31 Mar, 2025 | Comunicare il sociale
La medicina fetale, o materno-fetale (MMF), è una branca della medicina moderna dedicata alla salute e al benessere del feto e della madre durante la gravidanza, che si occupa della diagnosi e della gestione di complicanze legate allo sviluppo prenatale. Grazie a una enorme attività di ricerca, tecnologie avanzate e competenze mediche aggiornate, oggi è possibile monitorare, diagnosticare e, se necessario, intervenire tempestivamente per gestire patologie che si possono manifestare prima, durante e subito dopo la gravidanza.
Pioniere e padre della medicina fetale, tra le massime autorità al mondo del settore, inventore, tra le altre, della chirurgia fetale , il Prof. Kypros Nicolaides, direttore dell’Harris Birthright Centre per la Medicina Fetale (prima unità di diagnosi prenatale nel Regno Unito) e della Fetal Medicine Foundation, è intervenuto, in collegamento diretto da Londra, all’Update in Fetal Medicine, che si è svolto a Napoli, presso l’EuTylia Academy, il 28 marzo e che ha visto la partecipazione di 170 medici ginecologici italiani e stranieri. Un evento esclusivo durante il quale il Prof. Nicolaides, insieme ad altri esperti di fama internazionale, hanno fatto il punto sull’evoluzione della diagnosi prenatale in questi ultimi anni e su come affrontare le problematiche emergenti in Medicina Fetale.
Uno straordinario ed eccezionale evento, date le pochissime partecipazioni del Prof. Nicolaides in Italia, nel quale si è focalizzato sull’innovativa strategia di screening del terzo trimestre.
L’ecografia a 36 settimane rappresenta un check point diagnostico fondamentale che andrebbe istituito di routine. Eseguita, infatti, in questa epoca di gestazione, permette di diagnosticare preventivamente patologie della crescita fetale a termine, quali macrosomia o iposviluppo fetale, allo scopo di definire il timing e la modalità del parto più appropriati; prevedere la preeclampsia a termine, un disturbo ipertensivo severo, che può mettere in pericolo la madre e il feto, allo scopo di stratificare il rischio e scegliere il management più adeguato; individuare anomalie strutturali fetali con manifestazioni tardive; valutare le presentazioni non cefaliche per eventuale programmazione di rivolgimento manuale del feto; predire possibili outcomes ostetrici avversi al parto.
È grazie al notevolissimo contributo nella ricerca e nell’insegnamento del Prof. Nicolaides, che i medici che si occupano di medicina fetale hanno oggi a disposizione nuove metodiche di screening, diagnosi e cura del feto e della madre. Il professor Nicolaides è noto per aver introdotto tecniche di screening rivoluzionarie, come il test della translucenza nucale fetale per valutare il rischio di sindrome di Down e per aver sviluppato metodi per prevedere la nascita pretermine e la preeclampsia. I suoi interventi chirurgici pionieristici sui feti, tra cui i trattamenti per la sindrome da trasfusione feto-fetale e l’ernia diaframmatica, hanno salvato numerosissime vite. È considerato a livello scientifico, nel panorama mondiale, un visionario che ha profondamente plasmato la Medicina fetale, trasformando e migliorando le vite di feti in tutto il mondo. Inoltre, la passione del professore per la formazione e il mentoring dei futuri professionisti medici ha avuto un impatto duraturo su innumerevoli studenti e professionisti in tutto il mondo. La sua ricerca è stata citata più di 170.000 volte e il suo indice H, il più alto tra tutti gli ostetrici e ginecologi al mondo, supera i 200, ovvero viene citato in molti lavori e linee guida internazionali, a testimonianza del rilievo, dell’innovazione e dell’affidabilità che i suoi studi rappresentano da anni.
