29 Giu, 2023 | Comunicare il sociale
Un intervento il più possibile tempestivo e mirato, che parte dalla segnalazione del caso specifico al referente dell’Ufficio di Servizio Sociale per i minorenni. Dopo i primi approfondimenti, scatta l’attuazione delle disposizioni in materia di tutela dei minorenni che, a partire dai casi più gravi come ad esempio la violenza sessuale, prevede un’assistenza affettiva e psicologica. Un lavoro sinergico, dove entrano in gioco varie professionalità. È il contenuto principale del protocollo operativo di orientamento territoriale per la presa in carico e la tutela dei minorenni vittime di reato che vivono nel territorio della città di Napoli. A sottoscrivere il documento, questa mattina al Centro Europeo di Studi Nisida, i rappresentanti della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli. La Procura della Repubblica del Tribunale di Napoli. Il Centro di Giustizia Minorile della Campania. E ancora: la Regione Campania, l’Asl Napoli 1 Centro, il Comune di Napoli, la Questura di Napoli e il Comando Provinciale dei Carabinieri di Napoli. A coordinare il progetto, Defence for Children International Italia.
Il protocollo e la spiegazione-Il protocollo sottoscritto, in estrema sintesi, mette a punto un dispositivo che integra le procedure già in atto per presa in carico ma si avvarrà di un maggior coordinamento tra le istituzioni coinvolte, in nome di quella famosa rete che per ciò che concerne i minori vittime o potenzialmente vittime di reato risulta essere ancora più importante. I primi casi potranno essere trattati sin da subito, poi si entrerà nel vivo presumibilmente già dopo l’estate. «Spesso – afferma Pippo Costella, direttore Defence for Children Italia – la firma di un protocollo prelude a qualcosa. Questo in realtà è un percorso conclusivo dopo un lavoro di 2 anni per proteggere i minorenni vittime di reati, che non si protragga con delle procedure che non sono a misura di minori». Fondamentale per Costella è «intervenire in modo rapido, per fare facilitare il percorso di ritorno alla normalità facendo emergere situazioni altrimenti non affrontare. Il senso è creare una sinergia tra tutte le istituzioni del territorio non creando ulteriori sofferenze ai ragazzini. Un minorenne che si trova in certe vicissitudini deve affrontare l’aspetto legale, psicologico, a volte distanziamento dalla situazione di cui è stato protagonista».
Gli altri interventi
Ruolo centrale nelle individuazioni delle professionalità a tutela dei minori l’avrà l’Asl Napoli 1 Centro. Il direttore generale dell’Azienda sanitariaFIR locale napoletana, Ciro Verdoliva, dice: «Stiamo lavorando sulla medicina di prossimità. Un protocollo come questo, equivale a una medicina di prossimità in favore di minori e a maggior ragione per quelli ristretti e verso ragazzi di genitori ristretti. Daremo loro un supporto psicologico. È l’inizio di un percorso, che specifica chi deve fare cosa per chi. Abbiamo bandito un concorso per l’assunzione di psicologi che scadrà il prossimo martedì. Penso che già da settembre i nostri psicologi saranno operativi, che andranno a integrarsi con le altre discipline» Sulla mappatura? «La faremo con il protocollo, tirando fuori con dati statistici sul fenomeno di chi ha subito e/o ha assistito a violenza risponde il dg Verdoliva. «La tutela dei minorenni è materia complicata, comporta un esborso economico, di risorse. C’è la necessità di rafforzare questi servizi con un salto di qualità» si dice convinto l’assessore regionale alla Legalità Mario Morcone. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ricorda il ruolo «dei centri educativi del Comune, aiutando a dare ai giovani una seconda chance di ritorno alla normalità in un momento in cui i fenomeni di violenza che riguardano i giovanissimi sono sempre più numerosi. L’emergenza che tocca le grandi aree metropolitane e che tocca particolarmente Napoli». A domanda specifica su cosa scorge nei ragazzi incontrati in contesti pubblici e non solo, Manfredi si dice, «da padre, molto preoccupato perché capisco che la fragilità dei minori deve essere accompagnata da una società che sia in grado di ascoltarli e di proteggerli. La precocità di alcuni comportamenti, l’abuso di alcool, un uso distorto dei social fanno sì che gli episodi di bullismo che ci sono sempre stati nella nostra società vengano amplificati». Importante per il primo cittadino è anche «il ruolo delle famiglie che spesso non riescono a garantire quel presidio di vicinanza che aiuterebbe questi ragazzi a percorrere strade più appropriate».
