03 Ott, 2023 | Comunicare il sociale
“A pochi giorni dall’ingresso in Costituzione della tutela dello sport, i nostri volontari scenderanno in campo al fianco della grande squadra della solidarietà di Campus Salute per la promozione di stili di vita sani la diffusione della cultura della prevenzione, soprattutto tra i giovani” dichiara Enrico Maria Borrelli presidente della Fondazione Amesci. “Anche quest’anno i giovani del Servizio Civile Universale della Fondazione Amesci popoleranno il più grande ospedale da campo realizzato al centro del capoluogo partenopeo, garantendo alla popolazione l’opportunità di migliaia di visite specialistiche gratuite con i medici dell’Università Federico II”.
Fino all’8 ottobre sulla Lungomare Caracciolo di Napoli, si svolgerà infatti l’undicesima edizione del Campus della Salute. Oltre cento tra medici, esperti e volontari, coordinati dalla professoressa Annamaria Colao, chairholder della Cattedra UNESCO per l’educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile, l’unica in Europa ad essere dedicata alla promozione dello stato di salute della popolazione agendo sui fattori culturali, nutrizionali e ambientali, e dal presidente di Campus salute, Pasquale Antonio Riccio, attiveranno ambulatori di cardiologia, dermatologia, endocrinologia, gastroenterologia, ginecologia, nutrizione, osteoporosi, ortopedia, senologia. Numerose, inoltre, le attività sportive organizzate dall’associazione Sportform che coinvolgeranno le scolaresche ed i pazienti.
Una sinergia, quella tra Amesci, Campus della Salute, e la Cattedra Unesco, nata per promuovere il valore della salute e diffondere la cultura dello Sviluppo Sostenibile, soprattutto tra i giovani. Sono quasi 100 i giovani coinvolti nei progetti di Servizio Civile realizzati dall’associazione Campus Salute in collaborazione con La Fondazione Amesci negli ultimi anni. Circa 90.000 le ore di impegno in attività di prevenzione nelle piazze, negli ospedali, presso le scuole.
“Da oltre un decennio l’impegno del Campus è quello di sensibilizzare i giovani all’importanza che la prevenzione e lo sport hanno per il benessere psico fisico dell’individuo, anche attraverso lo sviluppo di progetti di Servizio Civile Universale che riveste un ruolo cruciale nelle nostre attività” dichiara il presidente Riccio. “Questa straordinaria palestra di partecipazione giovanile, declinata al tema salute, è diventata un modello per l’Unesco ed è stata riconosciuta dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, in quanto pienamente in linea con l’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. Per noi è motivo di grande orgoglio. Insieme alla Fondazione Amesci continueremo ad impegnarci per diffondere il servizio civile offrendo così ai giovani una qualificata opportunità di volontariato e formazione” conclude Riccio.
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03 Ott, 2023 | Comunicare il sociale
Una rete di organizzazioni europee attive nella proposta di servizi per l’infanzia e per la formazione, e in particolare il Centro di psicopedagogia e psicomotricità Kiribil e la EDE Fundazioa di Bilbao (Spagna), la Frederick University di Nicosia (Cipro) sono in visita a Napoli fino al 5 ottobre 2023, per conoscere le esperienze positive e i progetti in corso nel territorio napoletano e italiano, grazie all’invito di Edi onlus.
Sul tema del contrasto e la prevenzione alla violenza e abusi contro i minori, per confrontarsi su strumenti di tutela e di sensibilizzazione nelle scuole e nei centri educativi non formali, EDI onlus porta il progetto Scatti, Scuola e Comunità Attive per la Tutela dell’Infanzia, finanziato dalla fondazione di Comunità di Milano, che coinvolge 2 scuole dei quartieri Giambellino e Lorenteggio, in dialogo con il progetto Diritti alla Terza in atto negli I.C. Russo Montale, Mastriani, Fava Gioia e Novaro Cavour di Napoli.
I partecipanti all’evento visiteranno numerose realtà locali, scuole e enti del Terzo Settore, ma soprattutto parleranno di “Buen Trato” come lo chiamano a Bilbao, ossia il contrario di maltrattamento.
