Arrivano nei locali della mensa poco prima delle 9. Nella routine mattutina dei volontari e dei giovani del servizio civile universale il caffè non manca mai, c’è sempre una classica moka napoletana sui fornelli della cucina ad attendere chiunque entri per dare una mano o anche solo per scambiare qualche parola, quasi come un benvenuto. Si fa il punto della situazione, si riorganizza la dispensa con quello che le tante persone portano anche di sera o di primo mattino, ci si divide i compiti e riparte il lavoro frenetico giornaliero. Ore intense, almeno fino alle 14 quando si richiude di nuovo tutto per riprendere poi il giorno dopo, con la mattinata divisa in due dall’appuntamento con gli ospiti che entrano nel salone già preparato ad accoglierli quando le lancette dell’orologio segnano le ore 12. Una quotidianità che non va in vacanza, che non conosce le pause dei fine settimana e nemmeno quelli estivi o dei giorni festivi di Natale o Pasqua. La mensa dei poveri “Don Pietro Ottena” di Torre Annunziata funziona 365 giorni l’anno, dal primo gennaio al 31 dicembre, da oltre 20 anni, da quando il gruppo storico di volontari, l’8 dicembre 2002, aprì per la prima volta le porte ai tanti che vivevano situazioni di disagio e di solitudine. Da allora sono stati serviti oltre mezzo milione di pasti, con una media di 60 al giorno che aumentano di altri 20 o molti più tra i weekend e le settimane calde di agosto, quando chiudono alcune mense nel circondario vesuviano e quella oplontina resta tra le poche a servire pasti, ad accogliere ed ascoltare.
Statura piccola ed età che avanza, ma molto risoluta e decisa. È intorno alla signora Maria che ruota il lavoro e l’organizzazione dei gruppi di volontari. Se ne alternano 120 al mese divisi per settimane, così da poter essere presenti ogni giorno. Insieme a loro, da un po’ di tempo, si sono aggiunti anche i giovani che hanno deciso di aderire al progetto del servizio civile ideato dalla Caritas Napoli che vede come riferimento territoriale la piccola parrocchia dell’Immacolata Concezione, dove nei suoi locali c’è, appunto, la mensa. Quest’anno ci sono Ottavio che vorrebbe diventare fumettista, Anna che studia psicologia, Mariarosaria iscritta alla facoltà di Servizio sociale e Cristina che vorrebbe intraprendere la stessa strada. Quattro giovani poco più che diciottenni del territorio, con storie ed esperienze diverse, ma con lo spirito e la voglia di dedicarsi al prossimo. L’esperienza di volontariato che stanno vivendo, come hanno sostenuto, gli ha cambiato la prospettiva dalla quale guardare la vita. «È una bella esperienza che ci permette di conoscere una realtà diversa da quella che viviamo. Proviamo ad accompagnare gli ospiti che spesso non vogliono solo il pasto ma anche qualcuno con il quale parlare». Dicono. Intanto nelle prossime settimane il gruppo in alcuni giorni crescerà. Ci saranno anche ragazzi degli istituti superiori che hanno aderito a “Scuola e solidarietà”.
I locali della Don Pietro Ottena sono stati recentemente e completamente ristrutturati, con un imponente lavoro di riqualificazione, dal titolo “Il pranzo della speranza”, sostenuto da Intesa Sanpaolo, attraverso il Programma Formula, in collaborazione con la fondazione Cesvi. «Questi lavori ci permetteranno di aumentare il numero di pasti che si possono preparare e quindi il numero di ospiti e famiglie che possiamo sostenere. Siamo passati dall’aprire una volta a settimana ad esserci tutti i giorni». Ha commentato Luigi Cirillo, presidente dell’associazione omonima della mesa, ringraziando chi, come l’architetto Nino Lanzetta, ha ideato i nuovi spazi.
di Raffaele Perrotta
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