Le parole del procuratore
Maria De Luzenberger, procuratore generale al Tribunale per i Minorenni di Napoli, a margine della firma del protocollo di stamattina, non può fingere sulla realtà dei fatti rispetto al tema della violenza minorile. «Dal punto di vista della delinquenza minorile è un momento abbastanza grave. Non c’è un aggravamento dal punto di vista numerico – stando ai numeri che arrivano alla nostra Procura – quanto piuttosto rispetto alla modalità, alla violenza, all’uso delle armi con una diffusione invece esponenziale. Ovviamente, questo ci porta ad avere attenzione al fenomeno» e il protocollo operativo di orientamento territoriale va proprio nella direzione dell’impegno a «sostegno delle vittime, anche per poter diminuire quel numero di persone che non denunciano. Sappiamo che chi resta vittima ha una serie di difficoltà nell’ambito del procedimento giudiziario, del processo soprattutto se si tratta di minorenni». Per il procuratore De Luzenberger, «il percorso è difficile e oneroso». Ma c’è un filo conduttore rispetto ai tanti episodi di violenza con protagonisti i minorenni della città di Napoli (ma anche tantissimi dell’area metropolitana, della Regione Campania e al dire il vero in tantissime parti d’Italia)? Per il procuratore generale al Tribunale per i Minorenni di Napoli è «l’assenza della scuola. I ragazzi che delinquono e commettono atti violenti hanno alle spalle abbandoni scolastici o dei percorsi non portati a termine. L’abbandono della scuola è indice anche di una cattiva educazione in famiglia e indica che tipo di famiglia c’è alle spalle» conclude il concetto Maria De Luzenberger, che sul protocollo firmato afferma: «I numeri non sappiamo ancora quali saranno. Prenderemo sicuramente in carico le vittime dei reati più gravi, omicidio, violenze familiari, minorenni che subiscono o assistono alle violenze ai danni delle proprie madri, reati quindi commessi da minorenni e che da maggiorenni, per poi estendere questo dispositivo il più possibile. Al dispositivo partecipa la Procura Ordinaria per una maggiore integrazione fra i vari operatori, servizi sociali, le due Procure, forze dell’ordine. A volte non c’è la presa in carico della vittima o si arriva in ritardo, i tempi dei minorenni non sono quelli dei maggiorenni e il fattore tempo può essere determinante. Il progetto è innovativo, mai fatto prima d’ora in Italia. Il sistema l’abbiamo ideato ed è pronto per essere attuato. Per il momento partiamo da Napoli, poi lo potremmo estendere alla provincia se la cosa funzionerà. Ma nulla vieta, qualora ce ne sia la necessità, di intervenire in altri territori dell’area metropolitana».
Di Antonio Sabbatino
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29 Giu, 2023 | Comunicare il sociale
Dai progetti per la digitalizzazione 3D dell’isolotto, compresa la sua parte sommersa, alla tutela della sua straordinaria biodiversità, fino alle ultime evidenze archeologiche, preziose tracce di insediamenti riferibili all’età del Bronzo rinvenute nel corso delle campagne di scavo: una giornata di studi dal titolo “Ecosistema Vivara” sottolinea, venerdì 30 giugno, il percorso di valorizzazione della Riserva Naturale Statale, riaperta al pubblico, dopo un lungo periodo di chiusura, lo scorso 27 maggio, e che ha registrato un flusso costante e ordinato di persone che si sono prenotate alle visite guidate naturalistiche, quasi 1500 in un mese. Nella sala consiliare del comune di Procida (ore 14.30, ingresso libero), istituzioni e ricercatori racconteranno al pubblico le tappe del rilancio di Vivara, avviato negli ultimi mesi dal Comitato di Gestione della Riserva Naturale Statale, in piena armonia con la famiglia Diana, proprietaria dell’isolotto.
Ad aprire i lavori, moderati da Marianna Ferri, i saluti del sindaco di Procida, Dino Ambrosino, del direttore della Divisione II (Gestione Aree Protette) del Ministero dell’Ambiente, Antonio Maturani, del vice presidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola, dell’assessore al Turismo della Regione Campania Fulvio Casucci, del Soprintendente ABAP Area Metropolitana di Napoli Mariano Nuzzo, dell’assessore con delega a Vivara del Comune di Procida Antonio Carannante e di Francesca Diana, che rappresenta la proprietà dell’isola. Interverranno poi il Generale Ciro Lungo, Comandante Regionale dei Carabinieri Forestali, il direttore dell’area marina protetta Regno di Nettuno Antonino Miccio e il presidente del Parco Regionale dei Campi Flegrei Francesco Maisto.
