d921a7c8-f7e3-45db-a60b-3371650050a6NAPOLI- Sentirsi invisibili senza che nessuno se ne accorga. Sentirsi parte della famiglia soltanto a metà, come se il corpo avesse scelto di dividersi, di fare la guerra a se stesso. Erri Gargiulo, protagonista de “La tristezza ha il sonno leggero” (Longanesi), prova qualcosa di simile: lo sradicamento causato dall’avere due padri, una madre e mezzo e una schiera di fratelli e sorelle che godono dell’appoggio di ambo i genitori. Dopo il successo de “La tentazione di essere felici”, Lorenzo Marone, con questa sua ultima fatica letteraria che può considerarsi un family novel contemporaneo, ci racconta il dramma di un bambino divenuto adulto, i cui genitori hanno divorziato quando era ancora troppo piccolo per trovare spiegazione alle dinamiche amorose che investono i “grandi”. E così Erri si fa «di speranza da quarant’anni», vive in bilico fra due famiglie che – prese dalle loro nuove esistenze – hanno dimenticato quel ragazzino rimasto nel mezzo, sull’ago di una bilancia che a volte pende a destra ed altre, precipitosamente verso sinistra.

Fragile, ironico, profondo, ma con una scarsa tendenza all’imposizione, Erri si troverà da un giorno all’altro a fare i conti con il proprio destino, con le decisioni che non ha mai avuto il coraggio di prendere e le situazioni che non è mai riuscito ad affrontare. Pagherà lo scotto di una «madre fallica», affetta da mania di controllo, al punto da esser definita «capo miliziano» della casa per la sua capacità di gestire tutto e tutti. Pagherà col tradimento di sua moglie, Matilde, con la quale non riesce ad avere un bambino, né a dare una svolta al loro rapporto logorato da una passione che si è scoperta essere spenta. E pagherà, persino, con la rivelazione di un passato scioccante da parte della sorellastra Arianna, verso cui si sentirà responsabile, sebbene non sia sua la colpa dei mostri che albergano l’animo di una donna la quale, a sua volta, è stata una bambina infelice. Erri Gargiulo è tutto questo: un miscuglio di sensibilità, di interiorità abissale che, come spiega lo stesso Marone: «fa fatica a vivere», a sopportare la realtà di un quotidiano troppo spesso crudele e abitato da individui disattenti alle altrui necessità, a quei bisogni talmente nascosti eppure così importanti che se compresi farebbero sbocciare il mondo, gli umori, gli amori. A salvarlo è senza dubbio la sua arguzia, quel filo di speranza che per fortuna in Erri non si spezza, e che ne colora la voce di una sfumatura ironica. Una sfumatura che lo aiuta ad andare avanti, a conservare quel poco di buonsenso che basta per anestetizzare la tristezza, quella che ha il sonno leggero e che ritorna, vendicativa, quando si crede di aver sconfitto i propri fantasmi. Bisogna attraversarla per metterla a tacere, ed Erri l’ha imparato a proprie spese perché «quaggiù è come una savana, e se non fai la parte del leone ti spetta quella della gazzella, la quale, poverina, fa davvero una vita di merda».

 

di Francesca Coppola

L’articolo “La tristezza ha il sonno leggero”, il nuovo romanzo di Marone   sembra essere il primo su Comunicare il sociale.