18 Lug, 2025 | Comunicare il sociale
Rimanere viva non è stato facile. Fisicamente e soprattutto emotivamente. Ma rimanere vivi dopo una tragedia, a volte, dona la forza capace di dare forza ad altri, regala la capacità di mettere in ordine le priorità, di insegnare a non arrendersi ma ad avere anche una coscienza diversa, più profonda e concreta di quanto sia preziosa la vita. E, sempre a volte, questi insegnamenti durano nel tempo.
Stefania Battipaglia è una giovane della provincia di Salerno che sei anni fa è rimasta coinvolta in un incidente in seguito al quale il fidanzato Raffaele ha perso la vita. Nei giorni più difficili ha incontrato un angelo, Gennaro, un operatore sanitario che le è stato accanto in ogni modo possibile, e anche impossibile. Le strade della ragazza e dell’uomo, poi, si sono separate ma il ricordo di quella dedizione, in questi anni hanno fatto parte anche della cura – o meglio del sollievo – ad un lutto devastante. Ed in virtù proprio di quell’amore la giovane nel corso del tempo ha più volte provato, imboccando più strade, a ritrovare quel Gennaro che tanto è stato importante nel momento più difficile. Ci ha provato cercando nell’ospedale dove era stata ricoverata, ci ha provato facendo delle ricerche tra i sanitari, ci ha provato senza mai riuscire, fino a quando non ha provato a utilizzare i social, come ultima spiaggia. E, va detto, i social messi in moto dall’amore hanno fatto un piccolo miracolo: in tantissimi hanno preso a cuore il desiderio della giovane di ritrovare quell’angelo in tenuta da infermiere, il popolo del web ha fatto ricerche, incrociato dati, chiesto informazioni. C’è chi si è andato a studiare l’organico dei reparti dei vari ospedali campani seguendo la “traccia” lasciata da Gennaro dal nosocomio salernitano dove la ragazza era ricoverata fino a raggiungere quello napoletano dove attualmente lavora. Qualche giorno fa, il momento più commovente: la telefonata dell’uomo alla ragazza, iniziata con la lettura del biglietto che la giovane aveva scritto e lasciato sul cuscino prima di lasciare il reparto, e che l’uomo ha conservato per tutto questo tempo.
Partiamo dalla fine, Stefania. partiamo da questa piccola gioia. Dopo sei anni hai trovato il tuo angelo custode grazie alla mobilitazione delle persone che hanno letto la tua storia. Forse questa ondata di affetto è ancora più importante del fatto di averlo trovato…
«Non mi aspettavo così tanta attenzione da parte della gente, tantissimi hanno provato ad aiutarmi. Ci sono tante brave persone in giro. E sono profondamente grata per questa ondata d’amore, in fondo non è tutto così scontato».
Come è andata? Si è ricordato di te? Quali sono le prime cose che vi siete detti?
«Mi ha telefonato lui, gli hanno lasciato il mio numero di telefono. Ho detto “pronto?”, non sapevo chi fosse dall’altra parte del telefono… e Gennaro mi ha letto il bigliettino che gli avevo lasciato sotto al cuscino quando mi hanno dimessa dall’ospedale. Lo aveva conservato. Mi ha anche presa un po’ in giro, mi ha detto: “Sei sicura che sono io il Gennaro che cerchi?”. È stato veramente emozionante».
Vi incontrerete di persona: cosa gli dirai?
«Spero di poterlo abbracciare presto. È la cosa che più desidero. Continuerò a ringraziarlo e più e più volte gli ricorderò della bellissima persona che è».
Tornando un po’ indietro, cosa ti ha spinto, al tempo, a iniziare a cercarlo? In che modo lo hai fatto?
