Sport e disabilità, l’atleta paralimpico Marco Rossato a Castellammare di Stabia

NAPOLI – Fa tappa nel Golfo di Napoli, nella storica sezione della Lega Navale Italiana di Castellammare di Stabia, l’atleta Marco Rossato. Il velista, protagonista del primo giro d’Italia in solitaria, è partito lo scorso 22 aprile per un viaggio lungo circa 3200 chilometri che si snoda attraverso 63 tappe lungo tutta la costa della penisola italiana. A Castellammare di Stabia (Na), accolto dalla sezione locale della Lega Navale, prenderà parte al convegno
“Turismo Accessibile utopia o realtà possibile? Strutture, servizi, persone: la fruizione di una vacanza e del tempo per chi ha una disabilità”.

Che si terrà domani alle 18 presso il salone della Lega Navale Italiana a Castellammare di Stabia

“Sono paraplegico in seguito a un incidente stradale in moto. Vorrei essere uno stimolo e far capire che se davvero credi in un sogno non ci sono limiti: lo puoi raggiungere” ha dichiarato l’atleta. Marco naviga entro le 6 miglia dalla costa su un Trimarano Dragonfly 800 prodotto in Danimarca.
“Quando ho iniziato l’avventura della navigazione in solitaria sono partito con poco più di 100 euro in tasca, oggi dopo un anno e mezzo, sono supportato da uno staff incredibile fatto di persone eccezionali. Spesso mi sento dire ‘Ci dispiace, ma non abbiamo pontili attrezzati per i diversamente abili’: è per questo motivo che ho deciso di farmi portavoce di chi ha una disabilità ma crede nello sport e nel mare”.

La fine del viaggio è prevista per la metà di ottobre. Molteplici gli obiettivi: comunicare e diffondere le convenzioni Onu per i diritti delle persone con disabilità, verificare e rilevare l’accessibilità portuale e dimostrare che con professionalità di può conseguire la patente nautica per persone con disabilità senza limitazioni.
In questo scenario la sezione stabiese della Lega Navale Italiana rappresenta un’eccellenza. Due le imbarcazioni con allestimento per diversamente abili presenti nella flotta di Castellammare e un programma il cui obiettivo è diffondere l’integrazione e realizzare il totale abbattimento delle barriere architettoniche. Un piano di accessibilità fortemente voluto dal nuovo direttivo insediatosi nei giorni scorsi.

Il nuovo direttivo è composto dalla Presidente Patrizia Chierchia, Alessandro Aprea (Vice Presidente delegato al Cin), Filomena Carotenuto (segretaria), Alfonsina Pepe (tesoriere), Vero Ucci (consigliere allo Sport), Giovanni Spagnuolo (consigliere all’Ambiente e alla Comunicazione), Salvatore De Caro (consigliere alla Casa)

All’evento, che si terrà presso il salone della Lega Navale in via Caio Duilio 6 – Castellammare di Stabia, banchina – saranno presenti il Prefetto di Napoli Carmela Pagano, Gaetano Cimmino sindaco di Castellammare di Stabia, il Capitano di Fregata Guglielmo Cassone Comandante della Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia, Patrizia Chierchia Presidente Lega Navale Italia – sezione Castellammare di Stabia – Orazio Milano Presidente Lions Club Host anno sociale 2017/2018, Nicola D’Orsi Presidente Club Leo Stabiae Plinio Seniore, il Presidente C.I.P. Campania Carmine Mellone, il Presidente Nazionale Fick Luciano Buonfiglio, il Presidente V zona F.I.V. Francesco Lo Schiavo, il Presidente Nazionale F.I.C. Giuseppe Abbagnale.

