M’ILLUMINO D’ARANCIO: GIORNATA MONDIALE DELLA DISTROFIA MUSCOLARE FACIO-SCAPOLO-OMERALE

La sera del 20 giugno in occasione della Giornata Mondiale le massime istituzioni italiane si illuminano di arancione per sostenere gli ammalati di Distrofia Facio Scapolo Omerale.

 Palazzo Chigi, Palazzo Madama,  Palazzo Montecitorio, e decine di comuni e luoghi    d’arte in tutt’Italia si coloreranno di arancione per accendere una luce sulla ricerca, sensibilizzare l’opinione pubblica, dare un segno di vicinanza  ai pazienti e alle loro famiglie. La giornata si aprirà alle ore 9.00 nella Sala Lautato Sii in Campidoglio con un Convegno nazionale  organizzato dall’Associazione FSHD Italia Aps, dedicato a questa malattia genetica rara.

 

Aprirà i lavori Caterina Dietrich, Presidente FSHD Italia APS, seguiranno i saluti istituzionali

Di Erica Battaglia, Presidente Commissione VI Cultura, Politiche Giovanili  del Comune di Roma, Massimiliano Maselli, Assessore all’inclusione Sociale e Servizi alla persona della Regione Lazio Fabio De Lillo, Coordinamento attività strategiche spese sanitarie Regione Lazio, Marco Rasconi, Presidente Nazionale UILDM, Annalisa Scopinaro, Presidente di UNIAMO – Federazione Italiana Malattie Rare, Francesco Ieva, Presidente Altro Domani; Promotore Consulte Regionali Neuromuscolari, Giovanni Leonardi, Capo del Dipartimento della salute umana, della salute animale e dell’ecosistema (One Health) e Capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del Ministero della Salute, Nello Capuano: Alfiere della Repubblica 2023 per la FSHD, Silvana Robustelli, referente FSHD Italia APS per la Regione Campania, Liliana Ianulardo, Presidente Onorario

FSHD Italia APS, Massimo Taglioni Direttore Fondazione UILDM Lazio.

Introdurranno il convegno  un contributo della Ministra per la disabilità Alessandra Locatelli e la proiezione del video spot dell’attore Roberto Ciufoli.

 Tre i focus in  programma: Storie diverse: la normalità del disagio con la presentazione delle attività dell’Associazione cui seguirà un approfondimento curato dalla psicoterapeuta Maria Pariano che illustrerà il “Progetto Parliamone: l’importanza della continuità e costanza nell’assistenza.

Seguirà la sessione coordinata dal professor Enzo Ricci, direttore dell’Unità Operativa Semplice della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e referente scientifico dell’associazione dedicata allo “Stato di avanzamento sui trial clinici e progetti riabilitativi” con gli interventi di Mauro Monforte, Neurologo Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Sara Bortolani, Neurologo Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Cristina Sancricca, Fondazione UILDM Lazio e Policlinico Gemelli Roma, Massimiliano Filosto, Direttore NEMO Brescia, Gabriella Silvestri, Neurologo Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS che parlerà della distrofia miotonica.

 Nella terza sessione moderata dalla senatrice Paola Binetti  si approfondirà  il tema “Distrofia FSHD, disabilità e diritti”

Intervengono Mariella Tarquini – Presidente di Rete SupeRare, Presidente della Consulta delle Persone con disabilità e della salute mentale CM8 del Comune di Roma, Nicola Panocchia, Coordinatore del Comitato scientifico della Carta dei diritti delle persone con

disabilità in ospedale, Antonio Pelagatti – esperto del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Antonio Condorelli, Vicepresidente FSHD Italia APS, Aldina Ulrira – in rappresentanza della Consulta Cittadina per la disabilità di Roma Capitale, Fabrizia Favalli – Coordinamento generale medico legale INPS, Enzo Ricci, Responsabile Scientifico FSHD Italia APS.

La sera del 20 giugno oltre a Palazzo Chigi sede della Presidenza del Consiglio, Palazzo Madama sede del Senato della Repubblica, Palazzo Montecitorio sede della Camera, si illumineranno di arancione il monumento a Vittorio Alfieri di Asti, quello a San Savino patrono di Fermo,  Castel Sant’Elmo e Maschio Angioino di Napoli i municipi di Asti,  Bordighera, Capannori,  Cava dei Tirreni, Mestrino, Ospedaletti, Siano, Vallecrosia, Ventimiglia.

