“ACCORCIAMO LE DISTANZE”, L’ESPERIMENTO DI EMERGENCY PER CAPIRE CHI SI HA DI FRONTE

“Accorciamo le distanze” è questo il nome dell’esperimento sociale che EMERGENCY ha presentato alle oltre 17.000 persone che, durante il Festival dell’associazione fondata da Gino Strada, hanno animato le piazze di Reggio Emilia, dal 6 all’8 settembre.
In Piazza Frumentaria, a Reggio Emilia, sono 200 le persone che hanno deciso di mettersi in gioco e guardare negli occhi, per quattro minuti, la persona davanti a sé. I momenti vissuti dai protagonisti di questo esperimento sono stati filmati e racchiusi in un video a cui fa da colonna sonora la canzone di Daniele Silvestri A bocca chiusa.
Amici, coppie e perfetti sconosciuti hanno partecipato all’esperimento sociale proposto da EMERGENCY, accorciando le distanze nel silenzio e nello sguardo dell’altro, provando a riconoscersi e percepirsi parte di una collettività, senza bisogno di esprimersi a parole. 
Nell’anno in cui EMERGENCY ha compiuto trent’anni di attività umanitaria, il Festival è stato dedicato al tema “Le Persone”, che sono il primo e l’ultimo senso del lavoro dell’associazione. L’idea dell’esperimento sociale “Accorciamo le distanze” è nata da una semplice domanda “Cosa si prova a trovarsi di fronte a un’altra persona, guardandosi negli occhi per diversi minuti?”. Il tentativo di EMERGENCY è stato quello di provare a far empatizzare e riconoscersi nella persona, in un modo non convenzionale, provando a ricercare nello sguardo dell’altro quell’umanità comune, che è il punto di partenza per cercare di costruire un mondo più giusto.

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Maternità e disabilità, l’incontro per affrontare il tema

Un’occasione di approfondimento sugli aspetti sanitari, sociali, normativi e lavorativi che riguardano la condizione di una donna con disabilità o invalidità che intende vivere l’esperienza della maternità. È l’obiettivo dell’evento dal titolo “Maternità e disabilità. Verso una nuova inclusione” promosso dalle Associazioni Disabilmente Mamme e A.B.E.O. Liguria con la collaborazione delle Associazioni U.G.I. – Unione Genitori Italiani e AGITO – Associazione Genitori Insieme Tumori Ossei ed il patrocinio del Comune di Genova, dell’IRCCS ‘Giannina Gaslini’ e della Federazione FIAGOP – Federazione Italiana Associazioni Genitori e Guariti Oncoematologia Pediatrica.
L’incontro, moderato dalla scrittrice Federica Piera Amadori, si svolgerà domani dalle ore 10.00 alle ore 18.00 presso il Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi a Genova (in via Garibaldi, 9).
Dopo la lettura del messaggio del ministro per la Disabilità, Alessandra Locatelli, ad intervenire saranno Alessio Piana, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Liguria; Francesca Corso, assessore alle Pari Opportunità del Comune di Genova; Lorenza Rosso, assessore alla Avvocatura e Affari legali, Servizi Sociali, Famiglia e Disabilità del Comune di Genova; Paola Bordilli, assessore al Commercio, Artigianato, Pro Loco e Tradizioni cittadine del Comune di Genova; la dottoressa Paola Tognetti, Consulta per la disabilità.
Nel corso della giornata, in particolare, saranno coinvolti professionisti ed esperti nelle varie discipline analizzate e si ascolteranno le testimonianze di donne che, spesso fin dalla prima infanzia, hanno dovuto affrontare criticità legate alle loro condizioni di salute, ma anche alle barriere culturali che tutt’oggi esistono quando si affrontano certe tematiche, con particolare riguardo alla genitorialità. L’evento, ideato dalla dottoressa Giulia Panizza, delegata per la Regione Liguria dell’Associazione Disabilmente Mamme e membro del consiglio direttivo di ABEO Liguria, si propone di coinvolgere le principali autorità istituzionali di ambito ligure, con l’intento di diventare un appuntamento di best practice di rilevanza nazionale, da ripetersi negli anni.

