Conclusa la IV edizione della Summer school di giornalismo investigativo Ucsi

CASERTA- Si è conclusa con l’incontro con Rosaria Capacchione giornalista, ex senatrice, che ha vissuto per anni sotto scorta, la quarta edizione della Summer School Ucsi – Agrorinasce a Casal di Principe e con l’annuncio di un progetto. L’iniziativa, ormai un appuntamento stabile in Campania, è stata seguita complessivamente da oltre 300 giornalisti con una media di 70 presenze per seminario di approfondimento. La tre giorni, intitolata “Journalists under attack – the future of journalism”, iniziata venerdì scorso, quest’anno ha focalizzato l’attenzione sulla condizione di rischio che vivono i giornalisti e sul futuro dell’informazione, con una prospettiva nazionale e internazionale, allargando lo sguardo anche al fenomeno del caporalato e all’informazione sulla “cultura”.

Nei prossimi mesi sarà avviata una iniziativa con il comune di Casal di Principe, annunciata dal direttore della Summer school Luigi Ferraiuolo, dall’amministratore delegato di Agrorinasce Gianni Allucci e dall’assessore comunale Ludovico Coronella. “Agrorinasce con il comune di Casal di Principe e la Summer school, nell’ambito del progetto “Benessere giovani”, realizzerà un docufilm con la Summer school e giovani giornalisti – afferma Gianni Allucci – e ciò che interessa ad Agrorinasce è informare sulle storie delle tante persone che in questo territorio sono attive ed hanno creato realtà positive, andando oltre le parole, utilizzando le immagini”. “Non sarà una cosa semplice, sarà un lavoro che avrà una firma collettiva – spiega Ferraiuolo – e ha l’obiettivo di raccontare come è cambiato il territorio con la gestione dei beni confiscati che ospitano cooperative, realtà hanno anche creato posti di lavoro”. La giornata conclusiva si è aperta con il ricordo di due parroci che hanno lottato per la legalità e per creare un’alternativa per i giovani in terre di mafia, Don Pino Puglisi e Don Peppe Diana uccisi da mafia e camorra. Ne hanno parlato il vescovo di Aversa Angelo Spinillo e il giornalista, amico di Don Diana, Raffaele Sardo.

La comunicazione e l’informazione sulla cultura e i beni culturali, l’esigenza di approfondire ciò che sono oggi le realtà nella provincia di Caserta – che in casi come quello di Casal di Principe hanno innescato un segmento particolare del turismo, quello sociale – e il racconto di ciò che esiste di positivo rispetto al passato sono i temi emersi dal dibattito tra sindaci di Caserta, Carlo Marino; di Casal di Principe Renato Natale e di Santa Maria Capua Vetere Antonio Mirra, con il direttore della Fondazione Real sito di Carditello Roberto Formato, moderato dal giornalista del Corriere del Mezzogiorno Piero Rossano. Riflessioni fatte a seguito della ristampa della guida turistica Rough che è stata ritenuta offensiva da diversi sindaci del Casertano, tanto che il comune di Casal di Principe ha deciso di conferire mandato al proprio legale per le azioni opportune.