Fenomeno nascosto
I dati riportati nella Relazione sulla situazione mondiale della prevenzione della violenza contro i bambini (OMS 2020), indicano che una persona minorenne su cinque dai 2 ai 17 anni è vittima di qualche tipo di violenza. Circa 300 milioni di ragazze e ragazzi di età compresa tra 2 e 4 anni nel mondo sono sottoposti a punizioni violente da parte dei loro caregiver.
Un terzo degli studenti di età compresa tra 11 e 15 anni nel mondo sono stati vittime di intimidazioni da parte dei loro coetanei nell’ultimo mese, e si stima che 120 milioni di ragazze hanno avuto una sorta di contatto sessuale contro la loro volontà prima di compiere 20 anni.
In Italia 9 minorenni ogni 1.000 abitanti (considerando solo la popolazione minorenne) sono in carico ai Servizi Sociali per maltrattamento.
Nella stragrande maggioranza dei casi – il 91,4% – gli autori di maltrattamento sono familiari, mentre nell’8,6% dei casi gli autori non fanno parte della cerchia familiare.
Le segnalazioni vengono fatte prevalentemente dall’Autorità giudiziaria (42,6%), seguito da quelle della famiglia (17,9%), della scuola (16,1% ), di ospedali e pediatra (5,6%), e da tutte quelle realtà aggregative extra scolastiche (17,8%) .
Diritti 3 a Napoli
Il titolo del progetto Diritti 3 illustra come all’interno del progetto si sperimenta un modello di intervento integrato di contrasto alla povertà educativa che mette in rete le componenti fondamentali dei tre soggetti attivi sul territorio: Ets, scuole ed enti locali; e lavora per rafforzare i tre attori principali dei processi di apprendimento e insegnamento: ragazzi e ragazze, famiglie e insegnanti/educatori. Si lavora su tre principi della Convenzione sui diritti dell’infanzia e adolescenza: partecipazione, mon discriminazione e protezione. Il tutto per raggiungere tre risultati chiave: un approccio integrato nell’accompagnamento delle famiglie, una maggiore tutela on/offline, e il rafforzamento/ampliamento dell’offerta educativa fuori e dentro la scuola. Le attività sono rivolte rivolte a ragazzi i ragazze della fascia di età 5-14 anni e alle loro famiglie.
Nelle scuole sono realizzati percorsi educativi innovativi, avendo cura dell’inclusione degli alunni più fragili o con BES, per favorire il benessere psico-fisico degli alunni per il contrasto a bullismo e cyberbullismo (attraverso peer education), percorsi di Orientamento (con escape room), Teatro-Arte-Terapia, progettazione partecipata dei tempi e degli spazi scolastici.
Parallelamente si interviene per la promozione della scuola come attore centrale nel sostegno alla crescita dei minori e delle loro famiglie: tema che EDI ritiene strategico in ogni intervento. In particolare si vuole arrivare al rafforzamento dei comitati genitori proponendo formazioni sull’uso consapevole delle Tecnologie Digitali in supporto alla Didattica Digitale Integrata, e percorsi sulla genitorialità positiva in grado di rafforzare l’assunzione di responsabilità nella dimensione onlife.
In quest’ottica viene sperimentato il Modello Educativo Integrato (M.E.I.) di intervento orientato a sviluppare un meccanismo globale di presa in carico attraverso due presidi educativi e di legalità già esistenti che implementeranno una rete diffusa di sostegno che opera in sinergia con le scuole e i Centri di Servizio Sociale. Le attività extrascolastiche si articoleranno in un’offerta organica e non standardizzata di proposte educative: Educativa territoriale, Educativa di strada, Educativa Domiciliare, Outdoor Education, Sport.
Le attività di progetto arrivano anche a implementare un Polo di Mediazione Comunitaria con servizi trasversali e continuativi di segretariato sociale e sostegno genitoriale quali mediazione familiare, la mediazione linguistica-culturale, la consulenza psicologica e counselling familiare. Il Polo di Mediazione funziona sia a sportello, aperto alla fruizione libera delle famiglie, sia come servizio itinerante “a chiamata”, con l’intervento diretto degli operatori presso abitazioni, scuole e uffici pubblici e privati del territorio.
