Hanno superato i 5 milioni le persone che vivono in povertà assoluta in Italia nel 2017, segnando il valore più alto registrato dall’Istat dal 2005. Una realtà drammatica che fotografa famiglie in povertà assoluta per un totale di 5 milioni e 58mila individui (8,4% dell’intera popolazione). Nell’ultimo decennio, insomma, l‘esercito dei poveri in Italia è più che raddoppiato investendo anche i più giovani.

A farne le spese, in particolare, è il Mezzogiorno dove l’incidenza della povertà assoluta aumenta sia per le famiglie (da 8,5% del 2016 al 10,3%) sia per gli individui
(da 9,8% a 11,4%), “soprattutto per il peggioramento registrato nei comuni Centro di area metropolitana (da 5,8% a 10,1%) e nei comuni più piccoli fino a 50mila abitanti
(da 7,8% del 2016 a 9,8%)”. Ma, annota l’Istituto, anche nelle aree metropolitane del Nord – sia nei centri che nelle periferie – la povertà aumentata.

Come la povertà assoluta, la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (19,8%) o 5 componenti e più (30,2%), soprattutto tra quelle giovani: raggiunge il 16,3% se la persona di riferimento è un under35, mentre scende al 10,0% nel caso di un ultra sessantaquattrenne.

L’incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per le famiglie di operai e assimilati (19,5%) e per quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (37,0%), queste ultime in peggioramento rispetto al 31,0% del 2016.

Si confermano le difficoltà per le famiglie di soli stranieri: l’incidenza della povertà assoluta per loro raggiunge il 29,2% contro il 5,1% di quelle di soli italiani, pur con forti differenziazioni sul territorio (27,7% al Nord, 23,8% al Centro, 42,6% nel Mezzogiorno). In termini assoluti, gli stranieri residenti in Italia che non hanno i mezzi per uno standard di vita accettabile sono 1.841.000: oltre il 36% dei 5 milioni di residenti poveri. Questo nonostante gli stranieri residenti nella Penisola siano solo l’8,5% della popolazione complessiva. L’incidenza della povertà assoluta diminuisce invece all’aumentare dell’età. Il valore minimo, pari a 4,6%, si registra infatti tra le famiglie con persona di riferimento sopra i 64 anni, quello massimo tra le famiglie con persona di riferimento sotto i 35 anni (9,6%).

Per maggiori informazioni consultare il sito dell’Istituto Nazionale di Statistica