L’angoscia, l’alienazione dei personaggi del libro Cecità di Josè Saramago ( editore Feltrinelli, pagine 288, costo 12 euro) non possono non essere collegate a quelle vissute nel periodo di pandemia Covid. In una dimensione spaziale e temporale indefinita, l’autore rappresenta un’intera popolazione che diventa cieca per un’inspiegabile epidemia. Le vittime di tale malattia, improvvisamente esplosa,  saranno  rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l’insensibilità altrui.

L’ autore, nel suo racconto fantastico, rappresenta l’indifferenza e l’egoismo di cui è capace l’uomo quando ha paura e viene meno l’uso della ragione. L’uomo, attraversato dall’indifferenza,si chiude in se stesso, diventa egoisticamente isolato e tremendamente pericoloso. Chi è indifferente dimostra debolezza, paura di dialogare, tristezza nel vivere e negatività nel rischiare. L’indifferenza si scontra con la vita stessa, perché la vita è incontro, gioco, rischio, rapporti, amore, pace. Siamo chiamati all’incontro e al confronto, sempre e in ogni luogo in cui siamo. L’indifferente, invece, è colui che sceglie di “disinteressarsi” di tutto e di tutti ed introduce spigolosità nel proprio vivere. Da tale atteggiamento nasce  la situazione estrema nel quale si apre il non senso del proprio vivere e dunque la domanda di senso sul proprio esistere. Per la prima volta la vita appare nel suo non senso, nella sua a-razionalità (ossia, appunto, incoerenza): non vi è nulla di coerente perché la vita in sé non ha alcuna razionalità, né è dotata di alcun principio di non contraddizione da rispettare, per potersi dire, appunto, coerente. L’ordine rassicurante non è più tale e non è più neppure un ordine: il rassicurante si rovescia costantemente in inquietudine, il normale assurge a patologico. L’indifferenza genera insensibilità, distacco e freddezza. Le relazioni umane vengono fatte a brandelli. Un testo da leggere, con la consapevolezza che, forse tutti, siamo ciechi pur non essendolo.

 

Maria Rosaria Ciotola

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