Policy di Child Safeguarding
Ad affiancare questo percorso inoltre vi è la creazione e implementazione di Sistemi di Tutela dei Minori (Policy ed e-policy scolastiche) che si occupa di costruire codici di condotta e prassi in grado di rispondere in modo adeguato e tempestivo a preoccupazioni o sospetti circa la tutela dei minorenni.
Un’importante tappa per il rafforzamento del ruolo della comunità educante e per favorire lo scambio di competenze e la capitalizzazione dell’esperienza con l’intera città sarà l’organizzazione di Tavoli territoriali ovvero incontri partecipati da tutti gli attori durante tutto il periodo dell’intervento porteranno alla definizione di una Strategia comune di contrasto alla povertà educativa che sarà raccolta in una pubblicazione finale (Linee Guida)
«La policy di tutela – spiega Isabella Tenti, responsabile nazionale Policy di Tutela di EDI onlus – è un documento operativo che viene adottato per ridurre al massimo i rischi di abuso, maltrattamento o malpratiche a danno di minorenni sia online che offline, va quindi rafforzare la prevenzione di fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Si tratta non solo di avere delle procedure di prevenzione e segnalazione chiare e note a tutto il personale, ma di far sì che anche bambini e bambine, così come le loro famiglie sappiano che cosa aspettarsi e come agire per la massima tutela dei diritti dell’infanzia».
L’approccio proposto per tutti gli interventi educativi e formativi sia verso persone adulte sia verso le persone minorenni è l’Educazione Positiva: un approccio educativo che si concentra sulla promozione del benessere emotivo, sociale e cognitivo dei bambini, attraverso l’uso di tecniche e strategie che enfatizzano la positività, la collaborazione e la comunicazione efficace. L’obiettivo dell’Educazione Positiva è quello di favorire lo sviluppo di bambini felici, sicuri di sé e capaci di affrontare le sfide della vita in modo positivo.
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02 Ott, 2023 | Comunicare il sociale
Fare trekking, sia pure sporadicamente e per tratti brevi, significa dimenticare le preoccupazioni quotidiane, riprendere il contatto con se stessi, recuperare serenità e benessere.
La pratica del trekking è esplosa durante il periodo di emergenza sanitaria Covid. In tanti, costretti nelle mura domestiche, hanno avvertito, in quel periodo, l’esigenza di recuperare la relazione con la natura, di camminare tra sentieri impervi o boschi facilmente raggiungibili , per allentare le tensioni quotidiane. Dal 2020, tale tendenza non si è mai interrotta basta pensare che negli ultimi anni si è registrato un incremento di pellegrini e viaggiatori su percorsi ufficiali tra il 10% ed il 20% fino a raggiungere i picchi del 40%. Sono nati molteplici gruppi organizzati, associazioni e gruppi di cammino come esperienza di condivisione. La pratica del trekking impone una gradualità nell’approccio ed un’adeguata attrezzatura quali scarponcini, berretto, occhiali da sole, crema solare e borraccia acqua. Praticare trekking significa affinare le funzioni respiratorie, dare sollievo alle funzioni respiratorie e circolatorie, prevenire osteoporosi e possibili malattie da raffreddamento, contribuire al proprio benessere fisico e psicologico.
L’Italia tutta vanta percorsi meravigliosi, volendo, però, offrire qualche suggerimento agli amanti del Trekking in Campania non è possibile non fare riferimento a luoghi di straordinaria bellezza ed aventi livelli diversi di difficoltà.
Spicca tra questi la “Gallinola” , la più alta del Monte Cervati, “Il Sentiero delle Acque”nel cuore dei Monti Picentini ed interamente nel territorio comunale di Acerno , Il “Monte Cervialto” dagli spettacolari boschi di Faggio che dal Valico di Giamberardino al Filicecchio si distinguono per le loro caratteristiche.
A Marina di Camerota spicca il “Sentiero del Mediterraneo” mentre nella Costiera amalfitana suggestivo e panoramico il “Sentiero degli Dei” e la “Valle delle Ferriere” in cui dominano cascate, fiumi e ruderi di un percorso industriale.
