21 Ott, 2024 | Comunicare il sociale
Sport, inclusione e disabilità sono stati i capisaldi dell’evento di baskin che si è svolto al Centro Ester di Barra. La mattinata promossa dal Social Center Village e dal Garante regionale dei diritti delle persone con disabilità della Campania, è iniziata con la partita di Baskin disputata tra due squadre, capitanate da Vittorio Scotto di Carlo, Presidente EISI e Pasquale Barbato, della Federazione Baskin, che hanno portato la loro esperienza nel settore attraverso interventi di inclusione nelle scuole e in ambito sociale.
Al termine del match, tutti gli ospiti sono stati accolti nel Teatro “Pompeo Centanni” per un incontro sui delicati temi oggetto della manifestazione, che ha visto un confronto tra le istituzioni e le associazioni ed enti del terzo settore intervenuti.
A fare gli onori di casa, Fabio Cirella, direttore del Centro Ester, che ha dato il benvenuto a tutti i partecipanti anche a nome del patron Pasquale Corvino , ricordando che “il Centro Ester tiene molto al sociale ed è importante che ci siano tante iniziative come questa, in uno con istituzioni, associazioni, enti ed istituti scolastici”. Presenti, tra gli altri, l’avv. Paolo Colombo, Garante per le disabilità della Regione Campania e Sandro Fucito, presidente della VI municipalità.
“Creare l’inclusione attraverso lo sport e utilizzarlo come strumento pedagogico. Occorre mediare e quindi, trovare un equilibrio tra assistenzialismo puro e competizione pura; con il Baskin, che è un’attività fisica adattata, con delle regole ben definite, si dà a tutti la possibilità di partecipare. È un agire educativo meta-cognitivo, dove non è importante vincere o fare canestro, è importante collaborare”, ha spiegato Pasquale Barbato, rappresentante Casalnuovo Federazione Baskin.
“Il Baskin come alternativa mondiale agli sport tradizionali designed for all, che ha i suoi vantaggi, ma anche tanti limiti. Occorre cambiare angolo visuale; non bisogna guardare alle cose che non si hanno, ma a quelle che si hanno e di quanto siano capaci di fare i ragazzi che hanno disabilità”, ha affermato Vittorio Scotto di Carlo, Presidente EISI.
Tanti gli istituti scolastici che hanno prestato il loro sostegno all’iniziativa, con i rispettivi rappresentanti, tra i quali la Prof.ssa Maria Rosaria De Matteo, del plesso Russo Solimena, che ha raccontato il progetto intrapreso con il Centro Ester per gli alunni di avvicinamento allo sport.
Nicola Caprio, presidente CSV Napoli, ha ringraziato tutti gli ospiti e i partecipanti all’iniziativa “è necessario attivare alleanze a 360 gradi con istituzioni, associazioni ed enti di terzo settore per portare avanti progetti concreti sul territorio- ha sottolineato. Importantissima la sinergia con Kineton, azienda che crede molto nelle politiche territoriali e sociali volte a dare sostegno a zone come Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio, la quale è stato intrapreso un progetto che dà la possibilità a 100 bambini di poter svolgere attività sportiva per un anno presso il Centro Ester”.
Per i saluti finali, ha raggiunto la sede dell’evento anche la campionessa paralimpica Angela Procida, medaglia di bronzo nei 100 metri dorso femminili S2 a Parigi 2024, alla quale è stato donato un omaggio floreale da parte degli organizzatori della manifestazione.
Con l’evento “Social Baskin”, l’attività sociale del Centro Ester entra nel vivo. La manifestazione appena conclusa rappresenta solo la prima di una lunga serie di iniziative che saranno portate avanti con l’obiettivo di diffondere la cultura dello sport e del benessere individuale, per seguire al meglio gli adolescenti, con particolare attenzione al ruolo svolto dalle famiglie, attraverso una sinergia tra istituzioni, associazioni ed enti di terzo settore, tematica che sta particolarmente a cuore al presidente del Centro Ester, Pasquale Corvino.