Relatori del convegno:
• Marco Rossato skipper paraplegico TRI SAIL4ALL
• Aldo Maria Arrigoni formatore e Presidente Disability And Over
• Cetty Ummarino ideatrice Network B&B Like your Home
• Annarita Cicalese Urologia Funzionale – Moscati – Avellino
• Francesco Perna Fisiatra ASL Salerno
• Giovanni D’Alessandro , CEO TRIPMETOO
• Giuseppe Di Capua Campione Olimpico e Mondiale di Canottaggio
• Gianluca Memoli, Audit Tecnico ed Event Manager TRIPMETOO

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La Rassegna del Pausilypon che salva il Pausilypon: scongiurata la chiusura della Grotta di Seiano e recuperato il teatro inagibile

Arrivata alla sua X Edizione, la Rassegna PausilyponSuggestioni all’Imbrunire, curata dal Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus, con la direzione artistica di Serena Improta, d’intesa con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, rappresenta sempre più un esempio virtuoso di come l’arte e la cultura possa contribuire al mantenimento ed alla cura del patrimonio culturale.

La Rassegna ha infatti come scopo, sin dalla sua nascita, quello di accendere un riflettore su uno dei più importanti siti archeologici e naturalistici della Città di Napoli raccogliendo fondi per la tutela e manutenzione dell’area.

Numerose sono le attività finanziate in questi anni che vanno da progetti di restauro e recupero di strutture archeologiche del sito, attività di ricerca, e opere di ordinaria e straordinaria manutenzione del sito, interventi necessari al mantenimento del patrimonio culturale presente e a garantirne la fruizione da parte del pubblico e dei cittadini.

Recentemente infatti è stato scongiurato il rischio di chiusura al pubblico della Grotta di Seiano, e quindi dell’intero Parco archeologico, in quanto è stato riscontrato il mal funzionamento dell’impianto elettrico di emergenza anti blackout della Grotta, ed immediatamente il CSI Gaiola ha provveduto a far ripristinare e mettere a norma del sistema. Poche settimane prima invece era stato finanziato il rifacimento integrale del tavolato ligneo di copertura dell’orchestra e natatio del Teatro grande, che oramai fatiscente rendeva inagibile l’antico teatro.

Stessa cosa l’anno precedente era stata fatta attraverso il Progetto Odeion che ha permesso il rifacimento delle sedute e palco ligneo del Theatrum tectum del complesso archeologico, inagibile dal 2012. Ancora in corso è il Progetto Calidarium che ha riportato alla luce l’antico calidarium del complesso termale del Pausilypon, consentendo anche l’avvio di nuovi studi ed attività di ricerca che stanno aprendo nuovi scenari sulle conoscenze archeologiche del sito e non solo.

Il lavoro di sterro e recupero dell’antico Calidarium fu oggetto di un approfondimento speciale durante le riprese della puntata del Programma di Alberto Angela, ULISSE, dedicato alla Città di Napoli. Proprio ieri lo stesso Alberto Angela durante le celebrazioni per il conferimento della Cittadinanza onoraria alla sala dei Baroni al Maschio Angioino, ha voluto ricordare l’esperienza della Gaiola quale impegno civile nel recupero e conservazione del patrimonio culturale cittadino: “Ho scoperto un aspetto che è fondamentale per il futuro di Napoli. Noi abbiamo filmato a Gaiola, abbiamo filmato nella Galleria Borbonica, e ci siamo trovati di fronte dei ragazzi, che per amore della città, senza un tornaconto, col rischio che il proprio lavoro possa essere scippato da qualcun altro, si sono rimboccati le maniche e sono andati a scavare, a sporcarsi, per amore della loro città. E questo, secondo me, è l’aspetto più bello. Napoli si continua a declinare nelle generazioni.”

