Palazzo Fuga, diventa ricovero anticaldo. Docce e abiti per i senza fissa dimora di Napoli

Le temperature fuori norma di questo caldo luglio ci ricordano che la pericolosità del
cambiamento climatico è reale e tangibile e che bisogna correre ai ripari prima che diventi una consueta emergenza sanitaria. Il caldo di questi giorni ha provocato un aumento del 20% degli accessi al pronto soccorso, con almeno 1/4 dei ricoveri regato al caldo; questo è quanto raccontato dai dati della società italiana della medicina di emergenza. Per far fronte
all’emergenza sanitaria dovuta alle ondate di calore è stato ripristinato anche il numero
telefonico “1500”, già attivo durante l’emergenza Covid 19, e ora funzionante tutti i giorni dalle 8 alle 20.

Il caldo spinge anche i consumi elettrici: 58,67 gigawatt di consumo sono stati registrati mercoledì 19 luglio, record per il 2023. Non tutti però possono trovare facilmente
scampo al caldo di questi giorni. Per i senzatetto, il Comune di Napoli ha varato un piano
speciale, che prevede la possibilità di ripararsi nelle ore più calde della giornata, potendo
usufruire anche di docce e guardaroba sociale. Lo spazio è stato allestito all’interno del Real
Albergo dei Poveri in Piazza Carlo III. Come si legge dal comunicato del Comune: “Le attività di accoglienza diurna sono finalizzate alla prevenzione e superamento delle situazioni di disagio sociale legate anche alle emergenze climatiche. Presso il Real Albergo dei Poveri è stato allestito uno spazio docce all’interno del quale le persone senza dimora possono prendersi cura di sé nel rispetto della privacy, con un tempo adeguato e lontano da situazioni stigmatizzanti. Lo Spazio Docce si compone di un cortile antistante, di uno spazio destinato all’accoglienza limitrofo al locale Deposito e Lavanderia. All’interno sono presenti due moduli con tre bagni con lavandini e quattro docce. In ciascun modulo è presente un bagno completo di doccia per disabili”. Proposta sociale che assume i contorni, in vista dell’intensificarsi della crisi climatica, di iniziativa salvavita, in quanto il pericolo sulla salute umana, derivante dalle ondate di calore, non è un fenomeno nuovo: nel 2022, in Europa, il numero di morti per caldo estremo ha superato quota 60000, e proprio in Italia si è registrato il più alto tasso di mortalità di tutto il continente.

di Valerio Orfeo

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Discesa a remi del Danubio: il CC3Ponti ritenta l’impresa per la quinta volta. A bordo equipaggi internazionali ed inclusivi

Con la partenza da Roma dei carrelli delle barche e dello Staff alla volta di Schlögen, in Austria, prende ufficialmente avvio anche la quinta edizione della “Discesa a remi del Danubio”, in una staffetta tra equipaggi che dividerà la regata in due parti: dal 21 al 26 luglio sarà percorso il tratto di fiume da Schlögen a Vienna, mentre dal 28 luglio al 2 agosto si remerà da Vienna a Budapest, in Ungheria.

I numeri – 4 le nazioni coinvolte, contando anche l’Italia, oltre ad Austria, Slovacchia e Ungheria, come sede del Circolo Canottieri 3 Ponti, affiliato alla FIC-Federazione Italiana Canottaggio, ispiratore dell’iniziativa, 600 i chilometri complessivi da percorrere in acqua e, per ciascuna delle 2 tratte, 4 gli equipaggi da 8 con timoniere, seguiti per tutto il tragitto dagli organizzatori e dai tecnici dello Staff – per la prima parte della regata Riccardo Dezi, Giulia Benigni, Antonio Schettino e Catalin Blaj – con 2 motoscafi d’appoggio. 5a edizione per l’impresa, che può definirsi tale per la difficoltà della navigazione a remi su un fiume come il Danubio, certamente, ma anche e soprattutto per la peculiarità degli equipaggi, sempre più inclusivi ed internazionali: atleti con disabilità sia italiani sia austriaci, accanto ad una compagine dei Master del Circolo Canottieri 3 Ponti di età media superiore ai 55 anni. Prenderanno parte alla regata, tra gli altri, alcuni atleti diversamente abili del Donauhort Ruderverein di Vienna, Nathalie Podda e Michael Supper con i loro accompagnatori, anch’essi atleti del circolo viennese, e gli atleti italiani della squadra paralimpica del C. C. Aniene Luca Agoletto, Daniele Stefanoni, Ludovica Tramontin, nonché Marco Carapacchio e Daniela De Blasis, atleti del pararowing del Circolo Canottieri 3 Ponti.