L’articolo “Social Baskin: sport, inclusione, disabilità” al Centro Ester di Barra proviene da Comunicare il sociale.
21 Ott, 2024 | Comunicare il sociale
Essere genitori e districarsi tra ormoni impazziti, palestra e calcetto, con la cronica rincorsa alle risorse che sono sempre troppo poche e al panino del sabato sera, alle abboffate di uscite tra amici o peggio, all’isolamento sociale sul divano o in cameretta. E ancora: essere genitori in un’epoca in cui la carta dei libretti delle giustifiche scolastiche e quella dei registri di classe è stata completamente soppiantata dalle annotazioni elettroniche, dai beep delle notifiche sul cellulare, dalle riunioni virtuali tramite Meet o Teams.
Tempi duri per i genitori e soprattutto per i genitori boomer che devono necessariamente fare il “glow up” – direbbero questi ragazzini nativi digitali – crescere, evolversi, stare al passo con la tecnologia. E chi non ci riesce? Chi non sa neanche accendere un computer, figuriamoci navigare tra siti, riunioni, comunicazioni e mille altre diavolerie tecnologiche, come fa?
Un aiuto più che concreto viene dato dal progetto GENITORI DIGITALI, che rappresenta una autentica scialuppa di salvataggio in questo mare di informazioni a volte così complicate e lontane dalla vita quotidiana soprattutto di determinate categorie di cittadini.
Il progetto offre tra le mille altre cose dei corsi di formazione gratuita online per permettere proprio a tutti di stare al passo.
A raccontare un po’ più nel dettaglio esigenze e soluzioni, è Giovanni Erra, referente napoletano del progetto per conto dell’associazione Koinokalo Aps che ne ha la paternità: «Il progetto ha valenza nazionale perché frutto del bando del Dipartimento delle Pari Opportunità. Al tutto però, abbiamo voluto comunque dare un’impronta territoriale per una serie di motivazioni che sono emerse da una attenta analisi delle difficoltà oggettive riscontrate per una buona parte delle popolazioni della Campania ed in particolare della provincia di Napoli».
D’altro canto, l’individuazione potenziale del target di riferimento di un qualsiasi progetto è la base per la riuscita del progetto stesso. «In questa ottica – si legge nei documenti che hanno avviato questa alfabetizzazione tecnologica – è stata fatta un’analisi statistica sulle casalinghe in Italia e la loro distribuzione geografica. Questi dati sono stati incrociati con il livello di disoccupazione e con il livello di competenze digitali nella popolazione, e ne è venuto fuori un risultato bello significativo: la regione dove le signore che lavorano solo in casa sono di più in numero assoluto è la Campania. Si tratta di 678mila donne in età da lavoro, più del 10% dell’intera popolazione regionale (fonti Istat). Quella di essere casalinga non è necessariamente una scelta ma probabilmente una necessità legata a questioni economiche e di cura dei figli».
E la conseguenza è chiara: non esercitarsi all’uso del mezzo digitale porta in maniera catastroficamente naturale all’alienazione da un determinato tipo di comunicazione. Da qui, la nascita del progetto, progetto che prevede la partecipazione, fondamentale, delle scuole affinché possano coinvolgere i genitori dei loro alunni. Un bel numero di scuole sono in Campania ed in particolare nella provincia di Napoli, a Ercolano, a Pozzuoli, diversi insegnanti vivono a Portici, e «sebbene la struttura del progetto si presti ad attività online, puntiamo, soprattutto al termine di questa attività, di realizzare in continuità, attività con le scuole per proseguire con la formazione dei genitori andando a soddisfare le diverse esigenze dei nostri territori, anche in presenza: «Se il progetto riuscirà a riscuotere un certo interesse anche in termini di donazioni con il 5X1000, l’obiettivo per il prossimo anno potrebbe essere quello di utilizzare la piattaforma creata e le risorse per aiutare molte altre persone a seguire, questa volta in presenza, le nostre attività formative».
di Nadia Labriola
L’articolo Essere genitori? E’ il lavoro più difficile del mondo, soprattutto se si è boomer. Ecco il percorso per diventare genitori digitali proviene da Comunicare il sociale.
