funerali-gennaro-cesaranoNAPOLI- Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un amico di Gennaro Cesarano, il giovane ucciso in piazza Sanità lo scorso 6 settembre. La sua è una riflessione amara sul contesto in cui vive, un monito e, nel contempo,  un appello a non lasciare soli i giovani del suo Rione, dove purtroppo non basta il lavoro continuo della chiesa e delle tante associazioni e cooperative che operano sul territorio.

«Quartieri dimenticati, che non funzionano,che diventano puliti solo per le passerelle elettorali. Quartieri dove passa una volante della polizia ogni 4/5 ore, dove una donna ha paura di fare la spesa, dove un bambino non può uscire a giocare con gli amichetti, dove a calar del sole diventa un coprifuoco, dove la notte nei periodi estivi non si può stare nella piazza con gli amici a bere una birra, perché alla fine puoi anche perdere la vita. Quartieri dove non esiste lavoro, dove se la polizia ti ferma con il motorino per un controllo e sanno che sei di questi parti,  devi avere per forza precedenti penali. Dove salti dalla paura se sparano una batteria di fuochi d’artificio perchè non sai se sono fuochi o sono colpi di pistola. Quartieri dove vige la regola delle tre scimmie: non parlo non vedo e non sento, perchè si ha famiglia e i genitori si raccomandano con i figli di non parlare e di far finta niente.

Questi quartieri sono formati da pietre, asfalto e macchie di sangue, perché in ogni angolo di strada c’è una macchia di sangue che appartiene a qualcuno che ci ha lasciato troppo presto per aver scelto una strada che è un vicolo cieco. E poi ci sono loro, ragazzi che hanno perso la vita ancora minorenni, ma per cosa? Per la stizza di qualcuno che quella sera aveva deciso di colpire il primo che passa, oppure perché si sono costruiti scudi umani. Questi quartieri anche se hanno una storia lunga, centinai di anni, da raccontare,  resteranno sempre  quartieri di sangue e morte e faranno notizia solo per questo. Arrivederci amici nostri… voi che avete lasciato questa terra prima del dovuto e magari ora che avete le ali e potete volare fra le nostre teste,  indirizzateci sulla giuste vie, noi, da qua giù,  faremo il possibile per cambiare le cose».

a cura di Walter Medolla