Tutti i progetti vengono svolti seguendo le indicazioni e le priorità dettate dalla Soprintendenza archeologica. “Molti sono i progetti di ricerca e recupero che potrebbero essere attivati – dichiara Maurizio Simeone, presidente del CSI Gaiola onlus- consentendo di allargare anche i percorsi di visita del sito, ma purtroppo spesso è necessario dirottare le risorse verso problematiche contingenti di ordinaria manutenzione e servizi per garantire la fruizione ed apertura al pubblico del sito come appunto accaduto recentemente con l’impianto elettrico oppure il noleggio dei bagni chimici per sopperire nei periodi di maggior affluenza alla mancanza di servizi igienici nel sito. Per questo è assolutamente indispensabile il contributo dei cittadini che partecipando alla Rassegna e venendo a visitare il sito danno il loro contributo al mantenimento del sito stesso”

“un ruolo importante – continua Simeone – è svolto dai mecenate che sostengono la Rassegna come Ferrarelle, mainsponsor di quest’anno, ma anche dal catering e dai piccoli produttori di vini campani, sapientemente selezionati da AgerCampanus, che offrendo a proprie spese la degustazione ed il buffet consentono di abbattere le spese e dirottare maggiori risorse sulle opere di manutenzione”.

Questa settimana verrà proposta la Soc. Agricola Terra di Briganti di Casalduni (Benevento), mentre il catering è offerto per l’intera edizione 2018 da Le Arcate.

La mission della Rassegna è invariata sin dalla sua prima edizione: uno strumento per finanziare azioni concrete di recupero ed un omaggio in punta di piedi al Pausilypon, al luogo che da sempre fa cessare il dolore”.

“La Rassegna “Pausilypon: Suggestioni all’Imbrunire” – dichiara la Direttrice artistica Serena Improta – nasce in questo luogo straordinario che dobbiamo ad una cultura illuminata, che ancora considerava il teatro e le arti in genere come fondamenta di una civiltà evoluta. È in questo spazio che siamo entrati con gratitudine, rispetto, e reverenza per ritrovare questi principi direi sacri, di quando l’uomo agiva in armonia con l’ambiente che lo circondava e se ne sentiva indissolubilmente parte. Così il CSI Gaiola Onlus ha dato il via a questa rassegna, nel massimo rispetto del luogo, facendo sì che fossimo noi a doverci adattare ad esso, cosa poi non così difficile considerando l’acustica naturalmente perfetta, la scenografia straordinaria e l’illuminazione naturale assolutamente inimitabile.

Per la terza serata della Rassegna, arriva “Vento d’etere”, ovvero il suono nello spazio. E’ la ricerca dell’istante impalpabile in cui l’idea si tramuta in suono per poi svanire.

Ingar Zach, percussionista norvegese di fama internazionale, trovatosi all’attenzione della critica internazionale già nel 2000 per la sua pregevole collaborazione con Derek Bailey, ha coltivato una brillante carriera nella musica contemporanea e di improvvisazione che lo ha portato in giro per il mondo. Oggi membro del mitologico quartetto Arti Dans Les Arbres, ha inciso per edizioni quali ECM, Rune Grammofon, Sofa Music. In questa occasione Ingar si esibirà prima in un intenso solo di percussioni e poi con l’ensemble di recenti natali formato da Renato Grieco (contrabbasso), Chiara Mallozzi e Davide Maria Viola (violoncelli), Riccardo La Foresta (percussioni). Attivi tutti da anni nelle regioni più ricercate della musica contemporanea e di improvvisazione, i quattro musicisti ricercano assieme un linguaggio di improvvisazione dal suono cameristico, alito ausculano che nasca e si perda nel vento.

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“Non siamo rifugiati”: un mondi di esodi

Siria, Afghanistan, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan. Sono solo alcuni del Paesi in cui ha viaggiato il giornalista spagnolo Agus Morales. Potrebbe essere definito un giornalista di guerra. Di sicuro viaggia in luoghi pericolosi. Luoghi che hanno bisogno di essere raccontati. E con i luoghi le persone. Le storie che racconta all’interno del libro “Non siamo rifugiati” (Einaudi editore) non si possono ridurre all’etichetta di rifugiati, come spiega lui stesso. Non lo sono. Oppure non si sentono tali. Ci sono le storie di chi rifugiato lo è. Di chi aspira ad esserlo attraverso uno dei tanti viaggi della speranza che le cronache quotidiane ci restituiscono. Di chi non si rivede in quella definizione. Storie di persone che vino in territori di guerra, che vivono la fame, di persone che scappano, di persone che sono morte cercando di scappare da una morte certa.