«Mi hanno dimessa il pomeriggio del 19 agosto e Gennaro non era di turno. Sin da subito ho provato a cercarlo, ho chiesto in ospedale in occasione di un controllo in ortopedia e mi dissero che aveva vinto un concorso ma che non potevano darmi informazioni per privacy. Ci rimasi molto male. Nel corso del tempo ho scaricato bandi di concorso, elenchi di OSS, infermieri… insomma il mio cellulare era pieno di documenti. Ma nessuna ricerca è mai andata a buon fine. Non potevo arrendermi, però, e ho pensato di scrivere un post su Facebook, riflettendo sul fatto che magari un social mi avrebbe aiutata. Se solo lo avessi fatto prima…».
In quei giorni così duri, questo operatore sanitario è stato la tua ancora di salvezza per non sprofondare del tutto. In che modo cercava di alleviare il tuo dolore?
«Piangevo, piangevo e piangevo. La disperazione era tanta. Chiedevo di Raffaele, il mio fidanzato, non mi importava nient’altro. Il dolore fisico era l’ultimo dei miei pensieri. Ferma immobile su quel lettino, vedevo con la coda dell’occhio il volto di Gennaro sporgere dalla porta della stanza per vedere se stavo riposando un po’ altrimenti entrava e faceva di tutto per provare a strapparmi le lacrime dagli occhi. Non sono frasi fatte perché era davvero così. Un angelo che con le sue battute e le sue parole di conforto trovava il modo di spronarmi per mettermi di nuovo in piedi».
Si sente tanto spesso parlare di pazienti non seguiti come si deve. Cosa vorresti dire ai colleghi di Gennaro?
«Fate il vostro lavoro con amore, sempre. Forse può sembrare una cosa banale e scontata ma chi soffre in un letto d’ospedale ha davvero bisogno di qualcuno che gli alleggerisca il macigno che porta dentro. È importante anche la cura dell’anima. Soprattutto la cura dell’anima».
Sei stata curata dopo l’incidente che aveva causato ferite fisiche, ma non solo nel corpo…
«La ferita più grande la porto dentro al cuore. Sono passati quasi 6 anni da quella notte e ho molta strada da percorrere ancora in salita. Ho attacchi di panico, i ricordi riaffiorano così come la rabbia perché Raffaele non meritava di lasciarci per colpa di una persona del tutto irresponsabile. La vita è una, prima di adottare dei comportamenti irresponsabili che possono avere conseguenze irreparabili bisogna veramente riflettere. A volte le persone pensano di vivere in un videogioco, game over e ricominci la partita. E invece non ricominci mai più. Le ferite te le porti addosso, e non si torna indietro purtroppo. Il dolore vero lo porti dentro e quello nessuno può vederlo, e allora devi essere fortunata ad avere amore intorno. Io lo sono stata. Tempo fa ho fatto un tatuaggio, “L’amore salva”, e racchiude un po’ la mia fortuna più grande. Sono circondata d’amore. E non posso che esserne grata».
La tua ricerca in qualche modo è la testimonianza che una tragedia ti può mettere in connessione con il cuore delle persone. Con il cuore di Gennaro e delle persone che si sono prese cura di te, ma anche con il cuore di chi si è mobilitato per permetterti di ritrovarlo. Ti senti di dire qualcosa su questo?
«Nonostante tutto sono riconoscente alla vita perché l’amore genera amore. Sempre».
Gennaro M. dopo quegli anni impegnato negli ospedali della provincia salernitana, attualmente lavora al Cardarelli.
Stefania Battipaglia, oggi quasi 34enne, all’età di 28 anni rimase coinvolta in un incidente terribile in seguito al quale il fidanzato Raffaele perse la vita. Ogni anno, dal 2020 Stefania organizza una donazione di sangue in ricordo di Raffaele e delle vittime innocenti della strada nel giorno del compleanno del ragazzo.
di Nadia Labriola
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18 Lug, 2025 | Comunicare il sociale
Sabato 19 luglio, in contemporanea in molte gelaterie in tutta Italia, troverete un gelato solidale destinato a raccogliere fondi per la popolazione palestinese colpita dalla guerra
Un gelato per la Pace: le gelaterie italiane unite a sostegno dei civili colpiti nella Striscia di Gaza .
