Al “Caffè dell’Orto – Fattoria sociale Orto di Casa Betania”, dove non esistono distanze

L’ “Orto di casa Betania” è una piccola realtà agricola situata in una zona residenziale di Benevento, nata nel 2008, ma concretizzatasi un anno dopo grazie alla Cooperativa Sociale “La Solidarietà”.

Nei locali lasciati inutilizzati dalla congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, infatti, è stata  avviata nel 2009, la realizzazione di una serra e di un punto vendita idonei alla nascita “Caffè dell’Orto – Fattoria sociale Orto di Casa Betania”, un progetto che ha favorito l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.

Inizialmente rivolto a soggetti con disabilità, il programma si è poi esteso a detenuti in misure alternative e a giovani in condizioni di dipendenza patologica.

L’orto e il “Caffè dell’Orto”, oggi, rappresentano un esempio di agricoltura sociale biologica, ispirata alla teoria e alla pratica dell’agricoltura sostenibile. La fattoria comprende una serra, un orto all’aperto e uno spazio di vendita diretta.

Dal 2012, la fattoria ospita anche la piattaforma di lavoro inter-istituzionale “Libertà Partecipate”, che coinvolge l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna del Ministero di Giustizia, la Casa Circondariale di Benevento, la Caritas Diocesana, il Comune di Benevento e altre realtà del terzo settore.

Tra il 2012 e il 2014, grazie a questa piattaforma, 34 persone in misura penale alternativa hanno svolto la propria pena all’Orto.

La Fattoria dell’Orto di Casa Betania, attualmente, è gestita dal Consorzio di Cooperative Sociali e Agricole “Sale della Terra”, che investe nelle attività artigianali e agricole per permettere agli ospiti dei vari habitat sociali di sviluppare un’attività lavorativa concreta.

L’Orto di Casa Betania è un esempio di come l’agricoltura possa essere un motore di cambiamento sociale, favorendo la crescita personale e il rafforzamento dei legami comunitari.

di Annatina Franzese

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Napoli Est, finalmente al via i lavori per la Comunità Energetica “Casa del Fanciullo”

Dopo dieci mesi di attesa, iniziano finalmente in questi giorni i lavori di allaccio alla rete elettrica della Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale (CERS) costituita presso la Casa del Fanciullo, nel quartiere napoletano di Barra. Si tratta di un progetto sostenuto dalla Fondazione con il Sud in collaborazione con il Banco dell’energia, che cofinanzia i costi per gli impianti, con la Parrocchia Maria Santissima di Caravaggio come soggetto responsabile e la partecipazione di 3E, Euricse e del Centro della Gioventù.

«Siamo felici che i lavori finalmente partano – dichiara il diacono Gennaro Zuccoli, presidente della Comunità Energetica – ma non possiamo tacere la profonda amarezza per il ritardo che abbiamo subito. Avevamo presentato la richiesta ad agosto 2024. I permessi sono arrivati solo dieci mesi dopo. Un’attesa che ha bloccato un progetto già pronto, utile al territorio, con un impatto sociale immediato».

La Comunità Energetica “Casa del Fanciullo” non punta solo a produrre energia pulita, ma a generare anche coesione e solidarietà. Il ricavato dall’energia immessa in rete e il risparmio energetico della parrocchia serviranno infatti a sostenere servizi destinati a circa 40 famiglie in difficoltà, selezionate tramite il centro di ascolto parrocchiale: la mensa per i poveri “Don Vincenzino Sica” e l’emporio solidale “Madre Claudia Russo”. In programma anche un sistema di premialità per cittadini in condizione di fragilità che adottano comportamenti sostenibili, come la raccolta differenziata o il risparmio energetico, convertibili in crediti da utilizzare nell’emporio.

«Siamo nel cuore della periferia est di Napoli – continua Zuccoli – in un territorio che ha bisogno di concretezza, non di ostacoli burocratici. Questa non è solo energia: è dignità, è futuro, è speranza. Ma dieci mesi di silenzio e attese dimostrano che le comunità energetiche solidali oggi non hanno un vero interlocutore. Chi ci tutela? A chi possiamo rivolgerci quando tutto si blocca per motivi che non dipendono da noi?»

