20 Lug, 2018 | Comunicare il sociale
NAPOLI – I. ha scoperto di avere un vero e proprio talento per il disegno; L., invece, ha capito che ciò che ama fare di più è cucire. Ma non c’è soltanto la sartoria: C., per esempio, è bravissima nelle materie scientifiche, perciò dopo aver preso la qualifica tornerà al liceo dal quale era andata via e poi si iscriverà all’università: il suo sogno è diventare veterinario. “Le sarte di Scampia”: ormai nel quartiere sono conosciute così le giovanissime destinatarie del progetto IeFP (Istruzione e Formazione Professionale) in “Operatore dell’abbigliamento”, attuato da EIDT Scarl, società che si occupa di consulenza e formazione da oltre vent’anni. A novembre 2016 la Regione Campania ha deciso di investire risorse sul programma nazionale Fixo, cofinanziando percorsi formativi triennali rivolti a giovani in età di obbligo scolastico e a rischio di dispersione, finalizzati al conseguimento di una qualifica professionale. EIDT ha risposto al bando emanato dall’Assessore regionale alla Formazione Chiara Marciani e il suo progetto è stato selezionato tra i 9 in Campania – 100 in Italia – meritevoli di avviare la sperimentazione del Sistema Duale, mutuato dalla cultura tedesca e già diffuso in diversi Paesi del Nord Europa, che alterna apprendimento in aula ed esperienza in azienda. La sfida era quella di costruire un percorso che offrisse una concreta opportunità educativa e di inserimento socio-lavorativo ai destinatari, dando al tempo stesso un contributo positivo all’intera comunità. Il corso è partito in via sperimentale l’8 maggio 2017, con una classe composta da 15 allieve – tutte di età compresa tra 14 e 16 anni – di Scampia, a cui se ne sono aggiunte altre 3 in veste di uditrici. Ragazze dalle storie difficili, che avevano abbandonato i banchi troppo presto o erano spinte semplicemente dal desiderio di frequentare una ‘scuola pratica’, e che qui hanno trovato innanzitutto persone pronte ad accoglierle, accompagnandole in un emozionante lavoro di scoperta di sé e delle proprie capacità.











LA PERSONA AL CENTRO – Il luogo in cui ha preso forma l’IeFP è il Centro Alberto Hurtado di Scampia, sorto in una struttura messa a disposizione dal Comune di Napoli e gestita da padre Fabrizio Valletti, gesuita che opera in questo territorio di frontiera da più di 15 anni. Una scelta non casuale: proprio nel quartiere della periferia nord di Napoli, infatti, qualche anno fa EIDT ha attivato un corso di formazione per sarte da cui è nata la Cooperativa sociale “Giovani di Scampia – La Roccia”, che oggi dà occupazione a 15 donne della zona. La Cooperativa adesso rappresenta una delle imprese madrine del progetto: in particolare, Giovanna Vetrano, una delle sarte, è passata dall’altra parte del banco, come insegnante di cucito. «Tutti i docenti che abbiamo coinvolto nelle attività sono laureati e professionisti di Scampia: ciò ha permesso alle ragazze di confrontarsi con persone provenienti dalla loro stessa realtà e ha facilitato il trasferimento di una serie di competenze non solo di carattere tecnico, ma anche di approccio alla vita – spiega a Comunicare il Sociale l’amministratore di EIDT, Paolo Lanzilli –. Il nostro non è soltanto un intervento per favorire l’istruzione e far conseguire un diploma: al centro c’è il singolo nella sua interezza e complessità». A settembre, per le 16 allieve che stanno continuando il percorso, inizierà l’alternanza scuola-lavoro presso grandi marchi del mondo della sartoria, nazionale ed internazionale, come Kiton Spa di Ciro Paone, Kuvera Spa (nome commerciale Carpisa e Yamamay) e Assia Spose; quattro tra loro saranno impiegate al Teatro San Carlo, per confezionare abiti teatrali, mentre un gruppo, nella Cooperativa “La Roccia”, avrà il compito di realizzare una linea di borse e accessori contro la violenza sulle donne. «Facciamo rete con gli attori del territorio – aggiunge la coordinatrice didattica, Filomena Oricchio – partendo, da un lato, dalle peculiarità delle aziende e dall’altro dalle caratteristiche vincenti delle nostre ragazze».