Sabato il focus sulla ‘ndrangheta, con due autorevoli punti di vista, quello di Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo e Michele Albanese, giornalista calabrese da tempo sotto scorta. “La ‘ndranghera è un’organizzazione mondiale, ha suoi uomini posizionati ovunque, in tutti i territori in cui la cocaina viene trattata, venduta e inviata nel mondo – spiega Cafiero de Raho – è una grossa impresa criminale che guadagna miliardi di euro ed è tanto grande da poter reinvestire il denaro in tutti i settori” lo fa anche avvicinando società Srl sull’orlo del tracollo. Usa i questi soldi anche per costruire “la loro politica” dice ancora Cafiero de Raho facendo riferimento a come ai metodi di infiltrazione all’interno delle pubbliche amministrazioni e degli appalti fino a costruire un’economia che crea consenso sociale. “La ‘ndrangheta appare come soggetto utile che dà, ma dà ad alcuni togliendo a tutti gli altri. Quello che danno mafia, camorra, ‘ndrangheta lo danno come può darlo un sovrano, un desposta, “che toglie la libertà”. La lotta alla ‘ndrangheta e ai casalesi, gli intrecci tra mafie, organizzazioni criminali italiane ed estere nel racconto del Procuratore nazionale antimafia che ribadisce: “Se le mafie hanno quella forza è perché lo Stato sui territori non riesce ad esprimersi come dovrebbe. La gente ha bisogno di vicinanza”. E sulla libertà di stampa sottolinea che il giornalismo “oggi è più libero in Campania, a differenza di altri territori laddove mafia e ‘ndrangheta continuano a condizionare enormemente la stampa”. L’evoluzione e i personaggi chiave della ‘ndranghheta che da mafia rurale diventa impresa nelle parole di Albanese che con l’inviato dell’Avvenire Toni Mira ha raccontato anche i simboli e i luoghi della ‘ndrangheta. “In Calabria se ci sono realtà positive è perché ci sono anche pastori delle comunità, parroci che non si voltano dall’altra parte e non solo parroci che hanno chinato la testa”, afferma Albanese che rispondendo alla domanda di una studentessa ha sottolineato che la ‘ndrangheta si dota persino di ufficucsi, giornalismo, i stampa e che non bisogna far calare l’attenzione.

Dalla Calabria a Napoli, con il dibattito sulle baby gang, con il magistrato e consigliere del Csm Francesco Cananzi, il vicesindaco di Napoli Raffaele Del Giudice e Patrizia Esposito presidente del Tribunale dei Minori di Napoli. Cananzi definisce un’emergenza non solo napoletana quella che riguarda la questione giovanile che ha bisogno di un’attenzione generalizzata. I Csm chiede di non sopprimere i tribunali dei minori piuttosto che abbassare l’età imputabile. “C’è qualcosa che non va se ci si accorge che non si sa quantificare l’evasione scolastica a Napoli – dice -E bisogna rivedere tempi e meccanismi di comunicazione tra i soggetti interessati alla “cura” dei ragazzi”. Il vicesindaco di Napoli evidenzia che “le questioni sociali si affrontano con l’economia sociale, altrimenti si perde tempo” e ricorda che il Comune non riceve fondi per gli assistenti sociali. La presidente Esposito analizza il fenomeno delle baby gang e spiega che “abbiamo un mix esplosivo fatto di noia, assenza di valori, di ignoranza, di sete di potere, di reputazione e tutto questo raccoglie ragazzini che provengono da famiglie malavitose e ragazzini che vivono in contesti familiari particolarmente violenti. Nel primo caso assistiamo alle stese, alle paranze, nel secondo caso sono ragazzini pronti a tutto e che mostrano ciò che sanno fare perché in quel contesto il merito conta e si fa carriera per quello che si sa dare e per quello che si sa fare”.

I Panama papers e l’assassinio della giornalista blogger Dafne Caruana Galizia raccontati dall’inviato di Repubblica Carlo Bonini, che ha sottolineato come “l’anticamera della morte per i giornalisti, i magistrati e i sacerdoti che si mettono per traverso al potere criminale è l’isolamento e la loro demonizzazione”. Della situazione turca, che fa contare 236 giornalisti in carcere, arrestati con l’accusa di terrorismo o anche solo per un tweet contro Erdogan, ha parlato il corrispondente di the Telegraf, Maarten Van Alderen. Il cortometraggio “non si uccide la verità” sulla condizione dei giornalisti in Messico dove sono stati uccisi 166 giornalisti in 18 anni, è stato commentato dalla freelance Cynthia Rodriguez che ha descritto il contesto e i mutamenti politici in cui è maturata la mattanza dei giornalisti, precisando che solo in minima parte vengono uccisi dalla criminalità. In America latina, invece, ha chiarito Alfredo Luis Somoza, c’è un osservatorio specifico e sono 23 in media i giornalisti uccisi ogni anno negli ultimi 48 anni. Negli ultimi anni le vittime sono principalmente freelance, giornalisti di testate locali e per ogni giornalista ucciso dai cartelli criminali o da forze statali deviate almeno 10 vengono feriti o vanno via. Casi locali di giornalisti minacciati da clan della camorra sono stati trattati da Salvatore Minieri e Giuseppe Tallino che hanno parlato della loro esperienza di cronisti minacciati. Gli incontri che hanno puntato i riflettori sul mondo dell’informazione e possibili forme di media del futuro hanno aperto la quarta edizione della Summer school con l’ex direttore de Il Mattino Barbano, il direttore di Fanpage Piccinini e il giornalista, conduttore di “Atlantide” Purgatori.

