Park litter, i rifiuti abbandonati non risparmiano neanche i parchi urbani. In azione i volontari di Legambiente

Ci sono gli onnipresenti mozziconi di sigarette, sacchetti di patatine e caramelle e gli immancabili pezzi di plastica. I segni dell’inciviltà nei parchi urbani è stata fotografata da un monitoraggio di Legambiente in 10 parchi urbani tra Napoli e Pozzuoli.

Il dato di Legambiente è stato reso noto in occasione di “Puliamo il mondo 2023, la storica campagna di volontariato di Legambiente, edizione italiana di Clean up the World, che da oltre 30 anni chiama all’azione, cittadini di tutte le età per ripulire insieme dai rifiuti abbandonati aree verdi, strade e piazze, angoli della città, ma anche sponde di fiumi e spiagge. La maggior parte delle iniziative si concentreranno nel fine settimana 22-24 settembre sotto il motto “Per un clima di pace” per sottolineare l’importanza delle comunità fautrici di una società che promuove la pace e il rispetto della diversità, rifiutando la guerra, ogni forma di pregiudizio, violenza, odio e discriminazione. In Campania tantissimi appuntamenti che vedranno impegnati centinaia di volontari tra studenti, amministrazioni comunali, realtà aziendali e associazioni.

In questa edizione, Legambiente torna a denunciare il problema dei rifiuti abbandonati che non risparmia neanche i parchi urbani. A parlar chiaro i dati della nuova indagine park litter 2023: sono 698 rifiuti raccolti e catalogati da 48 volontari di volontari di Legambiente negli 11  transetti eseguiti in 10 parchi urbani tra Napoli e Pozzuoli, circa 0,6 rifiuti ogni metro quadrato monitorato. Raggruppati per categorie di materiali, i rifiuti dispersi nei parchi sono per il 67% di polimeri artificiali (plastiche) per un totale di 468 rifiuti, per l’11,6% di carta e cartone (81 rifiuti), per l’11,5% di vetro e ceramica (80) e per il 5,7% di metallo (40). La restante percentuale di rifiuti (4%) è composta da rifiuti in gomma, materiale organico, legno trattato, tessili, bioplastica e materiali misti e RAEE. Entrando nel dettaglio dei rifiuti rinvenuti, a farla da padrone i mozziconi di sigarette che rappresentano il 32,1% dei rifiuti raccolti (224 su 698 totali), seguiti da pezzi e frammenti non identificabili di plastica ( pari al 16,2% del totale), materiale da costruzione (tegole, mattoni, il 6,3%),bottiglia di vetro e pezzi di bottiglie (27, il 3,9%), e sacchetti di patatine e dolciumi e caramelle (24, il 3,4%).

Per quanto riguarda i mozziconi di sigarette ben 62 mozziconi sono stati monitorati nel Parco Totò. Menzione per il Parco Mascagna dove nessun mozzicone è stato monitorato.

“Come ogni anno Puliamo il mondo – spiega Francesca Ferro, direttrice Legambiente Campania– svolge un ruolo determinante per far crescere nei cittadini la consapevolezza sull’importanza della tutela dell’ambiente, della corretta gestione dei rifiuti e del ruolo dei singoli per migliorare il decoro degli spazi comuni. Puliamo il mondo è una campagna di volontariato partecipato che ci permette di sensibilizzare i cittadini su uno dei problemi più annosi, quello dei rifiuti, che non risparmia neanche i parchi urbani come dimostrano i dati della nostra nuova indagine park litter. Eppure- conclude Francesca Ferro- le aree verdi pubbliche rendono da sempre servizi strategici alle nostre città per resistere all’aumento delle temperature, migliorare la qualità dell’aria, per le relazioni sociali. Ma non sempre le amministrazioni hanno la giusta attenzione visto che spesso nei bilanci e nella programmazione mancano le risorse per la manutenzione, la gestione, la sicurezza e spesso sono abbandonate o chiuse.”

