Negli ultimi vent’anni è cresciuta in modo significativo la consapevolezza sul ruolo del Terzo Settore come pilastro dell’economia sociale e dello sviluppo sostenibile. In Italia, dal 2001 ad oggi, le Istituzioni Non profit sono aumentate del 53%, mentre i dipendenti sono cresciuti dell’88%. Oggi il Paese conta 360.061 organizzazioni attive, che impiegano 919.431 persone e coinvolgono ben 4,62 milioni di volontari. Il Terzo Settore non si limita a rispondere ai bisogni immediati delle comunità: genera valore sociale, culturale ed economico, contribuendo per circa il 5% al Prodotto interno lordo nazionale.
In SRM da tempo valorizziamo questo patrimonio attraverso i Quaderni di Economia Sociale, evidenziando come il volontariato rappresenti una risorsa strategica per la coesione sociale, la partecipazione civica e lo sviluppo territoriale. Il Mezzogiorno, in particolare, testimonia l’importanza di questo impegno: in quest’area opera il 28% delle organizzazioni non profit italiane, pari a oltre 100.900 realtà, con un incremento dell’1,88% tra il 2019 e il 2022, in controtendenza rispetto al resto del Paese che ha visto un calo medio dello 0,71%.
Eppure, il potenziale del volontariato nel Sud non è ancora pienamente espresso. Il numero di istituzioni ogni 10 mila abitanti è pari a 51, contro i 79 del Nord-Est e una media nazionale di 64. Ciò nonostante, il ruolo del volontariato nel Mezzogiorno è di fondamentale importanza, perché affronta sfide complesse legate a disoccupazione, marginalità e fragilità economiche, offrendo servizi di prossimità, supporto e inclusione ai cittadini più vulnerabili.
Le organizzazioni attive nel Sud operano in stretta sinergia con enti locali, scuole e istituzioni, contribuendo alla costruzione di reti sociali solide e inclusive. Promuovono la partecipazione giovanile, sperimentano soluzioni innovative – dall’agricoltura sociale all’educazione civica, dalle attività culturali all’inclusione lavorativa – e alimentano quella resilienza di comunità che è la base di uno sviluppo duraturo.
In questo quadro, è fondamentale riconoscere il volontariato come parte integrante della governance e della strategia di sviluppo locale. Serve un impegno concreto da parte dei decisori pubblici per sostenere le organizzazioni attraverso politiche redistributive, strumenti di coprogettazione e risorse adeguate. Il welfare di comunità, o di “secondo livello”, non può essere lasciato solo all’iniziativa del singolo o delle associazioni, ma va inserito in una cornice strutturata che veda pubblico e privato collaborare attivamente.
Il Mezzogiorno necessita di azioni di policy coordinate, capaci di stimolare lo sviluppo e accompagnare le attuali dinamiche di crescita. Si tratta di andare oltre gli interventi tradizionali in ambito infrastrutturale e occupazionale, per agire con determinazione anche sul piano dello sviluppo sociale e culturale.
È fondamentale investire nella qualità e nella diffusione dei servizi educativi, formativi e culturali, che rappresentano leve strategiche per promuovere inclusione, cittadinanza attiva e coesione. In questo contesto, potenziare l’azione del volontariato e del Terzo settore nel suo insieme, significa rafforzare il capitale sociale e relazionale dei territori, valorizzando le energie diffuse e la partecipazione delle comunità locali.
in foto, Massimo Deandreis
A questo nuovo orizzonte possono contribuire anche grandi attori economici. Un esempio rilevante è Intesa Sanpaolo, che ha scelto di investire risorse ingenti, sia umane che finanziarie, nel contrasto alla povertà e nella promozione dell’inclusione sociale, attivando reti virtuose tra enti pubblici, organizzazioni non profit e imprese. Un modello che dimostra come la collaborazione intersettoriale possa generare valore collettivo.
Infine, investire nel volontariato significa anche dare spazio ai giovani, offrire loro occasioni di protagonismo civico e contribuire a invertire il flusso migratorio che, da decenni, impoverisce il Sud. Coltivare questa energia diffusa, farla crescere e integrarla nelle politiche territoriali non è solo una scelta etica, ma una strategia lungimirante, capace di produrre futuro, fiducia e sviluppo sostenibile.
di Massimo Deandreis
Direttore Generale SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo)
Si è appena concluso a Roma l’evento “Giovani, pace, cittadinanza. Il contributo del Terzo Settore al piano triennale del Servizio Civile” promosso dal Forum Terzo Settore e dalla CNESC – Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile. Un’occasione importante di confronto, a partire dalla presentazione del XXIII Rapporto Annuale CNESC sui progetti conclusi nel 2024 e della ricerca del Forum Terzo Settore sulla partecipazione delle organizzazioni socie al Servizio Civile. Tre i focus principali: pace, partecipazione dei giovani e impegno civico, valorizzazione delle competenze.
