PERCORSO TRA LE ECCELLENZE DEL TERRITORIO, la mostra mercato nel parco di Villa Favorita ogni seconda domenica del mese

E se fare acquisti non fosse solo una corsa stressante per riempire il carrello della spesa? Se si potessero scegliere prodotti di qualità, biologici e a chilometro zero passeggiando in un prato verde, circondati da arte e natura? Certo, detta così sembra uno dei tanti irrealistici spot che passano in TV. E invece un luogo così, con queste opportunità, lo si può raggiungere comodamente ogni seconda domenica del mese nell’ambito del PERCORSO TRA LE ECCELLENZE DEL TERRITORIO organizzato all’interno Parco di Villa Favorita ad Ercolano. Una mostra mercato ma non solo, in realtà.

Il PERCORSO tra gli stand spazia da ortofrutta ed enogastronomia passando per prodotti locali e bio e artigianato. Ma non è tutto qua: tra gli stand ci sono anche spazi gestiti da associazioni del territorio che si occupano di famiglie fragili, disabilità, degli ultimi. «Lo scopo – spiega Ciro Borrelli, presidente dell’associazione Hyppocampus che ha avviato questa iniziativa ormai da diverso tempo – è quello di fare qualcosa di bello, di positivo, per il nostro territorio che è meraviglioso ma che spesso è mortificato da contesti sociali complessi da gestire. L’idea non è solo quella di creare un mercatino ortofrutticolo ma di offrire delle opportunità al territorio, alle persone».

Il prossimo appuntamento con il PERCORSO TRA LE ECCELLENZE DEL TERRITORIO è previsto per domenica 10 novembre dalle 9 alle 13, poi si replica a dicembre con delle attività destinate prettamente ai più piccini.

L’iniziativa dell’associazione Hyppocampus gode della collaborazione di Città di Ercolano, Dipartimento di Agraria, Confederazione italiana Agricoltori e si svolge puntualmente con la supervisione di Fondazione Ente per le Ville Vesuviane e la Soprintendenza Archeologica per la Città Metropolitana di Napoli.

di Nadia Labriola 

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Povertà e giovani, la Chiesa di Napoli e Fondazione Con il Sud presentano due progetti di welfare per il futuro della città

Sono tanti i bisogni di Napoli e della sua area metropolitana. Sono tante le persone che vivono in condizione di difficoltà e disagio. Compito della Chiesa, dei suoi uomini e delle sue donne, è tendere la mano, ascoltare l’altro, offrire conforto e possibili soluzioni. In questa visione l’Arcivescovo don Mimmo Battaglia ha deciso, con il sostegno di Fondazione Con il Sud, di dare vita a due progetti per affrontare alcuni dei bisogni più profondi percepiti nel territorio dell’Arcidiocesi di Napoli: povertà e disoccupazione giovanile. È per dare risposte concrete che hanno, dunque, preso corpo il Polo della Carità “Casa Bartimeo” e il MUDD – Museo Diocesano Diffuso di Napoli.

«Due anni fa- dice don Mimmo Battaglia–  parlando ai giovani durante la Giornata Mondiale della Gioventù, avevo loro annunciato che la nostra Chiesa di Napoli ha un patrimonio grande di arte, chiese, terreni e, grazie al loro lavoro coadiuvato da una Commissione che ha studiato il patrimonio, ora possiamo sviluppare un’imprenditoria giovanile che diventi generativa per il sociale del nostro territorio. Casa Bartimeo a San Pietro ad Aram e il Museo Diocesano Diffuso saranno le due fiaccole di speranza da accendere nel prossimo Giubileo, i primi frutti dell’impegno di Terzo Settore della Chiesa di Napoli».

Da diversi mesi la Curia napoletana ha deciso di dotarsi di due nuovi strumenti operativi, Arcidiocesi di Napoli – Ramo ETS che si occuperà delle fasce marginali e marginalizzate di Napoli e Fondazione Napoli C’entro realtà che avvierà progetti di inserimento lavorativo per i giovani attraverso la valorizzazione e il recupero di parte dell’imponente patrimonio di chiese nella disponibilità della diocesi napoletana.  Ad accompagnare la Chiesa sarà Fondazione Con il Sud che cofinanzierà i progetti raddoppiando il capitale raccolto grazie alla generosità di alcuni partner che hanno deciso di investire sul futuro della nostra città: la Provincia napoletana dei Frati Minori, Fondazione Grimaldi, Fondazione di Comunità San Gennaro EF, Arciconfraternita dei Pellegrini e la Regione Campania.

