09 Giu, 2025 | Comunicare il sociale
I costi dei centri estivi sono diventati un peso insostenibile per la maggior parte delle famiglie italiane, con un aumento medio del 12,3% rispetto al 2024 e un impressionante +22,7% rispetto al 2023. È quanto emerge dall’ultima indagine realizzata da Adoc ed Eures, che per il terzo anno consecutivo ha condotto una “mystery client” su circa 200 centri estivi in otto città italiane (Milano, Torino, Bologna, Roma, Firenze, Napoli, Bari e Palermo).
“Ancora una volta, in vista della lunga estate, le famiglie si trovano a dover affrontare una vera e propria emergenza economica e sociale”, dichiara Anna Rea, Presidente Adoc. “La chiusura delle scuole per 10 o 13 settimane, a seconda del ciclo scolastico, pone le numerosissime famiglie che non possono contare su un sostegno familiare – nonni, zii, ecc. – nella condizione di dover destinare ingenti risorse finanziarie per sopperire a quella che sembra essere un’anomalia tutta italiana. L’Italia, infatti, è uno dei pochi Paesi europei dove le scuole ‘vanno in vacanza’ per tre mesi pieni, contro le 6-8 settimane di Germania, Francia o Regno Unito.”
Lo studio rivela che il costo medio settimanale di un centro estivo a tempo pieno in Italia si attesta a 173 euro. Per una famiglia con un solo figlio, che necessiti di otto settimane di centro estivo (considerando un mese di ferie dei genitori), la spesa media sfiora i 1.400 euro (1.384 euro). La situazione si aggrava notevolmente per le famiglie con due figli: il costo totale può arrivare a 2.671 euro, equivalente a circa una volta e mezzo una retribuzione media mensile. Questo perché lo sconto medio per i fratelli, quando applicato (solo nel 40% dei casi), raramente supera il 10%. Il servizio di refezione è presente nel 71,7% dei centri estivi, mentre il restante 28,3% richiede il “pranzo al sacco” (demandando ai genitori anche l’onere della preparazione del pasto da casa) o il pagamento di una ulteriore quota per questo “extra”.
Le disparità territoriali sono marcate: le famiglie del Nord spendono mediamente 189 euro a settimana, al Centro 162 euro e al Sud 134 euro. Milano si conferma la città più cara, con un costo medio settimanale a tempo pieno di 227 euro, quasi il doppio rispetto a Bari (109 euro). A seguire Firenze (177 euro) e Bologna (172 euro). Per otto settimane di centro estivo a tempo pieno, le famiglie milanesi arrivano a spendere quasi 2.000 euro per un figlio (1.816 euro) e oltre 3.500 euro per due figli (3.505 euro).
L’incremento dei costi è decisamente superiore all’inflazione media annua (pari all’1,7% nel 2025 secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale). Tra il 2023 e il 2025, l’aumento maggiore si registra al Centro (+31,7%), seguito dal Sud (+27,6%) e dal Nord (+18,9%).
Centri estivi: costi insostenibili e mancanza di supporto alle famiglie
I costi dei centri estivi sono diventati un peso insostenibile per la maggior parte delle famiglie, risultando spesso ingiustificati e inaccessibili. Come sottolinea Anna Rea, Presidente Adoc, questa problematica è ulteriormente aggravata dal prolungato periodo di chiusura delle scuole. Un ciclo che si ripete ogni anno, ricadendo esclusivamente sui genitori, in particolare su chi lavora a tempo pieno, non ha una rete di supporto familiare o dove il carico è sostenuto principalmente dalle madri. Oltre al senso di abbandono che assale i genitori, a rischio sono l’apprendimento e le competenze acquisite dai bambini e dai ragazzi durante l’anno scolastico, con un conseguente ampliamento delle disuguaglianze sociali. Non tutte le famiglie, infatti, possono permettersi attività ricreative, centri estivi o vacanze studio, lasciando i più vulnerabili “parcheggiati” sul divano, spesso davanti a tablet o cellulari.