Il diacono rilancia infine un appello alle istituzioni: «La transizione ecologica o è anche sociale, o semplicemente non è. Ci auguriamo che la nostra esperienza diventi un caso positivo da cui partire per migliorare i meccanismi di autorizzazione, prevedere corsie preferenziali per i progetti del terzo settore e creare canali di confronto stabili con chi, come noi, opera ogni giorno per il bene comune».

Con l’avvio dei lavori, la CERS “Casa del Fanciullo” si prepara a diventare un presidio permanente di energia pulita e solidarietà in uno dei quartieri più complessi della città.

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“A Modo Nostro”: a Villa Campolieto il musical-terapia del Centro Diurno Riabilitativo 

L’anima espressa attraverso il teatro, libera con la maschera di personaggi, da Zorro a Pirandello. Poi la musica, tanta, “spontanea” e originale.
Nella cornice di Villa Campolieto è andato in scena lo spettacolo “A Modo Nostro”, musical intenso e coinvolgente. L’evento ha rappresentato il momento conclusivo di un anno di lavoro psico-riabilitativo e creativo all’interno del Centro Diurno di Riabilitazione Psichiatrica “A modo nostro/il mondo in testa” della U.O.C.S.M. Ercolano/Torre del Greco – ASL Napoli 3 Sud.
Il musical, curato da Valerio d’Amore e Carmen Famiglietti, è il risultato di un percorso umano e artistico che ha visto protagonisti i partecipanti del centro, impegnati in un laboratorio espressivo dove teatro, scrittura e musica si sono fusi per raccontare emozioni, fragilità e sogni. Un’opera corale che ha portato sul palco la bellezza della diversità e la forza della condivisione.






In scena: Antonio Gaudino, Antonietta Gaglione, Giulio Francillo, Gianluca Formisano, Luigi Gargiulo, Annamaria Saggiamiglio, Aldo Esposito, Daniela Serino, Antonio Arcari, Luca Aversano, Gabriele Palomba ed Emilia Ciriello.
Ospite della serata Michele Ferigo, che ha interpretato il brano originale “E io sono”, composto durante il laboratorio come testimonianza di identità e resilienza. Con il musical, gli utenti del centro hanno inoltre sperimentato la possibilità di esprimersi scrivendo testi, pensieri e riflessioni raccolti in un libro presentato durante l’evento.
Lo spettacolo ha rappresentato la restituzione pubblica del lavoro terapeutico svolto dal centro, unendo arte e cura in un’esperienza trasformativa. Il progetto ha voluto mettere al centro la persona, oltre la diagnosi, offrendo spazio all’espressione e alla valorizzazione delle capacità individuali.

“A Modo Nostro” è stato possibile grazie alla visione e al sostegno del Dott. Domenico Mazza, Responsabile del progetto di Riabilitazione, del Dott. Vito Rago, Direttore della U.O.C.S.M. 55-57, e della Dott.ssa Eleonora Giordano, Presidente della Cooperativa Primavera, insieme al contributo delle operatrici Maria Viola Nappo, Assunta Cafariello, Federica Pinto, Serena Cotronei e Alessia Aletta.

«Quest’anno, per la prima volta, abbiamo scelto di coniugare danza e teatro per sperimentare la funzione della arteterapia con funzione riabilitativa – sottolinea il Dottor Vito Rago, Direttore U.O.C.S.M. 55-57 –. Questo richiede competenze specifiche, che, unite a pazienza ed umiltà, consentono il raggiungimento di obiettivi che orientano a trasformare una dimensione gruppale patologica in una gruppale fatta di scambi e riconoscibilità al di là di ogni ‘diversità’. L’evento è stato possibile anche grazie alla disponibilità della Fondazione Ente Ville Vesuviane, del Dottor Miranda e del Dottor Chianese, che hanno messo a disposizione la bellissima Villa Campolieto».