Al centro di Park Litter 2023 anche i cestini per la raccolta dei rifiuti sono presenti in tutti i transetti monitorati: solo nel 36,4% dei casi (4 su 11 transetti) sono predisposti per la differenziazione dei rifiuti secondo materiali.  Poiché una delle maggiori cause della dispersione dei rifiuti nell’ambiente è il vento, nel monitoraggio è stata riportata la presenza o meno di chiusura o copertura dei cestini presenti: solo in 5 transetti su 11 (45,5%) è presente questa caratteristica utile a prevenire la dispersione di materiale. Nel questionario Park Litter la presenza di tombini e canali di scolo è stata rilevata in 10 degli 11 transetti monitorati (90,9%). Questo parametro è stato rilevato in quanto studi a livello mondiale hanno stabilito che uno dei principali vettori di rifiuti in ambiente marino sono proprio i canali e i corsi d’acqua spesso collegati con la rete fognaria urbana e la principale fonte dei rifiuti è la cattiva gestione di quelli di origine urbana.  Sono state notate zone di accumulo, per lo più sotto o nelle vicinanze di panchine e tavoli da pick nick. Fontanelle o distributori di acqua potabile sono presenti nel 72,7% dei transetti monitorati (8 su 11)

Appuntamenti del week-end: Tra i principali appuntamenti volontari in azione per tutto il week end a Giugliano (Villa Comunale, Parco Liternum a Lago Patria, Area Stadio)  in collaborazione con il Comune di Giugliano, il Forum dei giovani, la Pro loco litorale Domitio e Campania Felix. Le attività di pulizia coinvolgeranno gli studenti di tutti gli istituti scolastici cittadini e i commercianti che verranno coinvolti nella pulizia del centro cittadino.  il Circolo città Flegrea in collaborazione con il gruppo Archeologico Kyme, l’associazione SOS metal detector , Consorzio Lucrino Mare, Club per l’Unesco di Napoli e MIA, organizza la pulizia della spiaggia  Spiaggia Lucrino – Pozzuoli (Na) anche con l’uso dei metal detector per intercettare i rifiuti metallici più piccoli. A Napoli iniziative a Scampia, mentre venerdì 22 settembre in Piazza Bellini volontari in un’azione di pulizia accompagnata da attività di sensibilizzazione rivolte a tutti i fruitori della Piazza. con il sostegno dell’Assessorato al Verde del Comune di Napoli e con il supporto di ASIA Napoli. Altre iniziative a Torchiara nel Cilento e Nola.  Domenica 24 settembre Puliamo il Mondo farà tappa allo stabilimento ex Wirlpool dove insieme ai lavoratori e ai dirigenti della Teatek , con la partecipazione della ASIA e delle esperienze virtuose del territorio dall’ITI “Marie Curie” alla Fondazione Famiglia di Maria   si darà vita ad una pulizia simbolica ma soprattutto si racconterà, in diretta Rai, a partire dalle 10.30 come un  percorso di transizione ecologica riesca a dare speranza e nuova vita al territorio.

 

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Raccolta differenziata all’80%, 121 cittadini festeggiati e premiati in piazza

Buoni spesa, una cena per quattro persone, biciclette, bici elettriche e addirittura un viaggio a Disneyland. A Sant’Antonio Abate differenziare e riciclare i rifiuti non migliora solo l’ambiente, ma premia. Sabato sera, prima del “Party di fine estate”, in piazza della Libertà la sindaca Ilaria Abagnale ha premiato ben 121 cittadini virtuosi, celebrando il loro eccezionale impegno per aver conferito la maggiore quantità di rifiuti presso le due eco-isole informatizzate presenti sul territorio abatese.

Una cerimonia resa possibile grazie alla collaborazione dell’Associazione Imprenditori Abatesi, che ha messo a disposizione i premi consegnati ai cittadini virtuosi, nell’ambito della campagna “Pongo e Tiaco – ti premiano per il riciclo”, riservata in particolare ai bambini abatesi, sempre più coinvolti in progetti di educazione civica. Iniziativa che ha contribuito a far raggiungere un importante risultato al Comune di Sant’Antonio Abate, che è tra i Comuni ricicloni della Campania ed ha superato la quota dell’80% di rifiuti differenziati.

