24 Giu, 2025 | Comunicare il sociale
L’IA, l’Intelligenza artificiale, è la nuova frontiera della pedofilia e pedopornografia: chi abusa si rivolge a chatbot, sistemi che interagiscono online con i minori, con l’obiettivo di avere un contatto più intimo. Non solo: è possibile “spogliare” i bambini (2.967 caduti in questa rete solo nella prima metà del 2025) e farli agire dentro situazioni di abuso grazie al deepfake, le immagini truffa. La denuncia è contenuta nel primo Dossier in assoluto su quest’emergenza preparato dall’Associazione Meter ETS (www.associazionemeter.org) fondata e presieduta da don Fortunato Di Noto e presentato a Roma. Le foto deepfake (e i video) potenziano la produzione e aprono ad una drammatica svolta: la “normalizzazione” dell’abuso perché in fondo sono immagini virtuali, non ci sono vittime fisiche dunque non è un crimine.
Come si produce questo materiale? Non mancano online applicazioni e software che permettono di spogliare i bambini o creare situazioni per nulla innocenti, tutto questo partendo da fotografie magari scattate durante momenti di gioco, sport, feste. La macchina virtuale sovrappone ai vestiti un “corpo” modellato pezzo per pezzo, dando pose maliziose alterando il contesto dell’immagine. Le violazioni sono tante, dalla privacy alle manipolazioni delle immagini, provocando un danno alla reputazione del minore. Il diritto non è al passo con quanto Meter denuncia.
Lo sviluppo dell’IA ha permesso ai pedofili il massimo risultato col minimo sforzo: mentre prima per adescare un bambino dovevano chattare di persona, adesso è possibile reperire un chatbot, cioè un programma che interagisce con i minori, usa il loro linguaggio al fine di creare una relazione empatica ed indurli allo scambio di materiale intimo. L’obiettivo è far sentire il bambino compreso, accettato, complice. In sostanza l’IA può manipolare i minori sfruttando le loro emozioni e convincendoli che in fondo “non c’è niente di male” a spogliarsi o considerare situazioni che di fatto non sono per nulla accettabili.
Non è tutto: i chatbot cambiano link e canali continuamente, crittografano e distribuiscono in tempi rapidi il materiale. Diventa così quasi impossibile, per le forze dell’ordine, individuarli e bloccare. Secondo i nostri dati, raccolti dall’OSMOCOP (Osservatorio Mondiale di Contrasto alla Pedofilia di Meter) il sistema di messaggistica più usato è Signal (80%) che peraltro offre crittografia e alto anonimato, seguito da Telegram (canali pubblici e scarsa moderazione), Viber a pari merito con Whatsapp (3%, chat private e gruppi chiusi con comunicazione diretta), per chiudere con Instagram (2% adescando con profili falsi), e altre piattaforme (1% di cloud, forum, darknet).
Meter, dopo aver monitorato Telegram, Signal e Viber, ha in particolare denunciato Signal, che protegge la privacy delle conversazioni e che i pedofili e adescatori trovano perfetta, visto che la crittografia end-to-end utilizzata dall’app conferma il social come il primo ed estremo baluardo della privacy, impossibilitando qualsiasi azione di contrasto al fenomeno. In questo modo è possibile produrre e smerciare – o anche raccogliere – materiale pedopornografico in maniera pressoché indisturbata: solo dall’inizio dell’anno abbiamo segnalato 507 gruppi Signal con immagini sia originali che IA.
In collaborazione con il Servizio Nazionale Tutela dei Minori della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), è stato proposto un questionario a 989 studenti degli Istituti secondari di secondo grado, fascia d’età 14-18. Tema delle domande il deepfake e il deepnude. Il 92,2% di essi hanno interagito con un chatbot, e l’81% del campione è convinto che i deepfake possano rovinare la reputazione e la vita di una persona. Il 53,4% conosce il fenomeno deepfake e il 42,3% ha visto qualcosa che l’ha messo a disagio.
