18 Mar, 2024 | Comunicare il sociale
Giovedì 21 marzo 2024, alle ore 17:00, avrà luogo presso Palazzo Mastrilli la presentazione
ufficiale del progetto “Riscrivere Cardito”, selezionato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, presentato dal Comune di Cardito in collaborazione con Cantiere Giovani, Comunica Sociale APS e Collettivo Caveau APS.
L’evento vedrà la partecipazione del Sindaco Giuseppe Cirillo, dell’Assessore alla Cultura Sossio Giordano, della Dirigente alle Politiche Sociali Carmela Sannino, dei partner del progetto e delle associazioni locali.
“Riscrivere Cardito” è un’iniziativa rivolta ai giovani tra i 14 e i 35 anni, finalizzata a promuovere la biblioteca di Cardito come fulcro di un processo comune. Tale processo, riconoscendo l’importanza di ogni individuo, conoscenza e cultura, si propone di rileggere, ripensare e riscrivere le storie individuali e collettive, progettando un futuro inclusivo e partecipativo.
Le azioni del progetto mirano a promuovere competenze trasversali, a valorizzare il
protagonismo giovanile e a offrire ai giovani spazi, tempi e risorse per la propria emancipazione personale e collettiva. Inoltre, “Riscrivere Cardito” promuove una “Call di idee” rivolta ai giovani, invitandoli ad elaborare microprogetti creativi di sensibilizzazione mediante la metodologia “Si può fare”.
La Biblioteca si rigenera, crea nuovi spazi e diventa così un centro di aggregazione e
sperimentazione culturale, dove i giovani possono incontrarsi, scambiare idee, sviluppare
proposte e dedicarsi ad attività di tempo libero qualificato.
La presentazione è aperta a tutta la cittadinanza.
Per maggiori info:
+39 379 20 90 661
bibliotecadicardito@gmail.com
www.bibliotecadicardito.it
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14 Mar, 2024 | Comunicare il sociale
Nessuna possibilità di ricevere cure sanitarie, trovare un lavoro, affittare una casa con le proprie credenziali. Per i suoi figli, che si trovano nello stesso limbo, si aggiungono pure le difficoltà nel poter frequentare una scuola superiore. Ivan (nome di fantasia), di origine croata, ha circa 40 anni e vive all’interno del campo rom di Cupa Perillo nel quartiere di Scampia dove è nato da papà macedone e mamma kosovara. Si tratta di un’area spesso balzata agli onori della cronaca per le pessime condizioni sanitarie, igieniche a discapito della salute di chi ci vive e anche dei residenti dei condomini circostanti e degli studenti delle scuole del posto. Come tantissime altre famiglie di origine balcanica cresciute in Italia è privo di residenza a causa di alcuni vincoli normativi come quelli contenuti nel decreto Lupi, convertito con la Legge 80/2014, che all’art 5 comma 1 recita: “Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”. Molti ostacoli per la cittadinanza e la residenza per chi proviene dai Balcani, peraltro, rimandano ad ulteriori vincoli normativi sorti dopo la dissoluzione della Jugoslavia e la formazione dei vari Stati dopo le terribili guerre degli anni ’90.
Il racconto di Ivan – Per Ivan, come per gli altri, non avere una residenza in concreto significa la preclusione all’accesso ai servizi essenziali garantiti dalla nostra Costituzione. Attualmente in affidamento all’associazione di promozione sociale “Chi Rom e Chi No’’ di Scampia, (dove si trovano anche lo spazio gastronomico di Chikù e l’impresa sociale che opera nel campo della gastronomia multiculturale La Kumpania Srls), l’uomo esterna il suo disagio. «Attualmente ho la residenza bloccata dopo il sequestro anni fa delle aree del campo rom di Cupa Perillo da parte dell’autorità giudiziaria (lo dispose il tribunale di Napoli nel luglio 2017, un mese dopo ci fu un devastante incendio, ndr). Ho fatto la domanda per avere la cittadinanza italiana, ma dopo oltre un anno sono ancora in attesa che me l’accettino. Anche i miei 5 figli, come me, non hanno i documenti. Per iscriverli a scuola sono dovute intervenire le associazioni come Chi Rom e Chi No la comunità di Sant’Egidio». L’unico figlio maggiorenne, che oggi ha 19 anni, aggiunge Ivan, sprovvisto della residenza «si è dovuto fermare al conseguimento del diploma di scuola media senza andare oltre». Non solo, Ivan ricorda con rammarico: «Se avessi bisogno di cure sanitarie, potrei essere visitato al pronto soccorso senza però andare oltre. Se dovessi morire, andrei incontro alle stesse difficoltà di sepoltura di Davide, il ragazzo di 21 anni morto folgorato che io conoscevo sin da piccolo visto che anche lui abitava nel campo a Cupa Perillo. Se qualcuno di noi se ne andasse prima del tempo dove ci buttano, nella spazzatura?». L’esistenza di Ivan e della sua è nei fatti oggi sospesa perché senza residenza appare ancor più complicato anche trovare lavoro e provvedere in proprio per un alloggio, che senza la residenza non potrebbe comunque né affittare né comprare. «La domanda della cittadinanza l’ho fatta per i miei figli, per dare loro delle opportunità. Quando siamo andati a chiedere, ci hanno detto che senza cittadinanza non si può avere la residenza. In Belgio, Francia o Germania non è così: se avessi avuto un figlio nato lì, automaticamente sarebbe diventato cittadino di quei Paesi». Barbara Pierro, avvocato e presidente di Chi Rom e Chi No dà poi un’ulteriore lettura della vicenda. «Nel campo rom di Cupa Perillo – spiega – non c’è nessuna occupazione abusiva perché non ci sono proprio gli immobili. Possiamo parlare soltanto di abitazione di fortuna e baracche in cui abitano persone che sono oggi nate in Italia o che sono arrivati con lo status di rifugiato politico e che non hanno più potuto ottenere il permesso di rifugiato». Pierro sottolinea anche come tra le persone di origine rom ci siano «tantissimi apolidi, in quanto minoranza non riconosciuta in Italia a causa dell’assenza del requisito della territorialità. La questione apolidia è molto forte».