A seguire l’intervento di Michela Caiazzo, presidente Gruppi Ricerca Ecologica Campani.
I lavori entrano poi nel vivo con una serie di relazioni scientifiche.
Vincenzo Morra e Leonardo Repola del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse (Distar) dell’Università degli Studi di Napoli della Federico II racconteranno il progetto di digitalizzazione 3D che sta portando alla creazione di un modello geo-archeologico di Vivara, con potenziali vantaggi per la sua protezione idrogeologica e, soprattutto, con la possibilità di comprendere come la natura risponda, in un luogo non antropizzato, ai cambiamenti climatici in atto. Facendo di Vivara un vero e proprio laboratorio a cielo aperto.
Di nuove prospettive archeologiche parlerà invece Massimiliano Marazzi, responsabile della Missione Archeologica Vivara e protagonista delle ultime straordinarie scoperte, che hanno dimostrato come l’isola fosse abitata sin dal diciassettesimo secolo avanti Cristo.
Di biodiversità vegetale e dei suoi cambiamenti parlerà Annalisa Santangelo del Dipartimento di Biologia dell’università degli Studi di Napoli Federico II; di fauna, con particolare attenzione alle rotte migratorie degli uccelli, alle specie nidificanti sull’isola, ai chirotteri e ai coleotteri, Gabriele De Filippo e Domenico Fulgione del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Napoli. Sulle misure di conservazione della ZSC (zona speciale di conservazione) verte la relazione di Sandro Strumia del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, che sottolineerà come le stesse misure imposte nella fruizione di non determinano solamente limitazioni, ma costituiscono le fondamenta su cui costruire una gestione sostenibile della biodiversità condivisa tra i diversi portatori di interesse.
Il tema del monitoraggio ecologico della copertura arborea dell’isola è il filo conduttore dell’intervento di Giovanna Battipaglia, docente di ecologia forestale presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche della “Vanvitelli”), che racconterà dei primi campionamenti di querce monumentali, che hanno portato alla datazione degli individui di Quercus puberscens, con un’età stimata a più di 250 anni e presenterà i risultati dei sopralluoghi cominciati nel 2020 per monitorare lo stato di salute eco-fisiologico delle querce presenti sull’isola e in particolare degli individui secolari.
A Michelina Ruocco dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR è affidato un report sul monitoraggio e sulle azioni di contenimento di agenti patogeni nella foresta di Quercus ilex e Quercus rotundifolia, presente sull’isola.
Al coordinatore del Comitato di Gestione dell’Isola di Vivara, Nicola Scotto di Carlo, il compito di legare, con una relazione finale, i singoli interventi per comporre un unico quadro d’insieme che esprima l’approccio multidisciplinare per la tutela e la valorizzazione dell’intero ecosistema Vivara, con il diretto coinvolgimento delle Istituzioni locali, regionali e nazionali e di una serie di enti di ricerca e dipartimenti universitari campani: convergenza, integrazione ed inter-operabilità le parole chiave per proiettare la gestione dell’ecosistema Vivara nell’immediato futuro.
Vivara continua a essere visitabile dal martedì alla domenica, previa prenotazione sul sito ufficiale www.vivarariservanaturalestatale.it), con l’accompagnamento delle guide naturalistiche della riserva e con un percorso della durata di circa 3 ore, per un massimo di 25 persone per volta (un numero pensato per preservare l’isolotto), e con due turni giornalieri ( 9.00 e 17.00 dal 1° giugno al 14 settembre), con un ticket di ingresso di 10 euro a persona (5 euro per i residenti dell’isola di Procida, 3 euro il ticket ridotto per i minori fino a 12 anni).