Gli altri interventi della giornata si sono concentrati sullo screening del primo trimestre con il dott. Nicola Volpe, Dirigente Medico, Specialista in Ostetricia, Ginecologia esperto di Medicina Fetale presso l’Ospedale di Venere di Bari, membro attivo della SIEOG, Società Italiana di Ecografia Ostetrica e Ginecologica e su tutte le attualità dello screening delle aneuploidie attraverso la NIPT (Non Invasive Prenatal Test), noto anche come “test del DNA fetale”, grazie alla Prof.ssa Maria del Mar Gil, Direttrice dell’Unità di Medicina e Chirurgia Fetale presso l’Ospedale Universitario La Paz di Madrid, opinion leader in tema di DNA fetale, che vanta numerosissime pubblicazioni. Si è discusso anche di gravidanza gemellare, con attenzione allo screening delle anomalie, sulla diagnosi e sul management nel primo trimestre, con la Prof.ssa Petya Chaveeva, Direttrice dell’Unità di Medicina e Chirurgia Fetale presso l’Ospedale Dr Shterev di Sofia, riconosciuta esperta di gravidanze gemellari e chirurgo fetale che ha eseguito numerose procedure in utero. La Dott.ssa Floriana Carbone, Direttrice della Pelvic Unit presso il Policlinico di Milano, ha illustrato, infine, gli ultimi aggiornamenti in tema di screening di preeclampsia sulla base della sua precedente esperienza come site coordinator dello studio internazionale multicentrico ASPRE, presso l’Unità di Medicina e Chirurgia Fetale.
“È stato un onore immenso per noi accogliere il Prof. Nicolaides e ascoltare la sua lezione magistrale, che sono sicuro sarà di ispirazione per tutti i medici ginecologi che hanno avuto la grande opportunità di partecipare a questo evento così esclusivo”, afferma il Dott. Vito Esposito, Amministratore Delegato EuTylia. “Ringrazio personalmente lui, la Dott.ssa Carbone, la Prof.ssa Gil, la Prof.ssa Chaveeva e il Dott. Volpe per questo aggiornamento unico, che conferma il grande impegno di questi eccellenti esperti, e nostro, nella formazione dei futuri professionisti, nell’obiettivo comune di rendere la gravidanza e il parto sempre più sicuri per il nascituro e per la mamma”.
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31 Mar, 2025 | Comunicare il sociale
Bullismo e cyberbullismo sono due facce della stessa medaglia, ma i comportamenti minacciosi messi in atto con l’utilizzo delle nuove tecnologie possono risultare ancora più pericolosi perché capaci di scatenare dinamiche anche più perverse e gravide di conseguenze di quelle reali. Secondo recenti stime, nel 2023 in Italia sono stati trattati 291 casi di cyberbullismo, un trend in crescita negli ultimi anni: più in generale, circa il 20 per cento degli studenti di scuola media riferisce di essere stata vittima di bullismo. Si tratta di un fenomeno complesso, in cui spesso il confine tra vittima e carnefice diventa sottile, perché chi bullizza può essere stato, a sua volta, bullizzato. Alla base possono esserci difficoltà relazionali e disregolazione emotiva, come ci spiega la psicologa e psicoterapeuta Rosetta Cappelluccio, presidente della Fondazione I Figli degli altri.
Bullismo e cyberbullismo: quali sono le differenze?
La differenza principale sta nello strumento che viene usato, nel caso delle chat e dei social, l’azione può risultare più dirompente e insidiosa, perché si arriva a dire e fare cose che molto probabilmente non si direbbero e farebbero dal vivo. È quello che solitamente fanno i cosiddetti leoni da tastiera, che possono trasformarsi completamente quando sono nascosti e si sentono “protetti” dietro lo schermo di uno smartphone. Magari hanno assimilato i comportamenti violenti di un videogioco piuttosto che di vere e proprie violenze assistite.
Quali sono le tendenze estreme legate al cyberbullismo?