Proprio su queste tre direttive si sviluppano le proposte congiunte illustrate dalla Portavoce del Forum Terzo Settore, Vanessa Pallucchi, e dalla Presidente CNESC, Laura Milani, per il prossimo piano triennale del Servizio Civile Universale 2026-2028 che il Ministro Abodi deve emanare entro dicembre 2025.
“Tra gli indirizzi strategici, il tema della pace deve assumere un ruolo prioritario” dichiarano Pallucchi e Milani “non solo perché il particolare contesto storico in cui viviamo lo esige, ma anche perché coerente con le finalità dell’Istituto e con l’agenda ONU Giovani, Pace, Sicurezza. Per rendere concreto questo impegno, proponiamo di dare priorità – tra quelli indicati nei programmi SCU – all’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030; di potenziare la formazione generale dei volontari e quella degli OLP (Operatori Locali di Progetto) che accompagnano i giovani riconducendo la loro esperienza alla finalità di costruire una società più pacifica, equa e sostenibile; di investire sempre di più nei Corpi Civili di Pace”.
“È necessario favorire il più possibile la partecipazione dei giovani al Servizio Civile” aggiungono “con una comunicazione strutturata, continuativa e chiara, ma anche attraverso la semplificazione dei processi, seguendo l’esempio virtuoso delle recenti modifiche alle Disposizioni concernenti la disciplina dei rapporti tra enti e volontari, che ha saputo valorizzare il contributo di tutti gli attori del sistema, istituzioni, giovani e enti”.
“In un momento in cui l’astensione giovanile dalla vita politica è particolarmente elevata, è fondamentale promuovere il Servizio Civile come esperienza di impegno civico che permette ai giovani di acquisire le competenze di cittadinanza necessarie per esercitare con corresponsabilità il proprio ruolo di cittadini protagonisti del cambiamento. In questo senso, l’attuazione del decreto sulla validazione delle competenze anche per il Servizio Civile deve prevedere come alveo prioritario quelle trasversali, per il loro impatto verso il percorso di impegno civico e lavorativo dei giovani. Tutto questo è fondamentale avvenga con il coinvolgimento, oltre che dei soggetti istituzionali, anche dei soggetti del Terzo settore e fra questi gli enti di Servizio Civile, valorizzando anche le sperimentazioni svolte finora”.
ACLI Campania, AGESCI Campania, ARCI Campania, Azione Cattolica Campania, Comunità Palestinese campana, CGIL Campania e Napoli, Forum del Terzo Settore Campania, Legambiente Campania, Libera Campania con una lettera inviata al Presidente della Regione Campania chiedono, seguendo esempio della Puglia e dell’ l’Emilia-Romagna, di approvare un provvedimento regionale che interrompa le relazioni istituzionali con i rappresentanti del Governo Netanyahu e con entità ad esso collegate, fatte salvo quelle che si sono espresse a favore della fine delle violenze.
“Tale atto politico- scrivono nella lettera le associazioni- sarebbe un segnale di distanza da un governo le cui azioni – in violazione del diritto internazionale ed umanitario – sono state condannate anche da numerose cittadine e cittadini israeliani e dalla corte penale internazionale. Confidiamo nella Sua sensibilità su questa tematica e nel Suo impegno istituzionale affinché il nostro territorio possa dare un contributo concreto a iniziative di pace e solidarietà”.
L’appello è promosso da associazioni del terzo settore impegnate nella tutela dei diritti sociali, della giustizia e dell’ambiente, attraverso la cooperazione internazionale. “Siamo convinti- concludono le associazioni – che la Regione Campania debba compiere un atto politico chiaro, attraverso un provvedimento in favore della dignità e della giustizia di un popolo che sta subendo un genocidio, una catastrofe umanitaria senza precedenti”.
ACLI Campania, AGESCI Campania, ARCI Campania, Azione Cattolica Campania, Comunità Palestinese campana, CGIL Campania e Napoli, Forum del Terzo Settore Campania, Legambiente Campania , Libera Campania
Alessandro Ciambrone è entrato ufficialmente nel Guinnes World Record per aver firmato murale più grande al mondo realizzato da un singolo artista. A decretarlo è stato il giudice Lorenzo Veltri che ha validato la misurazione dell’opera sorta sulla facciata della facciata della Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere in 5441,93 metri quadri, superando Jorge López de Guereñu che a Bilbao realizzò un murale di 3,595 metri quadri nell’ottobre del 2008. Titolo: “Libertà”.