Il “ Sentiero dei limoni”, che permette di raggiungere Minori partendo da Maiori , è una deliziosa scoperta.
Il “ Sentiero del Principe”, nella frazione di Alessia, permette di risalire verso il santuario e la croce regalando momenti di straordinaria intimità al visitatore.
di Maria Rosaria Ciotola
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02 Ott, 2023 | Comunicare il sociale
Sono circa 12 milioni i nonni in Italia, 1 su 3 si occupa dei nipoti tutti i giorni e fino al 50% se ne prende cura almeno un paio di volte alla settimana. Sono da sempre una presenza cardine per la crescita emotiva e relazionale dei nipoti, poiché danno vita ad un legame unico e speciale e rappresentano un punto fermo, una risorsa fondamentale: proprio per celebrare il loro ruolo e sottolineare l’importanza che hanno nella vita di tantissime famiglie, è stato deciso di dedicare loro una giornata di festa, che cade oggi, 2 ottobre.
Per questa occasione, A.L.I.Ce. Italia Odv (Associazione per la lotta all’ictus cerebrale) intende rilanciare il progetto FAST Heroes, la campagna didattica internazionale rivolta ai bambini delle scuole primarie che ha come obiettivo quello di insegnare loro, attraverso varie attività ludiche, materiali didattici, brevi video di animazione e una canzone dedicata, a riconoscere i principali sintomi dell’ictus e a chiamare tempestivamente i soccorsi, trasformandosi così in supereroi che salvano i nonni dall’ictus cerebrale. Il protagonista del progetto, che si basa appunto sul legame speciale che unisce nonni e nipotini, è Matteo, un bambino che si trasforma in un eroe FAST e impara a combattere il “Trombo malefico” salvando la vita a Nonno Franco.
L’acronimo FAST, che in inglese vuol dire veloce, evidenzia l’importanza del fattore tempo, ricordandoci i principali sintomi dell’ictus cerebrale:
F come face (faccia): chiedere alla persona che manifesta sintomi al volto (il più comune è la ‘bocca storta’) di sorridere per verificare una eventuale paresi facciale;
A come arms (braccia): chiedere di provare a sollevare entrambe le braccia, non sottovalutando se anche solo una non riesce a stare su;
S come speech (linguaggio): chiedere di ripetere o elaborare una frase semplice perché in caso di ictus si hanno grandi difficoltà a eseguire questo facile compito;
T come time (tempo) ma anche come telefono: riscontrando uno qualunque di questi sintomi è importante chiamare i soccorsi (112) il più velocemente possibile.
L’ictus è una patologia tempo dipendente, vuol dire i risultati positivi che possono essere ottenuti grazie alle terapie disponibili (trombolisi e trombectomia meccanica) sono strettamente legati alla tempestività con cui si interviene.
Nel nostro Paese, l’ictus è la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie e rappresenta la prima causa di invalidità. Ogni anno si registrano circa 100.000 casi, di cui il 20% sono recidive. L’età media delle persone colpite è di 70 anni e, secondo i dati sociodemografici, fino al 50% di loro sono nonni; da qui è nata l’idea: e se fossero proprio i nipoti il veicolo attraverso il quale informare ed educare i nonni e i parenti?
Punto di forza del Progetto, ideato in Grecia dal Dipartimento di Istruzione e Politiche Sociali dell’Università di Salonicco (Macedonia), è la capacità di insegnare ai bambini i principali sintomi dell’ictus e, allo stesso tempo, il numero da chiamare in caso li riconoscessero. Il tutto avviene attraverso i racconti degli eroi FAST, ognuno alle prese con il “Trombo malefico” e con uno specifico sintomo che intacca le sue speciali capacità. Nonno Franco, ad esempio, è un campione di smorfie ma, colpito dal Trombo, ha momentaneamente perso la capacità di muovere un lato del viso. A salvarlo è il piccolo nipote, Matteo appunto, che, come un vero supereroe, ha chiamato i soccorsi correttamente in tempi rapidi.