Si registra un aumento del sextortion, ovvero letteralmente l’estorsione sessuale: la maggior parte dei 137 casi segnalati a livello nazionale è nella fascia 14-17 anni, ma anche il dato che riguarda i minori tra i 10-13 anni desta preoccupazione. Per non parlare delle social challenge, sfide di coraggio altamente pericolose che si diffondono via web per acquisire popolarità, come l’ingestione di detersivo, il binge drinking, ovvero bere molto alcol in poco tempo, il knockout, ossia colpire con un pugno uno sconosciuto senza motivo e, non ultima, la folle sfida di cospargere il corpo con liquidi infiammabili in prossimità di un rubinetto d’acqua.
C’è un identikit del bullo?
No, non c’è, ma possiamo osservare delle tendenze recenti. In passato molto più diffuso tra i maschi, ora il fenomeno vede una accentuazione del femminile e, allo stesso tempo, un abbassamento dell’età in cui si commettono atti di bullismo. Così come c’è una commistione sempre più forte tra componente fisica e psicologica.
Ma da dove nascono questi comportamenti?
Dietro la violenza può esserci un senso di solitudine, l’incapacità di reggere le frustrazioni, la difficoltà di gestire l’ansia, la mancanza di rispetto dell’altro, l’incomunicabilità.
Quali sono i segnali cui si dovrebbe prestare attenzione per rendersi conto che un ragazzo sta subendo o agendo bullismo?
Nei casi estremi nelle vittime, possiamo notare degli atti di autolesionismo, ma anche isolamento, disturbo del sonno, trascuratezza; dall’altra parte, ovvero in chi bullizza, campanello d’allarme possono essere comportamenti di impulsività e irritabilità. Inoltre, può succedere che chi viene bullizzato diventi a sua volta bullo per “ipercompensazione”. È certamente necessaria attenzione e la collaborazione di famiglia, scuola e agenzie educative.
Come si può intervenire?
Anzitutto attraverso l’ascolto dei bisogni emotivi che si celano dietro questi comportamenti, a partire dalla necessità di essere protetti, compresi, accolti, aiutati a gestire rabbia e frustrazione. Insomma, i giovani che commettono atti di bullismo non vanno solo colpevolizzati ma anche aiutati a riflettere sulle ragioni per cui è successo, per recuperarli e rompere la catena della violenza.
Come si può “limitare” l’accesso alla rete ai nativi digitali, senza farli sentire esclusi?
Promuovendo una eduzione al diritto alla privacy, offrendo una rete di supporto e
proteggendo i più vulnerabili. I genitori devono essere educati a questo, messi a conoscenza dei rischi reali che ci sono e che spesso loro stessi ignorano, e al modo giusto per trasferire ai figli queste buone prassi capaci di definire dei “confini di sicurezza”.
Come Fondazione I Figli degli altri, che progetti state realizzando?
Negli ultimi mesi, abbiamo portato questi concetti in giro per le scuole campane, dove abbiamo realizzato un’analisi della domanda. A partire da questo osservatorio, creeremo gruppi di supporto e prevenzione per aumentare la consapevolezza e la capacità di riconoscere la vulnerabilità di questi ragazzi. È necessario diffondere una cultura della reciprocità e orientare i nostri giovani a costruire relazioni sane.
di Maria Nocerino
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31 Mar, 2025 | Comunicare il sociale
La tragedia della perdita di un figlio, il buio, poi la luce che s’accende nello slancio di darsi agli altri. Ai più deboli e a tutti quelli che si sentono piccoli, annientati dal dolore, dal lutto, dalla malattia o dalla disabilità e che, varcando la soglia dell’altro, diventano grandi. Grandi insieme. Si chiama la Porta dei Giganti la cooperativa fondata nel 2022 da Nicola Toscano e da Giuseppe D’Avino e Angela Maiale, e che, da questo mese, avrà uno sportello d’accoglienza aperto anche a Parete, in provincia di Caserta. Il progetto «Vita ce n’è» sarà presentato giovedì 3 aprile presso la nuova sede del centro sociale per disabili che il Comune di Parete inaugurerà in un bene confiscato alla camorra.