21 Ott, 2024 | Comunicare il sociale
Il nuovo regime Iva per il Terzo settore che, in assenza di interventi normativi entrerà in vigore dal 1 gennaio 2025, rischia di causare la riduzione, se non addirittura la cancellazione, di numerose attività e servizi alla cittadinanza, senza peraltro apportare nuove entrate per le casse dello Stato. Pur non dovendo pagare l’imposta, infatti, gli ETS non commerciali saranno costretti a dotarsi di partita Iva e ad assolvere così una lunga serie di adempimenti burocratici e amministrativi, particolarmente gravosi e difficilmente sostenibili soprattutto per le realtà sociali più piccole, che rappresentano la gran parte del Terzo settore nel nostro Paese.
Per questo motivo il Forum Terzo Settore, in vista della discussione della nuova Legge di Bilancio, lancia l’appello a Governo e Istituzioni “È valore sociale, non vendita. No alla partita Iva per le attività associative del Terzo settore”.
“Chiediamo che si trovi una soluzione definitiva a un problema, nato dall’apertura di una procedura d’infrazione europea nei confronti dell’Italia, che si trascina e che denunciamo da anni. Ma, stando a quanto si legge finora, la bozza della Manovra 2025 non contiene nulla a riguardo”, dichiara Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore. “Nelle scorse settimane abbiamo presentato una nostra proposta al viceministro all’Economia Maurizio Leo, che mantiene per il Terzo settore il regime di esclusione Iva e offre una risposta adeguata alle questioni aperte. In attesa di ricevere riscontro dal Governo, sale la preoccupazione tra gli Enti di Terzo Settore”.
“Temiamo che a livello politico non sia stata compresa l’importanza di questo tema per la sostenibilità del Terzo settore, dunque anche per la coesione dei territori, la partecipazione delle persone e lo sviluppo delle comunità. Ecco perché nei prossimi giorni intensificheremo il lavoro di informazione e denuncia su questo fronte, augurandoci di trovare questa volta una concreta volontà da parte delle istituzioni di giungere a una effettiva risoluzione, che tuteli il Terzo settore e la libera associazione dei cittadini” conclude Pallucchi.
Qui l’appello: No partita Iva.pdf
L’articolo Partita Iva per le attività associative, secco no del Forum del Terzo Settore proviene da Comunicare il sociale.
18 Ott, 2024 | Comunicare il sociale
Un anno scolastico ricco d’arte per gli alunni dell’area orientale di Napoli con “Levante – Teatro ad Est”, progetto promosso e finanziato dal Comune di Napoli, nell’ambito dell’iniziativa “Teatro, Che Classe!”, e organizzato dall’associazione NEA Napoli Europa Africa. Ottanta studenti saranno i protagonisti di laboratori e altre occasioni culturali per valorizzare potenzialità espressive ed energie creative, così da avvicinarsi al mondo del teatro.
Il progetto della NEA coinvolge gli allievi dell’istituto comprensivo “Porchiano Bordiga” di Ponticelli e dell’istituto comprensivo “Russo Solimena” di Barra in 140 ore di laboratorio con giochi motori e vocali attraverso i quali si sperimentano attività sul corpo, sulla voce, sul ritmo, sulla percezione di sé e dell’altro, così da allenare i giovani a una maggiore espressione e consapevolezza di sé, all’ascolto e al confronto con gli altri, al rafforzamento dei legami con i compagni.
Gli incontri, totalmente gratuiti, consentono di parlare dei diritti dei bambini – diritti al gioco, alla famiglia, alla scuola – che diventano personaggi in una piccola partitura scenica che vede al centro gli allievi delle classi primarie. I più grandi, invece, lavoreranno con i testi della tradizione campana delle fiabe che entra in classe con le opere di Roberto De Simone: uno dei suoi testi ispirerà gli alunni nella scrittura di una drammaturgia. Il lavoro, accompagnato dalla creazione delle scenografie per gli spettacoli teatrali, vedrà anche la collaborazione dei genitori. Inoltre, la formazione riguarderà quindici docenti delle due scuole di Napoli Est che saranno impegnati nell’analisi di diversi testi e in un percorso riflessione sulle emozioni.