Sabato 19 luglio, in contemporanea in moltissime gelaterie del territorio nazionale, sarà possibile gustare un gelato solidale il cui ricavato sarà devoluto a favore della popolazione civile palestinese, provata da mesi di bombardamenti, fame, carestia, emergenze sanitarie e umanitarie.
Qui, la mappa delle gelaterie
https://shorturl.at/8O59j
“È un piccolo gesto” – dichiarano gli organizzatori – “ma profondamente umano. Non vogliamo entrare nel merito delle questioni geopolitiche né giudicare. Le guerre sono una sconfitta per tutti: dietro ogni numero ci sono bambini, madri, padri, vite spezzate. Questa è una mobilitazione civile, per chi oggi ha perso tutto e ha urgente bisogno di cure, cibo e dignità.”
Il ricavato sarà devoluto a Medici Senza Frontiere, organizzazione indipendente impegnata ogni giorno nel fornire assistenza medica nei contesti più critici del conflitto.
“La popolazione a Gaza sta lottando per la sopravvivenza contro violenza, fame, sete e mancanza di cure. Quei pochissimi aiuti che entrano non sono neanche lontanamente sufficienti a coprire i bisogni di quasi 2 milioni di persone.” – dichiara la Onlus – “I bombardamenti continuano di giorno e di notte su tutta la Striscia, persino durante la distribuzione di cibo. Nell’ospedale Nasser i pazienti feriti sono così tanti che il personale medico ha iniziato a donare il proprio sangue in mancanza di scorte.
Nella clinica a Gaza City assistiamo circa 400 pazienti al giorno, tra cui sempre più bambini, donne incinte e in allattamento gravemente malnutriti. I nostri team si trovano a dover fare una scelta per ammettere solo i pazienti più urgenti perché le scorte non bastano per tutti. Non c’è più tempo!”
Dopo il successo di “Un gelato per l’Ucraina”, con cui nel 2022 sono stati donati circa 25mila euro ad EMERGENCY, la categoria si mobilita di nuovo, con l’obiettivo di creare una rete ampia, diffusa, coesa. Un gesto collettivo per raccogliere fondi e amplificare un messaggio di umanità e responsabilità condivisa.
Il gusto scelto per rappresentare l’iniziativa, che verrà declinato in gelato e/o in granita, sarà l’anguria, frutto che negli anni è diventato un simbolo silenzioso di resistenza e speranza per il popolo palestinese.
I suoi colori – rosso, verde, bianco e nero – richiamano quelli della bandiera palestinese, la cui esposizione è stata vietata in molte circostanze.
Per questo, l’anguria è comparsa in manifesti, murales e contenuti digitali, trasformandosi in un simbolo potente, pacifico e immediatamente riconoscibile.
Per coordinare l’iniziativa è stato attivato il portale ufficiale: www.ungelatoperlapace.it
Dove i clienti possono consultare la mappa aggiornata delle gelaterie aderenti e trovare tutte le informazioni utili per contribuire.
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18 Lug, 2025 | Comunicare il sociale
La voce del vescovo di Nola, monsignor Francesco Marino, e del vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna, si unisce a quella dei dipendenti della Leonardo S.p.A., impegnati nei siti di Pomigliano d’Arco e Nola, per chiedere ai vertici aziendali certezze sul futuro dei due stabilimenti.
«Non possiamo non accogliere e fare nostri i timori di centinaia di lavoratori dei nostri territori: il loro futuro è il futuro delle loro famiglie. Facciamo nostri i dubbi dei numerosi dipendenti sulle scelte dell’azienda che suggeriscono scenari di progressiva riduzione della produzione per il mercato civile fino a giungere al suo stop. Anche tenendo conto delle prospettive nazionali che tristemente sembrano prevedere la sottrazione di risorse al sociale e l’aumento di quelle destinate alle armi, avvertiamo come nostri i timori dei lavoratori; li abbiamo incontrati e abbiamo potuto leggere nei loro occhi il disorientamento e anche l’afflizione: scegliere di scioperare invece di potersi dedicare, con la consueta passione, alle loro mansioni, aggiunge sofferenza a sofferenza», dichiarano monsignor Di Donna e monsignor Marino.