Il progetto si articola su tre differenti piani di formazione rivolgendosi a insegnanti, famiglie e bambini/e. I materiali proposti sono ovviamente adatti all’età degli alunni delle scuole primarie e le varie attività possono essere distribuite nell’arco di 5 settimane. Al sito web dedicato al progetto si affianca anche una sezione riservata all’interno della piattaforma EDUCAZIONE DIGITALE: uno spazio interamente dedicato agli insegnanti per consentire loro di informarsi, avere accesso a tutte le risorse formative e strutturare le lezioni in maniera semplice ma efficace.
“Grazie al progetto FAST Heroes ci auguriamo di riuscire a evitare ictus particolarmente gravi, riducendo il rischio di mortalità e cercando di limitare danni futuri, come la disabilità, spesso invalidanti e drammatici sia per la persona colpita sia per la famiglia – dichiara Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv. Chi manifesta anche solo uno dei sintomi deve essere portato il più rapidamente possibile negli ospedali dotati dei centri organizzati per il trattamento di questa malattia, cioè le Unità Neurovascolari (Centri Ictus – Stroke Unit). Per promuovere la diffusione del messaggio contiamo sul potente entusiasmo dei bambini e sulla loro voglia e capacità di apprendere e condividere quanto hanno appreso in classe con i propri familiari”.
Tutti i dettagli su come aderire alla campagna FAST Heroes sono disponibili sul sito http://fastheroes.com. Possono iscriversi scuole, insegnanti, classi oppure anche singoli bambini, che potranno continuare ad esercitarsi anche a casa con la supervisione dei genitori. Una volta registrati, all’interno dell’area riservata sarà possibile trovare tutti i materiali didattici ed entrare a far parte della community di FAST Heroes.
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29 Set, 2023 | Comunicare il sociale
Un riconoscimento per il proprio impegno nel dare voce alle donne iraniane, che stanno combattendo da mesi contro il regime degli Ayatollah per avere maggiori libertà civili e sociali sacrificando, in molti casi, la propria vita insieme anche a tanti uomini stanchi dell’oppressione. Il Comune di Napoli ha conferito questa mattina in Sala Giunta all’alpinista Nasim Eshqi una targa per il premio “La scalata dei diritti’’, che testimonia la vicinanza del capoluogo partenopeo alla lotta delle donne dell’Iran per cambiare la propria condizione. Nel corso della giornata è stato idealmente conferito la cittadinanza onoraria a tutte le donne iraniane. A volere l’evento la consigliera comunale Mariagrazia Vitelli presente insieme all’assessore alle Pari Opportunità Emanuela Ferrante, all’assessore all’Istruzione
La storia di Nasim
Nasim Eshqui è costretta all’esilio in Europa vista il suo rifiuto di gareggiare e praticare sport indossando il velo, obbligatorio nella Repubblica Islamica dell’Iran. Nelle sue scalate alpine in diverse zone del mondo compreso il suo Iran Eshqui, un passato anche da kickboxer altra occasione in cui, da giovanissima, ha gareggiato senza voler indossare il velo, si è mostrata una donna e sportiva libera dimostrando coraggio. La sua scelta di fare a meno del velo nel corso delle sue arrampicate o anche in altre circostanze ha rappresentato un affronto vero per lo Stato e per le strettissime leggi in vigore in Iran dopo la Rivoluzione Khomeinista del 1979, tanto da costringerla a non tornare più a Teheran come così il compagno, alpinista anche lui. Nonostante la sofferenza, l’esilio in Europa ha permesso a Nasim Eshqui di essere una portavoce dell’esigenza delle donne iraniane di ribellarsi al regime, intraprendendo una dura battaglia che ha mietuto moltissime vittime a partire da Mahsa Amini, la giovane arrestata un anno fa dalla polizia per non aver indossato in modo corretto l’hijab e ritrovata morta il 16 settembre 2022 causando con ogni probabilità – perché le notizie filtrate sono state pochissime – un’emorragia cerebrale. La morte di Mahsa ha dato il La alle proteste in Iran che continuano, con un’intensità più o meno alta a seconda dei periodi, da oltre 365 giorni. «È onore per me ricevere questo riconoscimento a Napoli e parlare di quanto sta accadendo in Iran, speriamo di continuare con altre attività per le donne iraniane», le parole di Nasim proferite a margine del riconoscimento. Secondo Eshqui «il mondo non è informato abbastanza su quanto sta accadendo, ci sono molti che non vogliono dare voce alle donne in Iran forse perché più interessati all’aspetto economico, alla vendita del petrolio. Io voglio invece che la voce delle iraniane arrivi in tutto il mondo». Nasim Eshqui, vuole mettere a frutto la propria abilità sportiva e il proprio coraggio per le donne dell’Iran attraverso un progetto che si chiamerà “Quando le montagne parlano’’ per far scalare per le donne in tutto il mondo, in massima libertà, e dare la voce per il cambiamento non solo per le donne iraniane ma anche per gli uomini del nostro Paese».