 

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In piazza le pere Abio che sostengono i progetti per i bimbi ospedalizzati

NAPOLI- Sabato 29 settembre i volontari ABIO porteranno in 150 piazze in tutta Italia il sorriso che ogni giorno – da quarant’anni – regalano ai bambini e agli adolescenti in
ospedale. Quest’anno la Giornata Nazionale ABIO sarà una straordinaria occasione per raccontare la storia dell’associazione. Una storia fatta da 5.000 volontari che ogni giorno sono al fianco dei bambini, degli adolescenti in ospedale e delle loro famiglie. Per tutta la Giornata ai bambini saranno dedicati palloncini, giochi, sorrisi: una vera e propria festa dedicata alla solidarietà e al volontariato. Tutti potranno sostenere ABIO e ricevere il simbolo della Giornata, un cestino di ottime pere.

Grazie al contributo di tutti le Associazioni potranno realizzare corsi di formazione per portare nuovi volontari nei reparti di pediatria delle città italiane. La Giornata Nazionale ABIO è nata quattordici anni fa per raccontare quello che i volontari fanno ogni giorno in oltre 200 reparti di pediatria in tutta Italia, per coinvolgere le persone, invitarle a seguire i corsi di formazione per diventare volontari, spiegare che i bambini, gli adolescenti, i loro genitori, hanno dei diritti anche e soprattutto in ospedale. Trova la piazza più vicina a te. 

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Arriva “Openn”: nuove opportunità educative e formative ai Quartieri Spagnoli

NAPOLI – Si chiama progetto OPENN e nasce nell’ambito di Foqus (Fondazione Quartieri Spagnoli), da un’idea di Rachele Furfaro e Renato Quaglia ed è in parte finanziato dall’Impresa sociale Con i Bambini, cui è affidato il Fondo per il contrasto alla povertà.

Grazie a questo progetto – rivolto ai bambini delle famiglie più povere dei Quartieri Spagnoli e alle loro famiglie –  quest’anno sono state avviate  due nuove classi frequentate dai bambini del quartiere(16 bambini al nido, 16 bambini scuola per l’infanzia), che nell’arco di tre anni diventeranno 6 e diventeranno occasione educativa per 88 bambini. In questa classi i bambini seguiranno i metodi educativi della scuola attiva, adottate dalla scuole DALLA PARTE DEI BAMBINI, che partecipano al progetto. In ogni classe, oltre alle insegnanti, sarà sempre presente uno psicologo, per segnalare disagi e lavorare insieme agli insegnanti.

Ma OPENN non è rivolto solo ai bambini: anche le loro giovanissime mamme hanno avuto l’opportunità di formarsi a loro volta. Da marzo del 2018, infatti,12 di loro hanno scelto di aderire al progetto, seguendo degli speciali corsi pomeridiani e serali, potendo così completare il ciclo di studi che avevano interrotto per vari motivi (genitorialità precoce, disagio…). Conseguito l’obbligo scolastico, le giovani mamme frequenteranno un corso per operatori dell’infanzia, finito il quale saranno pronte per trovare lavoro nel settore della scuola. Un incubatore di imprese le accompagnerà a costituire una cooperativa, a cui la Fondazione FOQUS comprerà servizi nell’ambito delle attività di supporto al lavoro della scuola (dalle pulizie all’assistenza, dalla sorveglianza al supporto agli insegnanti). Una concreta seconda opportunità, vissuta dalle protagoniste come un’opportunità di emancipazione e di riscatto sociale, una seconda possibilità, da conquistare con la formazione e poi da mantenere offrendo servizi di qualità ai bambini che intanto sono cresciuti e a quelli che anno dopo anno continueranno a riempire le aule del nido e della scuola dell’infanzia.

di f.g.