Il 65,7% degli intervistati conosce il fenomeno deepnude e il 59,4% teme la loro creazione e diffusione, un allarme sempre più preoccupante per i giovani. Peggio ancora: il 52,3% dei giovani non riesce a distinguere un video deepfake da uno reale. Lascia un po’ di speranza sapere che il 90,5% ritiene diffondere un deepfake e deepnude un serio pericolo, che il 65,1% di essi denuncerebbe senza indugio. Privacy, reputazione, indistinguibilità tra vero e falso: i giovani hanno paura di tutto questo.
Secondo Meter, le norme in tema di IA in vigore non tutelano abbastanza i minori. Non riescono ad affrontare il problema e non hanno adeguata velocità e incisività. L’Italia punisce la pornografia “virtuale”, applicando le disposizioni del codice penale in materia di produzione, divulgazione, diffusione e detenzione di materiale pedopornografico anche quando il predetto materiale pornografico rappresenta immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di minori degli anni 18 o parti di esse.
“Attraverso questo Dossier Meter vuole denunciare e sollevare una forte presa di posizione della società, della politica e della chiesa, perché norme più uniformi e severe permettano di combattere questo abietto fenomeno. Offriamo la nostra competenza a Papa Leone XIV nel momento in cui egli annuncia la stesura di una lettera enciclica sull’IA. Anche questo è un fronte che non dev’essere ignorato”, conclude don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter ETS.
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23 Giu, 2025 | Comunicare il sociale
“Dulcius ex asperis” recita un antico motto latino che per generazioni ha descritto il naturale percorso professionale al termine del quale ad attendere il lavoratore c’era la pensione. Eppure, oggi nel nostro Paese, questo traguardo sembra sempre più un miraggio: per oltre 6 italiani su 10, la futura pensione sarà insufficiente, al punto di dover fare affidamento su altre fonti di reddito (per il 63%), o da non poter smettere di lavorare (17%); mentre i più giovani (il 15% degli under 35) pensano che per loro il loro momento di andare in pensione non arriverà mai. Una sfiducia che trova eco in uno Stato sempre meno di prossimità, in cui se da una parte la sanità pubblica è al primo posto tra i servizi che gli italiani si aspettano, dall’altra questa è la più disattesa (solo 1 italiano su 4 la sente garantita).
Guardando al quadro generale, quasi la metà (44%) degli italiani boccia i servizi statali: a fronte di un’aspettativa di un sistema sanitario accessibile, efficiente e rapido (69%), pensioni adeguate (47%) e servizi di welfare di prossimità (36%), emergono forti attriti tra desideri e realtà. Pagelle nere, dunque, per il settore pubblico, a cui fanno da contraltare ottime prospettive per il welfare privato: circa 4 italiani su 10 godono di una copertura sanitaria (41%) e di pensioni integrative (38%), come parte dell’offerta fornita dal proprio datore di lavoro. Il risultato? Grande soddisfazione nei lavoratori dipendenti che hanno un pacchetto welfare aziendale (46%) tanto che 8 su 10 (82%) lo ritengono un fattore importante nella scelta di un nuovo lavoro.
Anche guardando ai prossimi 10 anni, lo scenario non si discosta dalla fotografia attuale: solo il 9% degli italiani si dice fiducioso che lo Stato riuscirà a garantire tutti i servizi essenziali. La maggior parte dei nostri connazionali, invece, ritiene che solo una parte dei servizi sarà garantita (55%) e che sarà necessaria una collaborazione con il settore privato (27%), o che lo Stato non avrà le risorse necessarie e pertanto saranno le aziende a colmare le lacune tramite welfare aziendale (30%), o ancora che si dovrà fare affidamento su risorse individuali (25%).