In questo libro di Morales ci sono molti muri. Non solo quelli fisici, fatti di mattoni, come qualcuno vorrebbe costruire al confine tra Messico e Stati Uniti. Come quelli che ha sostanzialmente eretto l’Ungheria al confine est. Ci sono muri umani. E al di là di questi muri ci sono milioni di persone in movimento. Persone che hanno perso la casa, il lavoro, gli affetti. Con sogni e speranze, fragilità e problemi. Persone. Come la storia di Ulet, un somalo di quindici anni ridotto in schiavitù in Libia, che morì a causa di un edema polmonare a bordo di una nave che lo trasportava verso l’Italia.

Fanno rumore le parole utilizzate dal giornalista e scrittore spagnolo in questo suo libro. Un aspetto, quello della scelta dei termini da utilizzare, ben curato. Una precisione linguistica da fare invidia ai più grandi scrittori. «Volevo scrivere un libro infinito, con storie che non finiscono mai. Volevo scrivere un libro sulle persone che frange ufficiali e non ufficiali dell’Occidente vogliono trasformare nel nemico del XXI secolo», scrive nell’introduzione lo stesso autore. È riuscito a scrivere ciò che voleva Agus Morales. Un libro che attraverso storie e avvenimenti permette di conoscere tutto quello che viene prima del barcone, dei soccorsi e dei porti di cui tanto si scrive e si legge nelle ultime settimane.

di Ciro Oliviero

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Ecopascolo, saranno le pecore a “curare” il verde della reggia borbonica di Carditello

CASERTA- Parte alla Reggia borbonica di Carditello, ubicata a San Tammaro, il progetto «Ecopascolo», una nuova modalità, molto «ecologica», di cura delle aree verdi che sarà realizzato dall’azienda agricola di Pina Cestrone, vedova di Tommaso, l’Angelo di Carditello, il cui gregge contribuirà a mantenere il decoro delle aree verdi. Il progetto è stato predisposto dalla Fondazione Real Sito di Carditello, presieduta da Luigi Nicolais, e dalla Coldiretti Caserta guidata dal neo-presidente Manuel Lombardi, nell’ambito del protocollo di intesa firmato il 10 dicembre 2016.  L’ecopascolo è una metodologia virtuosa, rispettosa dell’ambiente e della biodiversità del territoriale, in sintonia con i ritmi della natura. Questo tipo di intervento è già sperimentato in altri contesti, dalle città fortemente urbanizzate come Roma, per la quale Coldiretti Lazio ha firmato un protocollo di intesa con il Comune, a contesti rurali nei quali il passaggio dei capi di bestiame definisce con regolarità la conformazione del paesaggio.

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Cultura e volontariato, un’indagine rivela il difficile rapporto tra i due mondi

ROMA- I responsabili dei “luoghi della cultura” sono soddisfatti della collaborazione con le organizzazioni del terzo settore, mentre non si può dire lo stesso per questi ultimi, che manifestano invece qualche insofferenza. Tuttavia, sono talmente tante e diversificate le relazioni in atto tra i due soggetti, nonché le reciproche disponibilità, che c’è un ampio margine di miglioramento. E ora si conoscono anche le aree su cui lavorare perché ciò accada. È quanto emerge da un’indagine presentata in questi giorni a Matera, nell’ambito del progetto “Magna Charta del volontariato per i beni culturali in Basilicata”, realizzato da CSVnet in collaborazione con la Fondazione PromoPa (oltre all’Ufficio Sistemi culturali e turistici e cooperazione internazionale di Basilicata e il Polo museale regionale) e finanziato da Fondazione Con il Sud: una ulteriore applicazione di questo strumento sperimentato per la prima volta alcuni anni fa in Toscana ad opera del Cesvot.

