L’associazione Karama è una ONG che opera a Betlemme, nei Territori palestinesi occupati, in particolare all’interno del campo profughi di Deheishe. Qui la popolazione, sfollata dalle proprie case nel 1948, quando con la proclamazione dello Stato di Israele circa 750.000 palestinesi divennero “profughi”, soffre particolari livelli di povertà e, spesso, di fame.
Oltre a Karama sono diverse le associazioni che realizzano progetti per i giovani, le donne, i bambini e si impegnano a fornire pasti e buoni spesa alimentari, soprattutto alle famiglie più numerose. Esistono al momento 30 organizzazioni giovanili e comunitarie, tra di esse la Fondazione Ibdaa, i Comitati delle donne, il Comitato locale per la riabilitazione delle persone disabili.
La situazione nel campo è peggiorata a partire dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e con l’inizio dell’offensiva israeliana che ha travolto con ferocia la Striscia di Gaza senza però risparmiare la Cisgiordania.
Molti palestinesi di Dheisheh che lavoravano all’interno di Israele sono stati licenziati oppure non hanno più ottenuto i permessi di lavoro o per gli spostamenti. Nonostante Betlemme sia vicinissimo a Gerusalemme (circa 6 chilometri), infatti, per tantissimi palestinesi non è possibile recarvisi a causa delle limitazioni imposte dal governo israeliano.
Allo stesso tempo, i prezzi dei generi alimentari, dei farmaci, dei prodotti per l’igiene sono tutti aumentati.
Il comitato popolare del campo ha coordinato una raccolta fondi gestita da diverse associazioni che operano a Dheisheh, dando il via alla campagna di crowdfunding dal titolo “Dheisheh resiste”. Dopo aver individuato insieme i bisogni e fissato i primi obiettivi è stato deciso di organizzare il supporto su tre aree di intervento:
1. Sostegno alimentare;
2. Supporto legale, medico, scolastico;
3. Sostegno lavorativo.

I volontari hanno organizzato la preparazione e la consegna dei pacchi alimentari per 150 famiglie con difficoltà economiche tali da non potersi garantire quotidianamente i pasti. Ma hanno anche attivato un “fondo emergenze” da utilizzare per il sostegno legale ai numerosi abitanti che vengono arrestati o fermati durante i quotidiani raid dell’esercito. Il deposito è utilizzato anche per sostenere spese scolastiche per giovani studenti e studentesse che scelgono di continuare il proprio percorso accademico o per improvvise spese mediche. In fine, il progetto prevede l’individuazione di 30 persone che hanno perduto il lavoro e che svolgeranno attività a servizio della comunità di Dheisheh, ricevendo un’equa retribuzione.
L’associazione Karama ha realizzato e porta avanti, grazie ai fondi dell’Unione Europea, un programma innovativo di crescita economica per le donne di Dheisheh dal titolo “Proud and Productive female food security”. Lo scopo è quello di sostenere l’indipendenza alimentare attraverso la nascita e la cura di piccole serre sui tetti del campo profughi. La densità abitativa, infatti, non lascia abbastanza spazio all’agricoltura: nonostante la popolazione di Dheisheh sia in crescita costante, il campo profughi non può allargarsi oltre i confini stabiliti e controllati da Israele.
Il progetto ha interessato non solo Dheisheh ma altri 4 campi profughi nella Palestina occupata, coinvolgendo 220 persone. Gli obiettivi dell’iniziativa sono diversi. I volontari si propongono di assicurare frutta e verdura alle famiglie con difficoltà economiche ma anche di emancipare le donne rifugiate. Queste ultime, occupandosi delle serre, portano un contributo economico concreto, sia in termini di risparmio familiare che di guadagno, vendendo parte della produzione. In questo modo, la dipendenza delle famiglie dagli aiuti umanitari diminuisce, si incoraggia il lavoro femminile, sia singolo che di gruppo e la condivisione delle capacità acquisite con la comunità di riferimento. Inoltre, non ultimo, si garantisce uno spazio dedicato al verde in un contesto di edificazione selvaggia.

di Eliana Riva

L’articolo L’impegno di Ong e altre organizzazioni nel campo profughi di Deheishe, dove manca cibo, lavoro e salute <font color=”red”>il VIDEORACCONTO </font> proviene da Comunicare il sociale.