18 Mar, 2024 | Comunicare il sociale
“Rivalorizzare la funzione del coordinatore delle professioni sanitarie in tempo di crisi identitarie”. Questo il nome del convegno che si terrà venerdì 29 marzo presso la Sala dei Baroni del Maschio Angioino di Napoli, con inizio alle 8,30.
Organizzato dall’Associazione Coordinatori Infermieri Campania, l’incontro sarà moderato dal presidente “Acic” Vincenzo De Falco e prevede interventi istituzionali e interventi di esperti. Di seguito il programma completo.
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18 Mar, 2024 | Comunicare il sociale
Per la 46esima Pasqua che si accinge a festeggiare al fianco dei suoi sostenitori, Fondazione ANT ha scelto di puntare ancora una volta su ciò che la rende speciale: la passione sincera per il bene comune e lo slancio di condivisione e solidarietà nei confronti del prossimo.
È sulla base di questo patto, di natura sanitaria ma anche sociale, che anche in occasione della Pasqua 2024 i volontari ANT scenderanno nelle strade e nelle piazze d’Italia per la più dolce delle campagne annuali di raccolta fondi. Con golose uova di cioccolato al latte o fondenti, e tante altre dolcezze. E con la consapevolezza che donare per una di queste golosità aiuterà ANT a finanziare il lavoro delle équipe di medici, infermieri e psicologi che ogni giorno portano assistenza, cure e supporto a 3.000 persone malate di tumore in 11 regioni dello Stivale.
I Regali di Pasqua ANT, tra l’altro, oltre che nelle postazioni di piazza e nei Charity Point della Fondazione, potranno essere ordinate anche online sulla pagina https://regalisolidali.ant.it/ (con consegna a domicilio compresa) e sulle pagine dello shop di Amazon riservate alla Fondazione. Sarà possibile, così, ordinare i doni solidali e farli recapitare anche ai propri cari che vivono in zone ove ANT è presente: per darti un’occasione per stare insieme, anche se lontani, e celebrare le Feste nel segno della solidarietà.
Infine, come già nei tre anni passati, torna anche l’iniziativa dell’Uovo Sospeso, mutuata dalla tradizione partenopea di lasciare un caffè pagato al bar per lo sconosciuto avventore che arriverà dopo di noi. Con questa ispirazione e approfittando delle festività Pasquali, Fondazione ANT offrirà dunque l’opportunità di moltiplicare la solidarietà con un unico gesto, buono sotto molti punti di vista.
A fronte di un’offerta minima di 15 euro, infatti, sarà così possibile donare un uovo di cioccolato da 500 gr. al latte o fondente a realtà solidali del territorio a scelta del donatore o suggerite dalla Fondazione. E, contemporaneamente, si potrà contribuire a sostenere l’assistenza medico-specialistica ANT ai malati di tumore.
In Campania le uova raccolte saranno donate all’associazione Piano Terra, che si occupa di povertà educativa nel quartiere della Sanità, e all’associazione L’Aura di Caserta per essere distribuite ai senza fissa dimora.
Per contattare la delegazione di Napoli: 081.6338318 – delegazione.napoli@ant.it
“Al termine di un anno segnato dalle celebrazioni per il nostro 45esimo anniversario e all’inizio di una nuova stagione di lavoro e di impegno a beneficio dei più fragili, ANT vede ancora e sempre ben chiare le stesse priorità che hanno sempre animato il suo lavoro – racconta Raffaella Pannuti, presidente di Fondazione ANT –. Innanzitutto, il rinnovamento della garanzia di qualità di un’assistenza capillare che ogni giorno porta conforto a migliaia di cittadini che soffrono e l’ampliamento di un già più che strutturato programma di attività di sensibilizzazione e prevenzione. Ma anche, ora più che mai, la volontà di essere vicini a tutte le categorie più fragili della nostra società, dai giovani in cerca di una strada attraverso il servizio civile a una terza età sempre più al centro delle politiche sanitarie e assistenziali. Perché la solidarietà non è davvero tale se non è per tutti”.
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18 Mar, 2024 | Comunicare il sociale
I carabinieri del nucleo radiomobile di Napoli, allertati da personale della Lipu, sono intervenuti in un’abitazione nel quartiere Arenella. Nell’appartamento di un 68enne sono stati trovati diversi esemplari di fauna protetta dalla convenzione di Berna. Carabinieri e Lipu, infatti, hanno trovato 9 cardellini, un passero solitario, un pettazzurro e 2 lucherini. Sequestrate anche due gabbie trappola. L’uomo è stato denunciato per detenzione di fauna selvatica protetta e maltrattamento di animali. Gli esemplari sono stati affidati al centro recupero animali selvatici della Federico II, dipartimento medicina veterinaria dell’Università di Napoli, per le cure del caso.