Rappresentati i siti del Patrimonio Mondiale Unesco in tutti i continenti con citazioni di personaggi storici e Premi Nobel su temi come contrasto alla violenza, diritti umani, pace, valorizzazione del patrimonio culturale, materiale e intangibile. Per farlo l’artista di Castel Volturno, è rimasto in carcere per 50 giorni, dipingendo giorno e notte. «Ho realizzato un sogno, e ci sono riuscito perché ho trovato una direttrice che aveva delle visioni mondiali, Donatella Rotundo. Ringrazio tutta la polizia penitenziaria il cui supporto morale è stato fondamentale, e tra i più grandi traguardi quello di aver coinvolto 10 grandi imprenditori in un progetto sociale».
Un progetto che non finisce qui. «Inviteremo tutte le scuole della regione Campania ad adottare 160 frasi già presenti nel murale e ad aggiungerne altre, un muro dinamico, che deve vivere. Abbiamo lasciato un’altra parete libera per poterla dipingere con gli studenti e con i detenuti articolo 21. Un progetto che si innesca con gli altri realizzati dal carcere che vedranno nascere un distretto artistico e imprenditoriale all’interno del carcere, cosa unica non solo in Italia ma nel mondo».
«Alessandro con ogni sua pennellata ha ridato una speranza a questo carcere – ha spiegato la direttrice dell’istituto, Donatella Rotundo – una rinascita che questo istituto sta avendo negli ultimi tre anni. Il percorso vedrà la presenza di sempre più di turisti e di visitatori in questo carcere che non diventerà soltanto un luogo di tensione, ma un luogo aperto all’esterno. Quest’anno inizierà la costruzione anche del ristorante, il primo nel Sud Italia».
Il regista Giuseppe Alessio Nuzzo ha seguito con le telecamere l’impresa di Ciambrone sin dal primo giorno e ne realizzerà un documentario destinato a girare in festival di cinema internazionale. Colonna sonora le musiche suonate ai piedi del murale dagli studenti dell’Istituto Comprensivo Castel Volturno Pinetamare, dell’Istituto Comprensivo 3 Rodari Annecchino Pozzuoli, del Liceo Scientifico Statale “Arturo Labriola” Bagnoli, dell’Istituto Comprensivo Pier Delle Vigne Capua, e dell’Istituto d’istruzione Superiore Quinto Orazio Flacco Portici.
Al progetto hanno dato il patrocinio morale i Comuni di Bacoli, Capua, Caserta, Castel Volturno, Napoli, San Giorgio a Cremano, Sant’Antimo, Santa Maria Capua Vetere, Portici, Pozzuoli. Per la realizzazione il murale e promuoverlo l’artista si è avvalso di preziosi mecenati come Banca Credito Cooperativo Terra di Lavoro, Carpisa, Coelmo, Colorificio Carson, Fondazione Banco Napoli, Fondazione Mario Diana, Luxury Stone Italia, Supermercati MD, Miluma, Pink House Group, che hanno coperto tutte le spese.
Tra le principali opere di Alessandro Ciambrone si ricordano il primo murale in fabbrica per Coelmo, i tre murales di mille metri quadri per gli 800 anni dell’Università di Napoli ‘Federico II’, il murale dell’amicizia Napoli-Rio de Janeiro nella sede del CONI Brasile (RdJ), quello di 450 mq per Lavazza a Piazza Sanità Napoli, i dieci murales per dieci scuole della Regione Campania, quello per il Premio Nobel per la Pace Denis Mukwege (400 mq) nel Comune di Sant’Antimo, l’opera “Amore e Psiche” in Piazza Errico Malatesta a Santa Maria Capua Vetere. È stato altresì direttore artistico delle collezioni estive Carpisa e Yamamay per il concorso internazionale “Icons and soul of Brazil
La mostra fotografica “Quarto – Mondo rurale e masserie. Escursioni fotografiche alla scoperta dei sapori e della civiltà contadina” fa tappa a Casa Mehari, il bene confiscato alla criminalità di Quarto. L’appuntamento è per venerdì 6 giugno – dalle ore 18 – in via Nicotera n. 8 a Quarto. Ingresso libero.
La Mostra si compone di trentadue scatti, una selezione in analogico del lavoro effettuato da sedici fotografi che hanno visitato i luoghi più suggestivi del passato contadino quartese. In più saranno proposti altri 500 scatti in digitale che saranno visibili su maxischermo. A febbraio i fotografi hanno visitato alcuni luoghi dell’entroterra flegreo: Masseria “Crisci” e il suo cellaio, Masseria “del Sindaco” in zona Brindisi, il mausoleo Romano detto “La Fescina”, Masseria “De Vivo”. E, inoltre, sono stati fotografati edifici antichi di Marano: il Castello Federiciano di Monteleone, Masseria “Foragnano” e la chiesa rupestre di Pietraspaccata.
