Auser: torna la pasta antimafia che aiuta gli anziani

ROMA – Una pasta buona due volte perché unisce il sapore della legalità con quello della solidarietà. Penna rigate, caserecce e rigatoni sono i tre tipo di pasta corta di Libera Terra, prodotta con il lavoro delle cooperative nei terreni confiscati alle mafie, che verranno distribuiti dai volontari Auser. I fondi raccolti serviranno per sostenere progetti e servizi in aiuto degli anziani soli e le attività del Filo d’Argento Auser il telefono amico degli anziani.
“Fatti di un’altra pasta”, questo il titolo della campagna Auser 2018, è un evento itinerante che attraverserà tutta l’Italia per i prossimi sei mesi, con banchetti in piazza, eventi, feste, presenza in fiere ed iniziative locali. I volontari Auser incontreranno i cittadini offrendo loro la “pasta antimafia che aiuta gli anziani”, un’occasione per regalare un sorriso ad un anziano solo e compiere un gesto di grande valore etico, di impegno civile contro tutte le mafie per la giustizia e la legalità.
Da quasi 30 anni, la rete Auser è impegnata a restituire la speranza a migliaia di anziani soli. Il Filo d’Argento Auser è dotato di un numero Verde Nazionale gratuito (800-995988), attivo tutto l’anno, festivi compresi, dalle 8 alle 20, e di punti d’ascolto presenti in tutte le regioni. I volontari si impegnano in attività di compagnia telefonica e domiciliare, trasporto per visite e controlli medici, accompagnamento per servizi vari, aiuto per piccoli interventi a casa, consegna della spesa e dei farmaci, informazioni, aiuto nel disbrigo di pratiche burocratiche.
Nel 2016 sono state assistite più di 302mila persone in tutta Italia. I volontari impegnati nell’aiuto alla persona sono quasi 17mila, sono più di 23milioni i chilometri percorsi per sostegno alla mobilità e accompagnamento ai servizi. Il totale degli interventi svolti supera 1 milione e 555mila (dati tratti dall’ultimo Bilancio Sociale Auser).

di Danila Navarra

L’articolo Auser: torna la pasta antimafia che aiuta gli anziani sembra essere il primo su Comunicare il sociale.

Fao: 108 milioni di bambini lavorano in agricoltura

ROMA – Lavorano nelle serre che producono pomodori, oppure nella raccolta di patate e fagioli. A contatto di pesticidi, alle alte temperature. Ore e ore passate nei campi invece che sui banchi di scuola. I bambini non devono lavorare. Eppure sono 152 milioni i bambini che lavorano e la maggioranza, 108 milioni, sono sfruttati in agricoltura. Un fenomeno che dal 2012 a oggi è aumentato. La denuncia viene dalla Fao in occasione dell’odierna Giornata mondiale contro il lavoro minorile.
I minori che lavorano in agricoltura erano 98 milioni nel 2012. Oggi sono diventati 108 milioni. Guerre, conflitti, disastri naturali legati al clima e migrazioni forzate hanno spinto centinaia di migliaia di bambini nel lavoro minorile. Dice la Fao: “Dopo anni di costante declino, il lavoro minorile in agricoltura negli ultimi anni ha ripreso a crescere, a causa anche dell’aumento dei conflitti e delle catastrofi provocate dal clima. Questa preoccupante tendenza non solo minaccia il benessere di milioni di bambini, ma mina anche gli sforzi per porre fine alla fame e alla povertà”. Un esempio è quanto accade in Libano. Spiega la Fao: “Le famiglie nei campi profughi siriani in Libano, ad esempio, sono inclini a ricorrere al lavoro minorile per assicurare la sopravvivenza della famiglia. I bambini rifugiati svolgono una serie di compiti: lavorano nella produzione di aglio, nelle serre per la produzione di pomodori, nella raccolta di patate, fichi e fagioli. Sono spesso esposti a molti pericoli e rischi, come pesticidi, scarsa igiene del campo, alte temperature e affaticamento nel fare lavori fisici impegnativi per lunghi periodi”.
I dati sul fenomeno dicono che quasi tre bambini su quattro che lavorano sono occupati nell’agricoltura. Dei 152 milioni di bambini lavoratori, la stragrande maggioranza – 108 milioni – vengono occupati in agricoltura, nell’allevamento del bestiame, nella silvicoltura o nell’acquacoltura. Quasi il 70% del lavoro minorile è lavoro familiare non retribuito. L’incidenza del lavoro minorile nei paesi colpiti da conflitti armati è del 77% superiore alla media globale. Quasi la metà di tutto il lavoro minorile del mondo avviene in Africa – 72 milioni, un bambino su cinque, e la stragrande maggioranza lavora in agricoltura – seguita dall’Asia con 62 milioni.
L’obiettivo di fermare la fame passa necessariamente da quello di fermare il lavoro minorile nei campi. I bambini che lavorano non possono studiare: la loro infanzia è rubata e anche il loro futuro, perché viene loro impedito di accedere a lavori migliori, in condizioni più dignitose. “I bambini che lavorano per lunghe ore continueranno probabilmente a ingrossare le fila degli affamati e dei poveri. Poiché le loro famiglie dipendono dal loro lavoro, questo priva i bambini dell’opportunità di andare a scuola, il che a sua volta impedisce loro di ottenere posti di lavoro e redditi decenti in futuro – ha dichiarato il Vice Direttore Generale della FAO, Daniel Gustafson – Poiché oltre il 70% del lavoro minorile in tutto il mondo si svolge in agricoltura, è fondamentale integrare il lavoro minorile nelle politiche agricole nazionali e affrontare la questione a livello di nucleo familiare. Altrimenti aggraverà ulteriormente la povertà e la fame nelle aree rurali. Dobbiamo spezzare questo circolo vizioso se vogliamo ottenere progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Fame Zero non è possibile senza Zero lavoro minorile”.