È questa la fotografia scattata dall’Osservatorio “Change Lab, Italia 2030”, realizzato per il quinto anno consecutivo da Groupama Assicurazioni – prima filiale del Gruppo francese Groupama e tra i più importanti player del settore assicurativo in Italia – in collaborazione con l’istituto di ricerca BVA Doxa per indagare i principali trend che entro il 2030 cambieranno le abitudini di vita delle persone. Quest’anno l’Osservatorio ha analizzato lo stato dell’arte del Welfare attraverso il percepito degli italiani, con un focus specifico sulle piccole e medie imprese (PMI), i cui dipendenti sono stati coinvolti nella survey.
“L’indagine realizzata conferma come, in un contesto socioeconomico come quello attuale, in cui si abbassa il valore delle pensioni, aumenta l’invecchiamento della popolazione e cala la copertura del sistema sanitario nazionale, le imprese sono chiamate a svolgere un ruolo sociale, a ‘sostituirsi’ allo Stato, colmando alcune lacune del sistema di welfare pubblico e offrendo ai propri dipendenti un supporto concreto in ambiti cruciali come la salute e la previdenza. In questo scenario, il welfare aziendale si configura, per i dipendenti, come la risposta ai bisogni a cui lo Stato non riesce a far fronte e, per le aziende, come una leva strategica per attrarre e fidelizzare i talenti, attraverso uno strumento in grado di rispondere alle necessità emergenti dei lavoratori. In qualità di assicuratori, il nostro impegno è quello di accompagnare questa evoluzione sociale, facilitando la transizione verso un sistema integrato che sappia rispondere con efficacia alle nuove esigenze di tutela e benessere dei cittadini italiani” commenta Pierre Cordier, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Groupama Assicurazioni.
“Il ‘welfare del futuro’ delineato da questa ricerca invita, in un’ottica di lungo periodo, alla fiducia e all’ottimismo. Le preoccupazioni emerse sono reali, ma rappresentano anche la mappa di ciò che possiamo migliorare. Immaginiamo Stato, imprese e cittadini non come corridori isolati su tapis roulant separati, ma come compagni di squadra che si passano il testimone lungo un percorso comune. Ognuno ha un ruolo: il settore pubblico crea il quadro di base, le aziende innovano e supportano, le persone partecipano attivamente alle scelte di benessere. Insieme possiamo trasformare la paura di “non farcela” in energia per costruire nuove soluzioni. È un’economia dell’ottimismo in azione, in cui investire nel capitale sociale – nelle relazioni di fiducia, nella solidarietà, nella salute condivisa – produce dividendi preziosi: lavoratori più sereni, comunità più felici, crescita più sostenibile” – dichiara Luciano Canova, economista e divulgatore scientifico.
STATO (A)SOCIALE: CALA LA FIDUCIA NEL WELFARE STATALE. SANITA’ E PENSIONI SERVIZI MENO GARANTITI
I dati dell’Osservatorio Groupama-Doxa mostrano un quadro preoccupante circa la fiducia degli italiani nei confronti del welfare statale. Secondo i nostri connazionali, lo Stato dovrebbe garantire: una sanità accessibile, efficiente e rapida (69%), pensioni adeguate a uno stile di vita dignitoso (47%), servizi di welfare di prossimità (36%), istruzione di qualità (34%), burocrazia snella (28%).
Servizi essenziali che però nel percepito degli italiani sono assenti: 2/3 (67%) considerano l’attuale sistema sanitario pubblico inadeguato, mentre meno di 1 lavoratore su 10 (8%) ritiene l’importo della pensione sufficiente a mantenere l’attuale tenore di vita. Ancora più allarmante è che il 44% degli italiani ritiene che nessuno dei servizi essenziali sia oggi garantito dallo Stato. Tra le principali ragioni di sfiducia nel sistema pensionistico statale ci sono: l’incapacità del sistema di garantire una copertura sufficiente (55%), la crisi demografica con il progressivo invecchiamento della popolazione e la bassa natalità (45%), e l’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione e dalle tensioni internazionali in atto (34%).