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Scuola, 1 studente su 2 ha “paura” della matematica: ora lo dice la scienza

Il Centro Studi per i Disturbi Specifici dell’apprendimento e il Centro Ricerca ‘InVITA’ dell’Istituto Serafico di Assisi – centro di eccellenza per la cura e la riabilitazione di bambini e ragazzi con disabilità gravi e gravissime – hanno condotto uno studio su 100 studenti della scuola superiore al fine di studiare la possibile correlazione fra gli stati ansiosi e un cattivo rendimento nella matematica. Lo studio ha evidenziato che un elevato livello di ‘ansia matematica’ (con una media di 21,79 su una scala da 9 a 45) è correlato a peggiori performance nei test matematici. In particolare: gli studenti con livelli alti di ansia hanno ottenuto punteggi significativamente inferiori rispetto a quelli con ansia bassa.
Il 42,47 degli studenti non ha mostrato miglioramenti – con un calo da 17,03 a 14,87 punti – e questo sottolinea l’importanza di affrontare l’’ansia matematica’ per favorire l’apprendimento. Lo studio è durato per tutto un anno scolastico: agli studenti del campione è stato sottoposto un test di valutazione delle abilità matematiche, la Battery for the Assessment of Calculation Ability, un insieme di test utilizzata comunemente nelle scuole italiane per valutare le competenze matematiche degli studenti che include problemi di diversa complessità. Il punteggio medio ottenuto dai partecipanti nel test finale è stato di 16,37. Inoltre, per misurare i livelli di ansia matematica è stata utilizzata la Abbreviated Math Anxiety Scale (AMAS), un questionario di 9 item con punteggi variabili da 9 a 45, e lo State and Trait Anxiety Inventory (STAI-Y), per distinguere l’ansia specifica per la matematica dall’ansia generale.
“Si tratta infatti – spiega Gianni Lanfaloni, psicologo del Serafico e responsabile del Centro dei DSA dell’Istituto – di un’ansia specifica che compare esclusivamente quando il soggetto deve confrontarsi con i numeri. E’ una forma di inquietudine che non si manifesta di fronte ai compiti di altre materie e che si differenzia sensibilmente da altre forme come l’ansia di tratto, l’ansia di stato o l’ansia sociale” ha spiegato il dottore, sottolineando come “questa reazione negativa può manifestarsi in vari modi: a livello emotivo, fisico e comportamentale, e la sua gravità può essere tale da determinare una vera fobia che si presenta a qualsiasi età quando ci si deve confrontare con competenze matematiche”.
L’ansia per la matematica, dunque, può essere la conseguenza di ripetuti insuccessi scolastici. Ma può esserne anche la causa: una volta innescata, più elevata è l’ansia, più peggiorano le prestazione nelle prove di calcolo, diminuisce la capacità di apprendimento e diventa più difficile il raggiungimento del livello minimo di competenze richiesto in base all’età e alla classe frequentata.
“Il pericolo – ha continuato Lanfaloni – è che l’ansia si rafforzi con il progredire degli studi per poi stabilizzarsi in età adulta. La paura del fallimento, della reazione delle altre persone, dell’imbarazzo e dell’umiliazione o semplicemente di un brutto voto, possono condizionare l’immagine di sé, l’autostima e l’interazione sociale, generando nei casi più gravi anche problematiche comportamentali. Utilizzare dei questionari come l’AMAS per individuare la presenza di ansia per la matematica permetterebbe di individuare gli studenti a rischio ed attivare adeguate procedure di supporto”.
L’indagine svolta dall’Istituto Serafico – condotta da Massimo Piccirilli, Sandro Elisei, Gianni Alberto Lanfaloni, Livia Buratta, Beatrice Ciotti, Alessandro Lepri, Cristina Azzarelli, Silvia Ilicini, Patrizia D’Alessandro – i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista ‘Frontiers in Psychology’, come suggerisce ancora Lanfaloni “dovrebbero indurre i docenti a modificare significativamente le metodologie e le strategie di insegnamento, da una parte abbandonando l’idea-mito secondo cui o si ha il ‘pallino’ della matematica o è inutile insistere nell’impararla, dall’altra aumentando la consapevolezza che la dimensione emozionale ha un impatto significativo sull’apprendimento e che promuovere solo il ragionamento e la logica non rappresenta la modalità didattica più efficace”.