Questa iniziativa è partita parlando con i miei figli – spiega Ilaria Abagnale – e sono stati loro a scegliere i due panda come testimonial e i nomi Pongo e Tiaco. Grazie alla generosità degli imprenditori abatesi, abbiamo potuto consegnare premi importanti a chi si è distinto nella raccolta differenziata, conferendo rifiuti ai due eco-compattatori che abbiamo realizzato grazie ad un finanziamento della Città Metropolitana di Napoli”.

Il primo premio – un viaggio per quattro persone a Disneyland – è stato messo a disposizione direttamente dalla sindaca Ilaria Abagnale, che da sempre rinuncia alla sua indennità di sindaco destinando quei fondi ad iniziative per la cittadinanza: “L’obiettivo è veicolare messaggi positivi, questa volta per la cura e il rispetto dell’ambiente, facendo intraprendere un percorso civico ed educativo sul tema, in particolare ai più piccoli. Abbiamo festeggiato insieme il successo di questa iniziativa, che testimonia l’impegno straordinario di tanti membri della nostra comunità nel promuovere l’ecologia e la sostenibilità, raggiungendo traguardi importanti – conclude la sindaca Ilaria Abagnale – per la tutela dell’ambiente e la costruzione di un futuro più sostenibile per tutti”.

Elena Comentale, responsabile dell’Ufficio Ecologia e Ambiente del Comune di Sant’Antonio Abate, ha presentato i numeri: “Abbiamo superato l’80% di raccolta differenziata e siamo tra i Comuni ricicloni della Campania. Il concorso Pongo e Tiaco era indirizzato a sensibilizzare i cittadini, e in particolare i bambini, a riciclare e recuperare la plastica. Ora l’obiettivo è quello di produrre meno rifiuti”.

I premi sono stati messi a disposizione da attività commerciali ed imprenditori abatesi: Elettrolux S.r.l., Eurorida S.r.l., Autoscuola Abatese, Velia Ambiente, Alfano Bike’s, Punto AR, Amascalzon Burgerhouse, La Nuova Meccanica, Gioielleria Comentale, GPN, La Maison des Petits, Lucullus, D’Aniello Raffaele e La Torrente. 

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OTB FOUNDATION PRESENTA IL PROGETTO JUVENAT CENTER PER IL REINSERIMENTO DI EX BAMBINI SOLDATO IN CONGO

In concomitanza con la riapertura delle scuole italiane, OTB FOUNDATION e la Fondazione Agostiniani nel Mondo annunciano la partnership volta al potenziamento del Centro Residenziale JUVENAT– nella città di Dungu, Repubblica Democratica del Congo – un progetto finalizzato all’accoglienza e al reinserimento sociale ed economico di ex bambini-soldato – di sesso sia maschile che femminile – e di giovani emarginati.

Il programma JUVENAT, nato nel 2020 dalla collaborazione tra la fondazione Agostiniani nel Mondo e i missionari Agostiniani in Congo, sta sostenendo annualmente 450 ragazzi e ragazze ex-bambini- soldato, grazie al quale sono stati costruiti – nella prima parte del progetto – un centro residenziale e alcuni laboratori per assistere i giovani della zona.

 

Con il contributo di OTB FOUNDATION verranno potenziati i laboratori di formazione e produzione già presenti nel centro – programmatore PC, falegnameria, sartoria e agro pastorizia – ampliando il programma di reinserimento sociale ed economico dei beneficiari. Grazie alla Fondazione del Gruppo OTB, il Centro potrà sostenere altri 200 giovani l’anno, aumentando del 50% i beneficiari del programma che diventeranno in tutto 650, tra ragazzi e ragazze.