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Urbee: il primo progetto di apicoltura urbana partenopeo

Al centro di Napoli ed esattamente sui tetti della città, è nato da qualche mese un nuovo apiario.
Urbee – adopt your urban bee è il primo progetto di apicoltura urbana partenopeo, patrocinato da Giuseppe Iannotti, chef due stelle Michelin con il supporto dell’azienda Apicoltura Urbana.
Urbee mette insieme ambiti e discipline diverse, dalla gastronomia all’analisi dei dati ambientali fino all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Le arnie, poste sulla terrazza di Palazzo Piacentini, all’interno di un orto urbano curato dallo chef in persona, hanno i nomi di storici quartieri di Napoli: Forcella, Pignasecca, Sanità.
Ogni arnia ha una regina che si chiama come una delle attrici napoletane più iconiche: Titina, Pupella e Sophia.
Inoltre, ogni arnia, ha da qualche tempo anche un fuco, che prende il suo nome da uno dei tre personaggi più amati di Napoli: Diego, Totò, Massimo.
Con Urbee si può adottare un’ape e ricevere un certificato di adozione, o anche adottare un piccolo sciame di api, una delle tre regine o uno dei tre fuchi e ricevere una serie di prodotti di cosmesi naturale a base di miele, propoli e cera d’api. All’interno delle arnie di Urbee sono installati anche dei sensori che monitorano costantemente la salute delle api fornendo dati in tempo reale, fondamentali non solo per preservare il benessere di questi preziosi insetti, ma anche per valutare la qualità dell’aria di Napoli.
Il nostro nuovo progetto con Urbee a Napoli è un’opportunità unica per creare oasi di biodiversità che si integra perfettamente con la storia e la bellezza di questa città”, asserisce Giuseppe Manno, founder di Apicoltura Urbana: “Posizionare le arnie sul tetto di un edificio storico al centro di Napoli, con la vista del Vesuvio, è stata una opportunità irripetibile, creando un forte simbolo di speranza per il futuro”.
Il progetto di Apicoltura Urbana Srl prevede un servizio completo di gestione delle arnie in spazi privati, grazie al supporto di un tecnico apistico dedicato, che si prende cura delle api durante tutto l’arco dell’anno con visite periodiche.
Oltre alla produzione di miele, sono previsti workshop di sensibilizzazione sui temi legati alla biodiversità e all’importanza delle api.
di Annatina Franzese

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AspieCafé, ragazzi e famiglie in relazione contro la solitudine