Arcidiocesi di Napoli – Ramo ETS, è il ramo Terzo Settore della Chiesa napoletana, ente che opera in favore dei poveri della città insieme alla Caritas, condividendone principi e modalità operative. Il primo “segno” di questa nuova realtà è l’apertura di Casa Bartimeo, un vero e proprio “Polo della Carità” che sorgerà nel complesso della Basilica di San Pietro ad Aram, lungo il corso Umberto I, una delle principali arterie della città.  Casa Bartimeo rappresenta un atto di profonda attenzione a un territorio difficile, caratterizzato da grandi problematiche sociali, culturali ed educative. Qui si intende svolgere un ruolo cruciale, offrendo accoglienza e assistenza, sia materiale che morale a chi si trova in condizioni di vulnerabilità, fornendo risposte concrete ai bisogni quotidiani di chi vive in povertà attraverso una varietà di servizi, tra cui accoglienza, ascolto, opportunità di inserimento lavorativo, e attività artistiche e culturali capaci di generare bellezza e riscatto sociale.

«Con l’istituzione del ramo Ets dell’ Arcidiocesi di Napoli – spiega suor Marisa Pitrella, direttrice della Caritas di Napoli- abbiamo finalmente uno strumento utile a “fare bene il bene” e a migliorare anche il nostro lavoro quotidiano a fianco degli ultimi e dei più marginali. La prima opera di questo ramo sarà proprio la Casa Bartimeo, una casa di accoglienza, di inclusione e carità nel cuore di Napoli.

Questa opera, che includerà una comunità residenziale, un poliambulatorio e il centro di ascolto diocesano, è un segno tangibile dell’impegno della Caritas nel rispondere ai bisogni dei più vulnerabili. Casa Bartimeo sarà un luogo dove le persone in difficoltà potranno trovare non solo supporto materiale, ma anche ascolto e dignità. Ciò che rende speciale questa iniziativa è la sinergia tra diverse realtà del nostro territorio, parrocchie, associazioni ed enti che collaboreranno fianco a fianco nel realizzare questo sogno».

Il progetto non solo risponde alle esigenze immediate del territorio, ma rappresenta un’Opera Segno per l’intera Arcidiocesi. È un simbolo forte dell’impegno ecclesiale e del tentativo di costruire un modello di sostenibilità sociale nuovo e integrato, un vero e proprio appello alla comunità a unirsi attivamente, condividendo risorse, tempo e competenze per costruire insieme un futuro migliore per chi è “colpevole” solo di trovarsi in povertà. Discorso che ha ricevuto la piena condivisione e un sostegno concreto da parte di Fondazione Con il Sud che ha deciso di cofinanziare il progetto, raddoppiando il capitale raccolto.

«In un momento così difficile- sottolinea Stefano Consiglio, presidente di Fondazione Con il Sud-  il senso della nostra azione si misura dalla capacità di lavorare insieme con chi condivide obiettivi. Dobbiamo rafforzare la coesione di chi sui territori prova a migliorare le cose. Sottolineare l’importanza delle Diocesi. Sottolineare la volontà di replicare i progetti esemplari realizzati. Creare legami tra i tanti progetti. Partiamo da Napoli ma lavoriamo per estendere questa collaborazione ad altre città e ad altre diocesi»

In un’ottica di condivisione e comunità, è stata lanciata “Pe’ Carità”, campagna di fundraising che mira a raccogliere fondi da destinare al rafforzamento dei progetti già messi in campo dalla Chiesa di Napoli e dalla Caritas e dare vita a nuove realtà che intercettino i bisogni dei tanti che vivono in condizioni di marginalità. La campagna è rivolta a tutti perché un piccolo gesto di tanti può diventare una grande opera: l’appello a donare va dunque ai cittadini napoletani, ai fedeli, alle forze imprenditoriali a quelli che credono in un progetto di accoglienza e condivisione, dove si crede fermamente al fatto che bisogni passare “dalla forza dei sogni alla concretezza dei segni”, come ha spesso ripetuto don Mimmo Battaglia, dando lo spunto per il claim della campagna “Pe’ Carità”. Sarà possibile conoscere le modalità di donazione sul sito internet della Caritas di Napoli, nella sezione dona ora, e nelle parrocchie della diocesi di Napoli.