 

Da sempre sensibile alla violenza, alle prevaricazioni e alle problematiche di donne e bambini, OTB FOUNDATION ha deciso di sostenere concretamente la delicatissima questione dei bambini-soldato. Un fenomeno che riguarda bambini che vengono rapiti nella Repubblica Democratica del Congo e in giovanissima età – ci sono addirittura casistiche di bambini arruolati tra i 4 e i 5 anni – che vengono picchiati, seviziati e obbligati ad uccidere dai membri della Lord’s Resistance Army (Lra), un gruppo terroristico attivo in tutto il territorio africano che commette i crimini più orrendi. (1)

 

OTB Foundation vuole affermare il suo “no” a questo orrore e ha scelto – in occasione del bando BRAVE ACTIONS FOR A BETTER WORLD – di sostenere questo progetto, tra i tanti proposti, proprio per la complessità sociale, antropologica dei bambini-soldati strappati dalle loro famiglie per combattere nella Lord’s Resistence Army. Negli ultimi anni, gli abitanti di Dungu sono stati spesso vittime dei raid dell’Esercito di Resistenza che compie nella regione massacri di civili innocenti, stupri e rapimenti di bambini-soldato. Si stima che siano stati reclutati 30.000 bambini-soldato in questa zona del paese, e che molti siano nelle mani di vari gruppi paramilitari. La maggior parte di loro hanno dagli 8 ai 15 anni e il 40% sono ragazze.

Nel Progetto JUVENAT che si svilupperà nei prossimi due anni a partire da questo mese, il programma del laboratorio di agro-pastorizia sarà quello più impegnativo anche perché suddiviso in due attività: la trasformazione di prodotti agroalimentari e la produzione di mattonelle di carbone per uso domestico da scarti vegetali, in sostituzione a legname e kerosene molto più inquinanti e che contribuiscono alla deforestazione. Inoltre, sono state avviate altre attività, alcune particolarmente interessanti come l’apicoltura (le arnie sono costruite dai falegnami del Centro Juvenat), altre più tradizionali come l’allevamento di suini, bovini e pesci.

I giovani verranno formati con un imprinting di tipo agro-ecologico per sensibilizzare e difendere sistemi agricoli e alimentari equi, rispondere alla crisi climatica e garantire mezzi di sussistenza dignitosi per gli agricoltori con lo scopo di coinvolgere – tra l’altro – almeno il 50% di ragazze.

 

In sintesi, il programma del Progetto JUVENAT è costituito da due sezioni: formativo e di produzione”, chiarisce Arianna Alessi, vicepresidente di OTB Foundation. “Grazie al percorso formativo verranno coinvolti circa 200 giovani all’anno in più, a partire dal secondo anno di progetto; di questi, molti ex-ragazzi soldato. Alcuni di questi giovani rimarranno a lavorare per l’azienda agricola, nei vari settori, e diventeranno loro stessi formatori per i nuovi beneficiari. E’ anche previsto un programma di reinserimento scolastico grazie ad alcuni accordi presi con le scuole della città. Con il nuovo progetto si punta ad aumentare il numero degli inserimenti scolastici del 30%. Attraverso il settore produttivo si garantirà un introito economico per i beneficiari e si contribuirà in modo importante alla sostenibilità dell’intero centro. Abbiamo abbracciato questo progetto anche perché viene data una grande importanza alla questione di genere, che da sempre costituisce una priorità per OTB FOUNDATION: il 50% dei beneficiari sono ragazze ed è inoltre stato deciso che la responsabile del programma di agro-pastorizia sarà una donna esperta in agro-ecologia. Le selezioni sono già iniziate”.

