01 Ago, 2024 | Comunicare il sociale
Suor Simona Biondin, 50 anni, laureata all’Orientale e consorella dell’Ordine delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, ha una vasta esperienza nel campo dell’istruzione, della formazione professionale e della solidarietà rivolta ai giovani. In qualità di direttrice dell’Istituto Mater Dei di Napoli, Suor Simona si impegna con dedizione a fornire un percorso educativo e professionale di alta qualità aigiovani. L’Istituto accoglie studenti dai 14 ai 18 anni, offrendo corsi che vanno oltre la semplice
formazione tecnica-professionale, valorizzando sia la crescita umana che la preparazione professionale degli studenti.
Nota per la sua energia inesauribile, nel 2020 ha avviato, insieme con le consorelle, una serie di corsi di formazione professionale per ragazzi
desiderosi di apprendere un mestiere e costruirsi un futuro migliore, lontano dalla strada e dalle difficoltà che potrebbero incontrare.
Suor Simona lavora instancabilmente per reintegrare nel percorso formativo quei giovani che, per varie ragioni, non hanno completato il tradizionale percorso scolastico, contribuendo così
in modo significativo a ridurre la dispersione scolastica e a offrire prospettive lavorative concrete.
Qual è la sua opinione sui dati allarmanti riguardanti la dispersione scolastica, nella città metropolitana di Napoli?
«Il fallimento scolastico rappresenta una grande perdita, con ricadute sociali devastanti, in quanto i ragazzi coinvolti ne saranno segnati per tutta la vita. Però io ho molta fiducia, ho letto che i dati sono in leggero calo. La Regione
Campania sta lavorando in questa direzione con diversi progetti, tra cui anche l’Ecosistema Educativo Napoli Nord che aprirà a Casoria».
L’Istituto di Formazione Professionale Mater Dei aprirà una nuova sede a Casoria. Come nasce il nuovo progetto?
«A volte servono tragedie per attivare processi di rinascita. La nuova sede a Casoria, che aprirà nell’autunno del 2024 in Vico III San Mauro n.14, nasce a seguito di quanto accaduto a Caiva-
no, nel quartiere Parco Verde. Questo evento ha risvegliato le coscienze, portando a una collaborazione fruttuosa tra Governo e Regione. Dopo
un incontro con il Presidente De Luca e una visita all’Istituto di Formazione Professionale Mater Dei, è stato deciso di replicare questo modello di formazione. L’obiettivo della nuova sede è contrastare la dispersione scolastica e preparare i ragazzi per il mondo del lavoro,
offrendo corsi progettati in collaborazione con le aziende locali per garantire una formazione pratica e mirata».
Quali sono le scadenze previste per le iscrizioni e dove trovare tutte le informazioni per queste
opportunità?
«Le iscrizioni sono già aperte e c’è tempo fino al 30 settembre 2024. È stato svolto un capillare lavoro di orientamento nelle scuole medie e sull’intero territorio per aiutare i ragazzi, i docenti che li seguono e le loro famiglie a valutare questa nuova proposta formativa. Tutte le informazioni necessarie sono reperibili scrivendo a
direzione.poloeducativo@cfpmaterdei.it oppure telefonando al numero 334 7563731».
Suor Simona, qual è il suo approccio per assicurarsi che nessun giovane venga lasciato indietro e per infondere speranza e passione in coloro che possono sentirsi spenti a causa di difficoltà personali o familiari?
«Don Bosco diceva che “ogni giovane ha un punto accessibile al bene”; compito degli adulti è individuarlo. I miei collaboratori ed io cerchiamo di fare proprio questo: guardare i ragazzi e le ragazze con questi occhi, cercando di
scoprire quanto di bello custodiscono nei loro cuori, anche se si mostrano aggressivi, prepotenti, o svogliati. In apparenza possono sembrare duri, ma questo non deve demotivarci, anzi,
ci deve spingere a capire cosa nasconde questo atteggiamento e a trasformare le loro ferite in punti di forza. Questi sono gli “ultimi” a cui ho scelto di dedicare la mia vita. Ai ragazzi basta sapere che noi adulti ci siamo per loro, che non
li giudichiamo e che li amiamo; questo è ciò che dà loro fiducia e speranza. Credo che, se senti di essere stimato, hai anche la spinta a fare bene e a provarci».