Sempre in un’ottica di sinergia l’Arcidiocesi ha avviato parallelamente la nascita e lo sviluppo del Museo Diocesano Diffuso di Napoli (MuDD). Questo progetto innovativo, che anche in questo caso può contare sul sostegno di Fondazione con il Sud che raddoppierà il capitale iniziale raccolto, nasce da una nuova visione della Chiesa di Napoli: restituire alla città e ai visitatori il suo patrimonio artistico e religioso, affrontando al contempo la sfida della disoccupazione giovanile. In un contesto in cui molte chiese monumentali del centro storico di Napoli rischiano di chiudere, il MuDD si propone di garantirne l’apertura ordinaria, rendendole accessibili non solo ai turisti ma anche ai cittadini napoletani.

Il progetto incoraggia lo sviluppo di forme di imprenditorialità sociale giovanile che favoriscono la creazione di opportunità lavorative per i giovani del territorio, chiamati ad assumere un ruolo attivo nella gestione e valorizzazione di questi luoghi e a diventare promotori della fede e della cultura della propria città. Per realizzare quest’ambiziosa visione, la Chiesa di Napoli ha istituito la Fondazione di Partecipazione “Napoli C’entro”.

«Un’idea visionaria – spiega don Antonio Loffredo, vicepresidente della Fondazione- che parte dal basso e punta a favorire la partecipazione e l’inclusione delle comunità di territorio. Una Fondazione di Partecipazione che nasce innanzitutto per mettere nel cuore dei napoletani, soprattutto dei giovani, il seme prezioso e fecondo, materiale e immateriale, della sua storia, della sua arte e della sua cultura. Un sogno condiviso meraviglioso: quello di consegnare alla città e ai suoi giovani, quel patrimonio dell’Umanità che il mondo ci invidia, sicuri che, in questa terra feconda, i beni fioriranno e daranno ancora numerosi frutti».

Con il Museo Diocesano Diffuso, che partirà ufficialmente nel 2025 con la valorizzazione del Duomo di Napoli, il centro storico della città diventerà un museo vivo, inclusivo e accessibile.

I progetti promossi non sarebbero stati possibili senza la generosità dei tanti cofinanziatori che, grazie a una visione di Comunità e di benessere collettivo, stanno rendendo realizzabili interventi che vanno a intercettare alcuni dei tanti bisogni della città di Napoli. Un sentito grazie va alla generosità della Provincia napoletana dei Frati Minori, Fondazione Grimaldi, Fondazione di Comunità San Gennaro EF, Arciconfraternita dei Pellegrini, della Regione Campania e alla partnership con Cooperativa sociale Officina dei Talenti, Parrocchia S. Maria Assunta al Duomo, Cooperativa di comunità La Sorte , Cooperativa Sociale La Paranza , Società Cooperativa Manità e Associazione Friends of Naples Ets.

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Dieci chili di capelli per parrucche oncologiche: gli angeli di Balato per le donazioni del cuore