 

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PIÙ BICI, PIÙ FELICI: A NAPOLI LA PEDALATA PER PROMUOVERE L’USO DELLE DUE RUOTE

Un doppio, chiaro messaggio: riduzione dell’emissione di Co2 dovuto allo spropositato uso di auto, anche per un percorso di pochi metri, e la salvaguardia della propria salute grazie a una bellissima attività motoria. La pedalata Più Bici Più Felici, evento celebratosi ieri mattina a Napoli con il patrocinio del Comune e l’organizzazione appannaggio dell’associazione Terra Dea, ha avuto una duplice veste di sensibilizzazione, ambientale e sportiva, in una città ancora troppo intasata dall’uso delle vetture private. Il percorso in bicicletta, effettuato da una quarantina di ciclisti di diversa età, alcuni erano già provvisti di bici gli altri l’hanno affittata per l’occasione al costo di 6 euro da alcuni dei rivenditori che hanno supportato l’iniziativa, è partito dalla Riviera di Chiaia nei pressi di Villa Pignatelli per poi attraversare la villa Comunale, la pista ciclabile del Lungomare Caracciolo per poi approdare in piazza Municipio dopo un passaggio a piazza del Plebiscito.

La giornata- Sara Marrucci di Marea Incoming, sponsor tecnico dell’evento, ha detto: «Promuoviamo una forma alternativa di mobilità, che sia non solo green e più sana ma anche l’unica vera alternativa alla mobilità napoletana. Napoli è una città dove è difficile ipotizzare nuove strade o infrastrutture molto costose». Dunque, l’aggiunta della Marrucci, «usare la bicicletta significa, in modo pratico ridurre i tempi perché si evita il traffico delle auto, Inoltre è divertente e sano, ti permette di vivere appieno la tua città, avere anche percorsi alternativi e darsi anche un tempo per stare con se stessi trovando benessere fisico e psicologico. In molti – la conclusione di Marrucci – hanno ancora paura di andare in bici qui perché ci sono poche corsie ciclabili, che almeno potrebbero essere garantite in attesa di aumentare il numero delle piste ciclabili a Napoli». Da sottolineare, per Ciro Andrea De Marco, attivista dell’associazione di San Giorgio a Cremano Terra Dea, (presente con una folta delegazione a partire dal presidente Enrico De Marco) è «l’aspetto dell’ecofriendly per la riduzione delle emissioni di Co2 e la promozione dell’attività fisica. Qui siamo ancora indietro rispetto all’uso della bici, c’è da migliorare quest’aspetto rispetto alle altre regioni d’Italia. La difficoltà di Napoli è quello dell’assenza di un terreno omogeneo oltre all’assenza delle piste ciclabili. La macchina è il mezzo di trasporto che viene ancora oggi utilizzato per sciocchezze, anche per accompagnare i bambini anche sin sotto l’ingresso della scuola».

La parola ai partecipanti – Sull’uso mastodontico ecco quanto detto da Salvatore D’Ambrosio, titolare di “NapoliElettrica” azienda che si occupa dal 2017 si occupa di promuovere l’utilizzo della bicicletta: «Siamo al Quarto Mondo, lontanissimi da una vera cultura di uso delle bici.  Se continuiamo a utilizzare l’auto per accompagnare i figli a scuola e andare al lavoro con una sola persona dentro, rimarremo Quarto Mondo». Poi una riflessione. «A Napoli c’è una pista ciclabile, che va da Bagnoli a San Giovanni a Teduccio ma è spesso invasa, rotta, piena di buche». Secondo D’Ambrosio «resta l’autocentrismo volto alla protezione dell’automobilista e non di altri, compresi quelli che girano in monopattino. La precedenza agli incroci ce l’hai non perché sei ciclista ma perché essendo ciclista, se io passo con l’auto posso non fargli male e quindi ti posso superare. Il riferimento per me è l’Olanda: lì hanno eliminato le auto, creando delle infrastrutture tali per le quali le auto non passano nei centri storici dando priorità alle biciclette». Per Silvio, avvocato napoletano di piazza Carlo III, «giornate come queste di Più Bici Più Felici sono importanti perché testimoniano il valore dell’ecologia e dello sport; ce ne vorrebbero di più per prendersi cura del territorio e promuovere la salute. Ci sono tanti parchi cittadini che in questo modo sarebbero curati con maggiore attenzione senza abbandonarli come oggi». Un esempio? «Il parco dei Camaldoli, si potrebbe andare lì in bici visto che c’è una salita fantastica» la risposta di Silvio convinto anch’egli che «la percezione dell’importanza di usare in bici a Napoli è ancora oggi bassissimo, Quest’estate sono andato in vacanza nelle Marche in bici e ho fatto il cammino dei Cappuccini, lungo 430 km. Visto che la città produce invalidità, ti fa stare in una campana di vetro, recuperare il rapporto della natura significa andare in una realtà diversa dove c’è gioia».