Suor Simona, potrebbe condividere con noi il suosegreto per mantenere costantemente alta la sua
energia e disponibilità verso gli altri?
«Nessun segreto! Si chiama fede, passione e senso di responsabilità. La passione è il motore della vita di ciascuno di noi. Quando trovi il senso
della tua vita, ciò che ti appassiona, che ti fa innamorare, tutto diventa semplice e possibile. Io l’ho trovato scegliendo di dedicare la mia vita al Signore e ai ragazzi. Il senso e la direzione che
dai alla tua vita riescono a non farti sentire la stanchezza (e anche se la senti, sai affrontarla) e a continuare a camminare verso quella meta
che ripaga ogni sforzo».
Di Giovanna De Rosa
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01 Ago, 2024 | Comunicare il sociale
Lavora a Gaza da venti anni Meri Calvelli. O meglio, ci lavorava, perché a partire dal 7 ottobre 2023, nonostante tutti gli sforzi, entrare nella Striscia è impossibile.
Cooperante della Ong “ACS Italia” (Associazione di Cooperazione e Solidarietà in Palestina) e direttrice del Centro Italo-palestinese di Scambio Culturale VIK, si è fatta promotrice e coordinatrice di decine e decine di progetti. Centinaia di ragazze e ragazzi italiani hanno potuto partecipare a scambi culturali dentro Gaza e molti giovani gazawi, a loro volta, hanno avuto la possibilità di viaggiare, studiare e formarsi in Italia per poi rientrare a casa.
L’istituto “Vik”, il cui nome nasce come omaggio all’attivista italiano Vittorio Arrigoni, ucciso nella Striscia nel 2011, opera come centro di coordinamento di molteplici attività di scambio culturale con diverse associazioni italiane. Entrare e uscire da Gaza non era facile neanche prima del 7 ottobre. Anzi, senza una struttura che garantisse e lavorasse dall’interno per ottenere i permessi, l’impresa diventava spesso impossibile.
Il 27 dicembre 2023 sarebbero dovuti entrare nella Striscia 150 tra ragazzi e ragazze, la maggior parte italiani. “Avevamo già preparato le strutture per l’accoglienza e l’intero programma. Ma dopo il 7 ottobre si è chiusa ogni possibilità per le attività associative e i nostri progetti esistenti sono terminati”.
Le iniziative del centro culturale Vik erano rivolte ai giovani, alle donne, alle associazioni che facevano animazione educativa formale e non formale. L’approccio è sempre stato quello dello scambio, anche nella formazione, non c’è mai stata una imposizione dei programmi. Tantissime le attività sportive, come quelle circensi per le ragazze e il progetto “Gaza FREEstyle”, che a dicembre 2024 avrebbe spento la decima candelina.
Non sono certo mai mancate le difficoltà in questi anni. Proporre progetti sportivi dedicati ai giovani e alle donne di Gaza era diventato più complicato ultimamente. Lo skatepark del “Gaza FREEstyle” ad esempio, che era diventato un luogo vivo e abitato quotidianamente da centinaia di ragazzi e ragazze, è stato distrutto da Hamas a maggio 2023. “Non erano programmi di emergenza o di aiuto ma si trattava di attività che la popolazione giovanile richiedeva. Utili alla crescita sociale ma anche alla salute psicologica”.
ACS invece, è una delle Ong italiane presenti in tutta la Palestina, a Gaza ma anche in Cisgiordania. La maggior parte dei progetti si occupano di agricoltura, di sicurezza e emergenza alimentare. Nella Striscia i cooperanti e i volontari lavoravano insieme ai comitati degli agricoltori per costruire e portare avanti orti domestici. I beneficiari erano tutti coloro che avevano un pezzo di terreno inutilizzato accanto alle proprie abitazioni. Le attività si occupavano anche dell’allevamento, che insieme all’agricoltura e alla pesca è un’altra delle attività lavorative storicamente presenti a Gaza.
