In tutte le regioni del mondo, le donne hanno un ruolo cruciale nella cura della famiglia, nell’economia domestica e nella crescita dei figli. Un ruolo che ancora troppo spesso non viene debitamente riconosciuto. Siccità e degrado del suolo, come, più in generale, tutti i fenomeni estremi legati al cambiamento climatico, tendono ad aumentare anche l’onere dell’assistenza non retribuita e del lavoro domestico, che ancora troppo spesso ricade sulle spalle di donne e ragazze. Secondo lo studio dell’UNCCD, United Nations Convention to Combat Desertification, “Gli impatti differenziati della desertificazione, del degrado del suolo e della siccità su donne e uomini”, il genere continua a essere uno dei più forti indicatori di svantaggio al mondo; l’annosa questione dell’uguaglianza di genere rimane infatti un problema irrisolto nella quasi totalità dei Paesi. Lo studio ha rilevato che le donne sono più esposte degli uomini agli effetti dei cambiamenti climatici, a causa di un concatenarsi di differenti fattori socio-economici e culturali che le vedono spesso schierate in prima linea, con più doveri che diritti. Ancora oggi nel mondo, quasi la metà della forza lavoro agricola globale è femminile, ma meno di un proprietario terriero su cinque è donna; il diritto delle donne di ereditare la proprietà del marito continua ad essere negato in oltre 100 Paesi. Le agricoltrici, le imprenditrici e le organizzazioni femminili sono sottorappresentate nelle principali iniziative, programmi e processi politici decisionali del territorio: il mancato riconoscimento delle donne come agricoltrici e la mancanza di accettazione sociale del coinvolgimento delle donne in alcune attività agricole possono anche portare alla loro esclusione dagli spazi decisionali, dall’accesso al credito, all’informazione e ai servizi. La ricerca mostra che l’accesso limitato al processo decisionale, le disuguaglianze strutturali e le leggi discriminatorie hanno un impatto negativo sull’accesso delle donne al finanziamento: non avere titoli fondiari utilizzabili come garanzia, come la mancanza di un incarico sicuro, ostacolano l’accesso delle donne a prestiti e crediti, limitando anche il loro accesso a servizi di istruzione e formazione. Negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti attraverso la finanza ambientale multilaterale pubblica, imponendo, ad esempio, l’analisi di genere obbligatoria durante la progettazione. Nonostante gli sforzi fatti, però, la parità di genere, anche quando conquistata di diritto, non sembra essere sempre culturalmente accettata. Così, anche nei Paesi in cui le donne hanno gli stessi diritti legali degli uomini di possedere e accedere alla terra, come nel caso della Costa Rica, solo il 15,6% della proprietà agricola è di proprietà delle donne. In Asia centrale e il Caucaso, nonostante l’uguaglianza legale di genere, le donne possiedono in media solo il 23% della terra; in Medio Oriente e Nord Africa solo il 4% delle donne possiede titoli fondiari. In Sri Lanka, solo il 3% ricoprono posizioni di comando nel settore agricolo, il 97% sono uomini. Eppure la responsabilità della salute e della sopravvivenza della famiglia rimane un onere di madri e figlie. Quando si verificano periodi di siccità e impoverimento del suolo, la scarsità di provviste va ad influire sulla distribuzione del cibo all’interno della famiglia: le donne tendono a mangiare porzioni più piccole o a saltare i pasti, che spesso è causa di dolori di stomaco, vomito, debolezza, diarrea e malnutrizione. Lo studio ha anche scoperto che la scarsità di cibo è legata alla maggiore incidenza di aborti spontanei e di mortalità materna e infantile.

Durante i periodi siccitosi, il lavoro di “prendersi cura degli altri” è espresso in parte dall’attesa in fila per l’acqua, dopo aver percorso lunghe distanze a piedi. A livello globale, le donne trascorrono complessivamente 200 milioni di ore al giorno solo per andare a prendere l’acqua. Uno studio pionieristico condotto in Sud Africa conclude che i metodi di trasporto dell’acqua imporrebbe carichi fisici eccessivi, aumentando considerevolmente l’incidenza di disturbi muscoloscheletrici e disabilità correlate. L’incidenza di problematiche alla colonna spinale del campione preso in esame è risultata del 69%. Del quale, il 38 % trasporta contenitori, poggiati sulla testa (peso medio 19,5 kg) per una distanza media di 337 metri.

“Le donne sono le principali attrici negli sforzi globali per ridurre e invertire il degrado del suolo. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei paesi, le donne hanno accesso e controllo sulla terra ineguali e limitati. Non possiamo raggiungere la neutralità del degrado del suolo senza l’uguaglianza di genere e non possiamo escludere metà della popolazione dalle decisioni di gestione del territorio a causa del loro genere.”, ha dichiarato Ibrahim Thiaw, Segretario esecutivo dell’UNCCD.

di Valerio Orfeo

L’articolo Le disuguaglianze di genere? Sono anche climatiche proviene da Comunicare il sociale.