#scattaunafoto: per la seconda edizione spazio ad ambiente e cultura 

Nell’ambito della propria missione per la tutela e per la valorizzazione della cultura dei paesaggi, della natura e dell’ambiente, l’Organizzazione di Volontariato We Can promuove la seconda edizione del contest fotografico #scattaunafoto. A supporto di tale campagna, l’Odv We Canorganizza il contest “#scattaunafoto” che verrà aggiudicato dal post Facebook che rappresenti al meglio la meraviglia dei paesaggi italiani, della natura e dell’ambiente che ci circonda.

Maggiori informazioni sul sito www.assowecan.it

 

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“Comunicare l’invisibile”. Il libro che racconta il cammino della Chiesa tra mass media e social network

Fake news, diritto all’informazione, media education, social network: problemi e opportunità. La rivoluzione digitale obbliga a familiarizzare con la comunicazione. Sono tra gli argomenti trattati da “Comunicare l’invisibile. Il cammino della Chiesa Cattolica tra mass media e social network. Dal Concilio Vaticano II a papa Francesco” il libro del giornalista e insegnante Ciro Biondi. La pubblicazione è edita da New Media Press con le prefazioni da Ottavio Lucarelli presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania e di Mimmo Falco vice presidente.

“La Chiesa Cattolica – si legge nell’introduzione – è l’unica grande organizzazione mondiale ad aver proposto negli ultimi decisivi sessant’anni una riflessione globale, precisa e puntuale sul fenomeno della comunicazione”. Attraverso l’analisi dei documenti l’autore propone riflessioni sulle esigenze di comunicare in un mondo complesso, sui doveri degli operatori dell’informazione e dei diritti dei cittadini.

La prima presentazione si terrà martedì 4 luglio – ore 17,30 – nell’Auditorium del Centro San Marco della Caritas Diocesana di Pozzuoli in via Sacchini 33, a Pozzuoli (Na). Interverranno con l’autore: monsignor Gennaro Pascarella (Amministratore Apostolico delle diocesi di Pozzuoli e Ischia), il diacono Alberto Iannone (direttore della Caritas Diocesana), Filippo Monaco (vice sindaco di Pozzuoli), Ottavio Lucarelli (presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania), Mimmo Falco (vice presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania), Rosaria Morra (direttivo UCSI Campania), Claudio Ciotola (presidente Associazione della Stampa Campana – Giornalisti Flegrei), Antonio Izzo (Azione Cattolica Diocesana), Rosario Scavetta (editore New Media Press). Modera l’incontro: Nello Mazzone (giornalista)

“È un libro per tutti – spiega Ciro Biondi – Il testo è destinato a chiunque voglia conoscere l’idea della Chiesa in questo campo e a chi, pur non riconoscendosi in essa, ne vuole comprendere l’impegno per un mondo migliore. Ho provato a sottolineare alcuni passaggi che mettono in evidenza le necessità del nostro tempo: educare ai media dovrebbe essere un’esigenza per tutti coloro che hanno a cuore le sorti della nostra società. Da questo punto di vista la Chiesa ha dato un enorme contributo. L’approfondimento su papa Francesco aiuta ad avvicinarsi al modo di comunicare del Pontefice e a comprendere la sua visione del mondo”. Le foto di copertina sono del fotoreporter Enzo Buono.

Ciro Biondi è nato a Napoli nel 1975. È giornalista e insegnante. Ha scritto per quotidiani e riviste. Dal 1999 si occupa di comunicazione per la Diocesi di Pozzuoli ed è responsabile dell’Ufficio Comunicazione della Caritas Diocesana. È il fondatore della testata giornalistica quicampiflegrei.it. È iscritto all’Unione Cattolica Stampa Italiana, all’Associazione Giornalisti Flegrei ed è presidente dell’associazione Dialogos, tra i gestori di “Casa Mehari” bene confiscato alla camorra a Quarto, Napoli. Laureato in Lettere con una tesi in Storia Medievale. È docente di Accoglienza Truistica e promozione del territorio nelle scuole pubbliche secondarie di secondo grado. Ha insegnato a Ischia, Napoli, Pozzuoli, Roma. Ha ricevuto diversi riconoscimenti per la sua attività sociale, culturale e professionale. Nel 2014 stato insignito dal Capo dello Stato dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.