Uno degli ultimi progetti prevedeva la distribuzione di capre a una cooperativa di donne che si sarebbero occupate della produzione e della trasformazione del latte, più digeribile rispetto a quello di mucca. Un progetto sperimentale che non ha fatto in tempo a partire.
La cooperazione italiana finanziava anche programmi di gestione di rifiuti e di bonifica dei terreni, entrambi problemi molto importanti all’interno della Striscia. Le discariche troppo vicine alle abitazioni venivano chiuse o allontanate e al loro posto si piantavano alberi e altra vegetazione. Si tratta di progetti che intendevano risanare l’area nord di Gaza, quella che oggi risulta completamente distrutta dai bombardamenti a tappeto e dalle demolizioni operate dall’esercito israeliano.
“Quell’area – ci spiega Meri – era stata già in parte ricostruita dopo l’attacco israeliano del 2014, alcune case erano state rimesse in piedi dalla cooperazione italiana, con un piano regolatore preparato insieme alle municipalità. Come tutte o quasi le altre, anche le abitazioni da noi ricostruite sono state oggi completamente distrutte”. E di molte altre costruzioni non hanno notizie: “Non sappiamo che fine abbiano fatto numerose strutture, c’era anche uno stabile dedicato alle attività dei bambini e delle donne. Poco prima dell’attacco avevamo installato i dissalatori negli istituti scolastici e nei parchi, per permettere alle persone di rifornirsi di acqua potabile, perché nelle case arrivava salata”.
La situazione nella Striscia era in effetti molto difficile già prima del 7 ottobre: le frontiere continuavano ad essere chiuse e controllate da Israele, mancava il lavoro, l’elettricità era disponibile solo poche ore al giorno, il sistema fognario spesso non funzionava oppure veniva danneggiato dai bombardamenti. I permessi per lavorare fuori Gaza e quelli per far entrare o uscire le merci erano sempre a discrezione delle autorità israeliane. “Io lavoro dentro Gaza da venti anni ed enormi distruzioni ci sono state anche in passato, tra le ultime l’attacco del 2014 e Piombo Fuso. Ma questa è senza precedenti. Gaza è una Ground Zero”.
Dunque, i progetti sono di colpo terminati. Rimaneva l’emergenza e ACS l’ha gestita fin dalle prime settimane coordinando dall’Italia i volontari e lo staff palestinese rimasto dentro Gaza. Attraverso campagne di crowdfunding sono riusciti a inviare soldi allo staff perché li distribuissero come cash assistance alla popolazione.
Hanno coordinato una rete di contadini perché potessero raccogliere e distribuire i prodotti cresciuti negli orti e in alcuni campi. Hanno distribuito acqua e cibo. Insieme ad altre Ong hanno raccolto beni di prima necessità e organizzato container di aiuti umanitari. Ma l’ingresso dei camion non è stato garantito dalle autorità israeliane che anzi continuano a ostacolarlo, come denunciato più volte anche dalle Nazioni Unite.
“L’intento di noi operatori era ed è quello di entrare il prima possibile per dare una mano e dal primo momento abbiamo tutti chiesto a gran voce il cessate il fuoco”. Lavorare nelle condizioni attuali è estremamente difficile per le associazioni. Basti pensare che i fondi raccolti non possono che essere versati direttamente sui conti personali dei volontari e solo in quelle poche banche rimaste operative dentro la Striscia. Non solo, le somme devono rimanere minime, per evitare che gli istituti blocchino i conti, come tantissime volte è successo. I cooperanti palestinesi di ACS oggi organizzano dentro Gaza la distribuzione del cibo alle famiglie che non hanno più nulla da mangiare: i livelli di fame, malnutrizione, povertà, sono diventati estremi. Alcuni ragazzi e ragazze che grazie alla ong erano venuti in Italia per formarsi come cuochi stanno ora cucinando per centinaia di persone indigenti, quotidianamente, grazie ai fondi raccolti dall’associazione (quelli dei progetti europei e italiani al momento sono stati bloccati).
