15 Nov, 2024 | Comunicare il sociale
Lunedì 18 novembre alle ore 12.30 sarà inaugurato il servizio di noleggio biciclette cittadino per il Comune di Torre del Greco presso la stazione della Linea Circumvesuviana sita in Piazza della Repubblica, alla presenza delle autorità e degli operatori che informeranno la cittadinanza sul funzionamento del nuovo sistema di trasporto.
Quella di Torre del Greco è la prima inaugurazione del servizio di eBike Sharing che sarà estesa ad altri 13 comuni della linea circumvesuviana servita da EAV, mettendo a disposizione dei cittadini un totale di 330 eBike in 67 stazioni virtuali.
Il progetto, che non ha costi per le municipalità coinvolte, è stato finanziato da EAV – Ente
Autonomo Volturno con i contributi ministeriali per la promozione della Sharing Mobility, ricevuti attraverso la Regione Campania. EAV poi, a sua volta, ha affidato la gestione a VAIMOO (parte di Angel Holding) attraverso un avviso pubblico.
Il servizio a Torre del Greco sarà attivo progressivamente a partire da martedì 19 novembre con una flotta di 55 e-bike, suddivise in 12 stazioni.
Il nuovo progetto di mobilità urbana ha l’obiettivo di offrire ai cittadini dei comuni un sistema integrato tra i servizi di trasporto pubblico locale operati da EAV e il nuovo bike sharing. Un’opportunità unica per ridurre il traffico, disincentivare l’utilizzo dell’auto privata ed offrire un’esperienza di trasporto sostenibile e accessibile ai cittadini dei comuni coinvolti.
Il piano tariffario VAIMOO, già particolarmente conveniente, grazie all’integrazione con EAV
prevede importanti scontistiche sull’utilizzo del servizio del bike sharing per gli utenti in
possesso di un titolo di viaggio EAV.
Tutte le informazioni sulle tariffe per utilizzare il servizio e il posizionamento delle stazioni sono disponibili sul sito: https://torredelgreco.vaimoo.app/
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14 Nov, 2024 | Comunicare il sociale
A San Giorgio a Cremano, comune di soli 4 chilometri quadrati, dove l’urbanizzazione è spinta e si vive in un mare di cemento finalmente, dopo un lavoro di quasi 2 anni, si sta per produrre il primo olio extra vergine di oliva “sociale”.
Grazie all’operato dell’associazione di promozione sociale Callysto che ha recuperato, grazie ad un progetto di rigenerazione di ex Terra Felix, un lotto di terreno confiscato per abuso edilizio, sono stati raccolti 8 quintali di olive. Tutta la materia prima è stata già consegnata ad un frantoio presente in area vesuviana per la frangitura e la successiva estrazione. Si attende quindi l’imbottigliamento; l’etichetta riporterà il logo della città e le indicazioni specifiche del progetto di legalità e rinascita sociale.
“Un lavoro lungo e duro. Abbiamo recuperato un uliveto di circa 200 piante abbandonate, ripulito il terreno da tutti i rifiuti accumulati nei mesi di inattività, piantato nuovi esemplari e finalmente stiamo per vedere i risultati del sacrificio di 35 volontari” spiega Francesco Micera dell’associazione Callysto.
Alcuni volontari sono i giovani impegnati nel Servizio Civile, 15 invece sono ragazzi disabili cognitivi impegnati in centri diurni di zona. Tutte le risorse sono da mesi impegnate nei 10.000 metri quadrati di terreno in laboratori agronomici e didattici che oltre al recupero dell’uliveto stanno cercando di ridare vita anche al vigneto già in passato presente e che attualmente versa in condizioni pessime.
“Un percorso virtuoso di cui siamo orgogliosi – sottolinea il Sindaco sangiorgese Giorgio Zinno – che sta già mostrando la sua forte valenza sociale e che rappresenta il riscatto dall’illegalità e la promozione di valori come inclusione e partecipazione attiva, uniti alla cura della terra e del lavoro condiviso”.
La successiva commercializzazione delle bottiglie di olio avverrà attraverso la piccola distribuzione locale per chiudere il virtuoso circolo della produzione e del consumo a km 0.
La produzione dell’olio sociale, secondo i referenti del progetto, lancia un messaggio forte alla comunità: l’illegalità può essere sconfitta, le terre abbandonate possono diventare luoghi di speranza e rinascita e una comunità cittadina si può riscoprire unita attorno ai temi del lavoro verso un futuro sempre più condiviso e inclusivo.
di Emanuela Nicoloro
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14 Nov, 2024 | Comunicare il sociale
Un confronto tra tre rappresentanti delle religioni monoteiste sul tema della pace, parola quasi scomparsa dal vocabolario collettivo visti i tanti conflitti che devastano ancora popolazioni di diverse aree geografiche e che sembrano irrisolvibili: dal Medio Oriente all’Ucraina, senza dimenticare le altre zone di guerra di cui si parla poco in Asia e in Africa. L’incontro, tenutosi nell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologia dell’Italia Meridionale (PFTIM), ha visto gli interventi di Sihem Djebbi, esperta in Scienze politiche e Relazioni internazionali e docente alla Sciences Po Paris, Università Paris Nord-Sorbonne di orientamento religioso musulmano, Tamar Elad-Appelbaum, rabbina, fondatrice e leader spirituale di Kehilat Zion a Gerusalemme, una comunità di ebrei israeliani e la coordinatrice della Specializzazione in Teologia Fondamentale PFTIM – Sez. San Luigi Giuseppina De Simone, cristiana.
