pic_nando_dalla_chiesa_30ROMA – La mafia è un tratto altamente distintivo dell’Italia. Della storia stessa del Belpaese. Un concetto al quale molto spesso si fanno orecchie da mercante. «La storia lontana e recente d’Italia viene scritta ignorando la sua esistenza. Come se la mafia non l’avesse attraversata dalla nascita del Regno unitario fino a oggi». Scrive questo nelle prime di introduzione al suo ultimo libro il sociologo Nando dalla Chiesa. “Passaggio a Nord. La colonizzazione mafiosa” (Edizioni Gruppo Abele, euro 16,00) – questo il titolo del nuovo testo del figlio del generale dell’arma ucciso proprio dalla longa manus mafiosa – è il saggio sulla criminalità organizzata nel settentrione di Italia, ma anche un’analisi del fenomeno di cui ancora oggi c’è scarsa consapevolezza, soprattutto nell’area del Paese descritta nel libro.

Come possono dei pecorai di un paesino dell’inoltrato Mezzogiorno colonizzare lo sviluppato settentrione? Nel corso del testo l’autore si pone più volte l’interrogativo. Una domanda alla quale si trova piena risposta tra le pagine del saggio. Nando dalla Chiesa conosce il fenomeno mafioso come le sue tasche. Lo racconta al meglio che può una persona che lo ha studiato per anni. Come nei libri precedenti anche in questo analizza una serie di accadimenti che compongono il quadro d’insieme. Le mafie al nord si sono infiltrate da decenni. «Muovono e condizionano oggi la storia civile e culturale, economica e amministrativa, politica e urbanistica, delle regioni settentrionali», scrive Nando dalla Chiesa. In coda al saggio dalla Chiesa lascia spazio ai contributi di Ilaria Meli, Federica Cabras, Roberto Nicolini e Martina Bedetti, altrettanto importante per conoscere appieno l’insediamento territoriale del fenomeno mafioso e come ha attecchito nel sistema sanitario. Ma anche sulla presenza delle mafie straniere nelle varie regioni del nord.

 

di Ciro Oliviero