di Paola Ciaramella
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20 Lug, 2018 | Comunicare il sociale
NAPOLI – Per la sesta serata di “Pausilypon: Suggestioni all’Imbrunire”, la Rassegna stabile del Parco archeologico del Pausilypon, curata dal Centro Studi Interdisciplinari Gaiola onlus, con la direzione artistica di Serena Improta, d’intesa con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, arriva “Il Baciamano” di Manlio Santanelli conSusy Del Giudice, Giulio Cancelli, Catello Tucci (violoncello), Elio Manzo (chitarra). Regia di Giovanni Esposito.
Allo spettacolo sarà presente anche l’autore Manlio Santanelli che afferma: “Sono davvero felice che un mio testo venga messo in scena al Parco archeologico e ambientale del Pausilypon e sia proprio il “Il Baciamano” poiché al centro vi è unsentimento importante che, anche se la storia è ambientata nel corso della Rivoluzione Partenopea del 1799, non passa mai di moda e si adatta ad ogni contesto di disordine sociale contesto di disordine sociale”. “Anche violenza fisica e psicologica perpetrata ai danni della donna diventata abbruttente e ordinaria – aggiunge il regista Giovanni Esposito – rappresenta un tema, con cui, purtroppo, ancora oggi dobbiamo confrontarci e a cui “Il Baciamano” darà ulteriori spunti di profonda riflessione”.
Due mondi apparentemente opposti immersi in un contesto di guerra dove la disperazione costruisce armi con la ferale meccanica del tutto è concesso. Ma allorché questi mondi stringono fra loro un intimo contatto, al riparo da sguardi giudicanti, la loro asse di rotazione si sposta. Le abituali prospettive mutano e le asserite certezze si rivelano in tutta la loro effimera volatilità. Un gesto ammirato, sognato,un baciamano, diventa l’opportunità per consolida il cambio di prospettiva. Due anime che arrivano a sfiorarsi l’un l’altra, finché una voce, un suono, basta a farle rifuggire entro gli antichi confini, di nuovo costrette nell’antica e stratificata armatura. Il sommovimento ha però lasciato delle crepe attraverso le quali sembrano germinare i semi di un mutamento forse definitivo.
Sabato 21 luglio gli artisti si esibiranno nell’antico Odeion del Parco Archeologico, oggi perfettamente restaurato proprio grazie ai proventi della Rassegna. L’intervento di restauro avvenuto ha infatti permesso di restituire alla fruizione pubblica quello che era l’antico Theatrum tectum del complesso archeologico, inagibile dal 2012.
Lo spettacolo sarà quindi anche l’occasione per far rivivere l’antico Odeion ubicato in una posizione di grande suggestione ed illuminato dalla luce del tramonto. Come sempre lo spettacolo avverrà secondo il format consolidato della Rassegna senza allestimenti scenci invasivi, impianti audio o luci, nulla che possa alterare l’essenza dei luoghi.
La Rassegna Stabile del Parco Archeologico del Pausilypon nasce, com’è noto, proprio per raccogliere fondi per progetti di restauro, recupero, ma anche semplice manutenzione del sito archeologico. Molti sono stati i progetti resi possibili in questi anni per il mantenimento di questo importante pezzo di storia delle nostra Città e molti altri ancora si spera di poterne portare avanti grazie anche al sostegno del pubblico.