Un atto d’amore, una raccolta che può rendere felici tante persone in un momento di estrema sofferenza con qualcosa che, altrimenti, andrebbe gettata via.
In un anno la catena di saloni di parrucchieri Balato, con cinque sedi in Campania, due a Roma e Milano ed una a Ibiza, ha raccolto circa 10 chili di capelli da devolvere all’associazione «Un angelo per capello», associazione di volontariato di Santeramo del Colle (BA) che raccoglie ciocche di capelli per donare gratuitamente parrucche inorganiche ai pazienti oncologici con difficoltà economiche.
Un progetto solidale che vede l’associazione in sinergia con un’azienda specializzata che realizza parrucche, ognuna dal valore di circa 500 euro, con i capelli donati da offrire gratuitamente a chi ha bisogno.
«Il progetto “Un Angelo per Capello” ha l’obiettivo di offrire un aiuto e un sostegno – spiegano dall’associazione- concreto ai pazienti oncologici che non possono sostenere economicamente l’acquisto di una parrucca. L’innovativa visione del progetto è tesa a promuovere un atteggiamento pro-attivo del paziente attraverso cui affrontare in maniera positiva gli ostacoli derivanti dalla patologia.
La parrucca, dunque, rappresenta una “strategia di fronteggiamento” per dare continuità alla propria immagine corporea: in questo modo si continua a conservare il proprio aspetto conferendo sicurezza personale, in quanto sembra che nulla sia cambiato. Migliorando la qualità di vita del paziente è possibile affrontare con più fiducia la lotta contro la malattia».
Mariano Balato, tra i primi donatori disseminati in tutta Italia, ha sposato in pieno questo progetto e in un anno col suo lavoro ha raccolto circa 10 chili di capelli (ogni chilo solitamente viene pagato sui 600 euro dai produttori di parrucche) da donare gratis.
«La squadra di Balato – dice il Ceo Mariano- è particolarmente sensibile a questo tema e sia io che i miei collaboratori cerchiamo di affrontare l’argomento con le nostre clienti. Con delicatezza e tatto proviamo a sensibilizzarle rispetto a questo tema, raccogliendo ottimi feedback di grande solidarietà femminile. Io credo che chi svolge il nostro lavoro, sempre a contatto con tante persone, abbia l’obbligo morale di affrontare questi argomenti e di donare e sollecitare a donare per aiutare chi al momento è meno fortunato. Ogni volta che sappiamo che è stata donata una parrucca gratuitamente a qualche paziente oncologico con i nostri capelli, festeggiamo con gioia. Non bisognerebbe mai spegnere i riflettori su queste tematiche».

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OBBLIGO D’INDICARE L’ORIGINE GEOGRAFICA ANCHE SU TUTTI GLI ALIMENTI DESTINATI AI BAMBINI, PEDIATRI AL FIANCO DI COLDIRETTI