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SEPSI NEONATALE CAUSA CIRCA 800.000 DECESSI ALL’ANNO

La sepsi è una condizione potenzialmente letale caratterizzata da una risposta infiammatoria sistemica causata da un’infezione, che può rapidamente evolvere in disfunzione multiorgano e morte. La sepsi colpisce circa 49 milioni di persone, con 11 milioni di decessi all’anno a livello mondiale, portando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a identificarla come una priorità sanitaria globale. Ogni anno, il 13 settembre, si celebra la Giornata Mondiale contro la sepsi (World Sepsis Day), con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità di questa patologia, spesso poco conosciuta.
La mortalità da sepsi è spesso legata a misure di prevenzione delle infezioni inadeguate, diagnosi tardiva e gestione clinica inappropriata.
Il periodo neonatale presenta il rischio di sepsi più alto nell’arco della vita e, di conseguenza, comporta un enorme carico medico, sociale ed economico a livello globale. Questa condizione, comunemente definita da una coltura microbica positiva in un paziente sintomatico, rimane una sfida considerevole a livello globale e, insieme alla nascita pretermine, è responsabile del maggior numero di decessi nel primo mese di vita.
Ogni anno si stima che ci siano tra 3,9 e 5 milioni di casi di sepsi neonatale a livello globale, con circa 700.000-800.000 decessi, a seconda dello studio. Tuttavia, le stime globali dell’incidenza e della mortalità sono spesso incerte a causa della mancanza di dati accurati e di sistemi di sorveglianza robusti, specialmente nei paesi a basso e medio reddito.
Anche se la sopravvivenza dei neonati pretermine e/o di basso peso alla nascita è nettamente migliorata nel tempo, questa popolazione necessita spesso di cure ospedaliere, il che li espone a nuovi rischi infettivi sotto forma di infezioni acquisite in ospedale (hospital-acquired infections HAI). Infatti, un recente studio di coorte ha evidenziato che tra la popolazione neonatale ospedalizzata i tassi di sepsi sono più di sette volte superiori. Nelle unità di Terapia Intensiva Neonatale, più della metà delle HAI risultano essere sepsi acquisite in ambito ospedaliero (hospital-acquired sepsis HAS) responsabili di un aumento della mortalità del 5.5% nei neonati ospedalizzati affetti rispetto ai neonati con le stesse caratteristiche ma senza HAS. Inoltre, la sepsi causata dalle cure sanitarie è associata a una degenza ospedaliera più lunga e a tassi di resistenza antimicrobica più elevati rispetto alla sepsi acquisita in comunità. Più della metà di tutti i casi di HAS sono, tuttavia, prevenibili attraverso misure appropriate di prevenzione e controllo delle infezioni.
In base al timing dell’infezione, la sepsi neonatale è stata classificata in sepsi ad esordio precoce (EOS – con esordio nelle prime 72 ore dalla nascita) e sepsi ad esordio tardivo (LOS – con esordio dopo i primi 3 giorni dalla nascita). Questa classificazione implica differenze nella modalità di trasmissione prevista e nei microrganismi patogeni predominanti. L’EOS è generalmente causata da trasmissione verticale dalle madri ai neonati durante il periodo intrapartum, mentre la LOS è causata da trasmissione orizzontale postnatale, principalmente da microrganismi acquisiti dopo la nascita. Una recente revisione sistematica e metanalisi degli studi epidemiologici sulla sepsi neonatale ha riportato che la EOS è 2,6 volte più comune della LOS.