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18 Mar, 2024 | Comunicare il sociale
Giovedì 21 marzo 2024, alle ore 17:00, avrà luogo presso Palazzo Mastrilli la presentazione
ufficiale del progetto “Riscrivere Cardito”, selezionato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, presentato dal Comune di Cardito in collaborazione con Cantiere Giovani, Comunica Sociale APS e Collettivo Caveau APS.
L’evento vedrà la partecipazione del Sindaco Giuseppe Cirillo, dell’Assessore alla Cultura Sossio Giordano, della Dirigente alle Politiche Sociali Carmela Sannino, dei partner del progetto e delle associazioni locali.
“Riscrivere Cardito” è un’iniziativa rivolta ai giovani tra i 14 e i 35 anni, finalizzata a promuovere la biblioteca di Cardito come fulcro di un processo comune. Tale processo, riconoscendo l’importanza di ogni individuo, conoscenza e cultura, si propone di rileggere, ripensare e riscrivere le storie individuali e collettive, progettando un futuro inclusivo e partecipativo.
Le azioni del progetto mirano a promuovere competenze trasversali, a valorizzare il
protagonismo giovanile e a offrire ai giovani spazi, tempi e risorse per la propria emancipazione personale e collettiva. Inoltre, “Riscrivere Cardito” promuove una “Call di idee” rivolta ai giovani, invitandoli ad elaborare microprogetti creativi di sensibilizzazione mediante la metodologia “Si può fare”.
La Biblioteca si rigenera, crea nuovi spazi e diventa così un centro di aggregazione e
sperimentazione culturale, dove i giovani possono incontrarsi, scambiare idee, sviluppare
proposte e dedicarsi ad attività di tempo libero qualificato.
La presentazione è aperta a tutta la cittadinanza.
Per maggiori info:
+39 379 20 90 661
bibliotecadicardito@gmail.com
www.bibliotecadicardito.it
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14 Mar, 2024 | Comunicare il sociale
Nessuna possibilità di ricevere cure sanitarie, trovare un lavoro, affittare una casa con le proprie credenziali. Per i suoi figli, che si trovano nello stesso limbo, si aggiungono pure le difficoltà nel poter frequentare una scuola superiore. Ivan (nome di fantasia), di origine croata, ha circa 40 anni e vive all’interno del campo rom di Cupa Perillo nel quartiere di Scampia dove è nato da papà macedone e mamma kosovara. Si tratta di un’area spesso balzata agli onori della cronaca per le pessime condizioni sanitarie, igieniche a discapito della salute di chi ci vive e anche dei residenti dei condomini circostanti e degli studenti delle scuole del posto. Come tantissime altre famiglie di origine balcanica cresciute in Italia è privo di residenza a causa di alcuni vincoli normativi come quelli contenuti nel decreto Lupi, convertito con la Legge 80/2014, che all’art 5 comma 1 recita: “Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”. Molti ostacoli per la cittadinanza e la residenza per chi proviene dai Balcani, peraltro, rimandano ad ulteriori vincoli normativi sorti dopo la dissoluzione della Jugoslavia e la formazione dei vari Stati dopo le terribili guerre degli anni ’90.
Il racconto di Ivan – Per Ivan, come per gli altri, non avere una residenza in concreto significa la preclusione all’accesso ai servizi essenziali garantiti dalla nostra Costituzione. Attualmente in affidamento all’associazione di promozione sociale “Chi Rom e Chi No’’ di Scampia, (dove si trovano anche lo spazio gastronomico di Chikù e l’impresa sociale che opera nel campo della gastronomia multiculturale La Kumpania Srls), l’uomo esterna il suo disagio. «Attualmente ho la residenza bloccata dopo il sequestro anni fa delle aree del campo rom di Cupa Perillo da parte dell’autorità giudiziaria (lo dispose il tribunale di Napoli nel luglio 2017, un mese dopo ci fu un devastante incendio, ndr). Ho fatto la domanda per avere la cittadinanza italiana, ma dopo oltre un anno sono ancora in attesa che me l’accettino. Anche i miei 5 figli, come me, non hanno i documenti. Per iscriverli a scuola sono dovute intervenire le associazioni come Chi Rom e Chi No la comunità di Sant’Egidio». L’unico figlio maggiorenne, che oggi ha 19 anni, aggiunge Ivan, sprovvisto della residenza «si è dovuto fermare al conseguimento del diploma di scuola media senza andare oltre». Non solo, Ivan ricorda con rammarico: «Se avessi bisogno di cure sanitarie, potrei essere visitato al pronto soccorso senza però andare oltre. Se dovessi morire, andrei incontro alle stesse difficoltà di sepoltura di Davide, il ragazzo di 21 anni morto folgorato che io conoscevo sin da piccolo visto che anche lui abitava nel campo a Cupa Perillo. Se qualcuno di noi se ne andasse prima del tempo dove ci buttano, nella spazzatura?». L’esistenza di Ivan e della sua è nei fatti oggi sospesa perché senza residenza appare ancor più complicato anche trovare lavoro e provvedere in proprio per un alloggio, che senza la residenza non potrebbe comunque né affittare né comprare. «La domanda della cittadinanza l’ho fatta per i miei figli, per dare loro delle opportunità. Quando siamo andati a chiedere, ci hanno detto che senza cittadinanza non si può avere la residenza. In Belgio, Francia o Germania non è così: se avessi avuto un figlio nato lì, automaticamente sarebbe diventato cittadino di quei Paesi». Barbara Pierro, avvocato e presidente di Chi Rom e Chi No dà poi un’ulteriore lettura della vicenda. «Nel campo rom di Cupa Perillo – spiega – non c’è nessuna occupazione abusiva perché non ci sono proprio gli immobili. Possiamo parlare soltanto di abitazione di fortuna e baracche in cui abitano persone che sono oggi nate in Italia o che sono arrivati con lo status di rifugiato politico e che non hanno più potuto ottenere il permesso di rifugiato». Pierro sottolinea anche come tra le persone di origine rom ci siano «tantissimi apolidi, in quanto minoranza non riconosciuta in Italia a causa dell’assenza del requisito della territorialità. La questione apolidia è molto forte».