Ci sono anche i pediatri, al fianco degli agricoltori, per sostenere la proposta di legge europea di iniziativa popolare, che mira a estendere a tutti i prodotti alimentari commercializzati nell’Unione Europea l’obbligo di riportare in etichetta l’origine geografica. La Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) ha firmato la proposta di legge questa mattina, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Rospigliosi, storico quartier generale romano della Coldiretti. La più grande associazione degli imprenditori agricoli italiani ha lanciato l’iniziativa legislativa e la conseguente mobilitazione, per promuoverne il più ampio supporto, con l’obiettivo esplicito di raccogliere un milione di firme.
“L’alimentazione dei bambini nei primi mille giorni pesa sulla salute della vita intera – ha dichiarato Antonio D’Avino, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) –. Per questo abbiamo deciso di sostenere l’iniziativa legislativa di Coldiretti: non solo aderendo come Federazione, ma anche raccogliendo firme negli ambulatori di tantissimi pediatri di famiglia italiani”.
“Per il cibo destinato ai bambini da 0 a 3 anni, origine italiana significa non solo più qualità, ma anche più sicurezza – ha dichiarato Ettore Prandini, Presidente Coldiretti –. Un concetto sottolineato oggi dai pediatri italiani della FIMP. La loro adesione alla proposta di legge europea promossa da Coldiretti contribuisce a definirne i contorni e la portata, chiarendo che il diritto dei consumatori di conoscere le materie prime che mettono nel piatto non protegge soltanto l’avvenire dei nostri agricoltori, ma anche la salute dei nostri figli”.
Una questione di salute, presente e futura, con un solido fondamento scientifico: “Da zero a tre anni – ha spiegato Ruggiero Francavilla, Professore Ordinario di Pediatria presso il Dipartimento Interdisciplinare di Medicina (DIM) e Responsabile dell’Unità Operativa semplice di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica presso l’Azienda Universitaria Ospedaliera del Policlinico di Bari – Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII – nel suo scambio continuo con il mondo esterno – dal cibo agli agenti patogeni – il bambino getta le basi per la sua salute di oggi e di domani. Per questo, nei primi mille giorni di vita, il bambino non può e non deve essere considerato alla stregua di un piccolo adulto. In quella fascia d’età, per peso corporeo e per funzionalità di alcuni organi, il piccolo è incapace di metabolizzare le quantità di contaminanti presenti nel cibo destinato agli adulti. Di qui l’importanza di prediligere i prodotti etichettati come ‘baby food’, perché rispondenti a standard di sicurezza e di qualità massimamente stringenti, ai quali non rispondono, ad esempio, i cibi biologici, pensati e testati per gli adulti. Da questo punto di vista – conclude Francavilla – il nostro Paese è dotato di una normativa fra le più rigorose a livello mondiale, consentendoci di affermare che gli alimenti per l’infanzia provenienti dalla filiera agroalimentare italiana garantiscono i più alti livelli di sicurezza”.
Ma come tutte le caratteristiche legate alla qualità, anche la sicurezza è tutt’altro che gratuita, e richiede impegno, e in definitiva un’assunzione di responsabilità nei confronti dei consumatori, che solo un’alleanza fra tutti i player di sistema può rendere sostenibile: “Insieme ai nostri operatori – ha sottolineato Luigi Scordamaglia, Amministratore Delegato di Filiera Italia – crediamo fortemente nella sinergia fra Filiera Italia, Coldiretti e i pediatri italiani, resa possibile anche da partner come Plasmon, che da anni ha puntato sulla filiera italiana per promuovere un’alimentazione sana sin dalla prima infanzia”.
Sul concetto di alleanza si è soffermato anche Luigi Nigri, Vicepresidente della Federazione Italiana Medici Pediatri: “Siamo orgogliosi di provare a costruire, insieme a importanti realtà del sistema produttivo e industriale, un futuro fondato sulla tutela della sicurezza alimentare del bambino. Anche grazie al nostro impegno sui territori, scriveremo da oggi un nuovo capitolo di una storia iniziata al fianco di Coldiretti e Plasmon già nel 2022, con un’altra campagna a tutela della salute dei bambini, allora incentrata sulla sensibilizzazione riguardo ai rischi legati al cibo sintetico”.

Da tempo Plasmon, marchio storico italiano, specializzato da 122 anni nell’alimentazione dei più piccoli, predilige la provenienza italiana per l’approvvigionamento delle materie prime, avendo siglato nel 2019 un protocollo di intesa con il Ministero dell’Agricoltura volto a valorizzare la filiera italiana degli alimenti per l’infanzia, con produttori di cereali, frutta, verdure, latte e carni.

”Da tempo, Plasmon dialoga in modo costruttivo con le Istituzioni nazionali e locali, Società Scientifiche ed operatori, per dar vita a un modello di filiera agroalimentare “Made in Italy” dedicata ai bambini 0-3 anni’’ – ha dichiarato Luigi Cimmino Caserta, Responsabile dei Rapporti istituzionali di Kraft Heinz per Plasmon e delegato di Filiera Italia per lo sviluppo delle attività di Relazioni istituzionali sul segmento materno infantile –. Con la firma di oggi, i pediatri formalizzano il proprio convincimento che italianità è sinonimo di sicurezza, anche nel piatto dei bambini. Sarebbe auspicabile che il Ministero della Salute, in collaborazione con le Società scientifiche, valuti l’opportunità di dar seguito all’iniziativa di alcune Regioni, come la Lombardia, dando vita a vere e proprie Linee guida nazionali, in grado di orientare le scelte alimentari negli asili nido, dove i bambini da 0 a 3 anni d’età consumano fino a tre pasti al giorno, incluse le merende”.