“Nonostante le numerose promesse e le dichiarazioni di intenti, il governo Meloni ha palesemente fallito nell’affrontare le reali necessità delle famiglie. Continua a ignorare il peso economico e sociale dei crescenti costi dei centri estivi e la lunga chiusura delle scuole, lasciando che l’onere ricada interamente sui genitori senza offrire soluzioni concrete e strutturali che, come Associazione, chiediamo da tempo. Servono risposte non solo a parole, ma con fatti tangibili. Ci aspettavamo una maggiore attenzione alle politiche a sostegno della genitorialità e dei bambini. Invece, non solo non vediamo alcun passo avanti sulla scuola, ma assistiamo a un ingiustificato aumento dei costi dei centri estivi rispetto agli anni precedenti. Questa non è una politica a favore dei bambini, delle famiglie e, in particolare, delle donne. Un’incoerenza veramente grave e irresponsabile per un Paese con la natalità più bassa di tutta l’Europa, che rischia sempre più di invecchiare, dove i giovani scappano per andare a lavorare e per costruire una famiglia all’estero. Chiediamo con forza una revisione complessiva del calendario dell’anno scolastico, per garantire una maggiore continuità educativa e ridurre il “buco” estivo, la detraibilità dei costi dei centri estivi nel modello 730 e politiche che dimostrino una reale vicinanza alle famiglie, con misure di sostegno alla genitorialità efficaci e tangibili, al di là di meri proclami”, è quanto dichiarano quelli di Adoc.
Qui il dossier completo
L’articolo La stangata sui centri estivi: costi in aumento del 23% negli ultimi due anni proviene da Comunicare il sociale.
09 Giu, 2025 | Comunicare il sociale
E’ prevista per domani, 10 giugno 2025, alle ore 20.00, presso il Pluma di Somma
Vesuviana, la cerimonia ufficiale di consegna della Carta costitutiva del Club Rotary
Somma Vesuvio Nord “Villa di Augusto” da parte del Governatore del distretto 2101,
Antonio Brando. Il club è stato accolto nella famiglia rotariana l’08 maggio 2025 e il primo
Presidente eletto è Silvia Svanera. Presenzieranno alla cerimonia il Presidente del Club
padrino Nola-Pomigliano d’Arco, Fabio Papaleo e l’assistente del Governatore, Antonino
Pardo.
L’articolo Un nuovo Rotary per il territorio: nasce il Club Somma Vesuvio Nord “Villa di Augusto” proviene da Comunicare il sociale.
09 Giu, 2025 | Comunicare il sociale
Si è svolto lo scorso 7 giugno, presso Fabula – Laboratorio di comunità a Sant’Arpino (Ce), il congresso di FISH Campania. L’assemblea ha eletto la nuova giunta della federazione regionale, impegnata a rafforzare la propria presenza e azione sui territori, nel solco del lavoro portato avanti dal presidente uscente Daniele Romano.
A guidare la nuova giunta sarà Gennaro Pezzurro, nominato presidente regionale. Insieme a lui sono stati eletti nella nuova giunta esecutiva Maria Rosaria Duraccio, Nicola Longo, Alessia Malasomma, Alessandro Parisi, Raffaele Puzio, Daniele Romano. È stato inoltre rinnovato il comitato dei Garanti, formato da Vincenzo Gargiulo, Miriana Di Maio, Angela Lepore.
Il congresso è stato occasione di confronto sullo stato dei diritti delle persone con disabilità in Campania e sulle sfide da affrontare nei prossimi mesi, a partire dalla legge delega sulla disabilità. Tema sul quale si sono confrontati il presidente nazionale di FISH, Vincenzo Falabella, i deputati Stefano Graziano del PD e Gimmi Cangiano di Fratelli d’Italia, il capogruppo della Lega in Consiglio regionale della Campania, Severino Nappi, il presidente di Adips, Carmine De Blasio, la presidente della VI Commissione Politiche sociali della Regione Campania, Bruna Fiola, la portavoce dell’Alleanza contro la povertà in Campania, Melicia Comberiati.
“Ringrazio la federazione per la fiducia. Abbiamo davanti una sfida importante: costruire una Campania più inclusiva, in cui le persone con disabilità siano protagoniste e non spettatrici. Lavoreremo assieme, come squadra, con competenza e passione, per rendere concreta l’attuazione della legge delega sulla disabilità, e dunque dei diritti per le persone con disabilità e le loro famiglie, e per dare voce ai bisogni reali dei territori”. A dirlo il neopresidente Gennaro Pezzurro.
L’articolo FISH CAMPANIA, GENNARO PEZZURRO NUOVO PRESIDENTE proviene da Comunicare il sociale.
09 Giu, 2025 | Comunicare il sociale
Si è conclusa la Campagna di sensibilizzazione alla sicurezza stradale ed urbana che, come già avviene da anni, porta negli istituti scolastici del territorio puteolano il Nucleo di educazione stradale del Corpo di Polizia municipale di Pozzuoli. L’anno scolastico 2024/2025 ha visto per la prima volta coinvolgere nel progetto le classi 1 e 2 di un istituto di istruzione superiore, il liceo Statale “Virgilio”.
