Al via la campagna #ClimateOfChange guidata da WeWorld in tutta Europa nata per sviluppare la consapevolezza dei giovani cittadini e cittadine dell’UE sul nesso tra cambiamento climatico e migrazioni.

Oltre il 70% dei giovani tra i 15 e i 35 anni di 23 Paesi europei ritiene che i governi che non agiscono contro l’inquinamento e cambiamento climatico arrechino un danno all’economia. Questo il dato di partenza dell’indagine realizzata da Ipsos per #ClimateOfChange, la nuova campagna di comunicazione europea che mira a coinvolgere i giovani per creare un movimento pronto non solo a cambiare il proprio stile di vita ma anche a sostenere la giustizia climatica globale.

La campagna vede coinvolti 13 Paesi europei e 26 realtà – tra cui le italiane Università degli studi di Bologna e Comune di Bologna – e nei prossimi 2 anni metterà in campo tante iniziative tese a sviluppare la consapevolezza dei giovani cittadini dell’UE sull’impatto che ha il cambiamento climatico sulle migrazioni.

Il sondaggio confronta le opinioni e la conoscenza del nesso tra migrazione, cambiamento climatico e l’attuale modello economico dei giovani tra i 16 e i 35 anni di 23 paesi dell’EU ed identifica anche il profilo di chi esprime maggiore preoccupazione per il cambiamento climatico e per questo è più motivato all’attivismo, come under 24, studente, donna, altamente istruita e in zone urbane soprattutto dell’Europa meridionale.

Proprio dal sondaggio, infatti, emerge che i giovani europei considerano il cambiamento climatico e il degrado ambientale come priorità assolute. La grande maggioranza dei giovani europei pensa infatti che se i governi non fronteggiano l’inquinamento e il cambiamento climatico, questo sia “un male per l’economia” (70% d’accordo), “un segno che il governo ha le priorità sbagliate” (75% d’accordo), “la prova che il governo non ascolta la gente comune” (74% d’accordo), e “pericoloso e irresponsabile” (72% d’accordo).

Quasi la metà (46%) dei giovani europei considera il cambiamento climatico come uno dei problemi più gravi del mondo, il che lo pone al primo posto tra i problemi elencati, anche nel bel mezzo della pandemia COVID-19. Meno di un giovane europeo su dieci (8%) nega invece il cambiamento climatico.

Una proporzione sostanziale di giovani europei (43%) crede che i paesi economicamente avanzati dovrebbero fare la maggior parte degli sforzi economici e politici per ridurre gli effetti del cambiamento climatico. Degno di nota è che in Europa occidentale, rispetto ad altre regioni, i giovani sono relativamente meno propensi a dire che i paesi economicamente avanzati dovrebbero fare più sforzi per affrontare gli effetti del cambiamento climatico ma sostengono che tutti i governi debbano sostenere queste responsabilità.

Anche i giovani Italiani (più della metà degli intervistati) sono molto o estremamente preoccupati per il cambiamento climatico, dato che è superiore alla media europea (54% contro 46%). Ma non è una preoccupazione fine a sé stessa poiché i giovani italiani sono motivati a far partire il cambiamento: 8 su 10 potrebbero votare o hanno votato per i politici che danno la priorità alla lotta al cambiamento climatico e alla migrazione climatica.

#ClimateofChange ha una missione coraggiosa: in questo mondo interconnesso, l’unica via da seguire è quella di affrontare contemporaneamente le molteplici crisi e di chiedere un’azione per creare un futuro giusto, sostenibile e un’economia umana.   

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