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Al via il progetto AFFIDO-promozione dell’accoglienza familiare dei minori stranieri non accompagnati

“Nonostante la legge 47 del 2017 promuova il ricorso all’affido familiare in via prioritaria rispetto al collocamento in struttura, questo istituto risulta poco applicato nei territori” dice l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti.
“Questo è dovuto – osserva Garlatti – in parte alla complessità delle procedure e in parte alla scarsa conoscenza dell’istituto: è quindi fondamentale promuoverne la diffusione e sensibilizzare la collettività verso una pratica che non solo favorisce il percorso di integrazione e inclusione del minorenne straniero ma rappresenta una crescita per l’intera comunità”.
Per questa ragione è stato attivato il nuovo progetto dell’Autorità garante AFFIDO – Promozione dell’accoglienza familiare dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) che mira a supportare e accompagnare i territori nella promozione efficace degli affidamenti familiari. Punta, inoltre, a mettere in rete e a facilitare lo scambio di expertise tra enti del terzo settore e a diffondere la conoscenza di prassi efficaci, seguendo una logica di integrazione e complementarità delle risorse e di opportunità territoriali già esistenti.
Il progetto è finanziato con le risorse del Fondo europeo asilo migrazione e integrazione (FAMI) 2021-2027, gestito dal Ministero dell’interno ed è rivolto ai comuni del Sistema di accoglienza e integrazione (SAI) che intendono promuovere l’istituto dell’affido familiare a favore dei minori stranieri non accompagnati.
Il progetto, della durata di 30 mesi, si riferisce all’obiettivo specifico 2 (migrazione legale/integrazione) del programma nazionale FAMI e verrà attuato in partenariato con il Coordinamento nazionale comunità accoglienti (CNCA), la Fondazione Don Calabria per il sociale ETS e L’Istituto psicoanalitico per le ricerche sociali ETS (IPRS), individuati all’esito di una procedura di co-progettazione ad evidenza pubblica.
Queste le azioni principali attraverso le quali prenderà forma il progetto:
piani operativi di progetto, elaborati e integrati insieme agli enti locali coinvolti;
sensibilizzazione rispetto all’affido, offrendo supporto agli enti locali nella pianificazione di una campagna di comunicazione e di sensibilizzazione multilivello sull’affido, per il coinvolgimento dei potenziali destinatari;
attività di formazione, affiancamento e coaching rivolte ai servizi coinvolti nella progettazione, gestione e realizzazione di percorsi di formazione per cittadini; formazione on the job;
comunità di pratica sull’affido degli MSNA;
diffusione delle conoscenze sulle prassi efficaci e rafforzamento delle connessioni con la rete europea sulla tutela – European Guardianship Network.

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La Festa degli Orti Slow Food si allarga. Scuole e comunità celebrano la bellezza di Essere Natura