È possibile acquistare il volume nelle librerie della Campania e sulle più importanti piattaforme online.

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A Napoli, Reggio Calabria e Messina formati 50 ragazzi neet: il bilancio del progetto Se.Po.Pas

“Che farei oggi senza aver partecipato a questo progetto? Non lo so, è la domanda che mi faccio anche io”. Il vero senso del lavoro è nelle parole di Christian, 18nne di Napoli che sta concludendo i due anni del progetto Se.Po.Pas (Sentieri, Ponti e Passerelle) che ha preso 75 ragazzi e ragazze sedicenni che avevano lasciato la scuola a Napoli, Reggio Calabria e Messina e li hanno portati su strade professionali, prendendoli per mano con grande attenzione a saper ora fare un lavoro ma soprattutto a saper affrontare il mondo della vita lavorativa con la giusta voglia. Il progetto è stato selezionato da “Con i bambini” nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, diretta dal presidente Marco Rossi Doria. “Con il progetto Se.Po.Pass, selezionato da Con i Bambini – spiega Rossi Doria – nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile viene data la possibilità agli adolescenti che hanno lasciato la scuola di avere un tempo ben pensato per uscire dal rischio di marginalità e costruire una nuova partenza nella vita. La riflessione sui dispositivi attivati e sulle biografie dei ragazzi e ragazze serve per validare modelli nuovi nel contrasto precoce alle disuguaglianze. Grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile abbiamo sostenuto 600 progetti in tutta Italia e coinvolto più di 500 mila minori insieme alle proprie famiglie. I progetti come Se.Po.Pass vedono il coinvolgimento di istituzioni, associazioni di terzo settore, scuola, insomma tutto ciò che è comunità educante in un approccio fondato su azioni molteplici che promettano futuro a chi parte con meno nella vita”.

In Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, i numeri neet fanno emergere che ci sono molti ragazzi in condizione di disagio tra 16 e 19 anni, pochi ma importantissimi anni in cui si lascia la scuola, non si lavora ma non ci si forma. Questa è la base da cui è partito il progetto. A Napoli i corsi, oltre al tirocinio nei diversi luoghi di lavoro, si sono tenuti al Parco Quartieri Spagnoli.  “A Napoli sin dagli anni ‘90 – spiega Giovanni Laino, vicepresidente dell’Associazione Quartieri Spagnoli e coordinatore nazionale di Se.Po.Pas – realizziamo progetti con l’Associazione Quartieri Spagnoli, abbiamo una grande esperienza preziosa in Se. Po. Pas. lavorando su un gruppo ragazzi che vengono da enormi numeri a Napoli di giovani che hanno carenze familiari e su cui la scuola non funziona. Noi lavoriamo per risarcirli, dandogli motivazione e fiducia su iniziative di lavoro ma soprattutto per avere l’atteggiamento costruito nei laboratori e nella prima esperienza di lavoro che insegna a come muoversi nel mondo lavorativo, un diritto di cittadinanza basilare”. Laino, che per il progetto è stato autorizzato dal Dipartimento di Architettura partner del progetto,  sottolinea che i neet minorenni di oggi “non sono solo dispersione scolastica – dice  – ma sedicenni che lasciano le classi e vivono disorientati per condizioni ambientali, familiari e rischiano di essere da adulti solo richiedenti di assistenza. Noi lavoriamo proprio per dare ai ragazzi capacità di camminare con le proprie gambe. E’ l’avvio con ottimi risultati di un esperimento che abbiamo progettato con Marco Rossi Doria a Napoli, Messina e Reggio Calabria per elaborare un modello da presentare poi al Miur, perché sono problemi strutturali che vanno affrontati dalle istituzioni”.