di Danila Navarra

L’articolo Fao: 108 milioni di bambini lavorano in agricoltura sembra essere il primo su Comunicare il sociale.

Sfida contro la plastica: il 4 ottobre sarà plastic free

ROMA – Il Ministero dell’Ambiente sarà libero dalla plastica il 4 ottobre. E sfida le altre istituzioni a impegnarsi attivamente per diventare “plastic free”. Poiché la politica si fa sempre più spesso su twitter, attraverso dichiarazioni e mobilitazioni, l’impegno richiesto ha già due hashtag: #iosonoambiente e #PFC, che sta per plastic free challenge, la sfida cui sono chiamati anche i cittadini. Raccontare le proprie azioni e il proprio impegno per liberarsi quanto più possibile dalla plastica.
Una “sfida” che “simpaticamente” il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha rivolto al presidente della Camera Roberto Fico e al ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Lo ha fatto su twitter e in un video caricato online sul sito del Ministero. Ha twittato Costa: “Oggi è una giornata importante. Lanciamo PLASTIC FREE CHALLENGE. Raccontami la tua battaglia mettendo #PFCall’interno del tuo Tweet. Sfido, simpaticamente, @luigidimaio e @Roberto_Fico a rendere il Ministero e la Camera Plastic Free. #IoSonoAmbiente sarà il Cambiamento”. Non se l’è fatto dire due volte il presidente della Camera, che ha twittato di rimando: “Accetto la sfida di @SergioCosta_min: importante che anche @Montecitorio sia plastic free. Già domani ne parlerò durante l’ufficio di presidenza della Camera. #IoSonoAmbiente”.
La prima campagna lanciata dal Ministero dell’Ambiente è dunque all’insegna di “liberiamoci dalla plastica”, ha detto Costa in un video. “Il ministero dell’Ambiente il 4 ottobre sarà plastic free. Il 4 ottobre è il patrono d’Italia, San Francesco, messaggero della tutela del Creato. Quel giorno sarà il giorno in cui il Ministero dell’Ambiente si libererà dalla plastica”.
Con l’hashtag #PCF i cittadini possono raccontare il loro impegno per liberarsi dalla plastica. E il guanto di sfida è stato lanciato a Fico e Di Maio: “Le istituzioni devono dare il buon esempio. Simpaticamente chiedo al presidente della Camera, all’onorevole Roberto Fico, ‘Caro Roberto’, ma anche al ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, onorevole Luigi Di Maio, ‘Caro Luigi’, entrambi diventate plastic free, liberate la Camera, liberate il ministero”. La richiesta è rivolta anche agli altri ministeri, a regioni, città metropolitane e comuni. E dai cittadini qualche risposta sta già arrivando: c’è chi si impegna a non usare più cannucce, piatti e bicchieri monouso, chi rivendica l’uso di buste di tessuto per la spesa, acqua del rubinetto per non comprare bottiglie in plastica, ecoricariche dei detersivi.

di Danila Navarra

L’articolo Sfida contro la plastica: il 4 ottobre sarà plastic free sembra essere il primo su Comunicare il sociale.