L’intervento della professoressa Sihem Djebbi-La professoressa Sihem Djebbi ricorda: «Il quadro teologico, etico e culturale nell’Islam pone la pace e la non violenza come il bene e l’obiettivo ultimo per ogni credente e comunità» aggiungendo come «la mediazione, il dialogo, che sia interreligioso e non, la tolleranza (la diversità essendo considerata parte dell’ordine divino), la moderazione e il rispetto della dignità umana (con una prospettiva di umanesimo universale) costituiscono i pilastri di questa concezione)». Anche nel mondo islamico, dal punto di vista intellettuale e culturale oltre che teologico è in evoluzione. Sihem Djebbi fa riferimento a «intellettuali musulmani detti “riformisti”, teologi e non (come Mérad, Arkoun, Talbi, Charfi, Abouzid…) da una trentina di anni, sia nel mondo a maggioranza musulmana che nei paesi occidentali, stanno producendo un lavoro di “restituzione’’ del significato dell’Islam e dei valori fondatori legati alla pace e alla non-violenza, in una prospettiva ermeneutica. Ricordano anche la pluralità di prospettive e di prassi che sono esistite nel corso della storia dell’Islam. Questo lavoro si sta diffondendo oltre le sfere teologiche, per irrigare una riflessione più profonda nel mondo musulmano». Dunque, sottolinea la docente alla Sciences Po Paris, Università Paris Nord-Sorbonne, «nel mondo musulmano diverse iniziative hanno anche dimostrato, in questi ultimi decenni, la crescente volontà di promuovere la pace mediante la valorizzazione delle letture pacifiste del Corano e della tradizione religiosa, e la condanna di ogni tipo di estremismo. Nel mondo arabo, il Marocco, la Giordania e gli Emirati Arabi Uniti, e, sul piano delle autorità religiose, l’istituzione egiziana di Al Azhar sono tra i più eminenti rappresentanti di questa tendenza. Queste iniziative – afferma nel suo intervento Djebbi – convergono spesso, anche in modalità cooperativa, con quelle della società civile. In molti paesi, come il Marocco, il Libano, Israele e Palestina o l’Egitto, sono attive numerose organizzazioni che attuano, in modo costante, all’interno e tra le varie comunità, il dialogo interreligioso e interculturale». E le iniziative che si inseriscono nel solco della società civile, «è particolarmente rilevante dal 7 ottobre 2023, data del massacro perpetrato da Hamas in Israele, e dell’intensificarsi del blocco di Gaza e delle operazioni militari di Israele nei territori palestinesi». La professoressa avverte: «I principali esponenti politici e religiosi appaiono più riluttanti nell’attuazione di iniziative concrete di pace e di dialogo. In contesti poco democratici (la libertà di espressione continua ad essere una problematica nel mondo arabo, e lo sta diventando sempre di più in Israele), tali iniziative di pace e di dialogo, non allineate con la diplomazia o la politica ufficiale dello Stato, non solo non sono valorizzate, ma sono offuscate, o addirittura represse. Sono anche criticate da una parte del gruppo sociale/religioso di appartenenza». Ed ecco la conclusione. «Stiamo quindi vivendo, in relazione con il conflitto israelo-palestinese, un momento di grande difficoltà nella costruzione della pace e del dialogo interreligioso, non solo nel Medio-Oriente ma anche oltre, per via dell’intensità delle connessioni emotive del resto del mondo con detto conflitto. In particolare, nel dialogo del cristianesimo, e a maggior ragione dell’Islam, con il giudaismo».
Le parole della rabbina Tamar Elad-Appelbaum-Accorato l’appello della rabbina Tamar Elad-Appelbaum. «È ora più che mai, di fronte alla violenza, che questa voce della religione è necessaria. Una voce di tolleranza, di devozione, di compassione per tutti, di chiarezza morale che traccia la linea di demarcazione tra il bene e il male, che si allea contro l’estremismo, il razzismo e l’odio, che si oppone esprimendo un modo di condividere l’umiltà e la pace e che lo dimostra, come preghiera, come azione di fede, nell’abisso». Ovunque «vada in questi giorni – è il rammarico – incontro persone distrutte, nel profondo dell’abisso. Eppure, molti di loro si ostinano a custodire un piccolo, santo, puro, umile puntino di fede nel loro cuore. Cercano una voce di ascesa. Cercano leader religiosi coraggiosi e attivi. Per un linguaggio che sia santo, umile e speranzoso». La realtà in Medio Oriente è qualcosa che assomiglia all’inferno e Tamar Elad-Appelbaum non può di certo negarlo. «Questi sono giorni di profondo dolore e tristezza. Dal 7 ottobre 2023, tante vite e tanti cuori sono stati spezzati dalla violenza, dall’odio, dalla sofferenza e dalla disperazione. Molti hanno perso la speranza nell’umanità, molti si sentono abbandonati e soli. In mezzo a questo fallimento umano, c’è un posto per la religione nella costruzione della pace? Sì. Più che mai. Perché questo è il compito di coloro che temono Dio e seguono le sue vie con umiltà, di coloro che credono, in mezzo all’abisso umano, che Dio è un faro eterno, che guida per sempre coloro che ascoltano, verso un futuro di parentela e di pace. La tradizione ebraica parte proprio da questo punto: “In principio Dio creò il cielo e la terra».