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29 Giu, 2023 | Comunicare il sociale
Nascerà a Bologna la nuova Università delle Nazioni Unite che si occuperà di studiare il cambiamento climatico, attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e big data. Detta anche, non a caso, “La Dotta”, Bologna si riconferma luogo di spiccate sensibilità umanistiche, ambientali e sociali. E’ forse questa è la ragione per cui, nel dicembre 2022, il Consiglio dell’Università delle Nazioni Unite (UNU) ha accolto la proposta della Regione Emilia-Romagna e del Ministero degli Affari Esteri, per costituire un nuovo Istituto della United Nations University dedicato ai Big Data e Intelligenza Artificiale per la Gestione del Cambiamento Climatico dell’Habitat Umano, o più semplicemente IBAHC, candidando così la città a diventare motore di studio e di ricerca mondiale sul cambiamento climatico. L’annuncio ufficiale è stato dato pochi giorni fa: l’Istituto, la cui apertura è prevista entro la fine del 2024, sorgerà all’interno del Tecnopolo di Bologna, avrà come partner istituzionale l’Università di Bologna e opererà nel contesto accademico che comprende tutti gli Atenei con sede in Emilia-Romagna, ovvero l’Università di Ferrara, Modena e Reggio Emilia, Parma, l’Università Cattolica di Piacenza e il Politecnico di Milano, e potrà contare anche sul sostegno del Centro per la Conservazione del Patrimonio Sostenibile, dell’Università per Stranieri di Perugia e della Rete delle Cattedre Unesco del Mediterraneo.
IBAHC nasce da una duplice esigenza, ovvero anticipare le conseguenze del cambiamento climatico sulle società e sulle comunità umane in tutti i suoi aspetti fisici, socioeconomici, culturali e sanitari, e avvalersi dell’aiuto dell’intelligenza artificiale per la comprensione e la valutazione di complessi problemi globali. Questo consentirà agli scienziati di svolgere attività di ricerca e istruzione nel campo della sostenibilità e dei cambiamenti climatici, basate su enormi quantità di dati complessi, resi accessibili con l’ausilio delle nuove tecnologie, in particolare l’elaborazione ad alte prestazioni (HPC). L’obiettivo finale è fornire consulenza scientifica indipendente e sostegno alle politiche per lo sviluppo sostenibile globale, per affrontare le sfide delle transizioni ecologiche e digitali.
Ciò favorirà la comprensione di dinamiche complesse che vanno oltre la già difficile comprensione dei modelli climatici, soprattutto se riferite all’area del Mediterraneo, che costituisce un sistema ambientale unico a livello globale, per le sue caratteristiche geografiche, il suo ambiente naturale, le diverse società e culture che lo popolano.
di Valerio Orfeo
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28 Giu, 2023 | Comunicare il sociale
Attualmente impegnato nella rotta per Civitavecchia, con a bordo il progetto “Academy to Italy!” realizzato in collaborazione con il Royal Cape Yacht Club Sailing Academy di Città del Capo, che vede coinvolti alcuni ragazzi delle township di Cape Town, Nave Italia, il brigantino a vele più grande del mondo si sta preparando per la nuova stagione solidale 2024. Dal 12 giugno al 2 ottobre tutte le associazioni e gli enti del terzo settore interessati a sperimentare il metodo Nave Italia, potranno presentare il proprio progetto seguendo le semplici istruzioni e compilando il modulo online direttamente nell’area “Progetti” del sito www.naveitalia.org
Si tratta di una grande opportunità per tutte quelle realtà – enti non profit, scuole, ospedali, ma anche servizi sociali, aziende pubbliche o private – che promuovano azioni inclusive vero i propri beneficiari e le loro famiglie e che, grazie alla Fondazione Tender to Nave Italia, possono offrire loro l’esperienza di vivere un’avventura da veri e propri marinai. Il metodo Nave Italia, infatti, propone ai soggetti più fragili delle realtà selezionate un periodo di navigazione concordato durante il quale, sperimentando la particolare vita di bordo come membri di un equipaggio, ogni partecipante viene stimolato a mettersi in gioco, imparando a collaborare con gli altri, ad acquisire fiducia in sé stesso, a contare sulle proprie forze, riscoprendo le proprie risorse.
Nave Italia è, infatti, un luogo dove non esistono differenze, dove ogni persona arricchisce l’altra con la propria originalità e dove le emozioni si trasformano in ricordi indelebili nel tempo.
Ci sarà tempo fino al 2 ottobre per poter presentare domanda di adesione alla nuova stagione di solidarietà. Da ottobre a dicembre la Fondazione Tender To Nave Italia procederà al vaglio dei progetti candidati e, a partire da gennaio 2024, gli enti selezionati inizieranno a collaborare con lo staff e ad essere formati per potersi preparare al meglio in vista delle partenze della prossima primavera.