I presuli campani chiedono ai vertici di Leonardo S.p.A. di ascoltare le perplessità espresse dai lavoratori attraverso le diverse organizzazioni sindacali e fornire garanzie certe sui posti di lavoro: «In questo tempo storico, carico di bellicose tensioni internazionali, come Pastori di questa magnifica terra invitiamo tutti a camminare, insieme, sulla via saggia della riconciliazione e del dialogo, verso il comune orizzonte delle scelte di pace sociale e di buona politica industriale. Al Governo, alla Regione e alla Città Metropolitana chiediamo – aggiungono monsignor Marino e monsignor Di Donna – di unire la loro voce alla nostra: una buona politica, ha ricordato papa Leone in occasione del Giubileo dei Governanti, lavora per la pace sia a livello sociale che internazionale».
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18 Lug, 2025 | Comunicare il sociale
Alla 18ª edizione, la Giornata Nazionale SLA, appuntamento simbolo della mobilitazione per i diritti delle persone con SLA ottiene il riconoscimento formale dello Stato italiano: il nome, l’idea e il format sono stati ufficialmente depositati presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Un passaggio tanto simbolico quanto sostanziale, che tutela e valorizza il significato profondo di una giornata nata dal coraggio delle persone con SLA e oggi è rafforzato grazie anche al conferimento dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, il patrocinio dell’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani e della Regione Piemonte.
Da quest’anno, ogni 18 settembre sarà, a pieno titolo, la Giornata simbolo della comunità SLA in Italia, occasione per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni su una battaglia di civiltà che prosegue.
Era il 18 settembre 2006 quando, in Piazza Bocca della Verità a Roma, la voce delle persone di SLA risuonò forte nel cuore della Capitale. Per la prima volta, le persone con SLA si presentarono unite davanti al Ministero della Salute per chiedere attenzione, rispetto e rivendicare diritti fondamentali: una presa in carico dignitosa, cure omogenee, assistenza domiciliare adeguata, accesso alla ricerca, meno burocrazia, più ascolto.
Quel giorno segnò l’inizio di un percorso. E da allora, ogni anno, AISLA porta avanti la missione di dare voce ai bisogni urgenti delle persone con SLA e delle loro famiglie, affinché nessuno venga lasciato solo di fronte alla malattia.
“Il 18 settembre non è solo una data. È il giorno in cui le persone con SLA hanno chiesto al Paese di esserci. Da allora, quella voce non si è più fermata”, ha dichiarato Fulvia Massimelli, Presidente Nazionale di AISLA.
“L’istituzionalizzazione della Giornata Nazionale non segna un punto d’arrivo, ma un nuovo inizio: perché i diritti delle persone con SLA non sono mai una concessione, ma un dovere civile.”
Una riflessione che oggi assume ancora più forza con l’attuazione del Decreto legislativo 62/2024, il provvedimento che riforma il sistema di accertamento e accompagnamento delle persone con disabilità. Una svolta importante, che riconosce l’unicità del percorso di vita di ciascuno e che garantirebbe una presa in carico personalizzata, coordinata e semplificata, riconoscendo la complessità della malattia e il diritto alla continuità delle cure.
AISLA apre così un nuovo capitolo della sua storia e invita l’intero Paese a partecipare alla mobilitazione del 18 settembre, a partire dalla serata della vigilia con l’iniziativa “Coloriamo l’Italia di verde”, simbolo di speranza, presenza e solidarietà. Lanciata nel 2018, l’evento ha coinvolto oltre 300 Comuni nel 2024, accendendo monumenti e palazzi Istituzionali, da nord a sud: Palazzo Madama e Montecitorio a Roma, la Mole Antonelliana di Torino, la Reggia di Caserta, il Teatro Massimo di Palermo, la Lanterna di Genova, la Loggia di Brescia.