Come può un caffè diventare un’arma contro la solitudine? Se il mondo scientifico procede a rilento e non riesce a dare risposte immediate, se il sollievo della comprensione viene rimandato a causa della disinformazione, se le competenze sono poche e frammentate, è il caffè ad andare in soccorso a ragazzi e famiglie che vivono un disagio.
Il caffè, o meglio, un AspieCafé. Famiglie, operatori e giovanissimi si aiutano ed auto aiutano nell’affrontare la fatica di vivere in un contesto che non accoglie e spesso non comprende le diversità invisibili, e lo fanno grazie al piacere di incontrarsi, con il pretesto di prendere un caffè insieme.
AspieCafé è una iniziativa partita un paio di anni fa, grazie all’idea lanciata dall’associazione Gruppo Asperger Campania. «Spesso i nostri ragazzi non hanno un gruppo di amici con cui condividere tempo libero – spiega Angela Silletti Restucci, presidente dell’associazione Gruppo Asperger Campania – ed AspieCafè è un’ opportunità per provare a sviluppare rapporti amicali, in base ai propri valori ed interessi, al di fuori del contesto strutturato. È un’opportunità, un’opportunità grande». Inizialmente l’idea si è sviluppata e strutturata a Napoli centro. Adesso, in attesa di reperire fondi, su Napoli città l’iniziativa è ferma e in procinto di ripartire a settembre. A Caserta e Salerno invece gli incontri proseguono con cadenza settimanale. Al momento gli associati sono circa una novantina, e le cose da mettere in calendario sono tantissime: «La prima cosa fatta – prosegue il presidente – è stato prendere contatti con l’Ordine degli Psicologi. Abbiamo bisogno di supporto, noi e i ragazzi, e c’è ancora troppa poca conoscenza di come funzionino certe condizioni».
Per queste famiglie, nella nebbia legata alla mancanza di formazione e informazione, nel mare dei sentimenti di frustrazione e senso di abbandono che i disagi portano con sé, incontri di questo genere rappresentano talvolta l’unica scialuppa di salvataggio per provare a destreggiarsi tra i mille problemi legati alle condizioni di diversità. Una diversità, a dirla tutta, non convenzionale: il mondo dell’autismo è grande, è vasto, è variegato. E spesso a fare i conti ci si inganna, perché non è vero che autismo = ritardo cognitivo. Anzi. A volte le disabilità non sono cognitive. A volte sono fisiche. A volte sono relazionali. Ma sono tutte parimenti dolorose sia per i ragazzi che vivono questo disagio, sia per le loro famiglie.
Spesso la letteratura medica non è abbastanza profonda, aggiornata e interessata a spiegare e affrontare quella porzione di autismo legata agli Asperger.
Ma probabilmente un modo efficace di spiegare questa condizione a chi non ha proprio idea di cosa sia, si trova tra le pagine della prima stesura di un libro da poco uscito per Mondadori, IL SAPORE DELL’ALBICOCCO, di Nicola Pesce, scrittore ed editore originario di Salerno, che ha fatto del suo essere Asperger un punto di forza: «Quanto poco ne sa ancora il 99% della popolazione sull’autismo e, nel mio specifico caso, sull’essere Asperger – si legge – secondo molti, ahimè, siccome mi vedono normale allora sono normale. Purtroppo no. La mia “normalità” è frutto di un addestramento quarantennale al camuffamento. Ma c’è un mare di dolore in questa normalità». Un parlare a cuore aperto, che prosegue così: «Pochi giorni fa mettendo a posto casa ho ritrovato un quadernone a quadretti di quando ero piccolo. Allora ero meno bravo a camuffarmi. Mi ricordo che con il mio “migliorissimo amico” del cuore dell’epoca facemmo una scommessa. Era il giorno che a scuola spiegarono le tabelline. “Vediamo chi scrive sul quadernone entro domani più multipli di due?” mi disse. Oh, non l’avesse mai detto. Io cominciai già in classe, poi a casa… immaginavo il mio amico che febbrilmente a sua volta scriveva quei numeri. A mezzanotte avevo finito l’intero quaderno. Ero arrivato a 6.800. La mattina dopo arrivai a scuola tutto contento, il quaderno mi scottava tra le mani. Lo mostrai al mio amico Armando. Beh, lui aveva riempito una paginetta. Era arrivato a 120 circa. Lì avrei dovuto capire tante cose. Nel bene e nel male. Nella vita tutte volte che qualcuno si impegna, è arrivato a 120. Io sono arrivato a 6.800. Lui però ha vissuto, io no. E quando apro il quaderno, ecco, all’istante quando apro il quaderno, tutti si rendono conto che sono una cosa fuori dal mondo. E allora io nel corso degli anni innanzitutto ho imparato a non aprire più il mio metaforico quaderno. E voi mi vedete, ci vedete da fuori, a noi Asperger, e ridiamo e parliamo come voi, e pensate che alla fine essere Asperger non sia poi un gran problema. Solo che non sapete che abbiamo, metaforicamente, quel quaderno appresso. Il nostro dolore è ben nascosto ai vostri occhi. Ce lo avete insegnato voi, senza cattiveria alcuna, me l’ha insegnato Armando quel giorno, che io sono diverso, che noi siamo diversi. C’è un dolore in noi che non potete arrivare a comprendere. Ma, se potete, quando uno vi dice che è Asperger, rispettate il suo dolore».
Per chi volesse contattare i referenti di AspieCafé, le info sono disponibili sul profilo Facebook, email: info@aspergercampania.it; Telefono (presidente): (+39) 338 163 4890; Telefono (referente adulti): (+39) 380 158 0661
I luoghi destinati attualmente agli incontri sono: Napoli, Punk tank Cafe’, piazza Dante 40. Salerno, Punto e Virgola Cafe. Caserta Gran Caffè Margherita.
di Nadia Labriola

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PROGETTO TESEO: FRAGILITA’ E DEMENZA IN UNA COMUNITA’ CHE CURA

In Italia, i servizi per le persone con demenza sono carenti e distribuiti in modo disomogeneo sul territorio nazionale, anche la disponibilità di équipe e professionisti dedicati è ridotta rispetto alle necessità; in generale, si rileva un maggiore sviluppo nelle realtà del Nord Italia rispetto a quelle del centro e Sud Italia e isole (ISS, 2023).