L’appoggio della Fondazione Terzo Pilastro -Proprio per il suo carattere di inclusività, un’inclusione attraverso la pratica sportiva di cui gli sport remieri sono da tempo capofila, l’impresa gode fin dalla prima edizione del fondamentale sostegno della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale. Il suo Presidente, Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, ex canottiere a sua volta, anche quest’anno ha scelto di appoggiare il Circolo Canottieri 3 Ponti in questa avventura, che si richiama fortemente ai valori di cui la Fondazione è promotrice: il diritto alla salute, al benessere, allo sport per tutti che la Discesa del Danubio a remi pienamente esprime. La Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, ente non profit di diritto privato, opera lungo due direzioni di intervento: il non profit – definito dal Presidente Prof. Emanuele in un suo libro sull’argomento il “Terzo Pilastro” – e le tematiche urgenti ispirate dall’osservazione di ciò che accade anche al di fuori del mondo Occidentale. La Fondazione ha esteso progressivamente la propria operatività fino al Medio ed Estremo Oriente, mantenendo il presidio nei settori di intervento storici e prioritari, ma su più ampia scala e senza alcun vincolo territoriale, con uno sguardo che va oltre l’area mediterranea di iniziale competenza per approdare nei Paesi emergenti, veri protagonisti della nostra Storia attuale. I settori di intervento statutari in cui opera sono: la Sanità e la Ricerca scientifica ad essa applicata, l’Assistenza alle Categorie Sociali Deboli, l’Istruzione e Formazione, l’Arte e Cultura.

Un fiore all’occhiello per il CC3Ponti – È questo che è la Discesa a remi del Danubio per Riccardo Dezi e Giulia Benigni, rispettivamente Presidente e Vicepresidente del Circolo Canottieri 3 Ponti e tecnici di Canottaggio di IV livello Europeo. Pur presenti con i loro equipaggi Master e con gli atleti disabiliche seguono e allenano nelle competizioni nazionali e internazionali durante tutto l’anno, hanno tuttavia particolarmente a cuore questo progetto, portato a termine, grazie alla loro pluriennale esperienza tecnica oltre che alla capacità di coinvolgimento e cooptazione allo sforzo degli equipaggi, già per 4 anni consecutivi in diversi tratti del corso del fiume:  nel 2019 da Vienna a Budapest (circa 300 km), nel 2020 tra Linz e Vienna (200 km), nel 2021 il tratto Passau – Durnstein e infine nella seconda metà di luglio 2022 la Grande Discesa, 600 km da Passau a Budapest. Quest’anno si replica sul percorso lungo, i vogatori che vi prenderanno parte si daranno appuntamento a Schlögen, punto di partenza della Discesa del Danubio, che partirà venerdì 21 luglio dipanandosi su molteplici tappe, toccando le città di Linz, Grein, Melk, Durnstein e Tulln. Il 26 luglio il gruppo raggiungerà Vienna, le barche verranno ricoverate presso il Donauhort Ruderverein, circolo degli amici e atleti austriaci che prenderanno anch’essi parte alla regata, pronte per ripartire il giorno successivo alla volta di Bad Deutsch – Altenburg. Seguiranno le tappe di Bratislava, Gonyu, Komarno, Ezstergom e finalmente il 2 agosto, dopo 2 settimane di voga e viaggio, gli equipaggi attraccheranno alla meta definitiva della Discesa a remi del Danubio: Budapest.

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Ondate di calore a Napoli, gli effetti della crisi climatica sulle città

Record di caldo, ondate di calore,  notti tropicali: l’impatto dei cambiamenti climatici è sotto gli occhi di tutti e i dati sull’accelerazione di questi fenomeni sono sempre più preoccupanti. A Napoli si registra un incremento della temperatura media rispetto al valore climatico. Nel 2021 il valore di temperatura medio annuo a Napoli è stato di 17 gradi con un aumento di 0,5 gradi rispetto al valore climatico del periodo 1981-2010 e ben +1,1 gradi se si guarda al periodo 1971-2000.

Altro dato significativo è quello del numero di notti tropicali, ovvero quando la temperatura notturna non scende al di sotto dei 20°C. Nel 2021 sono state 70 notti tropicali nella città di Napoli, con un incremento del 13% rispetto all’ultimo dato del 2019 mentre l’ aumento è ancora maggiore pari  a 15,2% di notti rispetto al periodo 2006-2015. Inoltre, Heat Index, o indice di calore, che consente di stimare il livello di disagio fisiologico avvertito durante la stagione estiva, ha evidenziato uno stato di allerta per rischio legato alla salute con un giudizio che va dalla cautela alla estrema cautela mostra per il 68% delle giornate del mese di luglio.