Un traguardo che arriva dopo oltre un decennio di volontariato attivo in ambito sociale e parrocchiale per Angela e Giuseppe che il 31 marzo del 2010 e persero il loro figlioletto Giuseppe Benedetto, di quattro anni, per un neuroblastoma che lo rese cieco prima di portarlo via dalla sua famiglia. Stretti nel dolore della loro comunità parrocchiale, a Pontecitra, Marigliano, e supportati da don Ciro Toscano, iniziarono ad affrontare il loro dolore donandosi agli altri in un gesto continuo di solidarietà e accoglienza che per dieci anni si è incanalato nell’associazione Mente e Coscienza, fondata dal fratello del sacerdote, Nicola, non vedente. Il dolore ha accomunato le esperienze di partenza di due nuclei familiari. Ciro e Nicola hanno due sorelle gemelle autistiche e divennero orfani di madre proprio alla nascita delle bambine: durante il parto la mamma morì. Un bagaglio di dolore che avrebbe potuto annientarli e che invece li ha resi aperti verso il prossimo, in un atteggiamento di costante accoglienza l’uno come sacerdote, l’altro come psicologo. Entrambi volontari. Dopo la perdita del bimbo, Angela e Giuseppe hanno avuto distrutta la loro vita ma dalle macerie ne hanno costruita un’altra. Cambiando anche lavoro, nel caso di Giuseppe, per potersi specializzare nel campo sociale. Angela studia innovazione sociale ed è l’anima dell’associazione di cui suo marito è vice del presidente Nicola Toscano. È nata così, dopo dieci anni di volontariato parrocchiale, la coop La Porta dei Giganti che, oltre ad affiancare le tante attività già in corso dal 2010 a Pontecitra, a breve sarà una realtà anche a Parete.
Il progetto, come detto, sarà inaugurato il 3 aprile e rientra nel piano del centro sociale polifunzionale per disabili in apertura in un bene confiscato alla criminalità organizzata. Un sogno che si realizza quello dell’amministrazione comunale di Parete, guidata dal sindaco Gino Pellegrino, che ha visto al lavoro l’assessore alle Politiche sociali, Arianna Sabatino. La cerimonia inaugurale inizierà alle 10 presso la sede del centro, in via Ugo La Malfa. Al taglio del nastro, ha reso noto l’assessorato in una nota, è prevista la presenza di Lucia Fortini, assessore alla Scuola, alle politiche sociali e giovanili della Regione Campania, del consigliere regionale Giovanni Zannini, del commissario prefettizio del Comune di Lusciano, Biagio Del Prete, del prefetto e del questore di Caserta, Lucia Volpe e Andrea Grassi; dei comandanti provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza, Manuel Scarso e Nicola Sportelli.
di Mary Liguori
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31 Mar, 2025 | Comunicare il sociale
Un lavoro di 7 anni, iniziato con incontri informali e lectio magistralis è diventato il volume edito da Edizioni Pompeiane “L’evoluzione del paesaggio vesuviano”.
Il curatore, il Professor Claudio Rodolfo Salerno dell’Istituto per la diffusione delle Scienze Naturali, ha raccolto in un libro tutti gli interventi e gli studi fatti dai colleghi dell’Istituto sul tema del rapporto dell’uomo con l’ambiente nell’area vesuviana. La zona vulcanica è stata da sempre caratterizzata dal rapporto simbiotico tra popolazione e territorio. Gli abitanti delle zone attorno al Vesuvio hanno strutturato le loro vite proprio assecondando le caratteristiche territoriali, tenendo conto delle eruzioni e delle trasformazioni geologiche che nei secoli hanno mutato l’aspetto del suolo. Capire questa reciprocità permette di leggere e interpretare l’identità delle popolazioni vesuviane.
Il volume non è però un saggio scientifico. La tematica è declinata e approfondita seguendo percorsi multidisciplinari e artistici che vanno dall’arte contemporanea alla letteratura, dall’antropologia alla biologia e all’agricoltura.