 “A Modo Nostro” ha dimostrato come il teatro possa essere cura, come la creatività possa aprire nuove strade di dialogo e crescita, e come anche dai percorsi più complessi possano nascere storie da raccontare con orgoglio.

di Valerio Di Salle

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LO SPARTAK SAN GENNARO IN MEMORIA DELL’ALLENATORE E DEL GIOCATORE DELL’AL HADDAF TEAM UCCISI NELLA STRISCIA DI GAZA

Lo Spartak San Gennaro, la squadra napoletana composta dai giovani dei quartieri popolari della città a cui viene data un’opportunità di coltivare il proprio talento, ha omaggiato nel pomeriggio di giovedì con un evento al Parco Ventaglieri di Montesanto la memoria di Mohammed Al Sultan e suo fratello Bahaa, rispettivamente allenatore e giocatore dell’Al Haddaf Team di Gaza con cui la compagine napoletana è gemellata. Un raid dell’esercito israeliano dello scorso 16 maggio ha ucciso l’allenatore 23enne della squadra palestinese e il calciatore 14enne, fratello del tecnico. Per onorare la memoria dei giovani e delle altre vittime della carneficina nella Striscia. I ragazzi della squadra e semplici cittadini hanno portato al campetto del Parco nel cuore del centro storico di Napoli fiori, realizzato quadri, disegni, illustrazioni e indossato magliette per rinsaldare il gemellaggio e partecipare al dolore della famiglia Al Sultan e della loro squadra.

A supportare l’iniziativa realtà come il Centro Culturale Handala Ali, Associazione Sanabel – Spighe di solidarietà per Gaza, Lo Sgarrupato, Tatreez_Napoli, Centro Stelle sulla Terra – Educativa territoriale ed altre. Nel corso della commemorazione, i bambini napoletani hanno messo a frutto la loro creatività partecipando a laboratori per la realizzazione di papaveri rossi di cartapesta. Clou della serata con alcuni tornei giocati di calcio giovanile e l’installazione di una targa per Mohammed e Bahaa e in supporto dell’Al Haddaf Team, del quale alcuni rappresentanti furono nei mesi scorsi ospiti proprio a Napoli. Dallo Spartak San Gennaro hanno rimarcano come Mohammed facesse «rotolare un pallone nei vicoli distrutti, contro ogni logica di guerra, contro l’assedio e la paura. Era allenatore, educatore, guida: trasformava il calcio in speranza. Bahaa, suo fratello, giocava con la forza di chi sa che ogni dribbling è un atto di resistenza, ogni tiro in porta è una sfida alla morte che lo circonda. La palla che rotola non è solo un gioco: è la vita che continua, è la libertà che si ostina, è il grido di un popolo che non si arrende». A Gaza, l’aggiunta della squadra partenopea, «si sta consumando un genocidio, sotto gli occhi di tutti, nel silenzio colpevole del mondo. Ma non vogliamo restare in silenzio. Siamo pieni di dolore e di rabbia per ciò che sta accadendo a Gaza e in tutta la Palestina. Per loro, per tutti i bambini e le bambine che resistono, per non dimenticare e per continuare a costruire ponti tra i nostri cuori e quelli di chi vive sotto l’assedio».

di Antonio Sabbatino

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“La Repubblica dei bambini”: sulla spiaggia di Ischitella per promuovere la socialità e l’integrazione