A scattare la fotografia è Legambiente che ha analizzato gli impatti che la crisi climatica ha sulle aree urbane e sul territorio campano  per chiedere di accelerare le politiche di adattamento al clima, a livello nazionale e locale. Dal 2010 al 2022 la Campania ha registrato 93 eventi estremi tra cui 29 trombe d’aria, 38 da allagamenti da piogge intense e 15 danni al patrimonio

Secondo il Rapporto “Analisi del rischio – I cambiamenti climatici della Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), nella città di Napoli, con uno scenario caratterizzato dall’attuazione di politiche climatiche, si prevede un aumento di temperatura media di 2°C con 50 giorni l’anno di ondate di calore in più rispetto ad oggi (quasi due mesi in più di caldo estremo) dato che senza interventi adeguati arriverebbe a 5gradi. Piogge intense che fino ad oggi si sono verificate ogni 10 anni, potrebbero verificarsi ogni 4. E sulla città gravano le criticità legate al difficile drenaggio di acqua piovana. Il problema degli allagamenti è reso ancora più grave dall’alto grado di impermeabilizzazione del suolo e dal fatto che Napoli è fra i comuni italiani con la più alta percentuale di superficie artificiale, pari al 63%. Tutto questo porta a impatti secondari: voragini sulle strade ed edifici meno stabili per effetto di perdite della rete di drenaggio, infiltrazione di acque piovane dalla superficie e conseguente erosione del sottosuolo. La città è, dunque, particolarmente vulnerabile rispetto agli impatti del cambiamento climatico.

“I dati presentati sono eloquenti – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania– e non sono purtroppo relativi ad un’estate eccezionalmente calda. Le ondate di calore, le temperature sopra la media stagionale e le notti tropicali secondo l’allarme lanciato dall’Onu continueranno ad aumentare rendendo roventi le nostre estati. Per questo bisogna che le  nostre città anche in Campania, e Napoli per prima, si attrezzino al più presto con un piano di interventi di adattamento a un clima che è già cambiato. Le conseguenze sono misurabili anche dall’aumento delle richieste di intervento al personale sanitario dovute al numero di malori da caldo estremo.– conclude Mariateresa Imparato, di Legambiente – Questo contesto ci impone un cambio radicale, servono al più presto azioni concrete per  migliorare la qualità della vita dei cittadini.  Sono urgenti e necessari interventi di efficientamento energetico nelle abitazioni e  l’incremento di infrastrutture verdi per fermare il consumo di suolo.  Insomma un vero e proprio manifesto delle priorità da mettere in campo per una sfida al clima non da guerra apocalittica, ma come la grande opportunità per accelerare e stimolare la transizione ecologica  nelle nostre città”

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Concluso progetto ASL Napoli 2 Nord di eradicazione Ospedaliero “Cinquanta senza C”