«Tutti i nostri incontri hanno da subito avuto la finalità di diventare una pubblicazione. L’obiettivo è rendere contemporanei e sperimentali gli argomenti così che possano raggiungere quante più persone possibili» afferma il Professore.
Il libro ha, tra gli altri, il contributo del Professor Luongo, ex Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, che apre il volume con la spiegazione di quanto le stratificazioni vulcaniche raccontino una storia di continue trasformazioni in cui l’uomo è perfettamente calato. Altri capitoli riguardano lo sfruttamento delle risorse e quanto ciò riesca a mixarsi con i dati archeologici relativi alle architetture e ai reperti artistici creati con le medesime materie locali. Il discorso sull’evoluzione del paesaggio vesuviano attraversa anche il mondo della scrittura; il capitolo a firma dell’archeologa Luciana Jacobelli spiega che le scoperte di Ercolano, Pompei e Stabiae coincisero con i Grand Tour, ovvero i viaggi d’istruzione che i ricchi rampolli intraprendevano in giro per l’Europa, e che molto interessanti sono gli scritti che le viaggiatrici hanno lasciato delle loro visite in terra nostrana.
Punto di vista fortemente innovativo riportato nel libro è anche quello di Federico Nappo che nel capitolo “Vesuvian Landscape” parla di percezioni olfattive, i cosiddetti Smellscape.
A chiudere il volume il capitolo del Professor Salerno e Dario Macellaro dal titolo evocativo “Paesaggi possibili” che apre le porte a futuri scenari ammonendo la tentazione umana di «avvicinarci ai luoghi con la smania di ammodernare, riqualificare, rendendo sterile il paesaggio, dove l’uomo non c’entra più. Siamo ossessionati dal dover sterilizzare i luoghi dell’uomo. Noi ci occupiamo di quello che ci sta intorno senza capire che tutto nasce, cresce e muore ma acquisisce un vissuto».
A corredo degli studi scientifici, sono presenti moltissime fotografie, mappe, immagini e documenti storici che rendono la totalità della lettura multidimensionale.
La fotografia utilizzata per la copertina, fortemente voluta dal curatore del libro, presenta una rampa di scale che congiunge un corso di Torre Annunziata e il mare. Questa rampa, da sempre nei ricordi dello studioso, esprime per lui perfettamente il concetto di “vissuto”, la percezione che i luoghi raccontino la loro storia. Anche i luoghi decadenti – e in area vesuviana il Professore ne ritrova tanti – restituiscono bellezza che è «quasi un monito, a dire anche noi abbiamo avuto uno splendore e se si guardasse bene lo troveremmo ancora».
di Emanuela Nicoloro
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28 Mar, 2025 | Comunicare il sociale
Ci ha preso gusto l’imprenditore Luca Iannuzzi, che dopo il Nabilah ed il recupero dell’ex Tesoreria del Banco di Napoli, in Galleria Principe di Napoli, torna con un nuovo progetto.
Aggiudicatario di una gara pubblica, Iannuzzi finanzierà la ristrutturazione dell’Ex area mercatale di Sant’Anna di Palazzo ai Quartieri Spagnoli, pagando, nel contempo, anche le utenze ed il canone di affitto di circa 3000 euro.
Il suo progetto è stato convincente perché ha rispettato soprattutto al vincolo del bando di dare spazio ad iniziative sociali e giovanili.
Dopo un periodo di abbandono, dunque, rivede la luce un simbolo del neo razionalismo di Salvatore Bisogni ed Anna Buonaiuto Bisogni, che vivrà di una luce totalmente rinnovata.
Per Iannuzzi, il progetto oltre ad avere un eco oltre il territorio, avrà un’importante impatto sociale e fungerà da monito affinché, altri imprenditori, possa seguire l’esempio.
All’interno del nuovo mercato, non solo street food e lounge bar, ma anche botteghe di artigiani, scuola di teatro e “palcoscenico diffuso” con spettacoli e animazioni improvvisate.