Le dichiarazioni del vicepresidente della Camera e dell’assessore allo Sport

A pedalare ieri mattina in occasione di Più Bici Più Felici, il vicepresidente della Camera dei Deputati ed ex Ministro dell’Ambiente Sergio Costa e l’assessore comunale allo Sport Emanuela Ferrante. «Dobbiamo spingere per sviluppare l’uso della bicicletta e la cosiddetta mobilità dolce, in tal senso c’è un impegno del Parlamento Europeo. Stando a un report dell’Oms, soltanto in Italia 60.000 persone sono morte per la scarsa qualità dell’aria» ha ricordato il vicepresidente a Montecitorio Sergio Costa.  «Abbiamo bisogno di essere educati a cose buone con esempi positivi – l’appello dell’assessore allo Sport Emanuela Ferrante a cui è toccato il taglio del nastro alla partenza della Riviera di Chiaia – È fondamentale anche per i ragazzi, spesso troppo sui social, anche attraverso una pedalata in città come avvenuto in quest’occasione. Far diventare Napoli Capitale Europea dello Sport nel 2026 vorrebbe dire non solo lo scudetto di calcio o le medaglie vinte dovunque dagli atleti napoletani, ma anche riabituarsi alle relazioni personali grazie a iniziative come Più Bici Più Felici. Dal report presentato dal Governo all’Europa – ha sottolineato la Ferrante – è emerso che tutt’Italia è al di sotto del 60% dello standard europeo rispetto alla possibilità di consentire la mobilità in bici: non è solo, quindi, una cattiva abitudine. Con il Giro d’Italia abbiamo messo a posto le strade e anche le piste ciclabili. Si tratta di un obiettivo educativo, Napoli è piena di smog dovuto non solo dal traffico dell’auto e dei motocicli ma anche per le attività del porto».

di Antonio Sabbatino

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Vera Gheno e “l’antidoto” ai pericoli dei social

L’avvento delle nuove tecnologie che, negli ultimi anni sono avanzate rapidamente, ha cambiato radicalmente la quotidianità.
Nuovi dispositivi e servizi sono stati introdotti ed ai quali sembra impossibile rinunciare. Si è verificata a una trasformazione delle abitudini, dei comportamenti nonché del  modo di lavorare e relazionarsi. La tecnologia ha, inevitabilmente,  influito su quello che è il modo di comunicare, pensare e imparare delle persone.  Incredibili i risvolti positivi dell’utilizzo dei social  quali la possibilità di reperire in tempi veloci  informazioni, di facilitare le azioni delle persone , creare reti globali che permettono  di superare le barriere spazio-temporali. Innegabile, però,  la pericolosità ed i rischi insiti nel loro utilizzo  in modo massiccio.

Vera Gheno nel libro  “L’antidoto” (Editore Longanesi, pagine 224, costo 16 Euro)) individua 15 velenosi comportamenti adottati sui social e, dopo aver  ricostruito la scala di disfunzioni relazionali e comunicative, offre antidoti per ciascuno, soluzioni per creare un clima più sereno in rete.

La  Gheno è una sociolinguista, divulgatrice e traduttrice dall’ungherese, insegna ed è ricercatrice all’Università di Firenze e ha collaborato per vent’anni con l’Accademia della Crusca. Conosciuta soprattutto come studiosa delle tematiche quali l’inclusione e le questioni di genere.