Il clima cambia le città. Legambiente: mettere in sicurezza aree urbane

ROMA – Nubifragi, siccità, inondazioni, ondate di calore sempre più prolungate. I cambiamenti climatici stanno cambiando il territorio e anno dopo anno si fanno sempre più estremi gli eventi meteorologici legati al clima. Bisogna correre ai ripari soprattutto nelle città, perché le conseguenze di tutto questo sono diventate sempre più pesanti. Dal 2010 a oggi sono 198 i comuni colpiti da 340 fenomeni meteorologici estremi, 64 i giorni di blackout elettrici dovuti al maltempo e 64 i giorni di stop a metropolitane e treni urbani nelle principali città italiane. Ancora: si contano 109 casi di danni a infrastrutture causati da piogge intense. Ancora più pesante è il tributo che si continua a pagare in termini vite umane e di feriti: dal 2010 ad oggi sono, infatti, oltre 157 le persone vittime di maltempo, secondo dati del CNR.
La fotografia viene dal rapporto “Sos acqua: nubifragi, siccità, ondate di calore. Le città e i territori alla sfida del clima”, realizzato da Legambiente in collaborazione con Unipol Gruppo, e riportati nella mappa del rischio climatico cittaclima.it che ha come obiettivo quello di raccogliere e mappare le informazioni sui danni provocati in Italia dai fenomeni climatici. Impossibile dimenticare il caldo record dello scorso anno, la siccità, le ondate di calore – secondo il dossier si possono attribuire alle ondate di calore 23.880 morti tra il 2005 e il 2016 – le piogge torrenziali e la crisi idrica che ha riguardato i principali fiumi e il lago di Bracciano. Lo scorso anno nei quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige Arno e Tevere) le portate medie annue hanno registrato una riduzione complessiva del 39,6% rispetto alla media de trentennio 1981-2010. Il Lago di Bracciano ha registrato un abbassamento di 160 centimetri, e a Roma è caduto l’82% di pioggia in meno e sono diverse le regioni che hanno dichiarato lo stato di crisi idrica.
Il dossier di quest’anno si concentra sull’acqua. Dal 2010 al 2017 le sole inondazioni hanno provocato nella Penisola la morte di 157 persone e l’evacuazione di oltre 45mila persone (dati Cnr). Senza contare che ad oggi si continua a sprecare ancora troppo acqua, nel 2015 è stata dispersa il 38,2% dell’acqua immessa nella rete di distribuzione, con perdite complessive che potrebbero soddisfare le domande annuali di 10 milioni di persone. Anche per questo Legambiente nei giorni scorsi ha lanciato la campagna nazionale Un mondo di gocce, insieme alla Fondazione con il Sud, per promuovere un uso sostenibile dell’acqua.
“L’adattamento al clima – commenta Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale di Legambiente – rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo. La mappa del rischio climatico di Legambiente rende evidente la diffusione e la dimensione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi nel territorio italiano, resi ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio. L’Italia non è tutta uguale di fronte ai rischi del cambiamento climatico, esistono infatti situazioni e rischi differenti tra le Regioni e le città”. Per questo, spiega Zanchini, “occorre accelerare il passo nelle politiche climatiche, superando la frammentazione di interventi tra i diversi Ministeri, attraverso una cabina di regia sulle strategie climatiche, in capo al Governo, e un regolamento per l’adattamento al clima nelle città che stabilisca regole chiare e vincolanti per evitare che si ripetano nelle aree urbane tragedie per colpa di edifici e spazi pubblici realizzati in luoghi sbagliati e impermeabilizzando i suoli”.
Le politiche di adattamento al clima devono partire dai grandi centri urbani, dice Legambiente. Per città più preparate e resilienti l’associazione propone una politica di delocalizzazione degli edifici in aree a rischio, piani clima nelle città più a rischio, il monitoraggio dell’impatto sanitario dei cambiamenti climatici. E ancora, fra gli interventi da attuare ci sono l’approvazione di un regolamento nazionale per l’adattamento climatico e la messa in sicurezza delle aree urbane che tenga conto della necessità e dell’importanza di cambiare il modello di gestione dell’acqua in città.

di Danila Navarra

L’articolo Il clima cambia le città. Legambiente: mettere in sicurezza aree urbane sembra essere il primo su Comunicare il sociale.

Emergenza sangue, l’appello dell’Avis: «Cerchiamo donatori»

NAPOLI – Come ogni estate, torna a Napoli ed in Campania l’emergenza sangue: i centri trasfusionali degli ospedali e dei presidi sanitari hanno difficoltà a garantire il servizio e registrano scarsissima disponibilità di sangue. Per sopperire alla carenza, l’Avis ha sta organizzando raccolte straordinarie di sangue ed è alla ricerca di donatori. Chi è interessato può contattare il centro Avis del comprensorio Asl Na 1 al numero 0815636506

L’articolo Emergenza sangue, l’appello dell’Avis: «Cerchiamo donatori» sembra essere il primo su Comunicare il sociale.