Secondo i dati ufficiali, le persone con malattia di Alzheimer e altri tipi di demenza o compromissione cognitiva lieve, sono almeno 2 milioni (Ministero della Salute, 2022), ma i dati reali sono probabilmente più elevati (OCSE, 2023). La ridotta disponibilità di centri specializzati fa sì che non tutte le persone affette dalla malattia riescano ad ottenere una diagnosi tempestiva, amplificando le difficoltà dei familiari, sia in questa fase che in quelle successive.

È quindi importante fare il possibile perché tutti possano ricevere l’aiuto necessario.

A Milano si sta sviluppando il progetto “Teseo. Fragilità e demenze in una comunità che cura” – con il sostegno di Fondazione Cariplo e sviluppato da Fondazione Don Gnocchi – che è capofila – con Airalzh Onlus, Associazione per la Ricerca Sociale, Caritas Ambrosiana e Sociosfera Onlus. Il progetto si propone come un modello sostenibile e replicabile a livello nazionale, soprattutto nell’ambito del Terzo Settore.

Teseo non intende necessariamente offrire nuovi servizi – nella città di Milano sono già efficaci e ben articolati – quanto rendere più fluida ed accessibile la collaborazione fra quelli esistenti e le famiglie di anziani che hanno bisogno di supporto. Attualmente, infatti, le famiglie sono costrette ad una faticosa ricerca di informazioni che si protrae lungo l’intero percorso della malattia. Devono affidarsi  al passaparola di comunità o alle informazioni reperibili su internet, che non sempre sono di adeguata qualità, e non solo, anche i medici di famiglia e gli altri specialisti possono avere difficoltà a conoscere tutti i servizi disponibili nei diversi territori.

In sintesi, per ovviare questa situazione, Teseo ha reso possibile lo sviluppo di una Centrale Operativa di nuova generazione – informatizzata e attiva anche nell’ambito della telemedicina – mettendo a disposizione case-manager qualificati, ovvero dei veri e propri accompagnatori esperti a supporto delle famiglie.  La Centrale Operativa e i case-manager saranno a disposizione di persone e famiglie, delle organizzazioni di volontariato del territorio e dei professionisti degli enti pubblici e privati del territorio, per rendere più efficaci e coordinati gli interventi comuni.

Un valido supporto viene dato dai volontari che operano nelle comunità; ad esempio quelli dei Centri di ascolto di Caritas Ambrosiana, che in questa fase si sta ritenendo opportuno formare affinché sappiano ascoltare in modo appropriato, cogliendo i primi segni della malattia e facilitando così l’accesso alle risorse del progetto.

Il compito di Caritas è quello di aumentare la sensibilità e l’attenzione della comunità verso le difficoltà che anziani e famiglie vivono durante il declino cognitivo nelle diverse forme di demenza –  dichiara Matteo Zappa di Caritas Ambrosiana che continua – Ai volontari dei Centri di ascolto non viene chiesto di diventare esperti della demenza o di assumersi responsabilità eccessive. Si chiede loro soltanto di arricchire la propria azione con alcune informazioni aggiuntive, utili a far nascere la domanda giusta nel momento giusto”.

“Le informazioni necessarie sono condivise con una breve formazione di base attraverso cui vengono descritti i 10 campanelli di allarme del declino cognitivo –  spiega Stefano Bosi, coordinatore dell’Area anziani di Caritas – Grazie alla formazione il volontario viene posto in grado di condividere le proprie impressioni con la famiglia, proponendo una valutazione più approfondita. Inoltre – continua Bosi – farà questo in tranquillità perché è consapevole che può contare sul collegamento diretto con la Centrale Operativa, che prenderà in carico la persona”.

Un esempio, fra i molti possibili, di come il sostegno e l’assistenza della comunità può cambiare la vita del malato e della sua famiglia. “Ho avuto casi di Alzheimer in famiglia, ho sempre temuto che potesse accadere anche a me” chi parla è A., 78 anni di origini piacentine, ma da più di 50 anni vive a Milano. È sposata e ha una figlia, motivo di orgoglio e di supporto.

Mamma da circa due anni convive con una diagnosi che conosce molto bene“– racconta la figlia B. – “mia nonna infatti,  ne ha sofferto e  la mamma, con fatica, l’ha accompagnata ad affrontare il lento e doloroso percorso della malattia. Adesso sta affrontando l’Alzheimer sulla sua pelle e io sono la caregiver”.

La signora A., infatti è stata collocata all’interno di un percorso di riabilitazione attivo presso l’Istituto Don Gnocchi a seguito di una segnalazione fatta dalla centrale operativa di Teseo. Alla fine del percorso di riabilitazione cognitiva, alla signora A. è stato proposto, coinvolgendo anche la famiglia, di attivare il servizio di RSA APERTA.