Enorme importanza riveste in quest’opera di recupero del patrimonio culturale il prezioso sostegno di mecenati, come Ferrarelle che quest’anno è il main sponsor della Rassegna. Prima dello spettacolo, si terrà una degustazione delle eccellenze enologiche campane realizzata grazie alla preziosa collaborazione dell’associazione Ager Campanus, da anni accanto al CSI Gaiola onlus nell’organizzazione della Rassegna, che per la sesta serata propone la Soc. Agricola Masseria Campito di Gricignano di Aversa (CE). Ad accompagnare i calici (in plastica vegetale), un delicato buffet offerto da Le Arcate.
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03 Lug, 2018 | Comunicare il sociale
MILANO – YearOut è un’associazione Onlus che offre l’opportunità di fare esperienze di volontariato internazionale di breve e lunga durata in Africa, Centro America ed Asia in progetti di sviluppo di Associazioni partner.
I volontari potranno scegliere di partire per progetti in campo sociale, medico e ambientale lavorando a stretto contatto con la comunità locale.
Potrai scegliere se lavorare in un orfanotrofio, in una scuola, o in un centro professionale; potrai insegnare l’inglese o fare lezione di sport, fare lavori manuali di ristrutturazione, organizzare il tempo libero dei bambini e dei ragazzi. Inoltre potrai occuparti della salvaguardia dell’ambiente nei parchi nazionali con l’aiuto di esperti.
YearOut si occuperà di assistere, informare e seguire i propri volontari per prepararli al meglio alla partenza. Partire come volontario è un modo per acquisire nuove capacità attraverso un’esperienza formativa nella cooperazione internazionale esplorando e vivendo da vicino una realtà culturale lontana.
Gli incontri informativi mensili di YearOut sono un modo piacevole ed informale per venire a conoscenza dei progetti e scoprire come partire
Durante la giornata, avrai le risposte a queste domande:
• Che cosa significa essere volontario YearOut?
• Con quali associazioni lavoriamo?
• Quali programmi offriamo e dove?
• YearOut è l’organizzazione che fa per me?
• Quanto costa partecipare al progetto?
• Che tipo di formazione riceverò e quali attività svolgerò?
• …e a tutto quello che vorrai sapere!
Il prossimo InfoDay sarà il 14 LUGLIO presso la Fabbrica del Vapore – Lotto 15, in via Procaccini n.4 – Milano dalle 17.00 ALLE ORE 19.00
Per iscriverti, compila il form a questa pagina: http://www.yearout.it/it/diventarevolontario/iscrizione.asp
Per informazioni, manda una mail a coordinamento@yearout.it oppure a info@yearout.it
Per saperne di più sui progetti, visita il sito www.yearout.it
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03 Lug, 2018 | Comunicare il sociale
ROMA – Le risorse del pianeta non sono infinite, gli scienziati hanno lanciato l’allarme da tempo. Occorre cambiare modello di sviluppo economico e abbracciarne uno più rispettoso dell’ambiente e dei diritti umani e sociali. La crescita dei paesi deve misurasi con la sua sostenibilità. Oggi si rendono indispensabili politiche in grado di costruirela resilienza necessaria per affrontare eventuali, possibili, shock.
Lei è tra i promotori del Festival dello Sviluppo Sostenibile. Cosa ha mosso e cosa sta muovendo la vostra importante iniziativa?
«L’idea del Festival nasce alla fine del 2016 con l’intento di portare il tema dello sviluppo sostenibile tra la gente, al di là degli addetti ai lavori. Il successo dello scorso anno ci ha tanto incoraggiati da ribadire il nostro impegno anche nel 2018. In questa edizione gli eventi sono triplicati e coprono l’intero Paese, a testimonianza della bontà della nostra intuizione. Molte iniziative sono promosse dalle università o da gruppi studenteschi, ulteriore evidenza che questo tema tocca molto i giovani. Il Festival vuole lanciare un messaggio alla politica: date una risposta alla parte d’Italia già in cammino verso un nuovo modello di sviluppo».