Anche internet può diventare un bene primario quando rappresenta l’unica possibilità per mettersi in contatto con i propri cari o con il resto del mondo. Per questo motivo l’organizzazione italiana ha acquistato e distribuito numerose e-sim che sono diventate router wifi aperti, segnalati e disponibili gratuitamente per la popolazione.
Meri tornerà a Gaza appena sarà possibile, così come tanti altri cooperanti, tutti pronti a ripartire, per l’ennesima volta, da zero.
Di Eliana Riva
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01 Ago, 2024 | Comunicare il sociale
Sarà un’estate nera per gli operatori sociali e socio-sanitari. Entro il 31 ottobre i circa 250 lavoratori delle cooperative sociali che prestano servizio presso le strutture e i presidi ospedalieri della Asl Napoli 1 Centro saranno licenziati e sostituiti da personale interno assunto dall’azienda sanitaria locale tramite concorso pubblico. Lo apprendono oggi i rappresentanti del gruppo di imprese sociali Gesco e del consorzio Sol.co. Napoli, nel corso dell’incontro svoltosi presso la sede della Giunta regionale della Campania del Centro direzionale, concomitante al presidio che ha visto la partecipazione di circa 300 operatori sociali e socio-sanitari.
La richiesta di Gesco alla Asl Napoli 1 Centro, in linea i sindacati Cgil, Cisl e Uil, era stata quella di mantenere gli impegni presi e di procedere alle assunzioni interne però senza che questo comportasse alcun licenziamento: l’accordo tra la Asl e l’Ati delle coop guidata da Gesco che attualmente gestisce il servizio, era che gli operatori sostituiti negli ospedali dai vincitori di concorso, venissero trasferiti presso i servizi territoriali di assistenza domiciliare, che a loro volta avrebbero dovuto essere implementati dalla Asl.
Invece, nell’incontro di oggi le cooperative sociali non hanno avuto alcuna rassicurazione neppure sulle tempistiche della cessazione dei rapporti di lavoro (che da contratto sarebbe prevista per il 31 dicembre 2025), eccezion fatta per una possibile riserva di posti all’interno del prossimo concorso che sarà indetto dalla Asl Napoli 1 Centro, i cui tempi e termini però non sono ancora chiari.
Ciò che, invece, è molto chiaro è che tutti i lavoratori del mondo sociale, alcuni dei quali con una esperienza ultraventennale e sulla soglia dei 50 anni, si ritroveranno a brevissimo senza lavoro. Dovranno, infatti, essere licenziate complessivamente entro il prossimo 31 ottobre circa 250 persone, di cui 92 saranno fuori già il 16 agosto
«Il terzo settore, senza disconoscere la legittimità della Asl Napoli 1 Centro di procedere all’assunzione di lavoratori attraverso concorsi interni, chiede il riconoscimento del lavoro fatto in questi anni dagli operatori della cooperazione sociale, che si sono dimostrati preziosi, versatili e professionalmente all’altezza del compito anche durante l’emergenza Covid» afferma il presidente di Gesco Giacomo Smarrazzo. Che aggiunge: «Di fronte a questa situazione, venendo meno gli impegni della direzione generale della Asl Napoli 1 Centro, ci troviamo costretti a procedere con i licenziamenti degli operatori e, allo stesso tempo, a valutare tutto quanto nelle nostre possibilità per contrastare questa scelta».
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31 Lug, 2024 | Comunicare il sociale
Autogrill, leader nella ristorazione per chi viaggia e parte di Avolta, e PizzAut Onlus, l’associazione nata per sensibilizzare le istituzioni e la società civile sul tema dell’occupabilità delle persone autistiche, rafforzano la propria collaborazione e lanciano il nuovo panino GourmAut.
Dal 30 luglio a fine ottobre, in tutti i punti vendita Autogrill sul territorio, è possibile acquistare il nuovo GourmAut, con l’obiettivo di devolvere parte del ricavato a PizzAut e sostenere le attività a favore dell’associazione.