Si è concluso “Cinquanta senza C”, progetto di eradicazione intraospedaliero promosso dalla ASL Napoli 2 Nord in partnership con il provider Letscom E3, con l’obiettivo di effettuare screening per la ricerca del virus dell’epatite C in tutti i pazienti con età superiore ai 50 anni ricoverati presso i Presidi Ospedalieri della ASL Napoli 2 Nord: Santa Maria delle Grazie (Pozzuoli), Gaetanina Scotto (Procida), Civile San Giuliano (Giugliano), San Giovanni di Dio (Frattamaggiore) e Anna Rizzoli (Ischia). Il progetto realizzato con il contributo non condizionante di AbbVie S.r.l. e di Gilead Science S.r.l, ha visto il coordinamento scientifico affidato alla dottoressa Maria D’Antò, responsabile del Centro prescrittore farmaci anti Hcv ASL Napoli 2 Nord e dell’Unità operativa semplice di Epatologia presso l’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli.
Come ha ricordato la dottoressa D’Antò: “Il progetto nasce per ricercare il virus dell’epatite C nella fascia di popolazione con più di 50 anni al momento non rientrante nel piano di screening nazionale previsto dal Decreto Milleproroghe del 2019 (che prevede test gratuiti per i nati tra il 1969 e il 1989 e nelle popolazioni speciali, ovvero carcerati, tossicodipendenti senza limiti di età). Tenuto conto della vastità territoriale e della densità abitativa della nostra azienda abbiamo pensato allora di ricercare il sommerso, screenando anche gli utenti che avessero più di 50 anni, ricoverati negli ospedali della nostra ASL. Tutto questo è stato possibile grazie al supporto diretto della Direzione Strategica che ha fortemente voluto la realizzazione del progetto, dimostrando grande lungimiranza e impegno verso la propria utenza”.
Al fine di ottimizzare i processi di screening e le risorse disponibili, è stato importante l’apporto fattivo del dottor Salvatore Maddaluno, della UOC laboratorio analisi dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, e della dottoressa Loredana Barbato, Responsabile Biologia Molecolare dello stesso laboratorio, che hanno predisposto un protocollo operativo inserendo la modalità “reflex” grazie alla quale, da un unico prelievo di sangue, è possibile valutare prima la presenza di anticorpi del virus C e successivamente, in caso di risultato positivo, senza richiamare il paziente a nuova visita, di verificare la quantificazione RNA. Il percorso progettuale ha interessato in un primo step il Presidio Ospedaliero di Giugliano, con il coinvolgimento della UOC Patologia Clinica diretta dalla Dr.ssa Imma Piccirillo, successivamente è stato inserito anche il Presidio di Frattamaggiore con la UOC Patologia Clinica del dottor Luigi Reccia. Hanno completato il percorso i Presidi delle isole di Ischia e Procida.
Nel complesso sono stati screenati 7.500 pazienti di cui: 500 sono risultati positivi all’anticorpo, 150 sono risultati viremici e, di questi, 90 sono stati messi in trattamento. A dati vanno aggiunti 40 decessi per altre cause, 10 pazienti che hanno rifiutato la terapia e altri 10 che sono poi risultati irreperibili al momento del richiamo.
Secondo la responsabile scientifica “Questi risultati hanno permesso di screenare nell’ospedale la popolazione dei ricoverati con reflex test secondo il gold standard degli screening stessi: il 90% di questa popolazione costituito da pazienti a transaminasi normali, quindi pazienti con fegato sano, con un grado di fibrosi F0-F1 al Fibroscan, a dimostrazione che il virus è stato scoperto in pazienti completamente asintomatici ma con possibilità infettarne altri. Se consideriamo che non potrà mai esserci un vaccino per l’epatite C ha precisato ancora la coordinatrice del progetto – è importante far emergere il sommerso, come fatto in questo progetto, solo così riusciremo a raggiungere gli obiettivi dell’Organizzazione mondiale della sanità, cioè ridurre quanto più la circolazione del virus C e arrivare alla sua eradicazione”.
Per il Direttore Generale della ASL Napoli 2 Nord, Dott. Mario Iervolino, “Quanto ottenuto rappresenta un notevole risultato di squadra, frutto del lavoro sinergico svolto dalle Direzioni mediche di Presidio e dalla rete aziendale dei laboratori di patologia clinica, a conferma del valore assoluto dei nostri operatori e della Dirigenza. Tutto ciò consente all’ASL Napoli 2 Nord di essere avanti rispetto alle indicazioni generali e di rafforzare il concetto olistico di salute che è il fulcro intorno al quale stiamo costruendo i servizi dell’Azienda”.

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Emergenza caldo, appello ai cittadini dai medici di famiglia della Fimmg: «Ora più che mai indispensabili comportamenti avveduti»

