Più di cento vittime. È il numero drammatico dei minori uccisi dalle mafie. Giuseppe Letizia, Benedetto Zuccaro, Simonetta Lamberti, Giuseppe e Salvatore Asta, Nadia e Caterina Nencioni, Annalisa Durante e Domenico Gabriele sono nove di loro. Dalla Toscana alla Sicilia, passando per la Calabria e la Campania e abbracciando un lungo pezzo di storia del nostro Paese, le loro storie vengono raccontate in un libro scritto da Luigi Ciotti, illustrato da Sonia Maria Luce Possentini.

Che le mafie non uccidano i bambini è un adagio privo di fondamento. Che uccidano il futuro in tutte le sue forme e manifestazioni è un dato di fatto. Ma come raccontare ai bambini cosa è accaduto e continua ad accadere ai loro coetanei? Come spiegare loro gli effetti concreti di un sistema criminale che si impossessa con la forza o in modo subdolo della vita delle persone?
La classe dei banchi vuoti  nasce come testo per i più piccoli, per aiutarli, con delicatezza e col supporto dei grandi, a comprendere fatti complessi che però non sono “più grandi di loro”.

Cento vite spezzate in poco più di cento anni. Una cifra che non tiene conto di quanti vengono strappati all’innocenza perché costretti a convivere in contesti culturali e sociali permeati dalla mentalità mafiosa, di quelli che hanno cambiato casa, identità e vita per sfuggire ad un destino segnato, di quelle vittime che non sono quantificabili, ma possono essere dedotte da ogni caso di corruzione e connivenza mafiosa.

«Questo libro me lo hanno suggerito i bambini – spiega don Ciotti -. Me lo ha suggerito l’emozione che ho colto nei loro occhi vedendoli arrivare, per mano ai genitori, alla Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, ogni 21 marzo. Me lo hanno suggerito le domande intelligenti, spiazzanti, che molti di loro mi hanno rivolto dai banchi di scuola in cui li ho incontrati».

Ma questi nove banchi vuoti vogliono anche essere una finestra aperta sul mondo, per far capire ai ragazzi che la violenza mafiosa genera e si nutre di altre violenze altrettanto spietate e indifferenti alle sorti dei bambini:

Accanto ai bambini uccisi dalle mafie, ci sono quelli uccisi dalle guerre, dalla fame, dalla mancanza di medicine, da violenze lontane, vicine, persino domestiche. Bambini che ritroviamo annegati nella stiva di una nave, asfissiati dalle merci di un Tir, schiacciati dalla carrozza di un treno, assiderati nel vano carrello di un aereo. Vittime di viaggi organizzati da mafie o bande criminali leste ad arricchirsi sulla pelle di un’umanità respinta o ridotta a mero dato statistico, nonostante l’immigrazione abbia segnato le storie di tanti popoli, a partire dal nostro. Così come ci sono bambini vivi ma “morti dentro”, costretti a lavorare o a mendicare, sottratti all’infanzia e al gioco, privati della possibilità di studiare e di scegliere una professione dignitosa e conforme al loro talento e alle loro passioni.Questo libro parla anche di loro, cercando di cogliere quello che Papa Francesco, denunciando gli orrori della Siria, dell’Iraq e di altre zone di guerra, ha chiamato «il grido del silenzio impotente dei bambini».

[Luigi Ciotti, dalla postfazione de La classe dei banchi vuoti (Edizioni Gruppo Abele)