Imparare a capire e a esprimere le proprie emozioni con l’aiuto della natura, saperla leggere attraverso i sensi, riscoprirsi parte di essa attraverso le iniziative svolte nell’orto e le attività didattiche che spaziano tra scienze, arte e cucina: sono solo alcuni dei temi al centro della Festa degli Orti Slow Food che si celebra l’11 novembre. Quest’anno, nel 20esimo anniversario dell’inizio del progetto, la giornata coinvolge non solo 29.000 studenti e 1600 insegnanti di 400 scuole, dagli asili nido alle scuole secondarie di primo grado, ma anche 400 attivisti della rete nazionale degli Orti Slow Food di comunità nata a maggio con il sostegno di UniCredit: una platea eterogenea, ma unita dall’impegno per la tutela della biodiversità e delle risorse naturali.
Il tema del 2024, la relazione dell’essere umano con la natura e nella natura, si inserisce nel percorso avviato con l’ultima edizione di Terra Madre Salone del Gusto, e rafforza la visione del cibo come nutrimento, cultura, convivialità, piacere, e come elemento potente di connessione con la terra.
«Coltivare è un percorso di crescita e consapevolezza. Nell’orto impariamo a vivere in armonia con la natura, a rispettare i suoi ritmi e a cogliere ogni sua sfumatura, a comprendere il valore della cura e dell’attesa. Salvaguardiamo non solo varietà autoctone e metodi di coltivazione, ma anche legami e relazioni, evidenziando l’importanza del lavoro di squadra e dell’impegno collettivo per il bene comune – sottolinea Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – Oggi, come vent’anni fa, consideriamo l’orto un’aula a cielo aperto e un’attività quotidiana a servizio dell’educazione e della didattica. Ma oggi, più di allora, crediamo che sia urgente dedicarsi all’educazione alimentare delle giovani generazioni, perché abbiano gli strumenti per decidere come alimentarsi, perché, a differenza di ogni altra merce, il cibo diventa noi. Attraverso scelte consapevoli d’acquisto, soprattutto nell’alimentazione, determiniamo quale filiera produttiva sostenere: mangiare, diceva Wendell Berry, è un atto agricolo! Per questo motivo, insieme all’Università di Scienze Gastronomiche, continuiamo a rinnovare l’invito a firmare l’appello perché l’educazione alimentare venga inserita come insegnamento nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. Ma educare i giovanissimi non basta, è necessario che tutti prendano coscienza dell’importanza di coltivare e mangiare in modo consapevole, e non c’è modo migliore di farlo che prendendosi cura di un orto. Per questo, dal 2024, grazie al sostegno di UniCredit, abbiamo ampliato la rete agli orti alle comunità, per coinvolgere il maggior numero possibile di realtà e soggetti che vogliono sporcarsi le mani e fare la differenza».
«La sostenibilità ambientale, l’impegno verso le comunità in cui operiamo, rappresentano una parte fondamentale della nostra cultura – afferma Annalisa Areni, Head of Client Strategies di UniCredit -. Siamo fortemente impegnati ad aumentare costantemente il nostro impatto sociale e siamo quindi orgogliosi di essere partner di Slow Food».
La Natura in tutte le sue forme- In occasione della Festa sono stati consegnati 463 kit, ognuno dei quali destinato a un orto, contenente diversi materiali, come un libro che approfondisce il tema dell’anno – Naturalisti in cucina di Federica Buglioni nelle scuole, e Arborama, edito da Slow Food Editore, negli orti di comunità -, e il verdometro, lo strumento tratto da Il cartolaio del bosco di Antonia Teatino che permette di riconoscere nell’orto i cinque colori della salute. Tra i doni del kit, anche la cornice in cui riporre l’”Arcimboldo in orto”scuole e comunità sono infatti invitate a esprimere la loro creatività attraverso la realizzazione di un’opera d’arte con materiali naturali (frutta, verdura, erbe di stagione, foglie, legnetti, fiori, pietre, terra) e, fino al 18 novembre, possono partecipare all’iniziativa di Slow Food Educazione, scattando una foto del proprio quadro e condividendola sui social con gli hashtag #ortislowfood e #arcimboldoinorto.
Il kit contiene anche gli assaggi di due legumi speciali, le fave Cottoia di Modica, Presidio Slow Food, dell’azienda La Legumeria, e i lupini in salamoia offerti da Coop, ai quali si aggiungono una bustina di semi di fave, un sacchetto di legumi misti della rete Slow Beans, con Presìdi e prodotti dell’Arca del Gusto, da seminare, per rendere ancor più variegato l’ecosistema dell’orto, e infine dei segnalibri che si possono piantare, poiché biodegradabili e “farciti” di semi. Non mancano poi le schede didattiche, per le scuole e non solo, da fare durante l’anno scolastico: attività per esercitare l’olfatto e l’udito, tarate sulle diverse fasce d’età, consigli su come coltivare l’orto e altre proposte da organizzare in aula o all’aperto.
Gli Orti Slow Food, a scuola e nelle comunità – Nato dagli Edible School Gardens di Slow Food USA e approdato in Italia nel 2004, l’Orto Slow Food è il principale strumento di educazione alimentare, del gusto e ambientale dell’Associazione, e con la Festa degli Orti sancisce un momento simbolico importante per studenti, insegnanti, genitori, nonni e produttori locali. A vent’anni dalla sua nascita, nel 2024 il progetto si è esteso anche agli Orti di comunità – urbani, sociali, conviviali, collettivi o terapeutici – con l’obiettivo di coinvolgere una platea più ampia possibile di persone, che vedono questa attività come un’occasione di svago e di scoperta, una pratica collettiva di crescita verso azioni sostenibili in campo, a tavola e più in generale nella quotidianità.
Gli Orti Slow Food a scuola sono resi possibili grazie al contributo dei partner Pastificio Di Martino e UniCredit. Quest’ultimo ha permesso anche il coinvolgimento di 538 nuove classi nel 2023 e il lancio degli Orti Slow Food di comunità nel 2024, promuovendo un’alimentazione sana e la valorizzazione del territorio.

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