La ricerca aveva lo scopo di indagare l’offerta e la domanda di volontariato nella valorizzazione dei beni culturali nella Basilicata, ed è stata condotta su un vasto campione di ben 190 luoghi della cultura (pari ad oltre il 40 per cento dei 472 totali), aperti e fruibili in 4 casi su 5, e 181 enti del terzo settore (quasi il 39 per cento dei 466 esistenti), in 6 casi su 10 impegnati prevalentemente in questo ambito. Ne emerge che il 51,7% dei luoghi non ha nessuna collaborazione in corso con il volontariato, mentre il restante 48,3% si avvale di una collaborazione con associazioni o anche con singoli volontari, soprattutto per luoghi di culto o beni ecclesiastici e in misura minore biblioteche, musei, centri culturali, castelli e palazzi. Le attività maggiormente svolte sono le visite guidate e il servizio di informazione e di promozione, ma anche le funzioni di apertura e di sorveglianza sono spesso presidiate da volontari. Come si accennava, la soddisfazione dei luoghi della cultura rispetto alle collaborazioni è buona: molto o completamente per più della metà dei soggetti.

E dove non sono presenti collaborazioni, i luoghi adducono come motivo soprattutto il non aver ricevuto proposte in merito (il 39,7%), in altre parole si rileva più che altro un mancato incontro tra domanda e offerta di volontariato; tanto che in 4 casi su 10 ci si dichiara aperti alla possibilità di instaurare una relazione. Gli enti del terzo settore che hanno partecipato all’indagine sono concentrati nelle aree urbane, lasciando scoperti molti dei contesti che avrebbero maggiore bisogno della loro presenza; sono impegnati in particolare nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e nell’organizzazione di corsi tematici e mostre; e dimostrano una propensione a svolgere attività innovative. Tuttavia, la loro soddisfazione per la collaborazione con i luoghi della cultura non è esaltante: solo il 38,5% degli enti si dichiara abbastanza soddisfatto, mentre il 27,3% lo è “poco”. Un “malessere”, ipotizzano i ricercatori, che può derivare non solo dalle specifiche relazioni, ma da condizioni di contesto, sistemiche, “che vanno dai sistemi di finanziamento a quelli regolatori, dalle forme di cooperazione tra pubblico e privato a quelle di co progettazione”.

“La ricerca descrive una situazione piuttosto eterogenea, – ha sintetizzato durante le presentazione Leonardo Vita, presidente del Csv Basilicata, – che vede collaborazioni per lo più costruite in modo spontaneo, limitato, poco produttivo e sicuramente non regolamentato, ma che consente, allo stesso tempo, di leggere i rispettivi bisogni. Da qui si potrà partire per la costruzione di una rete tra istituzioni culturali e volontariato in un regime di sussidiarietà, fissando principi, ruoli e regole entro i quali muoversi, così come indicato nella Magna Charta”.

“La presenza del volontariato in questo ambito non è certo una novità, – ha rilevato il presidente di CSVnet Stefano Tabò. – Abbiamo conosciuto esperienze importanti ma, nell’insieme, siamo lontani da una maturità progettuale ed operativa. Oggi rileviamo disponibilità diffuse e trasversali per un salto di qualità, sia tra i responsabili dei luoghi della cultura così come tra gli enti del terzo settore. Siamo lieti che la Magna Charta abbia stimolato la Basilicata ma, ancor più, che la riflessione qui registrata stia restituendo motivi e contenuti per arricchirla”.

Tra le aree in cui sono possibili azioni di miglioramento la ricerca indica, tra l’altro: il rafforzamento dei circuiti di informazione tra le parti; le preoccupazioni burocratiche, legali ed economiche che ostacolano l’incontro tra luoghi e volontariato; il disallineamento tra le attività richieste ai volontari e quelle in cui questi ultimi si dimostrano più propensi a operare; la formazione dei volontari stessi; il recupero della “distanza” esistente tra i due soggetti nel valutare la reciproca soddisfazione.

A questo link la sintesi della ricerca.

da CSVnet.it

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