A Reggio Calabria si è partiti nel primo anno con 36 ragazzi, diventati poi 22 fino a dicembre del secondo anno e 19 che alla fine hanno seguito il corso e attivato il tirocinio. “Attraverso la realizzazione delle azioni del progetto SePoPass – spiega Cristina Ciccone, pedagogista e coordinatrice del progetto in Calabria – abbiamo risposto in maniera mirata e precisa a bisogni reali di ragazzi che vivono in rioni di forte disagio e che non volevano frequentare la scuola. Abbiamo tentato di creare le condizioni per poter dare loro pari opportunità e, quindi, garantirgli il diritto alla crescita e allo studio. Ciò grazie alla sinergia tra le diverse risorse territoriali, ma avendo come valore aggiunto una rete nazionale che si è offerta come contenitore di confronto per mettere a punto buone prassi di intervento nell’affrontare emergenze sociali”. Anche a Messina oltre la metà dei venticinque ragazzi iscritti stanno concludendo positivamente il percorso, con prospettive di reale ripresa di alcuni giovani. La pedagogista Antonia Rosetto Ajello, supervisore della didattica del Polo di Messina spiega come “le attività laboratoriali realizzate per piccoli gruppi – sottolinea –  hanno consentito ai ragazzi di acquisire consapevolezza delle proprie capacità e una maggiore sicurezza personale. Per altri ancora è stata l’occasione di relazionarsi con adulti e contesti diversi da quelli cui sono abituati: non tutti hanno accettato la sfida del cambiamento. Tuttavia i risultati positivi ci rendono soddisfatti. Già dopo il primo anno ponte, e ora anche a seguito del tirocinio, qualcuno ha deciso di riprendere il percorso scolastico per conseguire il diploma. Nei prossimi mesi gli interventi saranno ancora più personalizzati e mirati a rafforzare i processi di cambiamento già avviati, facilitando anche l’acquisizione di certificazioni e le relazioni col mondo delle aziende”. Nelle tre città il progetto ha dovuto superare anche le difficoltà della fase pandemica oltre ad una scarsa cooperazione delle scuole.

 “Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minori­le. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Ter­zo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a ri­muovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giu­gno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organiz­zazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. www.conibambini.org”.

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“Un documento alle Camere per tutelare i caregiver”

“Un documento unico da sottoporre alle Camere per garantire maggiori sussidi ai caregiver, con più azioni concrete e durature nel tempo”. La proposta parte da Sant’Antonio Abate, a margine del convegno “Aiutiamo chi aiuta. Caregiver e Stato. Proposte concrete del prendersi cura”, organizzato dall’Associazione di Cultura Politica Communitas.
Il dibattito ha preso spunto dalla presentazione del libro “Infinito Presente”, edito dalla Sperling & Kupfer, del giornalista e scrittore Flavio Pagano, un’opera che fa riflettere sul valore e l’importanza dei ricordi e sulla complessità delle malattie neurodegenerative. Presente all’evento anche all’assessore regionale Felice Casucci.
“Non più solo contributi una tantum – è il pensiero di Casucci – ora serve una vera proposta di riconoscimento giuridico della figura del Cura Cari, estesa a chi si prende cura dei propri familiari, rinunciando spesso al proprio tempo, al proprio lavoro e a tutele che sono limitate a chi è già inserito nel mercato lavorativo, a discapito di chi non ci è ancora riuscito”.
“Durante il convegno – afferma Ilaria Abagnale, sindaca di Sant’Antonio Abate – è emerso in modo evidente quanto lo Stato sia vicino ai caregiver, i Cura Cari, soprattutto in termini di proposte ed iniziative legislative, e quanto sia importante fornire opportunità e programmi di intervento per le persone con disabilità. La criticità emersa ha fatto sì che questo incontro fosse ancora più produttivo, attuando la proposta di stilare un documento unico da sottoporre alle Camere. È stato un momento di grande condivisione di conoscenze, esperienze e progetti, che ci motivano a continuare a lavorare per garantire un supporto adeguato a coloro che si prendono cura delle persone con disabilità”.
L’evento è stato promosso da Donatella Donadio, presidente del consiglio comunale di Sant’Antonio Abate insieme al presidente dell’Associazione Communitas, Almerigo Pantalone. All’incontro erano presenti: Valeria Ciarambino (vicepresidente del Consiglio regionale), Fulvio Frezza (consigliere segretario del Consiglio regionale), Filippo Fordellone (docente Università Tor Vergata), Pina Tommasielli (medico) e Antonella Marchese (consigliera comunale di Furore).