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Citizen science nel Parco Nazionale del Cilento: «Spiagge paradisiache minacciate da troppa plastica» LE FOTO

SALERNO – Sono 1,5 rifiuti ogni metro di spiaggia quelli che incrociamo passeggiando sugli arenili cilentani. Sono anche i rifiuti spiaggiati, o gettati consapevolmente, di ogni forma, genere, dimensione e colore e per la quasi totalità rappresentati da plastica (ben 80% del totale). Rifiuti frutto della cattiva gestione a monte dei comuni e dell’abbandono consapevole, che continuano a invadere le spiagge e i mari italiani e non risparmiano aree di pregio del Cilento.

La gravità e vastità del problema è confermata dai dati elaborati da Legambiente nell’ambito della seconda edizione del progetto Vele Spiegate, che ha visto per tutta l’estate la partecipazione di oltre quattrocento volontari, provenienti da tutti gli angoli d’Italia, impegnati nell’Arcipelago Toscano e nel Cilento in attività di pulizia delle spiagge e in un monitoraggio scientifico mirato ad acquisire dati qualitativi e quantitativi relativi ai rifiuti presenti nelle località costiere (con indagini focalizzate anche su spiagge remote, in cui l’accesso al pubblico è ridotto), nonché di sensibilizzazione dei turisti sulla cultura e protezione del mare. In Campania nel Cilento durante i mesi di giugno e luglio un centinaio di volontari hanno partecipato a questa innovativa esperienza di citizen science (il contributo dei cittadini ai monitoraggi scientifici sui problemi ambientali) monitorando 14 spiagge: spiaggia libera adiacente Lido Tre Conchiglie, Baia del Sauco e costone roccioso, Agropoli (SA); spiaggia libera adiacente Due Pini e spiaggia libera adiacente Lido Esercito, Capaccio Paestum (SA); Cala Bianca, scogliera retroporto e Cala Pozzallo, Marina di Camerota (SA); spiaggia dei Gabbiani e spiaggetta del Porto, Pollica (SA); spiaggia della Molara, spiaggia dei gabbiani e cala della Sciabica, San Giovanni a Piro (SA). Nel dettaglio- spiega Legambiente- nel Cilento l’indagine ha censito 2.143 rifiuti per una media di circa 1,5 rifiuti ogni metro di spiaggia. La plastica è sempre il materiale più trovato, pari al 80% del totale dei rifiuti rinvenuti, seguita da metallo (6,3%), carta e cartone (4,2%) e vetro/ceramica (4,1%).












Per i rifiuti di cui è possibile stimare l’origine, la cattiva gestione dei rifiuti urbani è la causa principale della presenza dei rifiuti (39%): in particolare i rifiuti derivanti dalla cattiva gestione urbana, per le spiagge cilentane, sono rappresentati da rifiuti derivanti da abitudini dei fumatori (principalmente mozziconi di sigaretta, ma anche accendini, pacchetti di sigarette e loro imballaggi) e da abbandono di inerti.

Ben il 34% di ciò che costituisce un rifiuto sulle spiagge del Cilento è rappresentato da oggetti creati per avere una vita breve. Tra questi gli oggetti monouso in plastica che utilizziamo per pochi minuti, ma se smaltiti non correttamente inquinano l’ambiente per decine o centinaia di anni come bottiglie (trovate sul 100% delle spiagge), stoviglie (sul 64% delle spiagge) e buste (sul 57%). Proprio per prevenire l’inquinamento da questo tipo di rifiuti, Legambiente ha lanciato la campagna #Usaegettanograzie (www.usaegettanograzie.it), che ha già avuto in questi mesi l’adesione di decine di amministrazioni comunali che hanno messo al bando prodotti di plastica usa e getta con apposite ordinanze, proponendo alternative in materiale biodegradabile e compostabile.