Numeri che portano il 18% dei lavoratori a pensare, una volta in pensione, di trasferirsi all’estero per avere agevolazioni che garantiscano un miglior tenore di vita. Tra i desideri da soddisfare durante il “buen retiro”: occuparsi dei bisogni della propria famiglia e dei propri cari (28%), viaggiare e vedere il mondo (23%), vivere in campagna (15%) e dedicarsi ai propri hobby (14%).
IL WELFARE DEL FUTURO? “A’ LA CARTE”, CON SANITA’ INTEGRATIVA E PENSIONE COMPLEMENTARE
In questo scenario, a ridisegnare i confini del welfare del futuro sono proprio i lavoratori, che restituiscono un’immagine chiara di cosa si aspettano. Secondo i lavoratori dipendenti delle Piccole e Medie Imprese intervistati[2], nei prossimi anni assisteremo a una progressiva integrazione tra welfare statale e aziendale (38%), con quest’ultimo destinato ad acquisire maggiore rilevanza (30%). Per il 20% degli intervistati si profila addirittura un futuro “azienda-centrico”, dove lo Stato avrà un ruolo marginale e le imprese diventeranno i principali fornitori di servizi e benefit per i propri dipendenti.
Oltre 8 lavoratori dipendenti su 10 (82%) considerano importante l’offerta di un valido pacchetto welfare ai fini della scelta di un cambio di lavoro e sono proprio loro a delineare cosa debba offrire il “pacchetto welfare” ideale: assicurazione sanitaria integrativa per sé e per la famiglia (57%) e piano pensionistico complementare (56%) guidano la classifica dei benefit più desiderati, seguiti dai servizi di supporto familiare (33%) e dalle convenzioni per assicurare il benessere psicofisico (25%). Per oltre 3 su 10 (31%), inoltre, il pacchetto welfare aziendale del futuro sarà “à la carte”, con le aziende che offriranno un paniere di benefit tra cui scegliere, personalizzando l’offerta in base ai loro specifici bisogni.
SANITA’ E PENSIONI INTEGRATIVE: IL RUOLO DELL’ASSICURATORE PER PMI E DIPENDENTI
L’indagine, infine, offre un focus sul mondo assicurativo, sempre sotto la lente dei lavoratori di Piccole e Medie Imprese: una polizza integrativa per salute e/o previdenza incluso tra i benefit dall’azienda è “molto apprezzata” da 1 italiano su 2 (48%), a cui si aggiunge un ulteriore 41% che la ritiene “abbastanza utile” per avere una maggiore serenità. Il 21% degli intervistati l’ha attivata tramite l’azienda, il 10% ne ha una privata, mentre un altro 10% le ha entrambe. Per quanto riguarda la previdenza complementare, il 18% ha una forma di integrazione privata, il 10% tramite l’azienda e un altro 10% le ha entrambe. Numeri che mettono a fuoco anche un’Italia a due velocità: il 46% dei lavoratori che hanno un pacchetto welfare ne è soddisfatto, di contro, il 24% non possiede ancora forme di welfare.
“I dati del nostro Osservatorio mostrano con chiarezza quanto sia determinante l’impegno delle aziende italiane per il supporto ai bisogni delle persone. Oggi l’Istat ci dice che in Italia le PMI sono circa 4,9 milioni e costituiscono oltre il 96% delle imprese italiane. È soprattutto a questo bacino che ci rivolgiamo: circa 21 milioni di lavoratori impiegati in micro, piccole e medie imprese che, ad oggi, non beneficiano ancora di misure di welfare adeguate. Crediamo fermamente che sia qui che si gioca una partita cruciale per il futuro del benessere dei lavoratori e delle loro famiglie. Per questo l’approccio di Groupama Assicurazioni è di lavorare insieme al cliente azienda per identificare le soluzioni assicurative e di welfare più idonee per i propri dipendenti. Lo facciamo, tra l’altro, attraverso il prodotto Groupama Benessere Impresa per la gestione dei piani sanitari e con la soluzione Programma Open per la previdenza complementare. Si tratta di una situazione win-win: il nostro Osservatorio sulle PMI rivela che le aziende con un welfare competitivo non solo fidelizzano e tutelano dipendenti e famiglie, ma attraggono anche nuovi talenti. Non a caso, l’82% dei lavoratori indica un welfare più vantaggioso come fattore decisivo per un cambio di lavoro, talvolta anche rispetto a un guadagno maggiore” – conclude l’AD di Groupama Assicurazioni, Pierre Cordier.