“La mission della Fondazione è contribuire al superamento dei pregiudizi sull’esclusione sociale e sulla disabilità attraverso la scoperta di potenzialità ancora sconosciute – ha ricordato Paolo Cornaglia Ferraris, Direttore Scientifico Fondazione Tender To Nave Italia ETS. – La campagna 2023 ancora in corso sta dando ottimi risultati, con un ricco calendario che ci ha già portato fino in Sardegna e che alla fine di questa stagione vedrà protagoniste 23 associazioni. Anche per il 2024 ci aspettiamo e confidiamo nelle numerose adesioni da parte di tutte quelle realtà che possono trarre beneficio concreto da questa esperienza unica.”
Dalla metà di aprile ad oggi, in circa due mesi, Nave Italia ha già portato a bordo 6 delle 23 associazioni ed enti non profit del terzo settore provenienti da tutta Italia e una dal Sudafrica protagonisti di questa stagione. A bordo, in compagnia dell’equipaggio della Marina Militare e dello staff di Fondazione Tender to Nave Italia, le associazioni hanno la possibilità di sperimentare come questo metodo influisca positivamente sul benessere di chi vive un disagio o una disabilità.
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28 Giu, 2023 | Comunicare il sociale
Otto Regioni/Province autonome (di cui tre migliori delle altre) promosse, sette “rimandate” e sei “bocciate” alla prova delle Performance 2023, valutate su sei dimensioni: appropriatezza, equità, sociale, esiti, economico-finanziaria, innovazione. Un quadro che sottolinea la nuova impostazione di ammodernamento dell’assistenza che punta sul territorio e sulla domiciliarità, come prescritto dal Pnrr e dal Decreto 77/2022 di riordino dell’assistenza territoriale e che si affianca (suggerendone anche alcuni criteri di implementazione) al Nuovo Sistema di Garanzia per il controllo dei Livelli essenziali di assistenza. A disegnarlo è l’XI edizione del rapporto “Le Performance Regionali” del Crea Sanità, Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità. L’analisi dei risultati delle Regioni e le relative valutazioni sono state assegnate quest’anno da oltre 100 esperti raggruppati in un Panel multistakeholder diviso in cinque grandi gruppi: istituzioni, management aziendale, professioni sanitarie, utenti, industria medicale, che hanno anche ideato un sistema di monitoraggio ‘dinamico’ degli effetti dell’autonomia differenziata, che da oggi è oggetto di valutazione da parte del Crea e dei suoi esperti: oltre ai rappresentanti del Panel, il Crea si avvale di docenti universitari nei campi dell’economia, del diritto, dell’epidemiologia, dell’ingegneria biomedica, della statistica medica. Veneto, Trento e Bolzano hanno ottenuto il miglior risultato 2023 (con punteggi che superano la soglia del 50% del risultato massimo ottenibile, rispettivamente: 59%, 55% e 52%). Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Marche vanno abbastanza bene, con livelli dell’indice di Performance compresi tra il 47% e il 49 %. Ma le buone notizie finiscono qui: se Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Abruzzo raggiungono livelli di Performance abbastanza omogenei, seppure inferiori, compresi nel range 37-43%, Sicilia, Puglia, Sardegna, Basilicata, Calabria e, purtroppo, anche la Campania hanno livelli di Performance che risultano inferiori al 32%. In sostanza la valutazione divide in due l’Italia, con circa 29 milioni di cittadini nelle prime otto Regioni che possono stare relativamente tranquilli e altri 29 milioni nelle Regioni rimanenti che potrebbero avere serie difficoltà nei vari aspetti delle dimensioni considerate. Il Garante dei diritti delle persone con disabilità della Regione Campania, l’avv. Paolo Colombo dichiara: “la situazione della Sanità non è accettabile, troppo lunghe le liste d’attesa, situazione critica per i Pronto Soccorso e per la dotazione di personale. Occorrono maggiori risorse per una Sanità propria di un paese civile e occorre prestare attenzione all’autonomia differenziata che potrebbe aumentare le diseguaglianze territoriali”.