Nella top ten dei rifiuti più trovati sulle spiagge Cilentane oggetto del monitoraggio ci sono pezzi di polistirolo (il 16 %) gran parte derivante dalla frammentazione delle cassette utilizzate per prodotti ittici; pezzi di plastica (11%); mozziconi di sigarette (8%) bottiglie e contenitore di plastica per bevande (6%), bottiglie e tappi di plastica (5%). Per quanto riguarda i pezzi di polistirolo, che occupano il primo posto della top ten, va sottolineato il fatto che per l’ 87% del totale è stato registrato nella Spiaggia dei Gabbiani di Pollica

«Vele Spiegate oltre a rappresentare la più grande campagna di volontariato per pulizia delle spiagge è un’ulteriore e significativa esperienza di citizen science praticata da anni da Legambiente su tutto il territorio nazionale. Un’esperienza che ci ricorda che marine litter sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti e che ridurre nei prossimi anni il problema dei rifiuti in mare non è una sfida impossibile, ma va affrontata con determinazione – dichiara Francesca Ferro, direttrice di Legambiente Campania- Inoltre, è anche urgente disciplinare in maniera sistematica la rimozione dei rifiuti dai fondali marini, possibile grazie al fishing for litter e all’aiuto dei pescatori, già attuata con un progetto progetto pilota in Toscana. E proprio domani a Sorrento sarà firmato il primo protocollo d’intesa in Campania tra Legambiente, Comune di Sorrento, la partecipata Penisolaverde e i pescatori, per dare la possibilità ai pescatori di portare a terra e avviare a raccolta differenziata i rifiuti che inevitabilmente recuperano durante la loro attività di pesca».

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“Che libri arrivano sui banchi dei nostri figli?”, la denuncia dell’imprenditore Corrado Matacena

NAPOLI – “Siamo sicuri che per i nostri ragazzi vengano scelti i libri ideali per la loro crescita? Non è che le logiche di mercato siano leggermente… diverse?”. Questa la denuncia di Corrado Matacena, imprenditore attivo nel settore della promozione editoriale da decenni e ideatore di alcuni format di successo come Libri Market.

“In questo periodo – afferma Matacena – siamo in pieno fermento come ad ogni avvio di anno scolastico. E come ogni anno scolastico ci troviamo a dover fare i conti con i soliti problemi”. A quali problemi ci riferiamo? “Semplice: molte insegnanti non guardano nemmeno i cataloghi o sfogliano i libri che proponiamo, ma le loro scelte si orientano su favori e conoscenze”. Cosa vuol dire? “Che più di una volta abbiamo il sospetto, per usare un eufemismo, che alle insegnanti poco interessi di come è strutturato il libro didattico, ma che rappresentanti o presunti tali possano in qualche modo aiutarle in altri ambiti. Ad esempio, regalando libri per i parenti”.

Di illegale non c’è niente, sia chiaro, ma è una questione etica: “Sono 23 anni – spiega Matacena – che operiamo nel settore. Abbiamo accompagnato tanti insegnanti nelle loro scelte con competenza e professionalità e oggi se possiamo permetterci di sbilanciarci è perché abbiamo le spalle forti: siamo tra i primi gruppi in Italia per vendita di libri scolastici per le materne e le elementari”. “Proprio per questo – continua Matacena – vogliamo denunciare con questa lettera aperta ai giornali quella che è la nostra sensazione: le logiche di mercato sono sempre più sbilanciate verso ‘illogiche’, questioni che con la didattica non c’entrano niente”.

“Il nostro invito – conclude Matacena – è quello di mettere di nuovo al centro i bambini. Questo atteggiamento tende a far male solo a loro, che sono il nostro futuro. Speriamo che il nuovo anno scolastico 2018/19 sia orientato su questi principi. Parliamo tanto di merito a tutti i livelli, se non lo applichiamo già nei luoghi deputati all’istruzione non cambieremo mai le cose”.

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