Il ragionamento di Giuseppina De Simone –Anche la coordinatrice della Specializzazione in Teologia Fondamentale San Luigi Giuseppina De Simone, di fede cristiana, è persuasa della necessità di «ridare credito alla pace, di comprendere che la guerra non è mai la soluzione ai problemi ma la loro moltiplicazione all’infinito. Questo vuol dire cercare con determinazione ciò che ci unisce: non una “fraternità” omologante imposta dall’alto ma una possibilità di relazione che tenga vive le differenze in una reciprocità che si allarga a apre a ulteriori relazioni. La sfida è ripartire da quanto la narrativa diffusa ci mostra come terreno di scontro, motivo di conflitto». Una soluzione? «Partire dalle fedi e dalla fede, da cosa vuol dire credere, dall’esperienza religiosa al cuore di ogni religione. Muovere da questa convinzione – spiega De Simone – consente di essere avveduti rispetto alla tentazione dell’ostilità verso l’altro che si annida in ogni tradizione religiosa; aiuta a smascherare ogni strumentalizzazione politica della religione da qualunque parte essa venga». In questo senso, «il lavoro della Rete Teologica Mediterranea, che coinvolge teologi e teologhe delle cinque sponde del Mediterraneo e che ci vede impegnati come Sezione San Luigi, insieme all’intera Facoltà Teologica di Napoli, va nella direzione della costruzione di percorsi di pace, ricercando i fondamenti e le condizioni che possono ritessere i legami tra i popoli». Tutto ciò rimanda alla «teologia che si fa spazio di incontro e di mutuo riconoscimento della diversità delle culture, delle sensibilità e delle storie del Mediterraneo, dando vita a un pensiero che ha il sapore della complessità, la forza della condivisione e della compromissione con la storia. Non una teologia neutrale, ma una teologia che aiuta ad assumersi la responsabilità per la storia, oltre ogni rassegnazione. Una teologia della pace e per la pace».
di Antonio Sabbatino
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13 Nov, 2024 | Comunicare il sociale
ALTS Italia ETS ODV, lancia una raccolta fondi per promuove una campagna di prevenzione dei tumori del seno rivolta alle donne di Napoli a maggiore rischio di esclusione dai percorsi senologici di prevenzione.
L’ALTS da oltre 35 anni fa prevenzione dei tumori al seno con visite eco guidate realizzate presso la sede dell’Associazione e a bordo del “Camper Donna” portando la prevenzione sul territorio. Aderisce a bandi pubblici e lavora in collaborazione con le istituzioni, con aziende pubbliche e private, realizza raccolte fondi.
Donando sulla piattaforma di Crowdnet sarà possibile sostenere il progetto , favorendo la campagna di prevenzione dei tumori del seno e tantissime donne saranno raggiunte sul loro territorio con il Camper Donna (ambulatorio di senologia mobile dell’ALTS).
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12 Nov, 2024 | Comunicare il sociale
Il Belvedere adiacente alla rampa di accesso del Castello Aragonese di Baia sarà intitolato dal Sindaco di Bacoli Josi Della Ragione alla memoria di Maurizio Valenzi.
La motivazione è che Maurizio Valenzi fu protagonista della restituzione di questo magnifico luogo alla sua funzione culturale. Nel 1975, primo anno di mandato a Napoli della amministrazione comunale da lui presieduta, venne chiuso l’orfanotrofio militare presente nel castello e convenzionato col Comune di Napoli. In seguito ad una semplice lettera al Sindaco dei bambini ricoverati, che denunciava situazioni di assoluto degrado, l’allora assessora ai Servizi Sociali, Emma Maida, con una ispezione senza preavviso, verificate quelle condizioni, avviò la procedura di chiusura, in linea con le battaglie dell’Unione Donne Italiane contro il ricovero dei minori in istituto.
A seguire alle 10 e 30 sempre Sabato 16 novembre al Palazzo dell’Ostrichina del Parco Borbonico del Fusaro di Bacoli si svolgerà nell’ambito del progetto Agendo l’atelier tematico sull’eredità culturale come valore sociale “Patrimonio flegreo. Terra tra mito e fuoco”.
Gli eventi sono organizzati dalla Fondazione Valenzi ETS, dal Comune di Bacoli e dal Centro Ittico Campano.
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