di Antonio Sabbatino
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14 Mar, 2024 | Comunicare il sociale
Il Centro di Pastorale Carceraria della Diocesi di Napoli, insieme con l’associazione Liberi di Volare onlus e con l’associazione Sbarre di Zucchero, ha organizzato il giorno sabato 16 marzo, a partire dalle ore 10.30, un presidio con corteo presso la Casa Circondariale di Napoli “Giuseppe Salvia” a Poggioreale, per dire basta ai suicidi in carcere; un fenomeno che non riguarda solamente i detenuti, bensì anche gli agenti penitenziari, a dimostrazione di una vita carceraria colma di frustrazione per i ristretti e per chiunque operi all’interno degli istituti penitenziari.
Prenderanno parte all’iniziativa: padre Alex Zanotelli, Livio Ferrari del movimento No Prison, don Franco Esposito, direttore della Pastorale Carceraria; Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la Regione Campania; Monica Bizaj, presidente dell’associazione Sbarre di Zucchero; Valentina Ilardi, dell’associazione Liberi di Volare onlus. «Una manifestazione che vuole scuotere le coscienze perché il problema carcere, con la sua violenza e le sue morti, è un problema di tutti. Per i tanti “forse uccisi dalla disperazione, dalla paura o dalla violenza di qualcuno”, ma sicuramente lasciati morire dalla violenza di una istituzione “di potere”, che troppo spesso pensando alla pena da fare espiare dimentica l’umano da salvare», ha dichiarato don Franco Esposito.
L’appuntamento è a Piazza Cenni e, dopo breve corteo, verrà raggiunto l’ingresso principale del carcere di Poggioreale, per ribadire con determinazione che “NON C’E’ PIU’ TEMPO”: tanti, troppi, continuano ad essere i suicidi dietro le sbarre; un bisogno urgente di misure concrete ed immediatamente attuabili per ovviare al sovraffollamento, per trovare adeguate soluzioni per i detenuti affetti da disagio psichiatrico e/o tossicodipendenza, anche per “semplificare” il lavoro di tutti gli operatori penitenziari, vittime anche loro dell’assenza totale dello Stato, per riportare l’art. 27 della Costituzione al centro della detenzione in carcere. Una manifestazione per vincere il silenzio della politica ed andare oltre le mura dell’indifferenza. «Sul tema della giustizia mediatica, sulle intercettazioni, sulle sue barbarie, sulla custodia cautelare, sui suicidi in carcere, sul sovraffollamento, sull’aumento dei giorni di liberazione anticipata e gli errori giudiziari è calato da tempo un silenzio. Eppure, c’è un numero sproporzionato di persone private della loro libertà contro le regole del diritto. Quasi la metà delle custodie preventive sono indebite ed illegittime. Migliaia di persone devono scontare meno di due anni di carcere e non hanno misure alternative e i tempi della giustizia si allungano», nella dichiarazione di Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la Campania.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, l’associazione Liberi di volare onlus, sita in Napoli alla via Buonomo nr 39, con inizio alle ore 16.30, ospiterà un convegno organizzato dalla rete nazionale Sbarre di Zucchero, sulle drammatiche condizioni delle carceri. Alla tavola rotonda, moderata da Andrea Aversa, giornalista de L’Unità, interverranno: don Franco Esposito, direttore della Pastorale Carceraria di Napoli, Ciro Corona, fondatore di (R)esistenza anticamorra, Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la regione Campania, don Tonino Palmese, garante dei detenuti di Napoli, Stefano Vecchio, presidente del Forum Droghe. Previste le testimonianze degli ospiti della casa di accoglienza della Pastorale Carceraria.