“Inclusione e integrazione sono valori che da sempre abbiamo a cuore, in linea con il percorso di sostenibilità di Avolta, Journey Sustainably On”, ha commentato Massimiliano Santoro, CEO Italy F&B di Avolta. “Lavoriamo per creare un’organizzazione e una cultura aziendale orientate all’inclusione. Per questo motivo, investiamo in progetti concreti che favoriscono l’occupazione dei più fragili, offrendo pari opportunità e valorizzando le differenze. Il punto chiave per noi è mettere la persona al centro”.
“La partnership tra Autogrill e Pizzaut, avviata ad aprile con il programma di assunzione in distacco di un ragazzo dell’associazione, Edoardo, nasce con l’obiettivo di sostenere la promozione dell’inclusione e la valorizzazione di progetti di inserimento nel mondo del lavoro”, ha commentato Luca D’Alba, General Manager Italy F&B di Avolta. “Siamo orgogliosi di rafforzare la nostra collaborazione con PizzAut attraverso questo nuovo progetto, sostenendo una realtà con cui condividiamo visione e valori”.
“Una collaborazione vera con Autogrill, dove i ragazzi sono anche protagonisti della campagna di comunicazione, sia in qualità di attori che di creativi”, ha commentato Nico Acampora, Fondatore e Presidente di PizzAut Onlus. “È la dimostrazione che molte persone autistiche, attualmente escluse dal mercato del lavoro, possono invece essere una risorsa per le aziende e per la società. Anche i fondi raccolti dal progetto Panino GourmAut andranno nella direzione dell’occupabilità di persone autistiche e saranno finalizzati all’acquisto e alla messa in strada di un PizzAutobus, ossia di un truck food speciale che potrà dare lavoro ad altre 4/5 persone autistiche. Il lavoro restituisce ai nostri ragazzi benessere, dignità, autostima e nuove competenze rendendoli cittadini attivi. Autogrill e PizzAut investono sul lavoro delle persone autistiche. Nutriamo l’inclusione”.
A sostegno del nuovo progetto, anche una campagna di comunicazione AUToprodotta, ossia ideata e realizzata da Connexia, il brand di marketing e comunicazione della MarTech Company Retex, in collaborazione con alcuni dei ragazzi di PizzAut con abilità particolari. Tra loro, ad esempio, Bea, una ragazza con la passione dei fumetti e delle illustrazioni, si è occupata di realizzare i disegni del materiale di comunicazione per gli store e per il video di presentazione del progetto, in cui lo stesso Edoardo, assunto da aprile in distacco da Autogrill, ha avuto il ruolo di speaker.
GourmAut è stato ideato e studiato in ogni dettaglio, a partire dalla sua forma inedita e circolare, dalla quale sono ricavate quattro porzioni, rendendolo così il panino ideale da gustare in condivisione, e simbolo di inclusione. Anche le materie prime, di qualità e selezionate, sono pensate per creare un’esperienza di gusto che nasce da un connubio di sapori autentici, quali: Prosciutto Praga, Zucchine, Robiola di Bufala, pomodorini secchi.
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31 Lug, 2024 | Comunicare il sociale
Da oggi sono in programma tre spettacoli di guarattelle a cura di tre artisti che giungeranno a Scampia, presso il Raggio di Sole, per donare delle ore spensierate ai piccoli della vela celeste. Sin dall’inizio del dramma della Vela Celeste le associazioni Senza Confini ed Universal Center, che operano presso il centro Raggio di Sole a Scampia, si sono adoperati per accogliere tutti i giorni circa 50 bambini della vela celeste.
Piscine, giochi e tante attività organizzate in modo totalmente volontario, con il supporto di altre realtà del terzo settore del territorio, tra cui: Chi rom e…chi no, l’Uomo e il Legno, Punto Lettura Chiaiano, ArciScampia, Occhi Aperti CasArcobaleno, il direttivo della Consulta delle Associazioni e delle odv della Municipalità 8, e volontari del quartiere provenienti dalle vele e da altri rioni di Scampia.
Ma c’è ancora bisogno di aiuto per supportare al meglio i tanti bambini sfollati. Per questo le associazioni incontreranno presto i referenti del comune per l’infanzia affinché il comune faccia la propria parte.