Gli agenti che hanno tenuto le lezioni hanno sviluppato un format incentrato principalmente sui temi della guida sotto l’effetto di sostanze alcoliche e stupefacenti e delle conseguenze, talvolta drammatiche, che ne deriverebbero. Altrettanta importanza è stata data all’imputabilità dei reati ai minori di anni 18 ed alle conseguenze sulla limitazione della libertà personale. Agli alunni del liceo Virgilio è stata data la possibilità di visionare le strumentazioni di cui dispone la Polizia municipale, fra cui l’Unità nobile dotata di una serie di strumentazioni quali il targascan, l’etilometro, il droga test, l’attrezzatura per la segnalazione ed il rilevamento di sinistri stradali.
Al termine del percorso presso il Liceo è stato organizzato un concorso per la realizzazione di elaborati digitali e non, sulle tematiche affrontate. Fra i videoclip, poadcast e powerpoint presentati è stata decretata vincitrice del concorso la classe 2^ A con un videoclip intitolato “Scegli la tua Storia”, interamente realizzato dagli alunni sul tema della guida in stato di ebrezza.
L’articolo Sicurezza stradale, la Polizia municipale entra nelle scuole proviene da Comunicare il sociale.
09 Giu, 2025 | Comunicare il sociale
Gli italiani donano tanto, ma non tutte le risorse arrivano a destinazione. Parliamo del 5 per mille, rispetto al quale gli organismi di terzo settore hanno intrapreso un percorso che intende ottenere l’eliminazione dei limiti di legge che impongono un tetto massimo per le devoluzioni. Per superare l’ostacolo, occorrerebbe mettere mano alla legge che prevede lo sbarramento delle donazioni. E infatti il Forum del Terzo Settore – insieme ad altre dieci organizzazioni del mondo non profit, tra cui ActionAid, Fondazione Airc, Aism-Fism Emergency, Fai, Lega del Filo d’Oro, Medici Senza Frontiere, Save the Children, Telethon e Unicef – ha lanciato un appello al governo italiano per eliminare il tetto massimo della raccolta del 5 per mille, equiparandolo all’8 per mille, per il quale non è invece previsto alcun limite. Per il Forum, il tetto attuale di 525 milioni di euro non tiene conto della crescente partecipazione dei contribuenti e limita la capacità degli enti del terzo settore di finanziare progetti di interesse sociale. Nell’anno 2023, sono stati 17,2 i milioni di contribuenti che hanno destinato il loro 5 per mille a enti del terzo settore, con un incremento di circa 730.000 adesioni rispetto all’anno precedente, per un totale di 552 milioni di euro. Tuttavia, a causa del tetto massimo previsto dalla legge, solo 525 milioni di euro sono stati effettivamente erogati, lasciando circa 27 milioni di euro non distribuiti. Questo limite, stabilito dalla legge 190 del 2014 (legge di stabilità 2015), impedisce che una parte delle risorse arrivino a destinazione, penalizzando gli enti che hanno ricevuto più adesioni. Va detto che i cittadini sono incentivati ad aderire al 5 per mille in quanto esso non costituisce un costo aggiuntivo, ma fa parte di una quota del gettito fiscale che lo Stato andrebbe comunque a incassare. Ed è per questa ragione che le associazioni chiedono che venga eliminato il tetto massimo di spesa, permettendo una distribuzione completa dei fondi raccolti. Il 5 per mille, introdotto nel 2006 e reso strutturale nel 2015, ha consentito di raccogliere oltre 8 miliardi di euro, sostenendo migliaia di enti impegnati in attività di ricerca scientifica, assistenza sanitaria, tutela ambientale e culturale. Nel 2023, i fondi sono stati distribuiti a oltre 81.000 enti, tra cui 58.870 del terzo settore e onlus, 13.306 associazioni sportive dilettantistiche, 446 enti di ricerca scientifica, 106 enti di ricerca sanitaria, 177 enti impegnati nella tutela del patrimonio culturale, 24 gestori di aree naturali protette e 7.909 Comuni italiani. Tuttavia, nonostante l’aumento delle adesioni, il tetto massimo di spesa non è stato adeguato, con conseguenti risorse non distribuite. Facciamo un esempio: nel 2023, il tetto è stato sforato di quasi 28 milioni di euro; soldi che – senza la soglia limite – avrebbero finanziato associazioni che erogano servizi per le persone fragili, per le famiglie più vulnerabili, progetti di ricerca medico-scientifica e di tutela ambientale e culturale. Il meccanismo di ricalcolo penalizza di più gli enti che hanno raccolto un maggior numero di adesioni, riducendo ulteriormente le risorse disponibili per i progetti.