Pur essendo per il momento sconosciuti i nomi di chi opererà attivamente all’interno della struttura, le premesse per essere un successo ci sono tutte.
La ristrutturazione, infatti, oltre a restituire alla città un’architettura importante creerà nuovi spazi idonei alla fruizione della collettività.
di Annatina Franzese
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28 Mar, 2025 | Comunicare il sociale
“Cohousing Frida Khalo” sempre più nel concreto facendo vivere insieme persone con disabilità coniugandolo con laboratori formativi, di orientamento e anche di lavoro che possano garantire un “Dopo di Noi”. Attivo a Pomigliano d’Arco ospita 4 persone e mira a creare un percorso di autonomia abitativa e sociale per una vita più indipendente. Basta seguire il blog creato per informare sull’evoluzione del progetto (https://blog.ambiton25.it/) per capire quanto si è fatto in pochi mesi, dall’imparare a cucinare, al giardinaggio, al disegno, al teatro.
Ed è uno dei progetti nei quali continua ad operare con impegno la Rete Cives nella quale collaborano ADAC APS, Abili alla Vita APS, ASD Real Vesuviana, Solid’Arte e la cooperativa Projenia SCS, promosso in collaborazione con l’Ambito Territoriale N25 ambito 25 che comprende i Comuni di Pomigliano d’Arco e di Sant’Anastasia ).
“Siamo pienamente soddisfatti dei progetti che stiamo realizzando e di quelli che abbiamo in cantiere nel 2025”, commenta il presidente della Rete Cives Giuseppe Fornaro, “soprattutto di ciò che sta emergendo dal progetto che mira al ‘dopo di noi’, ma non è l’unico cui collaboriamo. Con il consorzio Icaro ci occupiamo del servizio civile, e con lo Sportello Adesso Scuola aiutiamo gli insegnanti e chiunque ha bisogno nella scuola di supporto. Le varie attività si svolgono dal lunedì al sabato, lunedì pomeriggio a Madonna dell’Arco nella biblioteca ci occupiamo di nuove tecnologie e ogni terzo lunedì del mese lettura ad alta voce, il martedì pomeriggio teatro, il mercoledì e il giovedì di pomeriggio allenamenti di Showdown (uno sport nato per i non vedenti e gli ipovedenti, ndr), il venerdì laboratorio manuale, il sabato mattina allenamenti di Torball (un gioco sportivo a squadre per non vedenti) in una palestra a San Sebastiano al Vesuvio”.
A livello regionale, sta per partire un progetto finanziato dalla Regione Campania, che vede coinvolti A.S.D.Real Vesuviana, ADAC APS e Projenia SCS e che prevede attività sportive e formative per persone con disabilità visiva e non solo, Taxi sociale per facilitare la mobilità di chi ha difficoltà negli spostamenti, Laboratori di arte manuale.
“Ancora una volta va sottolineata l’importanza di unire le forze per garantire alle persone con disabilità un accesso sempre più ampio a servizi e opportunità”, aggiunge Fornaro, “La Rete Cives nasce proprio con questo obiettivo: mettere in sinergia le diverse realtà associative per ottenere risultati concreti. Oltre ai progetti già avviati offriamo un supporto a 360 gradi nel supporto tiflologico e tecnologico per non vedenti e ipovedenti, attività sportive e inclusive con la Real Vesuviana, laboratori educativi e ricreativi con Solid’Arte, sostegno psicologico e sociale per le famiglie, consulenza legale e fiscale tramite gli sportelli di assistenza, orientamento e supporto burocratico per facilitare l’accesso ai servizi disponibili”. Ma tanto si basa sul volontariato e il Servizio Civile. “La Rete Cives è sempre aperta a nuovi volontari che vogliono dare il proprio contributo all’inclusione e all’autonomia delle persone con disabilità”, conclude il presidente, dunque chi vuole si faccia avanti (Email segreteriacives@gmail.com).
di Gabriella Bellini
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