Quanto è sostenibile la tua scatoletta di tonno preferita? Scoprilo con Greenpeace.

L’associazione ha valutato gli 11 marchi di tonno più diffusi sui nostri scaffali, che rappresentano circa l’80% del mercato italiano, in base alle loro politiche di sostenibilità e equità, le specie catturate, i metodi di pesca usati e le informazioni che forniscono ai consumatori.

Dalla scorsa edizione tante aziende dimostrano di lavorare per una pesca sostenibile e per la piena trasparenza, ma c’è anche chi continua ad essere completamente dipendente da una pesca distruttiva.

Con la nave Esperanza, Greenpeace ha attraversato l’Oceano Indiano scoprendo, ad esempio, che Mareblu non mantiene le promesse e continua ad utilizzare metodi di pesca non sostenibili come l’uso di FAD, sistemi di aggregazione per pesci.

Dopo le indagini dello scorso anno, Mareblu aveva promesso il 100% di tonno sostenibile entro il 2016, ma ad oggi non arriva neanche allo 0,2%! Il tipo di pesca che usa svuota i mari e uccide a migliaia squali e altri animali marini! Mareblu tradisce la fiducia dei consumatori e finisce in fondo alla classifica. Come se non bastasse, la Thai Union Group – proprietaria del marchio – è stata recentemente collegata a casi di violazione dei diritti umani nella propria catena di fornitori.

Chiedi a Mareblu di rispettare gli impegni presi: eliminare dalle proprie scatolette tonno proveniente da pesca distruttiva e dare garanzie sulla tutela dei diritti dei lavoratori. Firma l’appello

Prima di mettere una scatoletta nel tuo carrello della spesa assicurati di sceglierne una davvero sostenibile!