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28 Giu, 2023 | Comunicare il sociale
Nel decennio 2010 – 2020, nella città di Napoli si sono verificati 12 eventi meteorologici classificati come calamitosi. Di questi, la maggior parte legati agli allagamenti da piogge intense e alle trombe d’aria, che hanno causato danni ingenti alle infrastrutture e diverse interruzioni dei servizi pubblici. A causa delle peculiari caratteristiche del territorio urbano, la città di Napoli è vulnerabile alle alluvioni di origine pluviale, che si formano a seguito di eventi precipitativi intensi. Nel territorio urbano, le piogge consistenti danno vita ad un fenomeno chiamato “ruscellamento superficiale”, ovvero lo scorrimento in superficie dell’acqua, dovuto all’insufficiente drenaggio del suolo. Ciò causa ristagni e allagamenti, dove la morfologia del territorio lo concede.
Questo accade, non solo perché Napoli si colloca fra i comuni italiani con la più alta percentuale di superficie cementificata, pari al 63%, ma anche perché la città di Napoli non presenta per natura un reticolo idrografico superficiale, ovvero quella rete di canali di deflusso che drena le acque in superficie. Tuttavia, Napoli è munita di una complessa e articolata rete fognaria, in larga parte sotterranea, che colloca le sue origini in epoca antica e che è stata soggetta, nei secoli, a progressivi interventi di ampliamento e aggiornamento. Una tale stratificazione, accompagnata dalla complessa conformazione del territorio, con un’altitudine massima di quasi 500 metri, canaloni, gole e importanti pendenze, rende la gestione del drenaggio delle acque piovane da sempre un problema particolarmente ostico da risolvere per la città. Le cause degli allagamenti urbani, riconducibili dunque al fenomeno delle inondazioni pluviali, sono legati, da un lato alla difficoltosa captazione delle acque piovane superficiali, anche in presenza di eventi di pioggia di media frequenza, dall’altro alla insufficiente capacità e conseguente esondazione della rete di drenaggio, in occasione soprattutto di eventi di pioggia intensa e prolungata. In entrambi i casi, gli impatti del “pluvial flooding” (inondazioni pluviali) sono amplificati dall’elevato grado di impermeabilizzazione del suolo che, insieme all’alta densità dell’ambiente costruito, sono spesso associati ad eventi non estranei alla memoria dei cittadini partenopei, quali voragini stradali e cedimenti delle fondamenta degli edifici. Questi eventi si verificano per effetto delle perdite della rete di drenaggio, che provocano infiltrazioni di acque piovane dalla superficie, che a loro volta sono responsabili dell’erosione del sottosuolo e del cedimento delle strutture sovrastanti.
In futuro, sembra ormai certo che tali rischi possano ulteriormente aggravarsi con l’intensificarsi del collasso climatico, mettendo sempre più a dura prova la tenuta dell’abitato urbano. Uno studio sull’intensità, durata e frequenza delle piogge, condotto dalla dottoressa Roberta Padulano del CMCC, in collaborazione con altri ricercatori, prende in considerazione un insieme di proiezioni climatiche di precipitazione, derivanti da diciannove modelli regionali, compresi nell’iniziativa Euro-CORDEX, sponsorizzata dal World Climate Research Program. I risultati dello studio prevedono, per l’orizzonte futuro 2071-2100, un aumento significativo della frequenza degli eventi estremi di pioggia. Un aumento particolarmente marcato se riferito allo scenario IPCC più pessimistico in termini di concentrazione in atmosfera dei gas climalteranti, lo scenario cosiddetto “business as usual”, in cui nessuna misura per la lotta al cambiamento climatico è stata adottata; in poche parole, lo scenario attuale. Secondo questo scenario, ad esempio, un’intensità di pioggia oraria che ad oggi si verifica in media una volta ogni 10 anni potrebbe verificarsi, in futuro, una volta ogni 4 anni.
Allo stesso modo, un evento precipitativo estremo, che oggi si verifica una volta ogni 200 anni, potrebbe verificarsi in futuro, addirittura una volta ogni 33 anni. I risultati grafici, che prendono in considerazione il numero di eventi attesi in cui i millimetri di pioggia al giorno superano la soglia minima osservata di 30mm/giorno dei recenti nubifragi, mostrano che eventi simili a quelli registrati negli ultimi anni aumenteranno significativamente in termini di frequenza e intensità nei prossimi trent’anni, fino a raggiungere, nella seconda metà del secolo, livelli di intensità che non si sono ancora verificati (100 mm/giorno). Scenari preoccupanti che avvalorano l’urgenza di azioni preventive, se non già mitigative, atte ad evitare che la crisi climatica possa accentuare i complessi problemi strutturali della città di Napoli e, allo stesso tempo, minare il già precario benessere dei suoi abitanti.
di Valerio Orfeo
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