Le considerazioni della presidente di Azadi Napoli
Rozita Shoaei, presidente Associazione culturale Azadi Napoli, che rappresenta non solo le donne iraniane ma anche gli uomini che stanno combattendo contro l’oppressione del regime, afferma: «Uno sport come quello della scalata, in questo momento, rappresenta in pieno lo spirito della nostra rivoluzione. Ci troviamo di fatto di fronte a un muro verticale apparentemente inaccessibile, ma stiamo dimostrando di poter mettere piano piano un chiodo e scalare questa montagna, in modo che in tutto ne possano beneficiare in Iran». Nei fatti, «la nostra rivoluzione non è solo esclusivamente femminile, ma anche degli uomini ci sono stati accanto e sono stati incarcerati più uomini che donne in Iran. Avere numeri su uccisioni, morti e incarcerazioni è impossibile vista la stretta del regime. Dobbiamo battere chiodi forti in modo che la nostra salita possa anche essere di appoggio, come sta facendo Nasim». Rozita Shoaei, ricorda come «in questa battaglia per la libertà in Iran ci sono momenti più caldi e momenti più di riflessione ma non scema la lotta per la libertà e continua ogni giorno. I momenti di apparente calma sono quelli di riflessione che ci servono per andare avanti più carichi e rimanere saldi. Le proteste vanno comunque avanti e non sono violente che partono dalla disobbedienza civile». Attualmente in tutto il mondo vivono 9 milioni di iraniani, più del 10% della popolazione. Molti di questi 9 milioni sono stati costretti ad andarsene per non subire le punizioni del regime degli Ayatollah dell’attuale presidente Ebrahim Raisi e della guida spirituale Ali Khamenei. La presidente dell’associazione culturale Azadi, preannuncia l’obiettivo, «grazie alla disponibilità del Comune di Napoli e di altri enti locali, di parlare di tante problematiche dei cittadini iraniani sul territorio italiano». Un riferimento preciso? «Ci sono banche che non aprono il conto corrente per i cittadini iraniani, a causa delle sanzioni all’Iran e all’embargo. Questa situazione penalizza soprattutto gli studenti che non riescono ad accedere a crediti bancari. C’è una vera e propria discriminazione ai loro danni» insiste che poi distingue chi ha dato davvero voce alla sofferenza degli iraniani e chi invece, a suo dire, avrebbe fatto poco. «Gli enti locali ci sono stati vicini, abbiamo avuto riscontri e ci hanno ascoltato Ci ha deluso, invece, la reazione dello Stato italiano, a livello di chiacchiere tutti dicono di voler difendere i diritti, ma in concreto nessuno fa nulla. I diplomatici fanno incontri, si parlano, il presidente della Repubblica iraniana ha fatto un viaggio in America dopo tanti anni di mancate relazioni, per non parlare di una qualche ripresa dei rapporti con gli altri Paesi dell’area come l’Arabia Saudita (a maggioranza sunnita mentre l’Iran è a maggioranza sciita ndr.). Non basta una ciocca di capelli spedita all’Ambasciata per cambiare le cose, ci vogliono atti politici concreti perchè le sanzioni colpiscono la popolazione che è fuori dal Paese per motivi politici. L’embargo lo paga il popolo proprio come vediamo sulla faccenda dei conti correnti bloccati».
