualcosa dall’esterno, a causa dei numerosi controlli che la direzione del carcere ha l’obbligo di fare, oggi diventa possibile e anche semplice ordinare una torta e vivere un momento speciale all’interno delle mura carcerarie», sottolinea Laudato. Che aggiunge: «Abbiamo apprezzato molto la sensibilità dell’amministrazione penitenziaria, che ci ha aperto le porte, mettendo dei locali a disposizione per il laboratorio di produzione e la pasticceria, e che si è anche resa disponibile ad ampliare il raggio del progetto, dando così una opportunità di formazione lavoro ad un numero maggiore di detenuti». Forse proprio per il successo dell’iniziativa, che sta andando avanti con le sue gambe: «Noi facciamo la nostra parte come terzo settore, non siamo in carcere per fare business. L’obiettivo è quello di mettere al centro l’uomo. I prodotti sono importanti perché il progetto possa sostenersi, ma devono crederci prima loro».

I giovani pasticcieri di FaRinati hanno tra i 30 e i 40 anni, alcuni sono alle prime armi, altri più esperti, tutti grati di avere avuto una seconda chance. Sostenere i soggetti più fragili promuovendo occasioni di inserimento sociale e lavorativo è la mission principale di Generazione Libera, associazione da sempre impegnata sul territorio casertano nella difesa dei diritti dell’uomo. Dal teatro alla pasticceria, passando per la ciclofficina, sono diversi i progetti che hanno come protagonisti immigrati, disabili, persone in difficoltà. Tra poco, a Piana di Monte Verna, piccolo comune casertano vicino al più noto Caiazzo, nascerà anche una casa di accoglienza destinata a detenuti senza dimora. «Siamo molto fieri – racconta il presidente – perché della ristrutturazione dell’appartamento individuato per ospitare la struttura, si stanno occupando proprio i detenuti che, nel frattempo, si sono formati e hanno imparato il mestiere chi di muratore, chi di idraulico, chi di artigiano, quindi tutte quelle figure che oggi paradossalmente mancano e sono le più ricercate nella nostra società». Dunque, una nuova vita per gli individui, ma anche per la comunità.

 

di Maria Nocerino

 

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