A proposito della politica, a metà maggio è entrata in vigore la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Quali novità contiene rispetto alla precedente?
«La scelta fondamentale della nuova strategia è quella di adottare l’Agenda 2030, e quindi i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e i 169 sottobiettivi, come guida per tutte le politiche. È evidente, dunque, che non parliamo solo di una strategia ambientale, ma di una strategia in cui economia, ambiente, società, istituzioni operano insieme. Come ASviS siamo molto lieti che il Presidente del Consiglio Gentiloni, nel marzo scorso, abbia firmato una direttiva per trasferire il coordinamento delle politiche per l’Agenda 2030 dal Ministero dell’Ambientea Palazzo Chigi».
Tra le azioni che come ASviS avete proposto al mondo politico, c’è l’inserimento nella Carta Costituzionale del concetto di sviluppo sostenibile. Una vera e propria rivoluzione copernicana.
«Si, per due motivi. Il primo è che lo sviluppo sostenibile interseca il concetto della giustizia tra generazioni, che in questo modo diventerebbe un principio fondamentale e ineludibile del nostro sistema giuridico. Il secondo è che ne deriverebbe l’obbligo di valutare da un punto di vista costituzionale tante normative oggi non indirizzate verso lo sviluppo sostenibile».
Nel suo recentissimo libro “L’utopia sostenibile” (edizione Laterza) lei propone un modello di sviluppo intorno ad un diverso paradigma. Ci illustra quale?
«Va preso atto che il vecchio modello di sviluppo nono solo ci ha portato in condizioni di insostenibilità, ma anche che esso non è adeguato a fronteggiare un mondo sempre più soggetto a shock di natura economica, finanziaria, ambientale. Pertanto, le politiche vanno ripensate intorno a cinque parole-chiave: preparare, prevenire, proteggere, promuovere, trasformare così da stimolare la resilienza dei singoli, delle imprese e dei territori, delle società e renderle in grado, una volte soggette ad un shock di “rimbalzare in avanti”, non solo di difendersi da tutti gli eventi improvvisi e dirompenti».
A suo giudizio, l’Italia a che punto è sullo sviluppo sostenibile?
«Siamo indietro, sia sul piano delle politiche sia su quello culturale. Abbiamo bisogno dell’Europa per promuovere programmi di sviluppo sostenibile su scala sistemica: abbiamo, quindi, bisogno di un’Italia orientata in questa direzione all’interno dell’Unione Europea la quale, sua volta, deve consolidare la propria posizione di “campionessa mondiale” di sviluppo sostenibile. Ce la potremo fare nella misura in cui non penseremo più che basta elargire un po’di soldi alle persone per far ripartire l’economia e così risolvere tutti i problemi».
di Ornella Esposito
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03 Lug, 2018 | Comunicare il sociale
ROMA – “Dopo tanto parlare mi aspettavo qualcosa di più anche sulla pubblicità. È comunque un primo passo a cui diamo il benvenuto”. Lo ha detto il presidente della Consulta nazionale antiusura ‘Giovanni Paolo II’ Onlus, monsignor Alberto D’Urso, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei, commentando il decreto dignità approvato dal Consiglio dei ministri in cui è presente una stretta alla pubblicità sul gioco d’azzardo.
“Il documento – ha aggiunto monsignor D’Urso – va però approfondito perché all’articolo 8 viene aggiunto un nuovo comma, il numero 5, non previsto che cede alle richieste delle società di gioco e azzardo, escludendo alla nuova normativa i contratti in vigore. Questo non è un buon segno. Le persone che guardano al loro profitto si sono date da fare per difendere i propri privilegi. Il divieto di pubblicità per noi è il minimo sindacale”.
“L’azzardo – ha concluso D’Urso – non è buon prodotto. Il mondo politico non può continuare su questa strada. Una sana economia non è legata alla presenza dell’azzardo. Non lo chiamo assolutamente gioco perché non socializza niente”.
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