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Le disuguaglianze di genere? Sono anche climatiche

In tutte le regioni del mondo, le donne hanno un ruolo cruciale nella cura della famiglia, nell’economia domestica e nella crescita dei figli. Un ruolo che ancora troppo spesso non viene debitamente riconosciuto. Siccità e degrado del suolo, come, più in generale, tutti i fenomeni estremi legati al cambiamento climatico, tendono ad aumentare anche l’onere dell’assistenza non retribuita e del lavoro domestico, che ancora troppo spesso ricade sulle spalle di donne e ragazze. Secondo lo studio dell’UNCCD, United Nations Convention to Combat Desertification, “Gli impatti differenziati della desertificazione, del degrado del suolo e della siccità su donne e uomini”, il genere continua a essere uno dei più forti indicatori di svantaggio al mondo; l’annosa questione dell’uguaglianza di genere rimane infatti un problema irrisolto nella quasi totalità dei Paesi. Lo studio ha rilevato che le donne sono più esposte degli uomini agli effetti dei cambiamenti climatici, a causa di un concatenarsi di differenti fattori socio-economici e culturali che le vedono spesso schierate in prima linea, con più doveri che diritti. Ancora oggi nel mondo, quasi la metà della forza lavoro agricola globale è femminile, ma meno di un proprietario terriero su cinque è donna; il diritto delle donne di ereditare la proprietà del marito continua ad essere negato in oltre 100 Paesi. Le agricoltrici, le imprenditrici e le organizzazioni femminili sono sottorappresentate nelle principali iniziative, programmi e processi politici decisionali del territorio: il mancato riconoscimento delle donne come agricoltrici e la mancanza di accettazione sociale del coinvolgimento delle donne in alcune attività agricole possono anche portare alla loro esclusione dagli spazi decisionali, dall’accesso al credito, all’informazione e ai servizi. La ricerca mostra che l’accesso limitato al processo decisionale, le disuguaglianze strutturali e le leggi discriminatorie hanno un impatto negativo sull’accesso delle donne al finanziamento: non avere titoli fondiari utilizzabili come garanzia, come la mancanza di un incarico sicuro, ostacolano l’accesso delle donne a prestiti e crediti, limitando anche il loro accesso a servizi di istruzione e formazione. Negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti attraverso la finanza ambientale multilaterale pubblica, imponendo, ad esempio, l’analisi di genere obbligatoria durante la progettazione. Nonostante gli sforzi fatti, però, la parità di genere, anche quando conquistata di diritto, non sembra essere sempre culturalmente accettata. Così, anche nei Paesi in cui le donne hanno gli stessi diritti legali degli uomini di possedere e accedere alla terra, come nel caso della Costa Rica, solo il 15,6% della proprietà agricola è di proprietà delle donne. In Asia centrale e il Caucaso, nonostante l’uguaglianza legale di genere, le donne possiedono in media solo il 23% della terra; in Medio Oriente e Nord Africa solo il 4% delle donne possiede titoli fondiari. In Sri Lanka, solo il 3% ricoprono posizioni di comando nel settore agricolo, il 97% sono uomini. Eppure la responsabilità della salute e della sopravvivenza della famiglia rimane un onere di madri e figlie. Quando si verificano periodi di siccità e impoverimento del suolo, la scarsità di provviste va ad influire sulla distribuzione del cibo all’interno della famiglia: le donne tendono a mangiare porzioni più piccole o a saltare i pasti, che spesso è causa di dolori di stomaco, vomito, debolezza, diarrea e malnutrizione. Lo studio ha anche scoperto che la scarsità di cibo è legata alla maggiore incidenza di aborti spontanei e di mortalità materna e infantile.