L’incidenza delle due forme di sepsi neonatale varia ampiamente tra diverse aree geografiche e gruppi di popolazione. Nei paesi sviluppati, l’incidenza della EOS è stimata intorno a 0,5-1 casi per 1.000 nati vivi e fino a 13.5 per 1.000 nati tra i pretermine, mentre la LOS, più comune tra i neonati ricoverati in UTIN, presenta tassi che possono superare gli 88 casi per 1.000 neonati ad alto rischio. Nei paesi a basso e medio reddito, l’incidenza è significativamente più elevata a causa di fattori come l’alta prevalenza di nascite pretermine, condizioni igieniche inadeguate e limitato accesso a cure prenatali e perinatali di qualità.
L’eziologia della sepsi neonatale è cambiata negli ultimi decenni a causa dell’aumento della resistenza antimicrobica, della disponibilità di tecnologie per diagnosticare le infezioni e guidare il trattamento e dell’utilizzo di dispositivi sanitari invasivi che aumentano il rischio di infezioni associate all’assistenza sanitaria. La sepsi neonatale causata da batteri Gram-negativi resistenti agli antibiotici è responsabile di circa il 30% dei decessi neonatali dovuti a sepsi.
La prognosi dipende dal riconoscimento precoce e dal trattamento appropriato, sebbene i segni e i sintomi siano spesso aspecifici e possano sovrapporsi a quelli di altre condizioni gravi.
La prevenzione della sepsi neonatale si concentra principalmente sull’implementazione di misure efficaci di controllo delle infezioni e sulla gestione appropriata delle cure prenatali e perinatali. La prevenzione della EOS include lo screening materno per lo Streptococco di gruppo B durante la gravidanza e la somministrazione di antibiotici profilattici alle donne a rischio durante il parto. Le misure preventive contro la LOS includono pratiche igieniche rigorose, la gestione sicura dei dispositivi invasivi e la promozione dell’allattamento al seno, che può fornire immunità passiva contro molte infezioni. Una componente critica della prevenzione è anche il miglioramento della formazione del personale sanitario nelle unità neonatali, insieme all’implementazione di protocolli standardizzati di controllo delle infezioni.
Nonostante i progressi nella gestione e prevenzione, la sepsi neonatale rimane una sfida significativa. Le limitazioni nella diagnosi rapida, l’aumento della resistenza antimicrobica e la carenza di dati epidemiologici accurati continuano a ostacolare gli sforzi globali per ridurre l’incidenza e la mortalità. L’adozione di nuove tecnologie diagnostiche, l’investimento in ricerca per nuovi trattamenti e vaccini e il miglioramento dei sistemi di sorveglianza sono essenziali per affrontare questa sfida.

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Fondazione Campania Welfare e Liberass presentano i nuovi progetti

Ripartono le attività in partenariato tra Fondazione Campania Welfare e l’associazione Liberass. Giovedì, 12 settembre 2024 alle ore 17, presso la sala riunioni dell’edificio P del Parco San Laise verranno presentati– Lo sportello di ascolto “DOPO DI NOI” L.112/2016 e  la master class “FACCIAMO CINEMA”.

– Lo sportello Dopo di Noi è informazione, ascolto, consulenza, aggregazione e consente, alle persone con disabilità grave, di raggiungere un’autonomia tale da affrontare la quotidianità, in contesti sociali, con maggiore serenità.

– La master class Facciamo Cinema ha l’obiettivo di consegnare al mondo della “settima arte” professionisti preparati e competenti con un alto livello di professionalità tecnica e pratica. I contenuti e la metodologia consentiranno di apprendere i fondamentali per la recitazione, l’interpretazione di un testo, lo studio del personaggio, l’uso del linguaggio del corpo e della voce.

Il percorso formativo è rivolto ai ragazzi dai 16 anni in poi e li accompagnerà fino alla realizzazione di un cortometraggio da presentare fuori concorso alla V edizione del Premio Corto Flegreo.

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