Il programma dello spettacoli di burattini:
31 luglio ore 15.00 Selvaggia Filippini in “Io Pulcinella”.
5 agosto ore 15.00 Lisa Bencivenni in “Storie di Pulcinella”.
Data da definirsi, Giovanni Iannitto in “Pulcinella e il cane”.
Maria Vanacore, Presidente dell’Aps Senza Confini e coordinatrice delle attività per l’infanzia del Raggio di Sole Scampia, dichiara: “La magnifica solidarietà nei confronti di questi bambini e quanto possiamo fare tutti per loro deve essere la priorità assoluta in questa situazione di emergenza. Il nostro buon senso ci ha spinti subito ad aprire le porte del Raggio di Sole, non potevamo lasciarli in mezzo a tanti adulti affranti per non poter dare loro delle certezze in merito a cosa sarà della loro casa. Quindi dedicare loro uno spazio di spensieratezza ci è sembrata la cosa più giusta da fare”.
Biografia degli artisti burattinai –
Selvaggia Filippini dal 2000 fa spettacoli di Guarattelle, i classici burattini a guanto della tradizione napoletana. Le guarattelle sono una tradizione orale che vanta più di 500 anni di vita, già Gianbattista Basile li nomina nel suo Pentamerone. Da allora tanta acqua è passata sotto ai ponti, ma i canovacci delle storie di Guarattelle sono rimasti sostanzialmente gli stessi con l’unica variante che è affidata all’interpretazione degli stessi. Selvaggia Filippini è ad oggi, una delle poche donne a continuare l’antica Arte delle Guarattelle Napoletane. Le Guarattelle sono lo spettacolo di burattini, di tradizione orale, tipico della città di Napoli. Infatti il protagonista è sempre Pulcinella, con la sua voce caratteristica data dallo strumento della Pivetta. Le storie (o canovacci) sono molteplici e di diversa durata a seconda delle situazioni, ogni canovaccio, o scena delle Guarattelle ha un sottotitolo come ad esempio “Pulcinella e il cane” “Pulcinella e il Guappo” etc. La forza e la bellezza delle Guarattelle sta proprio nel fatto che non avendo una struttura fissa di spettacolo, lascia molto spazio al dialogo e all’interazione con il pubblico, che si sentesubito partecipe e protagonista in prima persona. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, lo spettacolo di Guarattelle è adatto a tutte le età: dai primi anni di vita fino alla vecchiaia, chiunque riesce ad identificarsi e a ridere insieme a Pulcinella.
Lisa Bencivenni è nata nel 1983 a Firenze ma ben presto si sposta fra Napoli, Spagna ed Argentina per formarsi e dedicarsi all’indefinitezza della vita attraverso il teatro di figura e la ludopedagogia cercando di bonificare dalle piante domestiche i cuori di chi l’ascolta lasciandosi ascoltare. In particolare, da qualche anno, concentra la sua ricerca sul teatro lambe-lambe ovvero una tecnica di teatro in miniatura dedicata ad una persona alla volta.
Giovanni Iannitto è un allievo burattinaio, formato presso i guarattellari storici, dove ha appreso l’arte e la tradizione dei burattini napoletani. Oltre al suo lavoro con i burattini, Giovanni è un membro attivo del collettivo Delirio Creativo, guidato da Raffaele Bruno. Questo collettivo è dedicato a portare il teatro in carcere, con l’obiettivo di utilizzare l’arte come strumento di riscatto e riflessione per i detenuti. Giovanni Iannitto ama firmare i suoi spettacoli con il nome “El Cabaret de Los Títeres”. Questo pseudonimo non è solo un marchio artistico, ma un tributo all’importanza degli accompagnatori e collaboratori con cui condivide ogni performance. “El Cabaret de Los Títeres” rappresenta infatti la sinergia e il lavoro di squadra che rendono ogni spettacolo un’esperienza unica e coinvolgente. Con una combinazione di tradizione, innovazione e impegno sociale, Giovanni Iannitto continua a incantare il pubblico con le sue storie, dimostrando che il teatro dei burattini è un’arte viva e vibrante, capace di toccare il cuore di persone di ogni età e provenienza.
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