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23 Giu, 2025 | Comunicare il sociale
Una spiaggia da aMare, quella di San Giovanni, dove la nascente Delegazione della Lega Navale di San Giovanni a Teduccio e gli “Scugnizzi a vela” hanno accolto stamane oltre duecento persone che hanno risposto all’invito della pulizia dell’arenile dell’area a est di Napoli in attesa di bonifica e riqualificazione.
La pulizia della spiaggia è inserita nella prima delle due giornate dedicate alla festa di San Giovanni nel calendario di Giugno Giovani 2025 del Comune di Napoli; un momento di dedizione al Santo Patrono e coinvolgimento dei giovani e di tutta cittadinanza. Armati di guanti, secchi, pale e rastrelli, i volontari hanno raccolto quasi quindici quintali di immondizia affidati ai camioncini di Asìa verso le isole ecologiche.
La “Pulizia della spiaggia dell’Industria e dei fondali adiacenti” di San Giovanni a Teduccio, è stata una grande prova di civismo. Ad essere ripulito in particolare il tratto costiero confinante con l’impianto ABC e i fondali adiacenti l’arenile. Una iniziativa coordinata da Stefano Lanfranco, presidente della nascente delegazione di San Giovanni della Lega Navale Italiana, alla quale hanno preso parte ABC, S.A.P.N.A., Marevivo, Protezione Civile di Sant’Erasmo, Plastic Free, Aics, Nuclei subacquei di Carabinieri e Guardia di Finanza coordinati dai marescialli Bucalo e Venditti, etici imprenditori come Mulino Caputo del ceo Antimo Caputo. Domani la due giorni si concluderà con l’omaggio al Santo Patrono con la statua che si ergerà dagli abissi e sarà ripulita e portata a terra.
“Stiamo accudendo questa spiaggia con il Comune, con l’ABC, con la S.A.P.N.A. e una serie di associazioni locali che hanno aderito, con la voglia di renderla ancora più bella le parole di Stefano Lanfranco – Con noi amici che hanno permesso la rivalutazione della nascita di questo specchio d’acqua e di questa meravigliosa spiaggia”
Il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha salutato così l’evento: ”San Giovanni da aMare” è un momento di grande coinvolgimento per tutta la comunità di Napoli est. C’è un valore sociale, ambientale ed educativo fortissimo nel senso del rispetto del proprio quartiere e della propria spiaggia. È un’iniziativa importante e molto sentita, giunta alla ventiduesima edizione e ormai una tradizione, un momento di partecipazione religiosa, con la sfilata della statua del Santo Patrono, ma non solo. Una due giorni, dal sabato alla domenica, dedicata al quartiere: dalla pulizia di una parte della spiaggia, per troppo tempo inaccessibile, che ha visto impegnati i volontari di “Scugnizzi a Vela” e della nascente sezione di San Giovanni a Teduccio della Lega Navale di Napoli, alla processione in mare, con la partecipazione dei giovani del territorio. E così, il recupero di una parte dell’arenile si unisce alla partecipazione attiva dei più giovani, i veri protagonisti del “Film Festival internazionale Pianeta Mare”. La risorsa mare in tutta Napoli – dalla zona orientale a Bagnoli – rappresenta un elemento essenziale per la rinascita dei nostri territori”.
L’Assessora alle Politiche Giovanili e al Lavoro del Comune di Napoli, Chiara Marciani sottolinea: “Siamo felici che la rassegna Giugno Giovani accolga anche quest’anno un’iniziativa simbolica e concreta come “San Giovanni da aMare”, che unisce cura del territorio, sensibilizzazione ambientale e protagonismo giovanile. Vedere i ragazzi impegnati nella pulizia di una spiaggia restituita alla città è il segno di un cambiamento possibile, che parte proprio dai giovani e dal loro amore per Napoli”.