La signora A. da subito, è stata molto collaborativa e aperta al dialogo. Ha parlato delle sue origini, della sua famiglia, della bottega familiare che gestiva, di quanto le piace andare al mare e passeggiare mano nella mano con il marito” racconta il dott. Emanuele Tomasini, psicologo alla Fondazione Don Gnocchi e coordinatore dei case-manager del progetto Teseo – “durante gli incontri di stimolazione cognitiva richiede spesso rassicurazione rispetto alle sue capacità, pur riconoscendo che la sua memoria episodica recente inizia a fare la “birichina”, come dice lei.  Condividiamo anche le sue preoccupazioni legate alle fatiche cognitive di cui è piuttosto consapevole. A volte le mancano le parole, le mani sudano, i piedi si agitano, ma insieme, tra un esercizio ed un altro, tra un racconto ed un altro ancora, proviamo a trovare un senso a ciò che prova e che pensa, alle perdite a cui sa di dover andare incontro. Insieme, ogni volta, proviamo a trovare un nuovo equilibrio. E così con tutti i professionisti dell’équipe”.

Mia mamma e mio papà fanno ancora progetti di vita – continua la figlia B. – io faccio in modo di organizzare i week end nella loro amata casa al mare, e loro ci vanno in autonomia. Senza il supporto dato da questi professionisti non sarei stata in grado di gestire questa situazione. E mi sento di dirlo a chiunque in questo momento si trova a seguire un parente malato di Alzheimer: non pensate di potercela fare da soli, questi professionisti non solo seguono il paziente con demenza, ma supportano noi, la famiglia. Non è quantificabile il beneficio che si ha; non solo, dal punto di visita della malattia – mia mamma da due anni a questa parte è stazionaria, non è peggiorata, come per esempio accadde a mia nonna –  non c’è assolutamente paragone tra le due situazioni. Quella di mia nonna era frustrante e dolorosa, con mia mamma il dolore c’è perché alcuni aspetti le sfuggono, ma persiste un attaccamento alla vita positivo che è contagioso. “

Questa testimonianza è la conferma di come stia cambiando la cultura dell’assistenza al malato di Alzheimer – dichiara il Dott. Fabrizio Giunco geriatra, direttore del Dipartimento Cronicità della Fondazione Don Gnocchi e responsabile del progetto – favorendo anche la rimozione dall’immaginario collettivo dello stigma riferito alla malattia. E’ uno degli obiettivi del Progetto e a Milano stiamo procedendo con risultati incoraggianti; il meccanismo della centrale operativa non è banale, anzi è complesso, ma le soddisfazioni sono molte”.

Lo stigma associato alla demenza è da sempre responsabile – e anche conseguenza – di pregiudizi e paure da parte di chi riceve queste diagnosi, siano essi pazienti o famigliari; sentimenti comuni che spesso si traducono in vere e proprie barriere di accesso alle varie informazioni, sia di natura diagnostica piuttosto che assistenziale.

La Storia di A. testimonia come per i malati di Alzheimer molto può cambiare se si è supportati da una rete come Teseo. Infatti, la signora e la sua famiglia sono stati inseriti in un percorso di ascolto e riabilitazione, che sta rendendo possibile vivere una vita dignitosa e soddisfacente senza cadere nel vortice dell’ansia e della paura per la malattia.

Aggiunge il dott. Giunco: “Non si tratta solo di offrire servizi ma, soprattutto, di garantire alle persone ciò di cui hanno più bisogno: ascolto, attenzione, dialogo, indicazioni giuste nel momento giusto. Non ultimo, prefigurare con loro il futuro, così da prepararsi per tempo alle fasi più difficili della malattia”.

Il progetto TESEO, accanto all’attività pratica, integra anche azioni di sensibilizzazione e diffusione di buone informazioni nella comunità, in applicazione delle raccomandazioni dell’OMS sulla realizzazione di comunità amichevoli per la vecchiaia e per la demenza (OMS, 2021)

L’obiettivo è dunque quello di superare inutili paure e operare insieme per il bene comune: persone e famiglie che vivono malattie croniche non possono essere lasciate sole, devono avvertire l’attenzione di tutti, dai vicini di casa agli operatori dei servizi più qualificati.