di Antonio Sabbatino
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14 Mar, 2024 | Comunicare il sociale
Il Centro di Pastorale Carceraria della Diocesi di Napoli, insieme con l’associazione Liberi di Volare onlus e con l’associazione Sbarre di Zucchero, ha organizzato il giorno sabato 16 marzo, a partire dalle ore 10.30, un presidio con corteo presso la Casa Circondariale di Napoli “Giuseppe Salvia” a Poggioreale, per dire basta ai suicidi in carcere; un fenomeno che non riguarda solamente i detenuti, bensì anche gli agenti penitenziari, a dimostrazione di una vita carceraria colma di frustrazione per i ristretti e per chiunque operi all’interno degli istituti penitenziari.
Prenderanno parte all’iniziativa: padre Alex Zanotelli, Livio Ferrari del movimento No Prison, don Franco Esposito, direttore della Pastorale Carceraria; Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la Regione Campania; Monica Bizaj, presidente dell’associazione Sbarre di Zucchero; Valentina Ilardi, dell’associazione Liberi di Volare onlus. «Una manifestazione che vuole scuotere le coscienze perché il problema carcere, con la sua violenza e le sue morti, è un problema di tutti. Per i tanti “forse uccisi dalla disperazione, dalla paura o dalla violenza di qualcuno”, ma sicuramente lasciati morire dalla violenza di una istituzione “di potere”, che troppo spesso pensando alla pena da fare espiare dimentica l’umano da salvare», ha dichiarato don Franco Esposito.
L’appuntamento è a Piazza Cenni e, dopo breve corteo, verrà raggiunto l’ingresso principale del carcere di Poggioreale, per ribadire con determinazione che “NON C’E’ PIU’ TEMPO”: tanti, troppi, continuano ad essere i suicidi dietro le sbarre; un bisogno urgente di misure concrete ed immediatamente attuabili per ovviare al sovraffollamento, per trovare adeguate soluzioni per i detenuti affetti da disagio psichiatrico e/o tossicodipendenza, anche per “semplificare” il lavoro di tutti gli operatori penitenziari, vittime anche loro dell’assenza totale dello Stato, per riportare l’art. 27 della Costituzione al centro della detenzione in carcere. Una manifestazione per vincere il silenzio della politica ed andare oltre le mura dell’indifferenza. «Sul tema della giustizia mediatica, sulle intercettazioni, sulle sue barbarie, sulla custodia cautelare, sui suicidi in carcere, sul sovraffollamento, sull’aumento dei giorni di liberazione anticipata e gli errori giudiziari è calato da tempo un silenzio. Eppure, c’è un numero sproporzionato di persone private della loro libertà contro le regole del diritto. Quasi la metà delle custodie preventive sono indebite ed illegittime. Migliaia di persone devono scontare meno di due anni di carcere e non hanno misure alternative e i tempi della giustizia si allungano», nella dichiarazione di Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la Campania.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, l’associazione Liberi di volare onlus, sita in Napoli alla via Buonomo nr 39, con inizio alle ore 16.30, ospiterà un convegno organizzato dalla rete nazionale Sbarre di Zucchero, sulle drammatiche condizioni delle carceri. Alla tavola rotonda, moderata da Andrea Aversa, giornalista de L’Unità, interverranno: don Franco Esposito, direttore della Pastorale Carceraria di Napoli, Ciro Corona, fondatore di (R)esistenza anticamorra, Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la regione Campania, don Tonino Palmese, garante dei detenuti di Napoli, Stefano Vecchio, presidente del Forum Droghe. Previste le testimonianze degli ospiti della casa di accoglienza della Pastorale Carceraria.
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