A San Giovanni anche Roberta Gaeta consigliera Regionale Campania: “Questa giornata testimonia l’impegno collettivo che vuole restituire alla città un grandissimo patrimonio che in questa zona ha delle potenzialità enormi. Dobbiamo impegnarci assumendoci ognuno di noi la propria responsabilità”. Con lei Luigi Carbone, Consigliere Comunale, consigliere delegato di città metropolitana: “San Giovanni è mare. Questo evento ricorda l’unione tra il Santo patrono e questa bellezza. Il mare sta per tornare in questo specchio d’acqua ma c’è bisogno non solo di un’infrastruttura di collegamento fognario ma delle reti umane. Vedere tante associazioni con la nascente Lega di San Giovanni, S.Erasmo essere qui a mettere le mani nella sabbia , è uno splendido gesto della città”.
Anche quest’anno, ABC – Acqua Bene Comune Napoli ha supportato l’iniziativa organizzata dalla nascente Lega Navale di San Giovanni a Teduccio: “San Giovanni da aMare”. Il personale e le aree dell’impianto di sollevamento di San Giovanni sono stati a disposizione dei volontari e dei reparti speciali delle Forze dell’Ordine, che si sono occupati della pulizia del tratto costiero confinante all’impianto e dei fondali adiacenti all’arenile. In segno di supporto e per sensibilizzare i cittadini a favore del plastic-free, è stata donata ai volontari una borraccia in acciaio da riempire con l’acqua pura di Napoli, garantita dalla rete idrica di ABC. “Ci teniamo a dimostrare la nostra vicinanza al territorio – afferma Andrea Torino, Commissario Straordinario di ABC – contribuendo, con l’impegno dei nostri lavoratori e con rilevanti investimenti, a riportare questa zona al suo antico splendore”.
Intervenuta alla manifestazione SAPNA, società pubblica interamente partecipata da Città Metropolitana di Napoli. “Crediamo fortemente che la salvaguardia dell’ambiente e la promozione della nostra identità culturale, così fortemente legata al mare, procedano di pari passo – le parole dell’amministratore unico Renato Penza – rispettare e valorizzare i luoghi in cui viviamo significa anche riconoscerne il valore storico, sociale e naturale. Solo attraverso l’impegno condiviso possiamo costruire un futuro più sostenibile e consapevole per le nuove generazioni. La SAPNA continuerà a sostenere azioni concrete a favore dell’ambiente e dei cittadini sul nostro territorio, con l’obiettivo di trasformare iniziative come questa in buone pratiche durature”.
Infine la benedizione della Guardia Costiera rappresentata dal comandante Capitano di fregata Fabio Bovio e dell’ammiraglio Maurizio Trogu delegato regionale Lega Navale Italiana: “Sogno un giorno di non partecipare più a queste manifestazioni perché significa che non ci saranno più spiagge da bonificare e tutto sarà pulito. Il mare è una grande risorsa è un patrimonio, una eredità e bisogna prendersene cura per le successive generazioni
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23 Giu, 2025 | Comunicare il sociale
Avere un sogno nel cassetto, quello di vivere grazie al lavoro dei sogni. E poi fare i conti con i limiti, i propri e anche quelli legati alle circostanze. Mettersi comunque in gioco nonostante tutto, compilare il curriculum andandolo proprio ad indicare, quel lavoro dei sogni. E poi, ancora, fare la valigia, mettersi in viaggio, predisporsi a conoscere un nuovo paese e una nuova cultura, fare un’esperienza lavorativa e, soprattutto, abbattere le proprie barriere mentali e superare piccole e grandi difficoltà relazionali. Se si potesse riassumere quello che è il progetto ALMA, ecco, in breve sarebbe proprio questo: mettersi in gioco per superare i propri limiti e farne un trampolino per proiettarsi verso il futuro. E si, perché il futuro possibile è proprio l’obiettivo del progetto nato sotto la guida di Shannara Cooperativa Sociale in collaborazione con la Comunità Europea, una sorta di “Erasmus dell’anima” che anche quest’anno ha portato in Italia, a Portici, circa 15 ragazzi spagnoli, provenienti da piccole località iberiche, desiderosi di fare un’esperienza formativa al di fuori dei propri confini.