La proposta artistica, parte delle attività educative promosse dall’associazione NEA nelle scuole della VI Municipalità di Napoli, risponde a un contesto in cui disagio sociale, povertà di stimoli e rapporti interpersonali conflittuali rendono spesso complesso l’ambiente scolastico e la gestione della classe. L’esperienza teatrale immaginata, infatti, prova a rispondere ai diverbi e ai conflitti che si creano tra i giovanissimi e che incidono negativamente sulle relazioni e sull’apprendimento. “Levante – Teatro ad Est”, quindi, guarda all’arte come la possibilità dei giovani di mettersi nei panni dell’altro, di imparare a gestire le proprie emozioni, di accogliere quelle degli altri e di immaginarsi non come singoli ma come gruppo.
“L’iniziativa ‘Teatro, Che Classe!’, promossa e finanziata dal Comune di Napoli, nel rafforzare la collaborazione fra l’ente locale, le scuole e le agenzie educative e culturali del territorio indubbiamente contribuisce a rendere la scuola più attrattiva e ad arricchire l’esperienza degli alunni, specie di quelli maggiormente a rischio di esclusione. La NEA ha aderito con entusiasmo a tale iniziativa e ne auspica un consolidamento negli anni futuri affinché si stabilizzino pratiche educative inclusive”, evidenzia Marisa Esposito, presidente associazione NEA Napoli Europa Africa.
“Abbiamo iniziato i nostri incontri finalizzati alla conoscenza delle dinamiche teatrali e soprattutto all’accrescimento della consapevolezza dello spazio, del corpo, dell’altro, perché mettersi nei panni dell’altro continuando a vestire i propri ci rende individui consapevoli di noi e della comunità e in questo il teatro è il miglior strumento per educarci all’empatia”, così Giulia Amodio, attrice ed esperta di teatro applicato, che conduce i laboratori.
“Il progetto esprime in pieno la nostra idea di scuola e di bambino. Per noi l’apprendimento non è solo il frutto di un processo cognitivo ma ha una forte connotazione emozionale e relazionale. Il progetto intende sviluppare linguaggi a volte trascurati come quello musicale, spaziale, corporeo, incoraggiando i bambini a collaborare e a esprimersi liberamente. Lo scopo è quello di offrire le condizioni per una crescita armoniosa che è il punto di partenza affinché ogni bambina e ogni bambino sviluppi pienamente tutte le sue facoltà e diventi un cittadino consapevole e responsabile”, così Colomba Punzo, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “Porchiano Bordiga”.
“Il progetto ‘Levante – Teatro ad Est’ offre agli alunni l’opportunità di vivere l’esperienza teatrale, la recitazione, la costruzione di setting spaziali, temporali ed emozionali, al fine di trasporre il loro mondo interiore in una rappresentazione esteriore che ne sia espressione, contenimento e risoluzione di conflitti e insicurezze. Ciascuno, con il suo bagaglio interiore, con i suoi talenti e con le sue difficoltà, si sta mettendo in gioco e sta contribuendo alla realizzazione di un percorso, più che di un prodotto finale, che li vede protagonisti, non nell’interpretazione di ruoli estranei alla loro quotidianità, ma di rappresentazioni metacognitive della loro esistenza”, così Maria Cristina Scala, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “Russo Solimena”.
L’articolo Napoli, il teatro a scuola con i testi di De Simone e le fiabe che parlano dei diritti dei bambini proviene da Comunicare il sociale.
18 Ott, 2024 | Comunicare il sociale
Si è concluso l’iter burocratico per l’intitolazione della rotatoria situata tra via Doglie, via Caprile e via Cupamonti alla memoria di Don Raffaele Falco, sacerdote scomparso nel 2021 a causa del Covid, che ha segnato profondamente la storia recente di Ercolano con il suo coraggioso impegno contro la camorra.