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14 Mar, 2024 | Comunicare il sociale
Tutto pronto per “Cambio di rotta” la campagna 2024 di Nave Italia che prenderà il largo il 30 aprile dal porto di La Spezia per toccare, in circa 6 mesi, 9 porti italiani e 1 estero. Dopo la pausa invernale che ha permesso alla Fondazione Tender to Nave Italia di raccogliere e vagliare le numerose richieste di partecipazione alla campagna 2024 e, al brigantino, di essere sottoposto ai consueti lavori di manutenzione, è giunto il momento per Nave Italia di salpare l’ancora per una nuova traversata solidale. A bordo, in compagnia dell’equipaggio della Marina Militare e dello staff scientifico della Fondazione, saliranno 21 tra associazioni ed enti no profit del terzo settore provenienti da tutta Italia e una dal Sudafrica, per sperimentare i benefici del metodo Nave Italia.
Tornano “Il viaggio di ESPRIMO”, il progetto promosso da un gruppo di clinici e ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento dell’Università di Verona che coinvolge pazienti tra i 18 e i 45 anni affetti da sclerosi multipla e, a luglio, “Academy to Italy 2024”, il progetto promosso dalla Sailing Academy del Royal Cape Yacht Club di Cape Town che, anche quest’anno, si rivolgerà a giovani provenienti da alcune delle zone più difficili di Città del Capo.
Tanti i nuovi progetti da segnalare, tra cui a maggio “Svelandoci…”, promosso dalla sede “Soldati” di Gattinara dell’Istituto Alberghiero Pastore di Varallo in cui ospiti a bordo saranno alunni ed ex alunni con sindrome di Down; a giugno quella della Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald ETS “Fratelli D’A-Mare”, che vedrà il coinvolgimento di bambini affetti da gravi patologie e ospitati presso le Case Ronald di Roma, Brescia e Firenze e dei rispettivi fratelli, in un’esperienza di vita comune che li aiuti a recuperare il loro senso di unità e fratellanza. A seguire, “Saliamo A Riva”, progetto rivolto a persone non vedenti o ipovedenti tra i 14 e i 35 anni di età voluto dall’ I.Ri.Fo.R Onlus – Istituto per la Ricerca la Formazione e la Riabilitazione di Roma.
A luglio “Onboard Medialab: sulle ali del vento” e “Ognuno a modo suo… sulla stessa rotta”, proposti rispettivamente da Centro Ripamonti Onlus di Cusano Milanino e Talenti fra le nuvole Onlus di Milano, porteranno invece a bordo ragazzi con Disturbo Specifico di Apprentimento (DSA). Ad agosto, “La Nave dei Segni” ospiterà un gruppo di utenti de La Casa delle Luci di Roma affetti da disabilità comunicative gravi, insieme agli operatori sordi e udenti, per vivere un’esperienza unica di preparazione al momento in cui lasceranno la loro famiglia per essere inseriti in un primo gruppo-appartamento.
A settembre si ricomincerà con il progetto dell’Università degli Studi di Bergamo, “Rotta verso il benessere per l’anziano fragile” per valutare l’efficacia dell’esperienza del viaggio su Nave Italia nelle persone anziane con particolare fragilità cognitiva e relazionale. Seguirà “Mare di Carta (il canto delle sirene)” il progetto artistico, promosso dall’Istituto Superiore Antonio Stradivari di Cremona, che quest’anno avrà come tema la parità di genere e sarà rivolto esclusivamente a studentesse con disturbi educativi speciali.
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14 Mar, 2024 | Comunicare il sociale
“La socialità e la convivialità , nella convinzione della Palestra delle Autonomie sono il mezzo più utile ai nostri ragazzi per migliorare le loro abilità; allo stesso tempo sono una possibilità, offerta alle famiglie per poter tirare il fiato, sorridere e concentrare l’enorme energia necessaria a far fronte a tutte le difficoltà che sono costretti ad affrontare quotidianamente”. Sono le parole di Vincenzo Gargiulo, presidente de La palestra delle autonomie, aps che si occupa di persone con disturbo dello spettro autistico.
“L’idea che vorremmo si realizzasse – spiega Gargiulo- è fare in modo che i nostri figli, con l’ausilio di operatori specializzati, cucinino per le loro famiglie nei locali della Associazione un pranzo o una cena. E che quindi si occupino di scegliere il menù, fare la spesa, cucinare e servire il pranzo ai genitori che raggiungeranno i locali della Palestra all’orario di pranzo o di cena quando andranno via gli operatori presenti. Parteciperà a tutte le attività preparatorie un solo genitore, a turno tra i genitori dei partecipanti al progetto, con funzione di coordinamento e supporto agli operatori nelle esigenze logistiche”.
Parteciperanno ai laboratori, in moduli da 4, i ragazzi, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che frequentano abitualmente la Palestra delle Autonomie. Ma non è esclusa la partecipazione di chi fosse interessato , anche se non direttamente coinvolto nelle attività dell’associazione.
Il progetto prevede la presenza di operatori in rapporto 1 ad 1 in considerazione delle esigenze di supporto dei ragazzi che vi parteciperanno. Gli operatori saranno scelti dal direttivo dell’associazione, sentiti i genitori dei partecipanti, tra terapisti specializzati in ABA dopo lo svolgimento di colloqui in cui siano definite le competenze specifiche dei candidati.
Sulla piattaforma Crowdnet.it è possibile sostenere il progetto “Cucino io per te” e favorire il delicato processo di autonomia e socialità di queste persone.
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