Nel testo, la polarizzazione del dibattito, la disumanizzazione dei personaggi, il narcisismo imperante, l’incapacità di tutelare la propria vita privata, la diffusa retorica, la dilagante incapacità di tessere relazioni che reclamano un confronto diretto, una tendenza ad una approssimativa conoscenza su argomenti che meriterebbero approfondimento e lettura di testi, estremizzazione, invidia sociale, aggressività e volgarità verbale sono solo alcuni dei rischi che l’autrice individua.

Semplicistico considerare il mondo digitale come una realtà da contenere, importante individuare strategie per un suo sano utilizzo.

di Maria Rosaria Ciotola

 

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#ScuolaNOSeggio: WeWorld e Mammadimerda insieme per la campagna che chiede di rimettere al centro la scuola

“L’estate è diventata un incubo”. “Noi siamo entrambi medici dipendenti e abbiamo due bambini piccoli. Siamo costretti a fare le ferie separati”. “L’estate italiana è un buco nero che si cerca di riempire con campus centri estivi, ferie, vacanze, nonni e purtroppo uno stipendio non basta”. “Un disastro, ho un figlio solo e ho speso quasi tutto lo stipendio in centri estivi. Anche di più se non mi avesse salvata lo smartworking. Inoltre, i bambini in questo tempo fanno tabula rasa di tutto, il mio passa i mesi da ottobre a gennaio a fare solo il ripasso dell’anno precedente”.

“Queste sono solo alcune delle migliaia di testimonianze che ci sono arrivate e che raccontano come le famiglie italiane sopravvivono all’attuale calendario scolastico. Mettere al centro le esigenze di bambine e bambini, così come dei loro genitori è una priorità non più rimandabile, per questo insieme alle blogger di Mammadimerda, in occasione della riapertura delle scuole, lanciamo la campagna social #scuolaNOseggio, per sensibilizzare politici e Istituzioni sulla necessità di una scuola che metta davvero al centro bambini, bambine e famiglie”.

“Costosissimi campus estivi, nonni, smart working e bambini annoiati. Questo nelle situazioni più rosee, nelle altre il racconto è quello di donne che lasciano il lavoro perché con più di due figli il costo dell’estate è insostenibile, di figli con disabilità che non vengono accettati ai campi estivi e di bambini e bambine con difficoltà di apprendimento che a settembre spesso devono ricominciare da capo o investire molte energie per non perdere tutti i progressi conquistati in precedenza – commenta Marco Chiesara, Presidente di WeWorld. – Siamo stati sommersi dalle testimonianze, le stiamo raccogliendo per portarle alle istituzioni insieme alla nostra proposta per la scuola. La scuola italiana oggi necessita di un cambiamento profondo, non più rimandabile, che metta al centro i ragazzi e le famiglie. La nostra proposta prevede di sperimentare metodi alternativi alla lezione frontale, favorire lo sviluppo delle competenze interpersonali e sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia per supportare nuovi modi di insegnare e apprendere oltre ad aprire la scuola alla comunità educante con proposte di attività extra-curriculari durante tutto il corso dell’anno, estate compresa. Unito a questo però è prioritario ripensare gli edifici scolastici e prevedere una rimodulazione del calendario scolastico, che sia pensato per una migliore didattica e che tuteli le famiglie e i diritti delle donne, sulle cui spalle cade la maggior parte del lavoro di cura”.

Mammadimerda, il blog di Francesca Fiore Sarah Malnerich che nasce per ribaltare gli stereotipi sulla maternità, si occupa in maniera attiva di diritti delle donne, dell’infanzia e all’istruzione e che proprio in merito da anni si spende per cambiare il calendario scolastico italiano, si è unita alla campagna social di WeWorld per raccogliere testimonianze dai genitori: “Nella maggior parte dei Paesi europei le vacanze vengono spalmate durante l’anno in modo da essere più sostenibili per i bambini e le bambine a livello pedagogico e per gli adulti che se ne devono fare carico. Quest’anno al rientro in classe i ragazzi non dovranno solo affrontare orari ridotti e cattedre ancora ballerine, il 25 settembre con le elezioni ci sarà un nuovo stop per la maggior parte delle scuole.”

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