«Riceviamo ogni giorno decine e decine di richieste di aiuto legate a queste incredibili ondate di calore. I nostri telefoni non smettono di squillare, noi rispondiamo a tutti, ma è essenziale che i pazienti più a rischio evitino comportamenti pericolosi». Corrado Calamaro, medico di famiglia di Fimmg lancia un appello a tutti i cittadini, con la speranza che comportamenti avveduti possano ridurre il numero di malori che stanno congestionando l’assistenza primaria e i pronto soccorso. Ma c’è di più, proprio da Napoli la Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale ha deciso di avviare un progetto che consente ai medici di famiglia di arrivare direttamente a casa dei pazienti fragili sfruttando la digitalizzazione delle ricette. D’intesa con la società KappaMed, Fimmg ha spinto per la trasformazione del sistema di invio delle ricette con il software gestionale, creando un’autostrada digitale che consente l’invio delle locandine con le indicazioni contro il grande caldo al domicilio informatico di centinaia di migliaia di pazienti e caregiver. «Il progetto ha preso il via da Napoli – dice il segretario provinciale di Fimmg Luigi Sparano – città che conta moltissimi pazienti fragili e anziani. Inviare queste preziose informazioni ai pazienti a maggior rischio e ai loro caregiver consente di dare efficacia alla campagna. Speriamo che questa stessa iniziativa coinvolga tutti i software della medicina generale». Non certo un dettaglio, visto che proprio l’Italia si è attestato nel 2022 come Paese d’Europa con più vittime per il caldo, ben 18mila. Morti legate ad una popolazione sempre più anziana, ma anche all’isolamento sociale di tante persone fragili. Sparano e Calamaro sottolineano l’importanza di arrivare con queste locandine all’attenzione diretta dei pazienti e di tutti i cittadini, perché un messaggio ancorato agli studi sarebbe un messaggio a impatto ridotto. «Una delle maggiori capacità della medicina generale – ricordano – è proprio quella di sfruttare al massimo la digitalizzazione andando così incontro ai bisogni dei cittadini e delle Istituzioni». Nei giorni scori è stato il Segretario Generale Fimmg, Silvestro Scotti, a parlare poi del problema delle cronicità in relazione all’emergenza caldo. «Molte delle richieste in queste settimane riguardano le terapie croniche – come quelle antipertensive, ma non solo. Richieste che i medici di famiglia prendono in serissima considerazione e che, se non arrivano, fanno scattare un allarme sulla possibilità che si ricorra al fai da te, con sospensioni che non vanno assolutamente fatte senza il parere del medico. Nel periodo estivo sarebbe molto utile permettere anche le prescrizioni delle terapie croniche per periodi più lunghi. Come sempre, Fimmg risponde prontamente alle richieste del Ministero. Speriamo di incontrare presto il Ministro Schillaci per sostenere con lui i necessari investimenti sulle capacità fiduciarie e di prossimità della medicina generale, anche nel campo della digitalizzazione».

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Riposino pomeridiano: predisposizione genetica a un maggior sviluppo cerebrale e ridotto rischio di Alzheimer

Il caldo estivo favorisce la voglia di dormire durante il giorno. Su un tema così attuale in questo periodo di temperature record, la Società Italiana di Neurologia diffonde i risultati di importanti studi scientifici che dimostrano i benefici della siesta.

L’estate scorsa uno studio della Northwestern University pubblicato su Current Biology aveva indicato che le temperature superiori a 25 gradi spingono facilmente alla siesta perché esiste un termometro cerebrale che regola il metabolismo corporeo a seconda delle temperature esterne.

“Col riscaldamento globale queste temperature sono state ormai abbondantemente superate – afferma il Prof. Alfredo Berardelli, Presidente della Società Italiana di Neurologia – ma, secondo uno studio appena pubblicato dalle Università di Montevideo e Londra  e dal Center for Genomic Medicine di Boston e dal Broad Institute di Cambridge, esiste una predisposizione genetica alla siesta che al contempo sembra essere associata a un maggior sviluppo cerebrale e a un ridotto rischio di malattia di Alzheimer”.

MEGLIO SIESTE BREVI -I benefici cerebrali si evidenziano con una siesta compresa fra 5 e 15 minuti e possono protrarsi fino a 1 o 3 ore dopo il sonnellino pomeridiano. Se la siesta supera mezz’ora invece si osserva un transitorio deterioramento delle performance cognitive.

VALUTAZIONE GENOMICA- Lo studio ha esaminato circa 500mila soggetti di ambo i sessi con età compresa fra 40 e 69 anni che sono stati prima valutati con studi GWAS, cioè di associazione genome-wide che valuta tutte le variazioni geniche tra gli individui in esame, correlandole alle differenze di alcuni tratti particolari. “I soggetti del campione sono stati poi valutati tramite imaging cerebrale – ha commentato Giuseppe Plazzi, Responsabile dei Laboratori per lo Studio e la Cura dei Disturbi del Sonno dell’IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna – ed è risultato che la predisposizione genetica al sonnellino diurno era associata a un volume cerebrale totale maggiore di 15,80 cm3, che secondo gli autori potrebbe suggerire che regolari sonnellini diurni forniscono una certa protezione contro la neurodegenerazione, compensando la carenza di sonno notturno”.  Non risultava comunque aumentato il volume dell’ippocampo né miglioravano il tempo di reazione e la memoria visiva.

ANNI GUADAGNATI-  Considerando che altri studi indicano un declino generale del volume cerebrale totale compreso tra lo 0,2% e lo 0,5% all’anno, questa scoperta potrebbe indicare che chi abitualmente fa la siesta guadagna fra i 2,6 e i 6,5 anni di invecchiamento cerebrale.

ALTRI STUDI-  La mancata evidenza di un’associazione tra la siesta, il volume dell’ippocampo e i miglioramenti cognitivi potrebbe però indicare che altre aree cerebrali come ad esempio quelle preposte alla vigilanza possono essere influenzate dall’abituale sonnellino diurno e occorreranno altri studi per individuare questa relazione

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