 

 

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A Napoli la quarta ed ultima tappa del GIRO DELLA CAMPANIA E DEL SOCIALE

Si terrà a Napoli, il 19 giugno 2024 ore 16:00 al Consiglio regionale della
Campania-Aula Multimediale Centro Direzionale di Napoli-Isola F13, la
quarta ed ultima tappa del GIRO DELLA CAMPANIA E DEL SOCIALE,
l’iniziativa promossa dal Garante dei diritti delle persone con disabilità della
Regione Campania in collaborazione con i centri di servizio per il volontariato
della regione.

L’evento vuole essere occasione di incontro e dialogo con gli enti di Terzo settore della città metropolitana di Napoli che si occupano di inclusione e con le persone con disabilità e le loro famiglie per rilevare bisogni, ascoltare testimonianze e lavorare a proposte e progetti da cui partire per costruire nuove collaborazioni.

I risultati dell’incontro saranno, infatti, condivisi con il Consiglio Regionale per avviare processi e progettualità sostenibili che possano garantire la crescita e la coesione dei territori in tema di disabilità.

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Allarme caldo, i medici di famiglia della Fimmg: mai affrontate temperature simili, proteggersi sarà determinante

«Sono anni ormai che d’estate riceviamo chiamate dai nostri pazienti per colpi di calore e altri problemi legati all’aumento delle temperature, ma non abbiamo mai dovuto affrontare un caldo come quello prospettato in questi giorni. Siamo molto preoccupati per gli effetti che le massime previste, con temperature percepite vicine ai 40, potranno avere. Non solo le persone anziane, ma tutti, dovrebbero evitare per quanto possibile di uscire nelle ore più calde e, comunque, di affrontare lunghi tratti al sole». È un vero e proprio allarme caldo quello lanciato da Luigi Sparano e Corrado Calamaro (medici di famiglia della Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale) a fronte dell’arrivo di Minosse, anticiclone che sta per travolgere l’Italia con temperature record su quasi tutto il Nord, il Centro e il Sud. Alla luce delle previsioni meteo che prospettano un’ondata di caldo senza precedenti, i medici di famiglia della Fimmg lanciano un appello alla popolazione, in particolare alle persone anziane e fragili, affinché adottino misure precauzionali per proteggersi ed evitare di dover ricorrere al pronto soccorso. «Il grande caldo può rappresentare un serio pericolo, soprattutto per coloro che soffrono di patologie croniche o hanno un sistema immunitario compromesso», chiariscono Sparano e Calamaro.
I medici di famiglia hanno anche elaborato un decalogo di consigli pratici per aiutare le persone più vulnerabili a gestire al meglio le giornate di caldo intenso:
• Rimanere idratati: Bere almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno, anche se non si avverte la sete. Evitare bevande alcoliche, zuccherate o gassate.
• Evitare le ore più calde: Non uscire e non svolgere attività fisica nelle ore più calde della giornata, solitamente tra le 11:00 e le 17:00.
• Indossare abiti leggeri: Utilizzare abiti leggeri, di colore chiaro e in tessuti naturali come cotone e lino, che permettono una migliore traspirazione della pelle.
• Prediligere ambienti freschi: Trascorrere il più tempo possibile in ambienti freschi e ventilati. Se necessario, utilizzare ventilatori o condizionatori, assicurandosi di non esagerare con la differenza di temperatura rispetto all’esterno.
• Alimentazione leggera: Consumare pasti leggeri, ricchi di frutta e verdura, evitando cibi pesanti e molto conditi che aumentano la sensazione di calore.
• Rinfrescarsi regolarmente: Fare docce o bagni freschi per abbassare la temperatura corporea. In alternativa, utilizzare panni umidi su polsi, fronte e collo.
• Monitorare la salute: Prestare attenzione ai segni di disidratazione o colpo di calore, come mal di testa, vertigini, debolezza, nausea o crampi muscolari. In caso di sintomi sospetti, contattare immediatamente un medico.
• Evitare l’esposizione diretta al sole: Utilizzare cappelli a tesa larga, occhiali da sole e creme solari con alto fattore di protezione quando si deve uscire.
• Pianificare le attività: Organizzare le attività giornaliere in modo da evitare le ore più calde e privilegiare le prime ore del mattino o la sera.
• Assistere i più fragili: Verificare regolarmente le condizioni di salute di familiari, amici o vicini anziani o fragili che vivono soli.

Semplici ma fondamentali consigli per affrontare in sicurezza le prossime settimane di caldo intenso. «È importante che ogni cittadino faccia la propria parte per proteggere la propria salute e quella dei propri cari», concludono i medici di famiglia.

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