Nel 1993, Don Raffaele Falco rivolse un appello all’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, chiedendo l’intervento dell’esercito per fermare la violenza dilagante tra i clan camorristici che opprimeva il territorio. Le sue parole vennero ascoltate: l’esercito arrivò, le forze dell’ordine setacciarono la città e le case dei camorristi furono perquisite. Grazie a Don Raffaele, la comunità di Ercolano comprese che si poteva non avere paura, e il 14 settembre oltre diecimila persone parteciparono alla “Fiaccolata della Legalità”, un evento che segnò l’inizio di una lunga battaglia contro la criminalità organizzata.
“Le sue parole furono un grido di aiuto e un esempio di forza morale, ispirando la cittadinanza a non piegarsi all’illegalità. La sua azione ha rappresentato un punto di svolta per la nostra città, diventando simbolo di speranza e riscatto. La sua voce ha risvegliato le coscienze, spronando Ercolano a trovare il coraggio di alzarsi contro l’illegalità. Vogliamo trasmettere il suo esempio alle future generazioni e mantenere viva la memoria del suo impegno per la giustizia”, spiega Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano e vicepresidente nazionale dell’Anci.
L’articolo Ercolano intitola una rotatoria a Don Raffaele Falco, simbolo della lotta alla camorra proviene da Comunicare il sociale.
18 Ott, 2024 | Comunicare il sociale
Il teorico della Città dei 15 minuti Carlos Moreno sarà a Napoli il prossimo 21 ottobre, presso il dipartimento di Architettura dell’Università di Napoli Federico II (via Monteoliveto 3, aula Gioffredo), dove si terrà il convegno dal titolo “The ‘close’ city. Complex values in the human-centered perspective’, organizzato da INU Campania, Dipartimento di Architettura, Centro Interdipartimentale di Ricerca in Urbanistica “Alberto Calza Bini”, Ordine degli Architetti P.P.C. di Napoli e Provincia.
Il convegno si propone di esplorare il concetto di “Città dei 15 minuti” come modello trasformativo per la pianificazione e lo sviluppo urbano. Un luogo in cui ogni cittadino in un tempo minimo può soddisfare le esigenze quotidiane essenziali della vita. Concentrandosi su questo modello, l’obiettivo è migliorare la vivibilità, la resilienza e la sostenibilità delle città contemporanee.
Nella mattina si terranno le relazioni di Carlos Moreno, Peter Nijkamp, Catherine Gall, Karima Kourtit. Nel pomeriggio è organizzata una tavola rotonda con la partecipazione di rappresentanti istituzionali del mondo della ricerca, delle istituzioni, delle associazioni.
In particolare, i lavori verteranno sui seguenti ambito di applicazione:
Fondamenti concettuali: dibattere sui fondamenti teorici e i principi del modello della Città dei 15 minuti”, compreso il suo impatto sulla vivibilità e la resilienza urbana.
Ambiente culturale: esaminare come il modello della “Città in 15 minuti” possa favorire ambienti culturali vivaci e migliorare l’impegno della comunità all’interno degli spazi urbani.
Sostenibilità e resilienza: affrontare le strategie per integrare le pratiche sostenibili e migliorare la resilienza delle infrastrutture urbane e delle comunità attraverso l’approccio della “Città dei 15 minuti”.
Casi di studio e buone pratiche: presentare e analizzare le esperienze di successo del modello della “Città in 15 minuti” in vari contesti globali, con particolare attenzione alle intuizioni pratiche e alle lezioni apprese.
Dibattito pubblico e direzioni future: facilitare un dibattito pubblico per discutere le sfide e le opportunità emergenti nell’applicazione del modello della “Città in 15 minuti”, promuovendo il dialogo tra ricercatori, professionisti e responsabili politici.
L’articolo Resilienza e sostenibilità, Carlos Moreno al dipartimento di Architettura proviene da Comunicare il sociale.