Andando a cercare un esempio concreto, la Lega del Filo d’Oro ha visto andare in fumo circa mezzo milione di euro: risorse che avrebbero permesso l’assunzione di almeno 15 operatori a supporto delle diverse sedi territoriali, con un impatto notevole sulle famiglie che si rivolgono alla fondazione. Allo stesso modo, Save the Children ha perso circa 175.000 euro, risorse che avrebbero potuto sostenere per un anno le attività di un Punto Luce, uno dei 26 centri educativi presenti nei quartieri più svantaggiati di tutta Italia per combattere la povertà educativa e offrire opportunità formative a circa 350 minori. Eliminare la soglia di sbarramento, garantirebbe la distribuzione completa delle risorse raccolte. Ciò darebbe pienamente seguito alla volontà dei cittadini e di garantire un sostegno adeguato agli enti che operano quotidianamente a favore della collettività. Per comprendere l’impatto del 5 per mille, basta fare una panoramica dei destinatari. E troviamo asociazioni e enti che si dedicano all’assistenza, all’educazione, alla sanità e all’ambiente, naturalmente tutte iscritte al Runts, il registro unico nazionale del terzo settore o rientranti nell’anagrafe delle onlus.
I contribuenti italiani hanno scelto di destinare fondi significativi anche agli enti operativi nel campo dei progetti di medicina e biotecnologia. Sono 106 i soggetti attivi nella ricerca sanitaria che hanno beneficiato oltre 83 milioni di euro, mentre quelli attivi nella ricerca scientifica (446) hanno percepito quasi 70 milioni. Anche i Comuni compaiono, sebbene in quota molto ridotta rispetto alle altre realtà, tra gli enti premiati dal 5 per mille. Quesro evidenzia la volontà dei cittadini di finanziare servizi per gli anziani, progetti educativi, o sostegno alle famiglie in difficoltà. Sono stati oltre 15 milioni di euro destinati ai 7.909 Comuni italiani presenti nel rapporto divulgato dall’Agenzia delle Entrate.
di Mary Liguori
L’articolo 5 per 1000: fondi scelti dai cittadini, ma non tutti arrivano a destinazione. Dal Forum del Terzo settore l’appello per eliminare il tetto che congela le donazioni proviene da Comunicare il sociale.
06 Giu, 2025 | Comunicare il sociale
Domani, sabato 7 giugno, avrà luogo il congresso di FISH Campania. Insieme per i diritti. Strumenti, risorse, soluzioni, Questo il titolo della giornata. Un appuntamento cruciale per il mondo associativo e per il territorio, che riunirà rappresentanti istituzionali, esponenti della politica regionale e nazionale, realtà del terzo settore e della società civile. Appuntamento alle 9 presso Fabula – laboratorio di comunità a Sant’Arpino, in provincia di Caserta.
I lavori prenderanno il via con i saluti del presidente di FISH Campania, Daniele Romano, della portavoce dell’Alleanza contro la povertà in Campania, Melicia Comberati, del portavoce del Forum del Terzo Settore Campania, Giovanpaolo Gaudino. A seguire il panel La legge delega sui territori, a che punto siamo? con gli interventi del presidente nazionale di FISH e consigliere CNEL Vincenzo Falabella, del presidente di Adips Carmine De Blasio, dei deputati Stefano Graziano del PD, Gimmi Cangiano di Fratelli d’Italia, del vicepresidente della Camera per il M5S Sergio Costa. A seguire il Capogruppo in Consiglio Regionale della Lega Severino Nappi e Bruna Fiola del Pd e presidente della VI Commissione Politiche sociali della Regione Campania. A moderare sarà Giovanna De Rosa, direttrice del CSV Napoli.
Nel pomeriggio spazio al congresso elettivo di FISH Campania che si concluderà alle 18. Un momento per confrontarsi sul futuro e rinnovare gli organismi che guideranno la federazione campana nel prossimo mandato.
“Questo appuntamento rappresenta un passaggio fondamentale per rilanciare con forza il ruolo di FISH Campania come interlocutore attivo nelle politiche regionali. In un momento in cui si parla tanto di riforme, il nostro compito è di vigilare, proporre, costruire soluzioni concrete insieme alle persone con disabilità e alle loro famiglie. Chiediamo il pieno riconoscimento dei diritti, a partire dai territori, dove troppo spesso le disuguaglianze si moltiplicano. In Campania c’è ancora tanto da fare per garantire piena inclusione, pari opportunità, accesso ai servizi e autodeterminazione alle persone con disabilità”. A dirlo il presidente di FISH Campania, Daniele Romano.
L’articolo INSIEME PER I DIRITTI, IL CONGRESSO DI FISH CAMPANIA proviene da Comunicare il sociale.