Durante i periodi siccitosi, il lavoro di “prendersi cura degli altri” è espresso in parte dall’attesa in fila per l’acqua, dopo aver percorso lunghe distanze a piedi. A livello globale, le donne trascorrono complessivamente 200 milioni di ore al giorno solo per andare a prendere l’acqua. Uno studio pionieristico condotto in Sud Africa conclude che i metodi di trasporto dell’acqua imporrebbe carichi fisici eccessivi, aumentando considerevolmente l’incidenza di disturbi muscoloscheletrici e disabilità correlate. L’incidenza di problematiche alla colonna spinale del campione preso in esame è risultata del 69%. Del quale, il 38 % trasporta contenitori, poggiati sulla testa (peso medio 19,5 kg) per una distanza media di 337 metri.

“Le donne sono le principali attrici negli sforzi globali per ridurre e invertire il degrado del suolo. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei paesi, le donne hanno accesso e controllo sulla terra ineguali e limitati. Non possiamo raggiungere la neutralità del degrado del suolo senza l’uguaglianza di genere e non possiamo escludere metà della popolazione dalle decisioni di gestione del territorio a causa del loro genere.”, ha dichiarato Ibrahim Thiaw, Segretario esecutivo dell’UNCCD.

di Valerio Orfeo

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Raffaele De Luca è il nuovo Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio

Il Ministro dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, on. Gilberto Pichetto Fratin, con decreto 204 del 26.06.2024, ha nominato l’Avvocato Raffaele De Luca Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio. La nomina decorre dalla data del 29.06.2023.

L’Avvocato Raffaele De Luca, Sindaco del Comune di Trecase in carica, da nove anni, ha già ricoperto il ruolo di Commissario Straordinario dello stesso Ente Parco dal gennaio 2023.

Durante il suo periodo come Commissario Straordinario dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, il Presidente De Luca ha intrapreso un percorso di ascolto delle istanze del territorio, incontrando le Istituzioni locali.

“È per me un onore ed una grande emozione – ha dichiarato il Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, Avv. Raffaele De Luca –, anche in qualità di primo cittadino di uno dei Comuni del Parco, ricoprire questo incarico così prestigioso e strategico per il territorio.

È un incarico di grande responsabilità – prosegue il Presidente Raffaele De Luca – che mi accingo a svolgere con il massimo entusiasmo ed impegno, insieme alle istituzioni, alle associazioni e a tutti i soggetti portatori di interessi, per conseguire gli obiettivi di tutela e di valorizzazione dell’ambiente, di promozione dell’agricoltura e di consolidamento del turismo sostenibile.

Dedicherò grande attenzione al rapporto con tutti i sindaci della Comunità del Parco e con loro stabilirò un confronto continuo.

 Il Parco Nazionale del Vesuvio deve diventare punto di riferimento e volano di sviluppo per l’intero territorio metropolitano. La collaborazione e la professionalità di tutto il personale dell’Ente Parco sarà fondamentale. Sono sicuro che, con il coinvolgimento ed il sostegno di tutti, raggiungeremo questi obiettivi.   

Ringrazio – ha concluso il Presidente – il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Prof. Gilberto Pichetto Fratin, per la scelta e per la fiducia accordatami, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca per aver manifestato l’intesa sulla nomina.”

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