I ragazzi mano a mano che sono giunti in Italia e in particolare nella zona vesuviana sono stati dislocati in diverse realtà – imprenditoriali e sociali – del territorio, a seconda, appunto, delle proprie propensioni e competenze. C’è chi come Maria ed Ingrid stanno lavorando presso la Libreria Libridine di Portici, mentre presso l’officina meccanica Schettini ad Ercolano lavora un giovanotto che ha un’autentica passione per i motori. Paula invece svolge il proprio tirocinio presso la cooperativa Bambù. C’è chi come Naufal ha scelto di avvicinarsi all’idraulica ed è stato affidato alla Deam Costruzioni. Nel negozio di abbigliamento di viale Leonardo da Vinci a Portici, nel Bla Bla Store, lavora Lucas, che in pochissimo tempo ha già imparato a sbrigarsela con l’italiano, mentre qualcun altro ha trovato impiego nel corner della Pro Loco dedicato al territorio e allestito all’interno degli Scavi di Ercolano, o nella piscina comunale, o in un ostello, in una falegnameria, o in un ristorante, o addirittura in un centro riabilitativo. Insomma, quanto è vario il mondo, così questi ragazzi hanno trovato il loro piccolo posto al sole per arricchire la propria vita, il proprio curriculum, per farne tesoro e poi ritornare a casa fatti e formati, in modo da poterlo trovare proprio lì, il lavoro dei sogni, e mettere in pratica tutte le competenze acquisite.
«Mettersi in gioco oltre le proprie vulnerabilità – spiega Paola Schettini, referente della cooperativa sociale Shannara – è la prima vittoria, prima ancora di entrare nel vivo del lavoro, in questo stage formativo. Le aziende che ospitano i giovani tirocinanti non hanno alcun onere economico e i ragazzi vengono retribuiti da progetto. Vengono per loro affittati degli appartamenti sul territorio in modo che l’esperienza sia completa, in modo che i ragazzi possano essere totalmente autonomi per accrescere e sviluppare le proprie competenze». Una volta terminato lo stage, ancora in Italia e sempre supportati da Shannara, i ragazzi inizieranno già a cercare un lavoro – un lavoro dei sogni – proprio in Spagna.
LA TESTIMONIANZA- Non è proprio facilissimo mettersi in gioco e farlo in un territorio sconosciuto, circondati da persone che non parlano la tua lingua, soprattutto quando a monte hai già le tue difficoltà relazionali, sociali, o di qualsiasi altro tipo. Ma l’esperienza a volte serve semplicemente a scoprire il tesoro e il valore che si ha dentro, come nel caso di uno dei tanti ragazzi che negli anni scorsi, partendo da un’area rurale catalana, ha avuto l’opportunità di lavorare sotto al Vesuvio, in una città che ai suoi occhi pareva una metropoli.
«La mia esperienza di tirocinio in Italia è stata veramente indimenticabile – racconta Jesus Domemech Pitarch – perché mi ha aiutato sotto tantissimi punti di vista. Mi sono iscritto al programma TLN Mobility, un programma di tirocinio all’estero, con l’obiettivo di vivere un’esperienza unica e fuori dal mio ambiente abituale. Arrivando in città ero abbastanza nervoso per la nuova esperienza lavorativa e personale, poiché non sapevo cosa aspettarmi. Tuttavia, con il passare dei giorni, mi sono abituato al nuovo ambiente, alla nuova città, alla cultura e alla lingua». D’altro canto, passare da un’area rurale dove è raro vedere troppe auto in giro a una città densamente popolata dove traffico e caos sono la norma, non è stato affatto facile. Soprattutto quando intorno a te le persone parlano e parlano, ma è complicato comprendere anche solo una parola.