La mostra fotografica è stata già proposta a conclusione della manifestazione omonima lo scorso 22 febbraio grazie ad un finanziamento di Campania Turismo, l’Agenzia Regionale per la Promozione del Turismo. Il successo riscontrato e la necessità di far conoscere quanto più possibile la storia locale, hanno mosso gli organizzatori a programmare una nuova iniziativa. L’intento dell’iniziativa è promuovere il territorio di Quarto riscoprendo il patrimonio archeologico, la vocazione agricola e l’identità contadina locale nell’ambito storico-culturale dei Campi Flegrei, a sua volta parte fondamentale del sistema turistico della Campania.
Ai tour hanno partecipato i fotografi: Luigi Borrone, Claudia Del Giudice, Luca Fruttaldo, Genny Giugliano, Gaetano La Rocca, Marco Menduni, Sax Palumbo, Rosita Percacciuolo, Alessandro Pone, Stefano Regini, Giordano Rispo, Gaetano Ronca, Carolina Tuozzi, Pablo Vecchione, Enzo Vitolo e Mariella Zifarelli. L’organizzazione è a cura di Barbara Melcarne, Sonia Gervasio, Raffaella Iovine, Giorgio Carandente e Ciro Biondi.
Per l’occasione sarà disponibile il bar dei ragazzi della Cooperativa Sociale La Quercia Rossa. La manifestazione è organizzata da Dialogos Aps-Ets, dall’associazione Projecta, da Casa Mehari e gode del patrocinio del Comune di Quarto.
Si terrà oggi, presso la sala conferenze dello Stadio Olimpico di Roma, l’evento “Altra Napoli – 20 anni di sogni realizzati”, un momento di celebrazione e riflessione dedicato al percorso dell’associazione fondata da Ernesto Albanese. Imprenditore da oltre quarant’anni lontano dalla sua città natale, Albanese ha scelto di restituire a Napoli – attraverso L’Altra Napoli EF – opportunità concrete per i bambini e i giovani dei quartieri più fragili.
La manifestazione offre un racconto corale, con le testimonianze dirette di chi ha vissuto in prima persona il cambiamento generato dai progetti dell’associazione. Dai luoghi simbolo come il Rione Sanità e il quartiere Forcella, dove spazi abbandonati sono stati trasformati in centri educativi, cooperative giovanili e presidi culturali, sono nate iniziative straordinarie come il recupero delle Catacombe di San Gennaro e le orchestre giovanili Sanitansamble.
In vent’anni di attività, Altra Napoli ha raccolto e investito circa 15 milioni di euro provenienti da risorse private, costruendo un modello innovativo di intervento sociale. Un approccio che coniuga la valorizzazione del patrimonio storico-artistico con l’educazione, l’inclusione e lo sviluppo economico locale.
Al centro dell’azione di Altra Napoli c’è sempre stato il contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, con progetti che promuovono la crescita umana e sociale dei bambini attraverso l’arte, la musica, il teatro e lo sport. Fondamentale anche il sostegno alla nascita e allo sviluppo di start-up cooperative, che hanno dato nuove prospettive a tanti giovani del territorio a rischio di marginalità.
Tutti i progetti sono stati realizzati con il coinvolgimento attivo di organizzazioni del terzo settore già presenti sul territorio, in un’ottica di rete e corresponsabilità. E i giovani, protagonisti indiscussi di questo percorso, sono stati messi al centro di ogni iniziativa.
Dal 2005 ad oggi, Altra Napoli ha realizzato oltre 30 progetti, coinvolto più di 2.000 bambini in attività educative e ricreative, e avviato al mondo del lavoro oltre 200 giovani.
«Ripartiamo da questi vent’anni – spiega Ernesto Albanese, presidente di Altra Napoli – e da questi numeri, che non sono solo dati, ma storie vere di persone che hanno condiviso con noi un pezzo della loro vita e delle loro speranze. Ripartiamo dalla consapevolezza di un lavoro fatto con passione, determinazione e buona volontà.
Ci piacerebbe coinvolgere sempre di più i tanti napoletani che vivono e lavorano in ogni parte del mondo, costruendo una comunità attiva che contribuisca, in qualsiasi forma, al rilancio di Napoli. Un processo già visibile da qualche anno, grazie all’impegno del sindaco Gaetano Manfredi e del presidente Vincenzo De Luca. C’è bisogno del contributo di tutti – di chi è rimasto, di chi è partito, di chi ama Napoli – per supportare chi, soprattutto nelle periferie, affronta ogni giorno una realtà complessa e lontana dalle immagini vivaci e affollate di turisti che oggi caratterizzano il centro storico e le zone più conosciute della città».