NAPOLI- «Quanto hanno pagato per te i tuoi?». «Dodici mila dollari o forse tremila, se non hai la dote». Il dialogo tra amiche sullo schermo getta luce su una realtà agghiacciante, quella dei matrimoni forzati, raccontata dalla regista iraniana Rokhsareh Game Magham nel film «Sonita», scelto come spunto di dibattito per la tappa napoletana dello Human Rights Film Tour, organizzato dal ministero degli Affari Esteri della Confederazione Elvetica, il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Ginevra e l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. La proiezione nella Sala del Capitolo del complesso di San Domenico Maggiore ha calamitato l’attenzione del pubblico nel tratteggiare la storia (vera) della protagonista, che simboleggia il totale asservimento all’uomo della figura femminile nei Paesi islamici, finanche laddove Sonita, ripresa dalla cineasta nel suo letto mentre sta per addormentarsi le intima: «spegni la telecamera, devo togliere il velo per andare a letto». Una storia che è stata proiettata all’interno del festival itinerante, partito il 10 dicembre scorso in Pakistan e che terminerà il prossimo 10 dicembre, giorno del settantesimo anniversario dalla firma della Carta dei Diritti Umani, dopo avere attraversato oltre 40 Paesi.
 
«Sonita», storia della rapper iraniana riuscita a salvarsi da un matrimonio combinato grazie alle sue canzoni, è stato riprodotto in entrambe le sessioni della giornata, sia la mattina nella facoltà di Giurisprudenza della Federico II che nel pomeriggio a San Domenico Maggiore. «Il tema – ha spiegato la regista – è legato alla carenza di opportunità delle donne: non sono educate, non sono istruite, c’è mancanza di lavoro e povertà. Alla base di tutto c’è la disuguaglianza economica, oltre a tradizioni antiche sbagliate e non più adatte oggi. I Paesi del mondo occidentale stigmatizzano questi comportamenti, ma a loro volta alimentano un capitalismo sfrenato che è causa di diseguaglianze». «È difficile – ha aggiunto – essere registi in un Paese come l’Iran, ma c’è anche da dire che il 25% dei cineasti iraniani sono donne». Il festival, aperto dai saluti del sindaco Luigi de Magistris, ha visto tra gli interventi quello di Paolo Rozera, direttore generale Unicef Italia: «Dopo 70 anni i diritti nel mondo sono continuamente violati. In particolare quelli delle donne. Ad oggi ci sono 650mila donne che si sono sposate prima di compiere i 18 anni e più della metà prima dei 15». Secondo il coordinatore del festival Maurizio Del Bufalo, «organizzare questa giornata è sembrato il modo migliore per ricordare che da 70 anni esiste la Carta dei Diritti Umani. Ma la guerra in Medio Oriente, alle porte di casa, è l’effetto della dimenticanza di questo documento».
 
di Giuliana Covella

L’articolo Human Rights Film Tour, da Napoli un messaggio di pace e uguaglianza sembra essere il primo su Comunicare il sociale.