«In Spagna avevo lavorato in una biblioteca municipale durante i miei studi in Amministrazione, e per questo avevo scelto di svolgere il mio tirocinio in una libreria, qui in Italia. All’inizio ero nervoso per la lingua ma presto mi sono sentito tranquillo e a mio agio perché ho compreso che potevo farcela. Nella libreria, le mie funzioni includevano dare supporto ai responsabili nelle attività di assistenza al cliente, consulenza e vendita di libri, ordinare libri e mantenere il negozio in generale. Ho anche collaborato ad alcuni eventi ai quali la libreria partecipava, una cosa diversa da quello che facevo in Spagna presso la biblioteca comunale, ma che ha comunque messo in moto il mio desiderio di riscatto che faceva fatica a venire fuori. A Portici mi sono sentito come a casa. Ma non solo ho goduto dell’esperienza lavorativa, ho anche approfittato al massimo del mio tempo libero. Abbiamo fatto molto turismo, visitato la Reggia, i giardini e i parchi urbani, il porto, la spiaggia… quasi tutta la città. Molti pomeriggi facevamo progetti come andare alla spiaggia, a passeggiare, a prendere qualcosa in un bar, a mangiare in un ristorante. Fuori da Portici, abbiamo visitato Pompei, i luoghi più emblematici di Napoli, Roma, l’isola di Capri e l’isola di Ischia. Mi è piaciuto tutto quello che abbiamo visto durante la mia permanenza in Italia».
Ma non è solo questo. Il lavoro, il turismo, la formazione umana e professionale, sì, ma non solo: «Durante questo tempo ho incontrato persone molto amichevoli e aperte che senza conoscermi parlavano senza problemi – prosegue il giovane spagnolo – mi chiedevano da dove venissi, mi raccontavano della propria esperienza in Spagna, della città e della sua storia. Parlare con loro mi ha fatto sentire più a mio agio e mi ha permesso di conoscere meglio la cultura locale. Mi sono reso conto che, italiani o spagnoli, siamo molto simili per quanto riguarda la nostra apertura e ospitalità verso le persone nuove».
di Nadia Labriola
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23 Giu, 2025 | Comunicare il sociale
Mercoledì 25 giugno si terra dalle ore 10.30 presso l’aula 3 del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, il convegno dal titolo “La Mafia Nigeriana”.
L’incontro formativo, promosso dal Dipartimento di Scienze Politiche con il patrocinio della Provincia di Caserta e del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, sarà moderato dalla giornalista Ester Pizzo, direttore di Reset Tv.
Dopo i saluti iniziali di Francesco d’Ippolito, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche della “Vanvitelli”, e di Marcello de Rosa, Presidente f.f. della Provincia di Caserta, interverranno: Luca Vincenti, Criminologo e Sociologo, autore de “La Mafia Nigeriana tra esoterismo e crimine organizzato: Sacrifici e omicidi rituali di minori nella pratica della religione Voodoo”; Luigi Di Iorio, Direttore Nazionale del Cisom; Giovanna Palermo, Direttrice del master di Criminologia presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Gli esperti impegnati in prima linea nello studio scientifico dell’organizzazione criminale e nelle operazioni di soccorso ai migranti vittime di Mafia, analizzeranno la diffusione e il radicamento del fenomeno in Italia.
L’approfondimento interdisciplinare sul tema della criminalità organizzata nigeriana e delle sue infiltrazioni a livello internazionale, nazionale e locale, consentirà agli studenti di acquisire crediti formativi.
Per tutti i partecipanti sarà l’occasione per riflettere su un’organizzazione transnazionale che continua a cambiare volto, ma che resta una sfida cruciale per i diritti umani e la legalità.
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