Le parole dell’amministrazione comunale
«Sono davvero emozionata innanzitutto perché conosco Nasim, una grande donna che sta dimostrando come con la forza e con il coraggio si possano scalare vette difficili. Il Comune di Napoli –le parole dell’assessore alle Pari Opportunità Emanuela Ferrante – è sempre dalla parte di chi lotta per la difesa dei diritti umani ovunque siano messi in discussione». La Ferrante ricorda come «quella delle donne iraniane rappresenta una tragedia e abbiamo il dovere di essere loro vicine. Anche in Italia, che è un paese evoluto dal punto di vista delle norme, accade ancora oggi che le donne subiscano violenza e spesso questo avviene all’interno della famiglia. Abbiamo il dovere di fare un passo in avanti e noi sosterremo sempre le donne come tutti i soggetti più fragili, con piccoli e con grandi interventi». L’assessore all’Istruzione Maura Striano evidenzia: «Le storie di queste battaglie devono essere portate non solo nelle città, ma nelle scuole perché sono storie che non sempre i ragazzi conoscono. Questo ci consente di aprire una finestra sul mondo e su quella che è la condizione delle donne a livello internazionale, ma ci consente di fare una riflessione sulla condizione femminile a Napoli, in particolare in alcuni contesti particolari in cui ci sono ancora condizioni di segregazione che non vediamo». La consigliera Mariagrazia Vitelli spiega di aver «accolto la richiesta che ci era stata fatta dall’Unione Donne in Italia per dare risalto al problema delle donne in Iran. Con il riconoscimento della cittadinanza onoraria alle donne iraniane, Napoli ha confermato la sua vocazione all’accoglienza e, come abbiamo ricordato in occasione dell’ottantesimo anniversario delle Quattro Giornate, i Napoletani hanno dimostrato di essere un popolo che non si gira dall’altra parte».
La canzone di Maurizio Capone e & Bungtbang
“Capille Luonghe’’è il pezzo che Maurizio Capone e & Bungtbang ha dedicato alla rivoluzione iraniana. La canzone, eseguita nella Sala giunta del Comune, ha tratto ispirazione da donne come Mahsa Amini e a chi sta combattendo per la libertà in Iran. «La musica – dice Capone – ha un pregio: può viaggiare indipendentemente da tutto. È un linguaggio irrazionale, anche i nostri avversari si confondono, creando un subbuglio rivoluzionario. La bellezza prescinde dagli esseri umani, per nostra fortuna». Capone spiega che “Capille Luonghe’’ «l’ho scritto perché dopo due o tre giorni di attenzione verso una vicenda, i riflettori poi si spengono mentre invece non deve essere così perchè siamo dinanzi a un cambiamento epocale così come sono state le Quattro Giornate di Napoli». Maurizio Capone assicura: «A me è arrivato il coraggio delle persone e donne come Masha Amini nel combattere un regime autoritario e violento. C’è chi ha messo e sta mettendo a repentaglio la propria vita per la libertà di un popolo intero, in un senso di collettività».
di Antonio Sabbatino
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29 Set, 2023 | Comunicare il sociale
L’ Atlante Musica arte e spettacolo presenta la mostra dell’artista emergente Gianluca Ametrano.
Gianluca, classe 87, è un pittore autistico che riesce a comunicare la sua gioia attraverso la pittura.
Nel 2022 inizia il suo percorso di formazione artistica con la sua insegnante Simona Giglio, all’interno del progetto “Inclusive” cui aderisce l’Associazione Peter Pan di Casalnuovo.
L’Associazione Peter Pan non ha scopo di lucro e persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociali mediante lo svolgimento, in favore di terzi, di attività di interesse generale, avvalendosi in modo prevalente delle prestazioni dei volontari associati.
Il tutto per promuovere una migliore qualità di vita dei diversamente abili e sensibilizzare i cittadini sulle tematiche inerenti la disabilità 80.
ORARI MOSTRA DAL 1 AL 7 OTTOBRE 2023: all’interno della Scuola di Arte e Musica “L’Atlante”, una realtà associativa che vive ad Acerra, Un luogo che ha accolto questa bellissima iniziativa che abbraccia la sensibilità artistica del giovane pittore Gianluca Ametrano, a cura di Simona Giglio.
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