Estate, voglia di mare, di sole, spiaggia e, soprattutto, voglia di gioco. Un gioco sano, coinvolgente ed inclusivo. Non sempre è facile, mettere insieme tanti bambini e farli giocare insieme in modo sano, distratti come sono dall’abuso di tecnologia. Non sempre è facile per i genitori godersi una giornata al mare senza la preoccupazione di seguire passo passo i propri figli. E, ancora di più, certo non è facile per i piccoli con qualche difficoltà psicomotoria partecipare ai giochi insieme a coetanei senza le stesse difficoltà. Ecco: è proprio per tutto questo che è nato, sull’arenile di Ischitella, la “Repubblica dei bambini”, un progetto ludico-didattico messo a punto dal Mambo Beach Club.
Il nome del progetto richiama l’impegno costituzionale dell’Italia nel promuovere l’educazione e la crescita sociale dei bambini. Per questo la data d’inizio dell’iniziativa avviata sul litorale di Castelvolturno, è stata proprio il 2 giugno, Festa della Repubblica, per una iniziativa che andrà avanti fino a settembre. L’apertura quotidiana del Mambo Land, il parco giochi educativo progettato da quest’anno per rendere “family friendly” una delle più belle porzioni di spiaggia del Litorale Domitio, segna un momento importante per uno dei tratti costieri più affascinanti d’Italia che con i suoi 50 chilometri di lunghezza, ricalcando in parte il percorso dell’antica via Domiziana, unisce Capo Miseno alla foce del Garigliano.
Oltre 100 giorni di attività quotidiana (dal 2 giugno al 28 settembre) specificamente e totalmente dedicata ai bambini all’interno di un parco giochi affacciato sul mare e “custodito” da operatori specializzati in servizi educativi. Tra scivoli, altalene e un mega playground per bambini dai 2 ai 13 anni ci saranno quotidiane attività ludico-motorie (con la rivisitazione delle principali attività sportive) e laboratori didattici (dalla pittura ai playrole di avviamento al teatro).
Non un semplice baby parking, insomma, ma una vera e propria esperienza anche didattica che soddisfa anche i genitori. In spiaggia ci sono i componenti di un gruppo Facebook di genitori separati, riunitisi con i rispettivi figli. C’è il medico, padre single, che ha concluso il turno i notte e nonostante la stanchezza ha condotto il proprio bambino al mare. Ci sono i genitori di un ragazzino autistico che lo vedono coinvolto nei giochi con i suoi coetanei, esattamente come dovrebbe essere sempre e invece non è. Tutti possono godersi il meritato riposo contando proprio sulla specializzazione degli operatori coinvolti nell’allestimento e nel corretto funzionamento della Repubblica dei Bambini.
«Al Mambo Beach – racconta il patron Dionigi Catena – da anni siamo abituati ad accompagnare i servizi di balneazione con un’ampia e variegata offerta culturale che va dal cinema in spiaggia alle serate musicali. Un’offerta che quest’anno sarà finanche rafforzata ma che durante il giorno ed anche in qualche serata speciale si accompagnerà ad un grande presidio ludico didattico dedicato ai bambini, progettato insieme con esperti e studiosi di pedagogia dell’infanzia per il ben-essere dei nostri piccoli ma anche per offrire ai genitori la possibilità di potersi riposare e rilassare». E al Mambo Beach Club l’intesa genitoriale si può sperimentare anche sui campi da gioco. Dal beach soccer al beach volley c’è un’area sport di grandi dimensioni con campi quotidianamente curati nei quali possono sfidarsi gli adulti, i bambini o anche adulti e bambini insieme, perchè, in definitiva, il gioco è una possibilitá di crescita per grandi e piccini, anche in riva al mare.
di Nadia Labriola

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“La violenza sulle donne: una responsabilità collettiva” l’incontro in ricordo di Martina

Nell’ambito delle iniziative promosse dal Patto Educativo per Napoli e
dall’Osservatorio Distrettuale sulla violenza di genere, si terrà ad Afragola, presso la
parrocchia San Giorgio Martire, venerdì 27 giugno – ore 16.30, un’assemblea pubblica; l’iniziativa nasce comerisposta concreta e corale a pochi giorni dal terribile femminicidio di Martina Carbonaro, giovane vittima di una violenza insopportabile e ingiustificabile.
L’incontro vedrà la presenza dell’Arcivescovo di Napoli, Cardinale don Mimmo
Battaglia, della Presidente della Corte d’Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli,
del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Napoli, Aldo Policastro.
Interverranno, inoltre, la sociologa Raffaella Palladino, la direttrice della Caritas di
Napoli, suor Marisa Pitrella, il coordinatore del Patto Educativo, Gennaro Pagano.
L’assemblea sarà un primo passo verso una progettualità più ampia e condivisa,
capace di unire istituzioni civili, realtà educative, comunità ecclesiali e territorio nella
costruzione di una nuova cultura della prevenzione, fondata sul rispetto, sulla parità
di genere, sulla non violenza e sulla cura delle nuove generazioni.
L’impegno contro la violenza di genere non è solo un’emergenza da gestire, ma un
compito educativo da assumere insieme, nella consapevolezza che ogni ferita inflitta
a una donna è una ferita al cuore stesso della nostra umanità.

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