Tutti i Comuni, gli enti pubblici e privati sono invitati ad aderire, per trasformare la sera del 18 settembre in un abbraccio corale alla comunità SLA.
Le celebrazioni culmineranno nel fine settimana del 20 e 21 settembre, quando le principali piazze italiane si animeranno con banchetti, testimonianze, momenti di sensibilizzazione e incontro con i volontari AISLA, le persone con SLA e le loro famiglie.
Qui, grazie alla tradizionale campagna “Un contributo versato con Gusto”, saranno distribuite le bottiglie solidali AISLA, divenute simbolo concreto di partecipazione e sostegno alla causa. Sono già oltre 15.000 le prenotazioni ricevute.
AISLA invita tutti ad unirsi in questo abbraccio nazionale: accendiamo insieme l’Italia di verde il 18 settembre e scendiamo in piazza il fine settimana del 20-21. La XVIII Giornata Nazionale SLA è un’occasione unica per partecipare, contribuire e fare la differenza. Unisciti a noi e uniamo l’Italia intera nella lotta contro la SLA.
A breve sul sito www.aisla.it tutte le iniziative locali.
Perché ogni diritto riconosciuto è una vittoria di tutti. E perché nessuno deve affrontare la SLA da solo.
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18 Lug, 2025 | Comunicare il sociale
Affluenza di pubblico, apprezzamento dei presenti, coinvolgimento e intrattenimento di qualità. Sono numerosi i fattori che hanno contribuito al successo della terza edizione de “La Natura in Festa”, l’ormai tradizionale manifestazione che apre l’estate a Pollena Trocchia tra canti e balli sotto le stelle, degustazione di prodotti delle aziende del territorio, passeggiata immersi nella natura ed esibizioni di poesia performativa. Anche quest’anno l’evento organizzato dal Comune vesuviano con risorse proprie e con il contributo della Città Metropolitana di Napoli ha saputo soddisfare appieno tutti i visitatori che hanno raggiunto, domenica scorsa, i Conetti Vulcanici del Carcavone, cornice di straordinaria bellezza per un evento altrettanto bello, una festa del territorio e per il territorio, tra musica e sapori. «Dall’accoglienza in pineta, con i versi dei poeti ospiti della rassegna “Poesia è…Rinascenza” di Melania Mollo e Giuseppe Vetromile, al concerto serale, con la splendida voce dei Soul-Food Vocalist che ha scatenato la vitalità e la gioia delle centinaia di visitatori, passando per la visita guidata ai Conetti e la degustazione dei prodotti tipici delle aziende del territorio, tutto è stato perfetto, riuscendo a regalare a chi ha partecipato all’evento la magia di un contesto naturalistico invidiabile impreziosita dalle emozioni di note, versi e sapori» ha detto Francesco Pinto, vicesindaco delegato ad attività produttive, eventi e promozione del territorio.
«Anche la terza edizione de “La Natura in Festa” ha saputo soddisfare i gusti di tutte le età, offrendo intrattenimento di livello e consentendo alle aziende del territorio di farsi conoscere e apprezzare ancor di più. Vogliamo pertanto ringraziare non solo le attività che hanno sposato il progetto: Tenuta Manna, La Fattoria di Doda, Basile Vini, Monte Somma Vesuvio e Oleificio Punzo, ma anche i volontari di Protezione Civile e Croce Rossa, il professor Paolo Beneduce per aver guidato l’escursione ai Conetti Vulcanici, la rassegna “Poesia è…Rinascenza” con i suoi poeti e tutti gli altri volontari che a vario titolo hanno contribuito al buon esito della manifestazione» ha detto Carlo Esposito, sindaco di Pollena Trocchia.
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